Il collezionismo di monete, francobolli, opere d’arte, libri, preziosi e suppellettili di vario genere è un hobby molto diffuso in tutto il mondo. Non riguarda solamente la sfera economica, ma ha a che fare perlopiù con il desiderio di molte persone di avere tra le mani pezzi di storia. Le collezioni, tuttavia, assumono il più delle volte una rilevanza anche sul piano economico che non si può ignorare. Avrete sentito dire che il loro valore sia superiore a quello di mercato delle singole parti. E questo è dovuto al fatto che una raccolta completa di un certo genere agli occhi di chi la dovrebbe o potrebbe acquistare, possegga un valore più alto in conseguenza anche del riconoscimento del lavoro compiuto nel mettere insieme i singoli pezzi. In questo articolo, vi presenteremo una banconota da collezione con una storia affascinante e che non tutti conoscono: quella da 100.000 miliardi di marchi.
Banconota da collezione: 100.000 miliardi di marchi!
Iniziamo con la descrizione fisica. Trattasi di una banconota di 136 mm di ampiezza (13,6 cm) e 70 mm (7 cm) di altezza per un peso di appena 1,02 grammi. La facciata davanti contiene la scritta in alto al centro “Reichsbanknote”, letteralmente “banconota della Reichsbank”. Appena più in basso e con caratteri cubitali compare la scritta “Hundert Billionen Mark”, cioè 100.000 miliardi di marchi. Attenzione a questo dato: il termine “Billion” in tedesco significa “1.000 miliardi”, contrariamente all’inglese per cui sarebbe “1 miliardo”. In tedesco, infatti, la parola “miliardo” si traduce con “Milliarde”. A causa di questa differenza linguistica, diversi siti fanno confusione e presentano questa banconota da collezione come da “100 miliardi” di marchi.
Andando avanti nella descrizione, troviamo di sotto la seguente scritta: “Zählt die Reichsbankhauptkasse gegen diese Banknote dem Einlieferer” (“La cassa centrale della Reichsbank paga al portatore di questa banconota”). Ancora più giù troviamo “Berlin + la data di emissione”. E più giù ancora la scritta “Reichsbankdirektorium” (Direttorio della Reichsbank). Quanto al testo laterale, sulla sinistra troviamo la seguente dicitura: “Wer Banknoten nachmacht oder verfälscht, oder nachgemachte oder verfälschte sich verschafft und in Verkehr bringt, wird mit Zuchthaus nicht unter zwei Jahren bestraft” (“Chi contraffà o falsifica banconote, o si procura e mette in circolazione quelle contraffatte o falsificate, è punito con la reclusione non inferiore a due anni”). Quanto al retro, trattandosi di una banconota stampata in una situazione di emergenza, potrebbe trovarsi del tutto in bianco o presenta solo la filigrana. Se compare una figura, quasi sempre ha una connotazione generica e non si riferisce a qualche persona o luogo specifico.
Germania dopo Prima Guerra Mondiale
A questo punto, dobbiamo spiegare il contesto in cui fu emessa questa straordinaria banconota da collezione. Siamo in Germania, per meglio dire nella cosiddetta Repubblica di Weimar. Come sappiamo, l’impero tedesco conosciuto anche come Secondo Reich perse rovinosamente il primo conflitto mondiale del 1914-1918 contro Regno Unito, Francia, Stati Uniti e la stessa Italia. Le potenze vincitrici, in particolare Francia e Regno Unito, reclamarono il pagamento delle spese di riparazione. Il loro ammontare era ingente e con la fine della guerra il Kaiser Gugliemo II venne deposto e al suo posto nacque una fragilissima repubblica, caratterizzata da forte instabilità politica e caos sociale.
Per qualche anno i governi che si succedettero alla guida di Weimar furono in grado di ottemperare ai propri obblighi verso i vincitori. Con il passare del tempo, però, i tedeschi erano sempre più insofferenti dinnanzi a una tassazione esosissima. Parigi e Londra, però, non ne volevano sentire di dilazionare i pagamenti e arrivarono ad occupare le fabbriche nella Ruhr, regione occidentale ricca di carbone, per rivalersi dei mancati pagamenti. Ed ecco che nel 1923 la Reichsbank, la banca centrale che oggi è nota come Bundesbank, iniziò a stampare moneta per l’impossibilità di trovare altrimenti i marchi che servivano al governo per effettuare i pagamenti. Dal 1914 la moneta tedesca si chiamava “Papiermark”, letteralmente “marco di carta” per distinguerlo dal marco agganciato all’oro che era esistito nei decenni precedenti. Il sistema del “gold standard” venne soppresso un po’ ovunque in quel periodo per consentire ai governi di stampare più moneta per finanziare le spese militari.
Iperinflazione nella Repubblica di Weimar
E cosa accade quando si stampa troppa moneta? Questa inizia a perdere valore. E’ quanto avvenne tra il 1923 e il 1924 in Germania con la disastrosa iperinflazione. Già verso la fine del 1922 la Reichsbank stampava i primi biglietti da 50.000 marchi. A febbraio del ’23 circolava il taglio da 100.000 e, addirittura, da 1 milione. La situazione precipitò definitivamente nell’estate di quell’anno, quando vennero emessi tagli sempre più alti: 5, 10, 20, 50 e 100 milioni. E a settembre c’era già il taglio da 500 milioni di marchi e contemporaneamente di 1 e 5 miliardi. Verso la fine di ottobre compariva il taglio più alto che sarebbe stato emesso in quel periodo drammatico: 100.000 miliardi.
I prezzi erano fuori controllo. Aumentavano minutamente e gli stipendi venivano pagati ogni giorno per consentire ai lavoratori di fare la spesa prima che si svalutassero. Per comprare anche solo una birra i tedeschi erano costretti a portarsi dietro carriole piene di marchi, tant’è che molte famiglie usavano ormai le banconote per bruciarle e riscaldarsi nelle case. Tanto era infimo il loro valore. Considerate che nel 1914, all’inizio della Prima Guerra Mondiale, un dollaro statunitense valeva 4,2 marchi. Nel 1923 il cambio era salito a 4.200 miliardi di marchi per 1 dollaro. Il fenomeno attirò le attenzioni di John Maynard Keynes, uno dei più importanti economisti del secolo scorso. Egli riportò nel suo libro “Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta” aneddoti persino divertenti sull’iperinflazione tedesca. Poiché i prezzi aumentavano di attimo in attimo, i clienti al bar ordinavano due birre in una volta. Sapevano che se ne avessero bevuta una e dopo ne avessero voluta prendere un’altra, nel frattempo il costo sarebbe lievitato. E al posto dell’autobus ci si spostava in taxi, perché il secondo a differenza del primo andava pagato a fine corsa e intanto il valore dei marchi era diminuito.
Banconota da collezione, alto valore di mercato
Questa banconota da collezione non è rarissima, nel senso che in circolazione ancora oggi ne esistono diversi pezzi e perlopiù in Germania. Conserva, comunque, un alto valore di mercato. Abbiamo fatto una ricerca online e scoperto che la richiesta varia tra 500 e 1.000 euro. Non è detto che quello sia con esattezza il prezzo di compravendita finale. Chi fosse interessato, si porterebbe a casa una testimonianza storica di un evento che colpì il cuore dell’economia europea con conseguenze di lungo termine devastanti. La disperazione dei tedeschi legata all’iperinflazione viene considerata da molti storici una delle principali cause dell’ascesa del nazismo negli anni seguenti.
Le conseguenze nefaste di una politica monetaria lassista non furono dimenticate in Germania, mentre nel resto del pianeta le cose sono diventate molto più sfumate. Non è casuale che le criptovalute siano state emesse a partire dalla crisi finanziaria mondiale del 2008, quando le banche centrali inondarono i mercati di liquidità. Per una nicchia inizialmente ristretta
investire in Bitcoin divenne la risposta per sfuggire al rischio di perdere potere di acquisto. Oggi, il mercato delle crypto vale circa 3.200 miliardi di dollari.