Bitcoin crolla, o è il vecchio mondo che gli crolla attorno?

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Bitcoin crolla, oppure è il vecchio mondo che crolla attorno? La moneta libera e decentralizzata di Satoshi Nakamoto, che aveva raggiunto e superato la simbolica quota dei 100 mila dollari, in questi giorni sta attentando alle coronarie dei suoi affezionati hodler, crollando attorno agli 80K e oscillando poco sopra e poco sotto. Ebbene, che sta succedendo?

Il crollo del prezzo Bitcoin di quella ventina di migliaia di dollari circa può essere attribuito a una combinazione di fattori, tipici dell’alta volatilità del mercato delle criptovalute… Ma non solo…

Fermo restando il fatto che Bitcoin ha sempre mimato un andamento sinusoidale, con periodi di recessione anche protratti, seguiti da fasi di intensa rottura delle resistenze e passaggio a livello superiore di prezzo, esistono certamente delle dinamiche contingenti che possono influenzare al ribasso il suo andamento.

In questo articolo cercheremo di riassumerle, invitando tutti a chiudere per un attimo i propri wallet e a godersi un buon respiro profondo.

Più nello specifico, andremo a “razionalizzare” il fenomeno, citando quelle che possono essere oggettivamente, nonché in stretta relazione a quanto sta accadendo nel mercato globale, le variabili più significative che accompagnano questa dinamica.

Bitcoin: quando si trasforma in orso…

Le ragioni di un cosiddetto “bear market”, fase così denominata in quanto l’orso spinge la preda dall’alto in basso, al contrario del toro (“bull market”), che la incorna appunto dal basso verso l’alto, possono essere varie. Nel caso di Bitcoin, e nel caso dell’intero comparto crypto, che a meno di singolarità specifiche e congiunturali è connesso a Bitcoin per ragioni sia statistiche che strutturali, queste ragioni possono essere sintetizzate in macroaree.

Variazioni della domanda e dell’offerta

Il mercato delle criptovalute in genere è altamente sensibile alle variazioni della domanda e dell’offerta. Una diminuzione della domanda, dovuta ad esempio a preoccupazioni degli investitori o a vendite massicce, può portare a un calo dei prezzi, per Bitcoin come per qualsiasi altra crypto.

Allo stesso modo, un aumento dell’offerta, come l’immissione sul mercato di grandi quantità di Bitcoin (si pensi all’annuncio di grandi risorse da destinare al mining, come appunto accaduto nella seconda fase dell’avvento di Donald Trump alla Casa Bianca), può esercitare una momentanea pressione al ribasso sui prezzi.

Sentimento del mercato e speculazione

Il sentimento degli investitori gioca un ruolo cruciale nel mercato delle criptovalute. Notizie negative, come regolamentazioni più severe o problemi di sicurezza, possono innescare vendite dettate da panico e far crollare momentaneamente i prezzi. Per quanto la cosa possa sembrare paradossale, un mercato con “gli occhi troppo addosso” a Bitcoin può generare dinamiche di recessione. Considerando l’estrema distanza, per esempio, della nascente politica crypto-friendly degli Stati Uniti rispetto a un’Europa ancora molto scettica e reazionaria verso l’intero comparto della finanza decentralizzata, il meccanismo descritto diventa piuttosto comprensibile.

Questa tendenza ha però anche un rovescio della medaglia, rappresentato dalla pura speculazione da parte di soggetti che hanno tutto l’interesse ad avere un BTC momentaneamente più “economico”, al fine di realizzare in brevissimo tempo immensi guadagni grazie alla successiva impennata dei prezzi. La speculazione è un’altra caratteristica del mercato delle criptovalute. Molti investitori acquistano e vendono Bitcoin con l’obiettivo di realizzare profitti a breve termine, il che può portare a forti oscillazioni dei prezzi, soprattutto in ragione del potere mediatico e di influenza che tali soggetti porgono.

Fattori macroeconomici

Le condizioni economiche globali, come l’inflazione, i tassi di interesse e la crescita economica generale, possono influenzare il mercato delle criptovalute anche in maniere corposa. In altri termini, spesso la fluttuazione che osserviamo in Bitcoin, e in generale nel mondo crypto, è frutto non già di sue condizioni intrinseche, ma del rapporto tra gli asset classici, la moneta fiat e appunto la “novità” della finanza decentralizzata e dell’oro digitale, che a volt possono essere percepite come dinamiche rischiose.

Ma la cosa vale anche considerando uno scenario più vasto di quello meramente economico. Per esempio, da un punto di vista strettamente politico è evidente quanto queste recenti elezioni in Germania abbiano evidenziato un cambio di rotta potenziale piuttosto importante, con la prefigurazione di uno scenario globale più incerto sul piano della governabilità e della tenuta del sistema Europa.

I mercati, in generale, sono favorevoli ai cambiamenti e alle rivoluzioni solo se tali dinamiche configurano un quadro non solo migliore, ma anche sicuro, stabile e basato tendenzialmente su dinamiche di concordia e prevedibilità. Laddove invece si osserva una situazione incerta e nebulosa, le reazioni sono tendenzialmente quelle della chiusura e della monetizzazione spicciola degli asset in gioco, con uno sguardo al brevissimo periodo e una minore lungimiranza.

In periodi anche brevi di incertezza economica gli investitori possono dunque ritirare i loro capitali da asset ritenuti più rischiosi come Bitcoin, portando a un calo dei prezzi, per quanto congiunturale.

Il ruolo delle balene

Il termine “balene” si riferisce a individui o entità che detengono grandi quantità di Bitcoin. Le loro azioni dettate anche dalla pura volontà speculativa, come la vendita di grandi quantità di criptovaluta, possono avere un impatto significativo sul mercato. Considerando il fatto che questi stessi soggetti sono potenzialmente interessati a vendere ad alto prezzo, potendo poi ricomprare a prezzo ribassato, è piuttosto chiaro il loro gioco speculativo in vista del bull market (che peraltro questa stessa dinamica, viste le potenti volumetrie implicate, può generare).

In sintesi, il momentaneo crollo del BTC al quale stiamo assistendo in questi giorni è il risultato di una complessa interazione di fattori di mercato, sentimenti degli investitori e condizioni macroeconomiche innescate da congiunture piuttosto prevedibili, esattamente come risultava prevedibile la valenza del tutto simbolica dell’ATH raggiunto a quota 100K a cavallo dell’elezione e dell’insediamento di Donald Trump.

Conclusioni

Gli eventi delle ultime settimane riportano l’attenzione sulla necessità di ridimensionare sempre le fenomenologie dei mercati, specialmente quelle più legate a fattori repentini e macroscopici. Bitcoin, da questo punto di vista, è una cartina al tornasole piuttosto eloquente, in ragione del suo appartenere contemporaneamente alla sfera della speculazione (legata alla volatilità) e a quella opposta della deflazione e dell’affinità con l’oro, molto più connessa a fattori fondamentali (scarsità, decentralizzazione, incensurabilità).

Osservando anche solo per un attimo l’andamento del BTC lungo tutta la sua storia è facile rendersi conto di quanto la costante crescita appaia tale solo leggendola nel complesso, ossia in una modalità che registra come trascurabili delle dinamiche di rialzo e ribasso che nel tempo in cui sono state vissute possono essersi rivelate addirittura elettrizzanti, o drammatiche, o comunque importanti.

Se è vero che Bitcoin è stato un asset di salvataggio durante tutta la fase pandemica (con i due picchi significativi a 58K e 63K circa, seguiti da rapido assestamento), è anche vero che Bitcoin viene comunque da momenti che ne hanno segnato una crescita superiore alle aspettative di base, spesso mossa da dinamiche speculative del tutto identiche a quelle tipiche dei mercati classici.

Siamo oggi in un periodo di grandi cambiamenti e rivoluzioni di paradigma (crisi degli stati nazionali, avanzata delle economie emergenti, nuovi equilibri tra USA, Russia e Cina, conflitti armati la cui risoluzione non sembra essere ancora chiara, effetti contrastanti delle normative e regolamentazioni, e via discorrendo), quindi in una fase che necessariamente deve essere affrontata con la lucidità di chi comprende che le dinamiche di mercato sono turbolente e assoggettate a tendenze contrastanti, ora appunto di grande entusiasmo, ora di razionalizzazione, che in certi casi può tradursi in recessione.

Non sarà né la prima né l’ultima volta. Ma giova ripetere un concetto: un BTC resta tale, e resta sempre uno su ventuno milioni. Quindi meglio tenerselo stretto!

Filippo Albertin

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