Bitcoin e precursori: la storia prima di Satoshi Nakamoto

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Bitcoin e suoi precursori: la storia prima di Satoshi Nakamoto, tra progetti pionieristici e attivisti della rete libera…

Bitcoin non nasce improvvisamente. Il protocollo del 2009 ad oggi attribuito al misterioso Satoshi Nakamoto vanta una serie di esperimenti e tentativi ben precedenti, che attingono da una storia molto più lunga di quanto si possa intuitivamente immaginare.

La nascita di Bitcoin è stata il risultato di un lungo processo evolutivo, influenzato da idee, movimenti, tendenze e progetti precedenti che di fatto ne hanno previsto la nascita e indirizzato lo sviluppo.

In questo articolo andremo a vedere quali sono stati i principali precursori e movimenti che hanno portato alla creazione di questa rivoluzionaria tecnologia.

Bitcoin prima di Bitcoin: i casi B-money e Bit Gold

Col nome di B-money e Bit Gold vengono denotate due diverse proposte, sviluppate rispettivamente da Wei Dai e Nick Szabo, che per caratteristiche intrinseche sono considerate i precursori teorici più diretti di Bitcoin.

Citiamo insieme i due casi in quanto le loro idee strutturali risultavano profondamente affini, se lette congiuntamente, a quello che sarebbe stato Bitcoin. B-money introduceva infatti per la prima volta il concetto di una valuta digitale “decentralizzata”, mentre Bit Gold si concentrava sulla creazione di un sistema monetario basato su “prove di lavoro”, ovvero sulla Proof of Work diventata il perno del mining di Bitcoin.

B-money

Il progetto B-money è nato nel 1998 grazie all’idea di Wei Dai, un informatico che, all’interno della community dei cosiddetti Cypherpunks (ne parleremo più avanti), propose un sistema di denaro elettronico decentralizzato e anonimo.

Un tassello fondamentale che ha permesso la nascita del progetto di Wei Dai è stato Hashcash, un sistema algoritmico di Proof of Work inventato da un altro personaggio chiave nella storia della decentralizzazione finanziaria, Adam Back. Questo meccanismo, utilizzato inizialmente per prevenire lo spam, è stato poi ripreso da Wei Dai come base per garantire la sicurezza nelle transazioni.

Il progetto originario di B-money prevedeva i seguenti punti, profondamente affini (anche se ovviamente non certo calibrati sul piano tecnologico) a ciò che sarebbe stato Bitcoin:

Decentralizzazione: Il sistema doveva essere un sistema completamente decentralizzato, alternativo alla finanza classica e centralizzata, privo di intermediari istituzionali, senza la necessità di un’autorità centrale. Questo aspetto appariva un punto fermo irrinunciabile già agli esordi.

Anonimato: Le transazioni effettuate con B-money dovevano essere anonime per proteggere la privacy degli utenti, in considerazione del crescente potere di controllo esercitato – specie in ambito statunitense – sui conti correnti della popolazione.

Per prevenire attacchi e garantire la sicurezza del sistema, B-money prevedeva l’utilizzo di una Proof of Work impostata sulla base di meccanismi simili a quelli di Hashcash. Attraverso questo sistema, permetteva di stipulare “contratti” tra gli utenti, con la possibilità di risolvere eventuali dispute in modo decentralizzato.

Nonostante le idee innovative, B-money non si è però mai concretizzato come progetto completo, disponibile per le masse e funzionante attraverso dispositivi di semplice accesso.

Diverse sfide tecniche e pratiche hanno impedito la sua realizzazione su larga scala. In primis, mancava quasi completamente quella infrastruttura di carattere planetario (parliamo della fine degli anni Novanta, ossia di un mondo in cui il Web aveva ancora una dimensione esigua, e la connettività viaggiava su sistemi certamente non paragonabili neppure lontanamente a quelli sviluppati e resi disponibili nel primo decennio degli anni Duemila).

Sebbene non sia diventato una realtà, B-money ha svolto comunque un ruolo di “apripista” fondamentale nello sviluppo delle criptovalute. Le idee di Wei Dai hanno ispirato molti altri ricercatori e sviluppatori, contribuendo alla nascita di progetti come Bitcoin e alla rivoluzione della finanza decentralizzata.

Bit Gold

Venendo a parlare invece di Bit Gold, c’è da dire che il suo sviluppo è avvenuto praticamente negli stessi anni del precedente, ossia ancora una volta nel 1998, e ha rappresentato un altro importante tassello nella storia che ha portato alla creazione di Bitcoin.

L’ideatore di Bit Gold è Nick Szabo, un crittografo e programmatore noto per i suoi contributi nel campo della crittografia e dei contratti intelligenti. Szabo, esattamente come Wei Dai, era affascinato dall’idea di creare una valuta digitale decentralizzata e resistente alla censura. Bit Gold, proprio come B-money, nasceva dalla necessità di trovare un’alternativa ai sistemi monetari tradizionali, considerati centralizzati e soggetti a manipolazione.

Il progetto Bit Gold aveva però dei punti fondamentali leggermente diversi da quelli del suo “quasi gemello” contemporaneo:

Proof of Work molto più simile a quella del futuro Bitcoin: Bit Gold era concepito come una moneta digitale il cui valore fosse legato alla quantità di lavoro computazionale necessaria per la sua creazione. In altre parole, per “minare” Bit Gold era necessario risolvere complessi problemi matematici, con un meccanismo effettivamente sovrapponibile a quello poi formalizzato da Satoshi Nakamoto.

Proprietà digitale: il meccanismo rappresentava la proprietà digitale di una certa quantità di lavoro computazionale. Questo legame tra la moneta e il lavoro svolto era inteso a conferire un valore intrinseco alla moneta stessa. In definitiva, per quanto la teoria fosse molto lontana da quella della pura scarsità, si iniziava già a formulare un principio di “valorizzazione intrinseca” in grado di restituire una solidità monetaria direttamente legata al procedimento produttivo della coin in questione. Un concetto di per sé già rivoluzionario.

Anche Bit Gold non si è mai concretizzato come progetto completo e funzionante, in sostanza per le stesse motivazioni di contesto e scenario che hanno decretato la fine di B-money.

Movimenti che hanno portato alla nascita di Bitcoin

Per quanto “antichi”, B-money e Bit Gold nascono da una teorizzazione e un dibattito filosofico ancora più lontani nel tempo. Il primo vero e proprio movimento che ha iniziato a parlare diffusamente della potenziale rivoluzione basata sulla nascita di una moneta totalmente autonoma, decentralizzata e indipendente dal conio delle banche centrali, è stato sicuramente quello Cypherpunk. Il neologismo allude al termine “cypher”, che intercetta il concetto della cifratura, dell’anonimato, della privacy garantita da procedimenti totalmente affidati alla crittografia e alla sua implementazione informatica.

Un fatto sul quale riflettere è che l’attivismo di questo movimento copre praticamente tutta la seconda metà degli anni Ottanta, ovvero un periodo in cui l’informatica di massa non era certo diffusa e disponibile come ai nostri giorni. Per quanto il termine effettivo sia stato coniato nel 1992, lo spirito del gruppo era già espresso in forma di autentico manifesto attivistico dal 1985, con testi come il “Security without Identification: Transaction Systems to Make Big Brother Obsolete”, del crittografo David Chaum, o il più celebre “Crypto Anarchist Manifesto” di Timothy C. May, datato 1988 e base del manifesto effettivo del gruppo, reso noto appunto dal 1992.

Questo movimento di attivisti e crittografi mirava a utilizzare la crittografia per proteggere la privacy e le libertà individuali nell’era digitale. I Cypherpunk hanno svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo delle idee alla base di Bitcoin, come la necessità di una valuta digitale decentralizzata e resistente alla censura.

La crisi finanziaria del 2008 ha successivamente alimentato un crescente sentimento anti-establishment e una sfiducia nei sistemi finanziari tradizionali, che certamente è stato tra i catalizzatori più efficaci relativamente alla nascita di Bitcoin, moneta già all’epoca vista da molti come alternativa decentralizzata e trasparente ai sistemi bancari e ai loro cicli finanziari di periodiche crisi.

Il definitivo contributo di Satoshi Nakamoto

Satoshi Nakamoto ha apportato un contributo fondamentale alla creazione di Bitcoin, risolvendo i problemi che avevano afflitto i precedenti tentativi di creare una valuta digitale decentralizzata. Tale contributo è stato ovviamente determinante, sia pure con modulazioni variabili sul piano della decentralizzazione, per la nascita e lo sviluppo di tutto il settore delle criptovalute.

In particolare, le grandi rivoluzioni del suo protocollo sono state:

Blockchain: Una struttura dati distribuita e immutabile che registra tutte le transazioni in modo trasparente e sicuro. Un modello, dunque, unitario e stabile, che grazie al concetto di “catena di blocchi crittografati e validati” ha di fatto dato il via a tutte le successive implementazioni tecniche per altre modalità parallele di gestione di dati decentralizzati, non solo strettamente finanziari. Basti pensare al mondo delle crypto post-Ethereum.

Proof of Work: Un meccanismo che incentiva i partecipanti a validare le transazioni e protegge la rete dagli attacchi, per la prima volta consolidato nella prassi operativa del minare Bitcoin, e nella sua struttura sia energetica e computazionale che di incentivo economico ai nodi validatori.

Consenso distribuito: Un sistema in cui la rete raggiunge un consenso sulle transazioni valide senza la necessità di un’autorità centrale o di un controllore designato, in una prospettiva che per la prima volta introduce l’idea di un costrutto globale senza bisogno di rapporti fiduciari (in gergo, trustless).

Conclusioni

La nascita di Bitcoin è stata il risultato di decenni di ricerca e sperimentazione nel campo della crittografia e della finanza decentralizzata.

Satoshi Nakamoto non è il primo e il solo protagonista di questa rivoluzione. Il suo ruolo è stato quello di raccogliere il meglio delle teorie e delle progettualità passate, racchiudendole in un protocollo che ha di fatto dato il via non solo al settore da esso stesso rappresentato, ma anche a quello delle criptovalute in generale.

In altre parole, ha combinato le idee e i progetti precedenti per creare una tecnologia rivoluzionaria che ha il potenziale di trasformare il modo in cui pensiamo al denaro e alle transazioni.

Filippo Albertin

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