Glossario crypto: le parole della blockchain

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Glossario crypto:, ovvero le parole della blockchain. Molto utile averlo sempre sotto mano, per comprendere meglio questo mondo e comunicare agevolmente con operatori, simpatizzanti, investitori e utenti.

Il mondo crypto spesso utilizza un gergo non immediatamente comprensibile da chi si avvicina per la prima volta a questa realtà. Tuttavia le espressioni tipiche di quello che a tutti gli effetti possiamo considerare un “glossario” sintetizzano idee, concetti o prodotti quasi sempre molto semplici da spiegare, che possono essere compresi e messi in pratica da chiunque.

Con l’intento di rendere quindi assolutamente lineare e agevole non solo l’entrata nel mondo crypto, ma anche la lettura di news e documentazioni “per addetti ai lavori”, abbiamo pensato di sintetizzare in un articolo di riferimento un po’ tutte quelle espressioni che ormai sono entrate nel suddetto gergo, caratterizzando un vero e proprio linguaggio che il lettore potrà padroneggiare in tempi rapidi.

Per facilitare ulteriormente tanto la comprensione quanto la memorizzazione, abbiamo raggruppato le espressioni del glossario in quelle che sono le grandi aree tematiche, ovvero operative, del mondo crypto…

Glossario crypto su valute e criptovalute

CEX

Abbreviazione che sta per exchange crypto centralizzato, ovvero un fornitore di servizi di acquisto, cambio e custodia crypto che detiene la chiave privata dei nostri wallet e ne risponde, esattamente come un servizio bancario classico. Fornisce solitamente anche servizi aggiuntivi, di carattere sia finanziario che strumentale (esempio, trading su piattaforme dedicate).

DEX

Echange che offre servizi di cambio criptovalutario attraverso una morfologia decentralizzata e automatizzata. (Si veda alla voce DAPP e WALLET).

FIAT MONEY

La moneta “comune” successiva all’abolizione del gold standard (1971), ovvero la moneta (essenzialmente il dollaro statunitense, al quale poi tutte le valute, ovvero tutte le banche centrali, si sono adeguate) che viene stampata in quantità potenzialmente illimitata dalle banche centrali di tutto il mondo.

FEE

Banale traduzione inglese di “commissione”, presente anche nelle transazioni criptovalutarie. Nello specifico, il bilancio delle fees all’interno di una blockchain caratterizza la remunerazione dei nodi validatori, la messa in sicurezza della rete, o particolari funzioni di tesoreria progettuale.

GAS FEE

Particolare commissione che allude alla quantità di coin di riferimento relativa a una certa blockchain che deve essere spesa per attivare e concludere le transazioni in crypto che utilizzano la medesima blockchain, ovviamente in relazione alla dotazione (saldo) della specifica locazione crittografica in cui sono custoditi i fondi di riferimento. L’espressione nasce con Ethereum, ma viene poi condivisa in molti altri progetti blockchain. Il “gas” viene comunemente impiegato per ricompensare i nodi validatori della rete relativa.

ALTCOIN

In generale si denota con questo nome, a livello storico, tutte le criptovalute diverse da Bitcoin.

STABLECOIN

Sono delle “altcoin particolari”, in quanto il loro valore, attraverso l’esecuzione di uno smart contract (si veda glossario stesso, nonché vari nostri articoli a riguardo), risulta essere collegato a un collaterale in fiat money. In tal modo esse non sono assoggettate alla volatilità di breve-medio periodo tipica delle criptovalute, da cui il nome. Le più celebri in tal senso sono indubbiamente Tether (USDT), ma anche USDC (il cripto-dollaro dell’exchange Coinbase) e BUSD (quello di Binance).

Da notare che tale stabilità può essere anche garantita da operazioni condotte in automatico dal protocollo del relativo smart contract, come nel caso del DAI, una stablecoin che per restare “collateralizzata” al valore del dollaro non necessita di collaterale fisico, ma di aggiustamenti di liquidità effettuati in automatico.

MEMECOIN

Particolari criptovalute il cui valore, paradossalmente, non è dato, come nel caso tipico di Bitcoin, dalla programmazione in regime di scarsità (moneta deflativa, opposta a quella inflativa promossa dalle meccaniche dietro la stampa di fiat money), bensì dalla loro diffusione come “meme”, ossia oggetti mediaticamente “di culto” che si diffondono in rete per una sorta di passaparola non per niente definito virale.

La più celebre e antica è certamente Dogecoin, legata all’immagine di un cagnolino di razza Shibainu. Ma col tempo ne sono sorte moltissime altre. (Da notare che si tratta comunque di coin il cui valore intrinseco è oggetto di accesa discussione tra gli operatori di settore, e che con tutta probabilità sono alla base più di dinamiche speculative che di effettiva generazione di valore.)

HODLING

Espressione derivante da una storpiatura del verbo inglese originario “to hold”, ovvero trattenere, conservare, ma anche in senso figurato “resistere”, riferito come abbastanza evidente alla conservazione in portafoglio di una certa quantità di criptovaluta, senza mai venderla per realizzare profitto.

Gli “hodler” sono quindi i grandi affezionati a determinate crypto, che le tengono sempre in portafoglio nella prospettiva di realizzare una plusvalenza sempre maggiore rispetto a quella che andrebbero a ottenere cedendo alla tentazione di vendere. (Come abbastanza evidente, il termine si riferisce soprattutto a coin fortemente deflative, quali appunto Bitcoin, o a progetti specifici come Ethereum e affini, e meno ad asset di pura speculazione e trading.)

TOKEN

Più in generale, asset che viene creato e fatto transitare all’interno di una sua relativa blockchain. Può essere dotato di valore intrinseco, ossia confondersi con una vera e propria criptovaluta, oppure avere valore indiretto attraverso varie caratteristiche indicate nel suo protocollo, e implementate tramite automazione decentralizzata (smart contract).

TOKEN ECONOMY

L’economia basata su tokenizzazione (vedi sopra) di asset sia reali che virtuali, inseriti in un ecosistema dotato di senso economico.

ICO

Acronimo di Initial Coin Offering, l’equivalente di una Initial Public Offering (IPO) che offre agli investitori l’opportunità di sostenere un nuovo progetto crypto attraverso sua capitalizzazione via acquisizione di relativa criptovaluta di riferimento.

MINING

Processo di produzione di criptovalute, in origine riferito soprattutto al protocollo Bitcoin (poi, con abuso di linguaggio, riferito anche ad altre progettualità crypto), laddove i nodi speciali adibiti alla validazione dei blocchi impiegano una certa potenza di calcolo al fine di risolvere al meglio i problemi crittografici implicati nella validazione stessa, con ottenimento di un incentivo economico tratto dalle fee (commissioni) trattenute in rete per le transazioni.

Il mining di criptovalute è il processo di verifica delle transazioni che richiede l’utilizzo di hardware informatico ad elevata potenza di calcolo. Questo meccanismo consente di convalidare collettivamente le transazioni che avvengono sulla blockchain e di scongiurare appunto ogni manomissione e doppione.

Da un punto di vista crittografico, il mining si basa sulla capacità di individuare l’hash di otuput relativo a una transazione, attraverso un numero di tentativi nell’unità di tempo che cresce all’aumentare appunto della potenza dell’elaboratore. Nel caso di Bitcoin, che è il più celebre e storicizzato, il nodo che effettua tale “gioco crittografico” e lo vince con maggiore efficienza viene premiato con un incentivo economico in BTC.

Glossario su crypto crittografia

BLOCKCHAIN

Letteralmente tradotta è una “catena di blocchi”, ovvero un registro digitale di dati distribuito su di una rete decentralizzata. Le transazioni eseguite risultano validate attraverso l’azione di nodi validatori e registrate in blocchi, concatenati in ordine cronologico. Ogni dato sulla blockchain è reso tracciabile, immutabile e resiliente alla censura grazie al fatto che questa si basa sull’uso della crittografia

WHITEPAPER

Si tratta del documento fondamentale di sintesi che viene utilizzato per descrivere un progetto blockchain in tutte le sue parti, di modo da renderlo pubblico per attirare sviluppatori, utenti, finanziatori e portatori di interesse.

HASH

Si tratta di una stringa alfanumerica speciale che attraverso opportuni calcoli crittografici si ottiene a partire da un dato o informazione di base. In blockchain questa teoria è fondamentale, in quanto sta alla base dell’immutabilità e non falsificabilità della stessa, attraverso l’azione di nodi “controllori” che appunto confrontano i dati di input e output e attraverso le stringhe di cui sopra garantiscono l’assenza di manomissioni. Una singola manomissione dell’input in questione produrrebbe una modifica della stringa di hash, quindi sarebbe segnalata.

Contemporaneamente, la struttura “a catena” della blockchain è tale per cui ogni transazione rimanda alle precedenti, quindi un’eventuale manomissione puntuale dovrebbe andare a modificare a ritroso tutte le altre, cosa impossibile.

SHA256

Algoritmo di hashing che comprime dati di qualsiasi dimensione in una stringa alfanumerica che non può essere decodificata, mantenendo segreti e al sicuro i dati originali e permettendo di convalidare i dati di input. Viene usato come standard nel protocollo Bitcoin e al su sviluppo ha collaborato la National Security Agency (NSA), l’Agenzia per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti.

NODO

A rigore è qualsiasi dispositivo che si connette all’interfaccia di una blockchain. Chiunque può aprire un nodo, anche con il computer di casa, questi possono trovarsi in qualsiasi parte del mondo. Ogni nodo, per definizione stessa di struttura decentralizzata distribuita, contiene un record totale di tutte le transazioni che sono state registrate in quella blockchain, ovvero una copia aggiornata del registro contabile, che possiamo paragonare a un vero e proprio libro mastro. I nodi di una rete possono presentare compiti diversificati in base alla struttura della blockchain. Ad esempio possono essere validatori, nodi miner o di puro stivaggio dati.

P2P

Acronimo per “peer to peer”, che in inglese si riferisce a una transazione tra due persone che non richiede l’intervento di terze parti, mediatori autorità centrali o affini.

PROOF OF WORK

Nota anche con l’acronimo PoW, si tratta della prova che attesta che si è svolto appunto il “lavoro” in termini di applicata potenza di calcolo necessario a indovinare l’hash di 64 caratteri che permette di aggiungere un blocco alla blockchain. Una sorta di “lotteria crittografica” che costituisce il cuore del funzionamento di Bitcoin, nonché di altri progetti criptovalutari che impiegano tale morfologia di validazione. Diffondendo la soluzione in rete si permette agli altri nodi di verificare con estrema rapidità che l’hash sia corretto, contribuendo alla sicurezza della rete stessa e di tutte le transazioni che avvengono al suo interno.

PROOF OF STAKE

Vero e proprio contraltare della PoW, questa modalità di validazione, detta con acronimo PoS, preferisce dimostrare di aver messo in cosiddetto “staking” una certa quantità di monete in cambio della possibilità di diventare un validatore. Più monete si mettono in staking, maggiori sono le possibilità di diventare un validatore. A livello di mercato, l’ecosistema più celebre ad architettura PoS è Ethereum.

STAKING

Procedimento tipico della PoS, funziona esattamente come un deposito cauzionale. Per disincentivare operazioni illecite, il meccanismo prevede che chi investe cifre ingenti in modo da diventare validatore malevolo, ossia solo per approvare deliberatamente una transazione fraudolenta, rischia di perdere l’intera quota messa appunto in stake.

Glossario crypto su trading

BUY THE DIP

Espressione inglese che tradotta suonerebbe come “acquistare la flessione”, cioè, molto banalmente, comprare una certa crypto nel momento in cui il prezzo crolla o si attesta al di sotto di un certo livello “target” (obiettivo), con l’ovvia volontà di realizzare una plusvalenza sfruttando la probabile risalita.

STOP LOSS

Procedura automatizzata, presente nelle maggiori piattaforme di trading (a ben vedere non solo legate alle crypto), tramite la quale, per minimizzare una perdita, si imposta un prezzo minimo “target” al di sotto del quale vendere immediatamente.

TARGET PRICE

Solitamente riferito al caso opposto rispetto a quello precedente, si tratta di una procedura altrettanto automatizzata, che imposta la vendita al raggiungimento di un prezzo al rialzo, per generare, qualora si verifichi una crescita del valore della crypto di riferimento, un relativo guadagno.

Glossario crypto su wallet

COLD WALLET

Ossia wallet “freddo”, sorta di dispositivo nel quale gestire e custodire le proprie criptovalute in una situazione di assenza di rete, ovvero al riparo da minacce legate alla connessione. Vengono solitamente utilizzati per proteggere somme piuttosto ingenti.

HOT WALLET

Soluzioni che porgono wallet gestiti da un servizio online, che di solito si identifica in un effettivo exchange, il quale custodisce anche la chiave privata relativa alle singole locazioni crittografiche del cliente. Di fatto è sinonimo di wallet custodial, ossia centralizzato, soluzione molto più adatta a utenti meno esperti, o, di contro, a chi necessita di servizi aggiuntivi, come quelli legati al trading.

WALLET CUSTODIAL

Vedi sopra.

WALLET NON-CUSTODIAL

Di solito una particolare applicazione, per PC o smartphone, oppure (vedi sopra) un cold wallet, che funziona attraverso inizializzazione con chiave privata conosciuta e posseduta unicamente dall’utente. Si tratta dello standard nelle transazioni native tra wallet, che appunto avvengono tra singoli wallet non-custodial, e presentano una ben più alta garanzia di privacy e sicurezza di transazione e custodia.

PUBLIC KEY

In gergo crittografico, la “chiave pubblica”, ovvero la parte dell’identificativo di una locazione crittografica che il legittimo detentore può tranquillamente comunicare a terzi, in quanto utilizzabile (esattamente come un IBAN bancario, anche se in un contesto totalmente diverso da quello della finanza centralizzata) solo per ricevere fondi in crypto, e non certamente per inviarli.

PRIVATE KEY

Specularmente, la “chiave privata”, cioè quella parte che solo l’utente deve conoscere e proteggere, in quanto cuore della parte “dispositiva” relativa ai fondi conservati in una certa locazione crittografica.

SEED PHRASE

Espediente che stabilisce una corrispondenza biunivoca tra private key (vedi sopra) e una frase costituita da una sequenza di parole tratte dal linguaggio umano (solitamente 12, in lingua inglese), di modo da permettere una più agevole memorizzazione, ovvero scrittura su supporto analogico (sempre consigliato: carta e penna).

Glossario crypto su decentralizzazione

DAPP

Applicazione che, al contrario di quelle mainstream (Twitter, Facebook) non utilizza un’architettura centralizzata, ma sfrutta la macchina virtuale decentralizzata resa possibile, in svariate blockchain, dagli smart contract che memorizzano e gestiscono dati all’interno di locazioni crittografiche che fungono da strumenti di autenticazione e operatività dispositiva.

DAO

Acronimo di Decentralised Autonomous Organization, cioè una vera e propria organizzazione voluta da un gruppo di persone, che si dota però di un sistema di funzionamento del tutto decentralizzato, descritto e implementato da un protocollo che si esegue in automatico. Da questo punto di vista, Bitcoin, inteso come progetto e relativo protocollo, è il primo esempio di DAO.

DEFI

Abbreviazione di “finanza decentralizzata”, ossia insieme di operazioni che un tempo erano appannaggio della sola finanza classica, come ovvio centralizzata e gestita su base deliberativa umana, e che ora si possono realizzare in automatico attraverso smart contract, senza intermediari.

NFT

L’acronimo sta per Non Fungible Token, ossia un token che però risulta essere unico, ovvero non fungibile. I token fungibili sono quelli che mimano perfettamente il comportamento di un asset monetario, che “per definizione” deve essere fungibile (un pezzo da dieci euro deve infatti valere esattamente come due pezzi da cinque euro).

Nel caso invece di un NFT, l’asset si identifica in un vero e proprio certificato di proprietà univocamente registrato in blockchain attraverso opportuno smart contract, che può veicolare qualsiasi contenuto multimediale – un video, un’immagine, un documento, etc… – caratterizzandolo come opera unica.

Come ovvio, tale tecnologia si è rapidamente diffusa in campi dove l’unicità è un valore determinante: notarizzazione di documenti in blockchain, creazione di opere d’arte digitali, tokenizzazione di asset nel mondo reale con emissione di tirature limitate, biglietti e tessere affiliazione digitali, collezionabili, etc…

Conclusioni

Avere a disposizione un glossario, per quanto basico e fondamentale, può essere un validissimo modo per entrare facilmente nel mondo delle criptovalute e della blockchain, andando a familiarizzarsi con idee e concetti incontrati di volta in volta durante la lettura di un articolo o di un contenuto avente a che fare con questi argomenti.

Filippo Albertin

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