La vittoria di Donald Trump alle elezioni americane di questo martedì 5 novembre era attesa ed è arrivata con nettezza. Il già presidente USA tra il 2017 e il 2021 ha vinto in tutti gli stati in bilico, così come nel voto popolare e conquistando il Senato, mantenendo a guida repubblicana anche la Camera dei Rappresentanti. Congresso e Casa Bianca tutti a destra hanno spinto Bitcoin, che segna in questi giorni un nuovo record. La quotazione di mercato ha superato i 75.000 dollari, battendo il precedente massimo di marzo. Il mercato crypto festeggia il ritorno del magnate alla guida della superpotenza mondiale. Ethereum si porta ai massimi da agosto, anche se ad una quotazione di circa 2.820 dollari resta decisamente al di sotto dei massimi storici toccati nel novembre del 2021 a circa 4.645 dollari.
Record Bitcoin con vittoria di Trump
C’è tanta eccitazione attorno alle “criptovalute”, che in realtà va avanti da mesi, da quando la vittoria di Trump era diventata nitida per analisti e mercati, pur essendo stata a tratti messa in dubbio dai sondaggisti. Cerchiamo di capire quali sono le ragioni che stanno spingendo il mercato a comprare, innescando nuovi record per Bitcoin e altri token digitali.
Prime possibili mosse del nuovo governo USA
La prima speranza che emerge dalla vittoria di Trump si chiama “deregulation”. Il mercato auspica che gli Stati Uniti d’America riducano la regolamentazione ancora pressante a carico delle “criptovalute”. Tanto per fare un esempio, la Consob americana, la Securities and Exchange Commission (SEC), ha targiversato a lungo prima di decidere all’inizio di quest’anno di avallare la nascita degli Etf in Bitcoin, fissando alcune regole allo scopo. Questi strumenti per investire erano pronti da anni e i gemelli Winklevoss, noti per avere denunciato e perso la battaglia legale contro Mark Zuckerberg sulla titolarità di Facebook (oggi Meta), avevano presentato un’istanza in tal senso anni fa.
Cosa può fare Trump quando s’insedierà come presidente per un secondo mandato? A parte legiferare in materia, può dire la sua attraverso la nomina di un nuovo presidente per la SEC al posto dell’attuale Gary Gensler, vicino agli ambienti democratici. Già questo fatto, che per lo spoil system americano è qualcosa di assolutamente rituale, farebbe la differenza. Inoltre, il tycoon ha promesso che creerà una “riserva nazionale di Bitcoin” e che quelli già in possesso del governo federale tramite sequestri e altre azioni, non saranno mai venduti. Tra il dire e il fare ne passa, ma il settore ha preso per buono il fatto che un governo repubblicano non gli metterà più il bastone tra le ruote. Lo stesso Trump si è messo in affari poche settimane fa con il lancio di una propria piattaforma exchange senza commissioni per il trading delle criptovalute. Un modo per segnalare, probabilmente, di essere interessato in prima persona allo sviluppo del mercato.
Fattore Musk
In campagna elettorale, poi, lo stesso Partito Democratico ha ammorbidito i toni e si è mostrato più propenso ad abbracciare le istanze del settore. In ballo ci sono i cospicui finanziamenti anche per le prossime campagne elettorali. Per la prima volta gli imprenditori attivi nel business delle crypto hanno fatto sentire la loro voce in politica staccando gli assegni, in sostanza facendo lobbying.
I nuovi record di Bitcoin si spiegano anche con la presenza nella compagine dei vincitori alle elezioni di Elon Musk. Parliamo dell’uomo più ricco del mondo e che da qualche anno si spende pubblicamente e tramite il social X di sua proprietà in favore della causa per le criptovalute. In ciò è stato influenzato da Michael Saylor, a capo di MicroStrategy, uno dei principali sostenitori sfegatati di Bitcoin. Ha trasformato la sua società di servizi software per videogiochi in una sorta di cassaforte dei Bitcoin, avendone in poco più di quattro anni acquistati 252.220 per un costo di 9,91 miliardi.
Altri leader vicini al mondo crypto
La vittoria di Trump può spronare altri capi di stato a seguirne l’esempio. Gli USA sono leader mondiali e le loro azioni prima o poi vengono imitate dal resto del pianeta, almeno la parte occidentale. Ad esempio, lo stato di El Salvador sotto la guida di Nayib Bukele può potenziare i piani per la costruzione di una riserva ufficiale in Bitcoin tramite la banca centrale. Il principale freno ad una politica “all in” sulle crypto nel paese dell’America Centrale è stato rappresentato finora dal Fondo Monetario Internazionale. Esso si rifiuta di erogare aiuti alle disastrate casse pubbliche nazionali finché Bukele non farà un passo indietro su questa materia. Dal settembre del 2021 Bitcoin è ufficialmente valuta legale, unico caso al mondo ancora oggi.
C’è anche l’Argentina di Javier Milei che resta in attesa delle prossime mosse della futura amministrazione. Vinse un anno fa le elezioni promettendo lotta senza quartiere al debito e all’inflazione. Ha anche affermato a più riprese che non imporrà alcun divieto sull’utilizzo di altre valute fiat e persino crypto. Gli argentini, ha spiegato, devono poter effettuare le loro transazioni come meglio credono e senza interferenze dello stato. Buenos Aires potrebbe rimuovere le restrizioni legali residue per consentire ai cittadini di mettere in salvo i loro risparmi acquistando qualsiasi asset desiderino.
Previsioni bullish con rielezione di Trump
Prima delle elezioni americane, gli analisti di Bernstein pronosticavano nuovi record per Bitcoin a 80-90.000 dollari entro pochi mesi dall’eventuale vittoria di Trump. Ed entro la fine dell’anno prossimo, la previsione più “bullish” del gruppo è stata di 200.000 dollari. Se si verificasse, la quotazione segnerebbe un ulteriore aumento del 160% rispetto ad oggi. Un’amministrazione federale amica delle criptovalute indurrà con ogni probabilità gli investitori istituzionali a destinare almeno una minima parte dei loro capitali a questo business, al fine di offrire migliori opportunità di guadagno ai clienti. Con il calo dei tassi di interesse e le azioni già molto elevate di prezzo, sarebbe un modo per non deludere le attese del mercato. La diffusione nei portafogli di Bitcoin ridurrebbe la volatilità e al tempo stesso aumenterebbe il grado di liquidità degli scambi sulle exchange.
Nuovi record Bitcoin con diffusione dei pagamenti
La ciliegina sulla torta arriverebbe con l’aumento dell’adozione delle criptovalute come mezzo di pagamento. Qui, la questione è molto delicata. Trump subirà forti pressioni dalla sua stessa cerchia di collaboratori per non cedere a tale tentazione. La ragione è semplice: entrerebbero in contrasto con il dollaro quale valuta principale per gli scambi internazionali. Se le multinazionali introducessero in favore della clientela la possibilità di effettuare acquisti con i token digitali, i record di Bitcoin sarebbero destinati ad essere infranti l’uno dietro l’altro in breve tempo. Verrebbero meno le riserve di chi, Warren Buffett in testa, non si capacitino come si possa assegnare valore ad un asset che non avrebbe ai loro occhi alcuna utilità pratica.