Tutte le principali banche centrali hanno iniziato ad abbassare il costo del denaro. Tutte, fuorché la Banca del Giappone. I tassi di interesse nel mondo sono in calo da alcuni mesi, grazie alla discesa dell’inflazione. La Federal Reserve, che è l’istituto più importante, li ha ridotti di mezzo punto percentuale al 4,75-5% dal 5,25-5,50% precedente. E’ il caso di chiedersi se questo sia il momento più opportuno per investire in borsa. La domanda non è tendenziosa. Se guardiamo alla borsa americana, scopriamo che il suo principale indice azionario è salito del 22% quest’anno ed è quasi raddoppiato negli ultimi cinque anni. Continuerà a correre o ad un certo punto si fermerà? E quale può essere l’impatto del taglio dei tassi?
Investire in borsa quando i tassi scendono?
Premettiamo subito che il costo del denaro ha una certa correlazione con i valori azionari. Diversi fattori tecnici ed economici ci aiuteranno a capire di che tipo. Per prima cosa, dobbiamo sapere che investire in borsa significa essenzialmente acquistare il valore attuale delle azioni delle società quotate. Quei prezzi che sembrano muoversi istante per istante senza un senso apparente, in verità esprimono le valutazioni del mercato circa la capacità di una società di generare profitti in futuro. E nel caso di un’azienda, l’orizzonte temporale è infinito. Per definizione, infatti, mentre l’essere umano ha una durata di vita che biologicamente arriva fino a un certo numero di anni, il business può andare avanti tendenzialmente per sempre. E’ così che esistono società da secoli.
Come si calcola il prezzo di un’azione con riferimento ai profitti attesi? Attualizzando il valore di questi ultimi, sia che vengano stimati per semplicità costanti nel tempo, sia che vengano attesi in crescita secondo un certo tasso, anch’esso costante per semplicità di calcolo. Tralasciamo i ragionamenti e le formule di una certa complessità. Ci interessa che capiate il concetto di base se voleste investire in borsa. Un’azione è la sommatoria di tutti i profitti attesi e scontati per un dato tasso, suddivisi chiaramente per il numero dei titoli emessi. Siamo tutti d’accordo che incassare 1.000 euro oggi sia cosa diversa dall’incassare 1.000 euro tra 1, 5, 100 anni. Se il tasso a cui facciamo riferimento fosse il 5%, il valore attuale dei 1.000 tra un anno sarebbe: 1.000 / (1 + 0,05) = 952,38 euro.
Valore attualizzato in funzione dei tassi
Estremizziamo il ragionamento. Quale sarebbe il valore di un flusso di redditi costanti pari a 1.000 euro all’anno, sempre scontati al tasso del 5%? La formula semplificata in questi casi è: C / r, dove C sta per i flussi di reddito o profitti e r per tasso di sconto. Nel nostro caso: 1.000 / 0,05 = 20.000 euro. Dunque, la nostra azione oggi dovrebbe riflettere la percentuale di profitti futuri scontati. Se ogni azione in circolazione fosse pari, ad esempio, allo 0,1% dell’intero capitale, dovremmo pagarla teoricamente non più di 20 euro (0,1% di 20.000 euro).
Avrete già probabilmente capito che un aumento del tasso di sconto determina una riduzione del valore attuale. Ad esempio, passando dal 5% al 6% otterremmo: 1.000 / 0,06 = 16.667 euro. Viceversa, un calo del tasso di sconto determina un aumento del valore attuale. Se scontassimo i flussi di reddito del 4%, avremmo: 1.000 / 0,04 = 25.000 euro. E questo ci porta alla seguente conclusione: i valori azionari tendono a muoversi in direzione opposta rispetto ai tassi. Questi ultimi influenzano l’intera struttura del costo del denaro e incidono, pertanto, anche sul tasso di sconto. Esso cresce anche in funzione del grado di rischio dell’investimento.
Legame tra tassi e debiti societari
Non ci sono solo aspetti tecnici a segnalarci che investire in borsa quando i tassi scendono può essere la decisione giusta. Le aziende investono e per farlo spesso s’indebitano. I debiti hanno un costo in forma di interessi. Se i tassi salgono, l’incidenza dei debiti sui ricavi sale anch’essa. In altre parole, gli interessi riducono i margini di profitto. Per quanto spiegato sopra, ciò porta a una minore valutazione delle azioni. Al contrario, quando i tassi scendono, gli interessi con il tempo tendono ad incidere di meno sui costi aziendali e ci saranno maggiori margini per i profitti. Questo aspetto riguarda particolarmente le cosiddette “utilities”. Trattasi di società attive nell’erogazione di servizi come luce, acqua, gas e telefonia. Si caratterizzano per alti livelli di indebitamento, a causa dei costanti e ingenti investimenti necessari. Dunque, le loro azioni risultano maggiormente esposte alle variazioni dei tassi.
Tassi più bassi favorevoli all’economia
C’è anche una questione macroeconomica che spinge a ritenere che sia opportuno investire in quando quando i tassi scendono. Un denaro meno costoso spinge le imprese ad aumentare gli investimenti e le famiglie i consumi. La domanda interna aggregata sale e questo fa bene alle vendite. In altre parole, il fatturato dovrebbe risentirne positivamente. E ciò vale, in maniera particolare, per quelle realtà molto legate al mercato in cui i tassi scendono e con un business dall’andamento pro-ciclico. E’ il caso, ad esempio, delle catene di supermercati.
Infine, senza alcuna pretesa di esaustività, c’è da dire che tassi più bassi incentivano il ricorso ai prestiti per investire in borsa. Noi siamo abituati ad immaginare che gli investitori attingano sempre e necessariamente alle risorse di cui dispongono per acquistare asset finanziari. Nella realtà quotidiana, non va così. Il denaro può essere preso in prestito per essere investito. Chiaramente, ciò avviene quando il costo risulta inferiore al ricavo atteso dall’operazione. A tassi alti è necessario avere la prospettiva di ricavi altrettanto elevati per investire in borsa. Viceversa, a tassi bassi sono sufficienti ricavi esigui per giustificare un investimento.
Investire in borsa: attenzione alla recessione
In un precedente articolo vi avevamo parlato delle vendite allo scoperto, chiarendo tra le altre cose come il costo dell’operazione nel caso di prestito da un broker sia determinato dal tasso da questi applicato. Quando i tassi scendono, risulta più conveniente aprire posizioni corte, cioè ribassiste. D’altra parte, bisogna fare bene i conti. In un contesto di tassi calanti è verosimile attendersi che i valori azionari tendenzialmente salgano, seppure non necessariamente e non per tutte le società quotate. Avvertiamo anche che esiste il rischio che i tassi scendano per il semplice fatto che la banca centrale preveda una recessione economica imminente. In una condizione del genere, investire in borsa apparirebbe insensato, almeno fino a quando la crisi non si sarà materializzata e i corsi azionari avranno toccato il punto più basso. Facile a dirsi. Nella realtà quotidiana prevedere una crisi è un esercizio fin troppo complesso, anche attingendo alle miriadi di serie storiche più o meno convincenti.