Crypto e aziende: l’avanzata della decentralizzazione nella gestione della liquidità

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Nel panorama economico e finanziario globale, le strategie di gestione della liquidità aziendale stanno subendo una profonda trasformazione. La tradizionale allocazione di capitale in asset a basso rischio e basso rendimento, come i titoli di stato o i depositi bancari classicamente intesi, è messa in discussione da un contesto di tassi di interesse mutevoli e dalla crescente adozione di asset digitali, resi più fluidi e utilizzabili da un comparto fintech sempre più diffuso, calibrato, efficiente e versatile.

La tendenza emergente che sta guadagnando terreno tra le aziende lungimiranti è chiara: l’integrazione delle criptovalute, in particolare Bitcoin ed Ethereum, nei loro bilanci come asset di tesoreria. Questo fenomeno, in gran parte ispirato dal modello di successo di Strategy (ex MicroStrategy), rappresenta una svolta significativa nel modo in cui le società considerano la diversificazione e la gestione del rischio.

Le mosse della FED

Partiamo innanzitutto dall’analisi delle recenti mosse della Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti. L’annuncio, o la previsione, di un taglio dei tassi di interesse nel 2025 è un segnale cruciale per i mercati finanziari.

Come sottolinea Simon Dangoor, responsabile delle strategie macro a reddito fisso di Goldman Sachs, una riduzione dei tassi d’interesse tende a incoraggiare gli investitori a spostare il capitale da asset ritenuti a reddito fisso, che diventano meno redditizi, verso “asset tendenzialmente più a rischio” come azioni e criptovalute.

Questa dinamica crea un ambiente favorevole per l’apprezzamento delle crypto in generale e incentiva le aziende a considerare queste nuove classi di asset per i propri bilanci. È esattamente in questo contesto macroeconomico che si inserisce la storia di successo della sopraccitata Strategy (che peraltro abbiamo citato moltissime altre volte in altrettanti articoli dedicati alle tesorerie “alternative” in satoshi), che ha saputo capitalizzare l’entusiasmo per Bitcoin, vedendo in tempi recenti il suo valore azionario impennarsi in maniera sbalorditiva, superando ampiamente i guadagni di Bitcoin stesso grazie alla sua strategia di accumulo massiccio.

Il CEO di Strategy, Michael Saylor, personaggio discusso (anche nella comunità Bitcoin) ma certamente iconico, è stato un pioniere e un convinto sostenitore di questa strategia. La sua visione ha dimostrato che un’azienda può non solo investire in criptovalute, ma anche ridefinire il proprio modello di business per diventare un veicolo d’investimento per Bitcoin.

Questo approccio ha permesso a Strategy di attrarre una nuova base di investitori e di raccogliere fondi con maggiore facilità, grazie all’appeal del Bitcoin e alla sua proiezione verso il futuro della finanza globale. L’effetto Strategy ha creato un precedente e ha spinto un numero crescente di aziende a esplorare l’idea di integrare le criptovalute nelle proprie riserve di cassa. Questa tendenza è particolarmente evidente tra le società tecnologiche e quelle che operano nel settore web3, ma tendenzialmente ci troviamo di fronte a una rivoluzione che può andare a valorizzare qualsiasi tipo di azienda, nonché di istituzione (si veda a tale proposito il nostro articolo dedicato al valore di Bitcoin in ambito istituzionale).

L’adozione di Bitcoin come asset di tesoreria risponde a diverse motivazioni strategiche. In primo luogo, rappresenta una potenziale copertura contro l’inflazione. In un’epoca di politiche monetarie espansive e crescente debito pubblico, il Bitcoin è percepito da molti come un “oro digitale” con un’offerta limitata e una natura decentralizzata che lo rende immune alle manipolazioni governative. In secondo luogo, l’investimento in Bitcoin può fungere molto efficacemente da segnale per il mercato, indicando che l’azienda è moderna, orientata al futuro, pronta al cambiamento, in linea con la flessibilità di Bitcoin e disposta ad abbracciare l’innovazione.

Questo può renderla molto più attraente per i talenti e gli investitori più giovani, per non parlare della piena apertura verso i tanti mercati emergenti (Asia, Emirati, Africa) che stanno adottando il BTC come strumento globale di transazione e conservazione del valore. Infine, l’uso delle criptovalute nei bilanci aziendali apre nuove opportunità per la raccolta fondi e l’accesso a liquidità.

Altre valute decentralizzate

Il movimento non si ferma al solo Bitcoin. Un’analisi più attenta e vasta rivela che c’è un crescente interesse per l’inclusione di altre criptovalute, le cosiddette “Altcoins”, nelle riserve aziendali di ogni ordine e grado. Tra queste, Ethereum (ETH) e Solana (SOL) sono statisticamente le più menzionate. L’attrazione per queste criptovalute è motivata dalla loro utilità e dai casi d’uso specifici.

Ethereum, in particolare, sta emergendo come una scelta sempre più popolare. Una delle ragioni principali è la possibilità di generare rendimento attraverso lo “staking”, formula parallela di incremento valoriale che rende tale classe di asset particolarmente interessante per aziende che intendono mettere a reddito capitali “di sicurezza a medio-lungo termine”, attraverso un meccanismo automatizzato.

Lo staking, un processo che convalida le transazioni sulla blockchain di Ethereum e contribuisce alla sua sicurezza, premia i partecipanti con rendimenti che possono superare di gran lunga quelli offerti dagli strumenti finanziari tradizionali. Questa capacità di generare rendita passiva rende ETH un asset di tesoreria non solo in grado di apprezzarsi, ma anche di produrre un flusso di cassa costante.

Da notare quanto tale dinamica possa essere efficacemente implementata anche grazie lo staking di prodotti alternativi, come per esempio lo stesso token BHP proposto da CryptoSmart attraverso il relativo progetto. In sostanza, l’acquisto di BHP permette di trasformare in satoshi nativi un certo ammontare di potenza di calcolo destinata al mining: il risultato è quindi una perfetta integrazione tra token economy e protocollo Bitcoin, al servizio di privati, aziende e istituzioni che intendano sfruttare tanto i meccanismi DeFi quanto il mining come strumento privilegiato di investimento e reddito alternativo!

Dal lato normativo e di scenario

La crescente adozione di criptovalute da parte delle aziende è affiancata da importanti sviluppi nel panorama normativo e infrastrutturale. L’agenzia di regolamentazione statunitense, la SEC (U.S. Securities and Exchange Commission), potrebbe essere in procinto di approvare una serie di nuovi ETF legati alle criptovalute.

Questa potenziale decisione, come osserva Eric Balchunas, analista senior di ETF per Bloomberg, potrebbe aprire le porte a un’ondata di nuovi prodotti finanziari che renderanno l’investimento in criptovalute ancora più accessibile per gli investitori istituzionali e al dettaglio. La facilità di accesso tramite strumenti regolamentati come gli ETF riduce le barriere d’ingresso e il rischio normativo, incoraggiando ulteriormente l’adozione aziendale.

Oltre agli ETF, il mercato delle stablecoin sta vivendo una fase di intensa competizione. Certamente da citare — o meglio ribadire, visto che ne abbiamo parlato da poco in un articolo dedicato, LINK — è il lancio della nuova stablecoin USAT da parte di Tether, con l’obiettivo di competere con USDC nel mercato statunitense. Bo Hines, il nuovo direttore generale di Tether negli Stati Uniti, che in precedenza ha lavorato nel settore pubblico, sottolinea l’importanza di creare un prodotto “conforme alle normative statunitensi” per garantire un’ampia adozione e fiducia.

La stabilità e la conformità delle stablecoin sono cruciali, poiché rappresentano un ponte tra il mondo della finanza tradizionale e quello delle criptovalute, con prospettiva di facilitazione per le transazioni e la gestione della liquidità in un ambiente volatile.

L’interesse per gli asset digitali si estende anche al mondo della ricerca finanziaria. Geoff Kendrick, responsabile globale della ricerca sugli asset digitali presso Standard Chartered, e Juan Leon, senior investment strategist di Bitwise, sono esperti che contribuiscono a questa tendenza, fornendo analisi e insight che aiutano gli investitori a navigare nel complesso mercato delle criptovalute. Le loro ricerche e opinioni professionali fungono da bussola per le aziende che stanno valutando le loro opzioni.

Conclusioni

In estrema sintesi, il fenomeno delle “crypto treasury companies” non è solo una moda passeggera, ma un riflesso di un cambiamento strutturale nel mondo della finanza aziendale.

Le aziende, specie se globali e abituate a ragionare in termini di innovazione continua, stanno diventando sempre più consapevoli del potenziale delle criptovalute non solo come asset speculativi, ma come strumenti strategici per la gestione del capitale, la copertura del rischio e l’attrazione di investimenti.

Il successo ormai consolidato di first-mover come Strategy ha aperto la strada, e ora, con l’evoluzione del contesto macroeconomico e normativo a favore, un numero crescente di aziende sta seguendo le sue orme, non solo con Bitcoin, ma anche con altre criptovalute innovative, inserite in opportune composizioni di portafoglio.

Questa tendenza è destinata a ridefinire il modo in cui le società gestiscono i propri bilanci in un’era di trasformazione digitale accelerata. L’integrazione delle criptovalute non è più una questione di “se”, ma di “quando” e “in che misura”, e le aziende che si muoveranno per prime potrebbero guadagnare un vantaggio competitivo significativo.

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Filippo Albertin

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