Il ruolo delle agenzie di rating per i mercati, importanza e criticità per gli investitori

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Fino ad una quindicina di anni fa, in pochi ne avevano conoscenza al di fuori dei mercati finanziari. Oggi, sono sulla bocca anche dei profani, di chi non ha mai investito in titoli azionari o obbligazionari. Parliamo delle agenzie di rating, la cui importanza negli ultimi tempi è andata crescendo e non senza essere accompagnata da critiche fondate. In questo articolo, cercheremo di capire chi sono, cosa fanno e perché sono importanti per chi investe. Inoltre, esporremo alcune criticità verso le quali è opportuno compiere una riflessione.

Agenzie di rating: chi sono e cosa fanno

Le agenzie di rating sono istituti di valutazione circa la solidità finanziaria di un soggetto che emette titoli del debito. Questi possono essere soggetti pubblici come governi, regioni, enti locali, entità sovranazionali, e privati come nel caso di aziende, banche, compagnie di assicurazione, ecc. Il loro compito consiste essenzialmente nel fornire al pubblico un giudizio circa la capacità del debitore di tenere fede ai suoi impegni nei confronti dei creditori (banche, obbligazionisti, privati, ecc.). Per farlo, usano espressioni alfanumeriche per sintetizzare il grado di rischio dell’investimento. Lo vedremo tra un attimo.

Le principali agenzie di rating nel mondo sono Standard & Poor’s (S&P), Fitch e Moody’s. Ne esistono, però, numerose altre come Dbrs, Scope, Dagong, ecc. Le tre più grandi e famose hanno un denominatore comune: sono tutte americane. Tenete a mente per il prosieguo del discorso questa loro caratteristica. Dicevamo, esse assegnano ai debitori un giudizio che si esprime generalmente in caratteri alfabetici, numerici o alfanumerici. Ad esempio, S&P e Fitch valutano i clienti monitorati con voti che vanno da AAA (tripla A) a D. Moody’s si esprime con voti che vanno da Aaa a C.

Quando un emittente di titoli del debito viene valutato con rating AAA o Aaa, significa che per le agenzie di rating ha un’affidabilità creditizia massima. In sostanza, il rischio di insolvenza è considerato trascurabile. Viceversa, quando viene valutato con giudizi come D (C è il minimo per Moody’s), significa che si trova in stato di default. In pratica, non è in grado di onorare i suoi debiti neanche nel breve termine.

Risparmio di tempo e analisi affidabili

Perché le agenzie di rating sono diventate così importanti per il mondo degli affari? Quando un investitore sceglie gli asset da inserire nel suo portafoglio d’investimento, lo fa tenendo conto anche del rischio di credito. Ma è difficile e dispendioso mettersi ad analizzare titolo per titolo in maniera minuziosa. Comporterebbe il possesso di conoscenze che ai più mancano e informazioni perlopiù non alla portata del vasto pubblico. E anche se si fosse capaci di farsi un’idea precisa della condizione finanziaria e patrimoniale di un emittente, il tempo necessario per elaborarla sarebbe tale da rendere un investimento diversificato quasi impossibile.

Le agenzie di rating hanno il merito di fornire al mercato informazioni immediate, frutto di analisi complesse e lunghe. Godono di conoscenze e informazioni precluse ai più ed è proprio il loro lavoro valutare la situazione finanziaria del debitore. Grazie ad esso, milioni di investitori in tutto il mondo possono impiegare i loro capitali in maniera veloce ed avendo un’idea sostanzialmente valida circa il grado di rischio in cui incorrono.

Giudizi “investment grade” e “junk”

L’impatto dei giudizi assegnati dalle agenzie di rating è forte sui mercati. Un’obbligazione con rating AAA è considerata a bassissimo rischio. Questo consente all’emittente di offrire un rendimento relativamente basso agli obbligazionisti. Al contrario, quando i giudizi sono bassi, l’emittente è costretto ad offrire rendimenti sempre più alti per soddisfare la richiesta del premio per il rischio degli investitori. Nelle scale dei giudizi adottate, si distinguono grosso modo due aree: l’area “investment grade”, caratterizzata da un grado di rischio medio-basso; l’area “non investment grade”, caratterizzata da un grado di rischio medio-alto. La seconda è definita nel gergo giornalistico anche “junk” o “spazzatura”, volendo segnalare la bassissima qualità dei debiti a cui fa riferimento.

I rating sono “investment grade” fino ai giudizi BBB- per S&P e Fitch e Baa3 per Moody’s. Diventano “non investment grade” a partire da BB+ per S&P e Fitch e Ba1 per Moody’s. Le agenzie di rating sono solite anche segnalare al mercato le prospettive a breve termine del debitore. Le espressioni adottate possono cambiare, ma sostanzialmente le formule sono le seguenti: “outlook stabile” se non si prevedono cambiamenti entro pochi mesi per il rating; “outlook positivo” se si prevedono possibili valutazioni al rialzo o “upgrade” in favore del debitore; “outlook negativo” se si prevedono possibili valutazioni al ribasso o “downgrade” ai danni del debitore.

Previsioni sbagliate

Fino a qui abbiamo considerato il ruolo positivo svolto dalle agenzie di rating. Tuttavia, negli anni le critiche nei loro confronti si sono fatte vivaci, non solo da parte dei debitori “traditi” dai giudizi negativi loro assegnati. Fino a poco prima del crac, la banca d’affari americana Lehman Brothers veniva valutata con rating AAA da parte delle principali agenzie. Anche la Grecia prima del collasso finanziario del 2010 godeva di giudizi alti. In molti si sono chiesti, giustamente, che senso abbia affidarsi a valutazioni non in grado spesso di anticipare evoluzioni negative nel breve termine.

Un’altra fonte di critica deriva dall’adozione di criteri non sempre percepiti come trasparenti. In effetti, le valutazioni sono frutto di analisi complesse, com’è anche naturale che sia. Se da un lato ciò sarebbe una garanzia per il mercato, dall’altro non è sempre chiaro perché un emittente venga considerato più o meno sicuro di un altro. Durante la crisi dei debiti sovrani esplosa in Europa dal 2010 in avanti, si levarono numerose voci contro quello che al tempo sembrò lo strapotere di agenzie di rating “americane”, insinuando che esse avessero qualche pregiudizio nei confronti degli stati europei, se non veri e propri interessi nel mostrarsi severi contro di essi.

Rapporti opachi con i clienti

La vera nota dolente per le agenzie di rating è che non sono soggetti indipendenti al 100%. Ad esempio, Moody’s ha come principale azionista per il 24% del suo capitale niente di meno che Berkshire Hathaway, il fondo di Warren Buffett. E nell’elenco dei soci compaiono tra i più importanti fondi d’investimento. Come si può pensare che le valutazioni siamo massimamente attendibili se i proprietari sono gli stessi controllanti di numerosi emittenti monitorati dagli istituti?

Tra le altre cose, non abbiamo parlato ancora di uno degli aspetti più delicati: gli emittenti di titoli del debito pagano le agenzie di rating per essere scrutati. In fondo, è normale essere retribuiti per il lavoro svolto. Il problema sta nel fatto che un’agenzia difficilmente tenderebbe a valutare male un proprio cliente. Rischia altrimenti di perderlo in favore di una concorrente dai giudizi più benevoli. Questo è il principale timore che si nutre quando i giudizi riguardano soggetti privati.

Agenzie di rating non infallibili

C’è, infine, un discorso complicato circa la relazione tra i rendimenti e i giudizi delle agenzie di rating. Abbiamo detto che i primi riflettono i secondi, ma per stessa ammissione delle dirette interessate nelle analisi pubblicate emerge che sia altresì vero il contrario. Praticamente, gli stessi giudizi dipendono dalla percezione che il mercato ha nei confronti di un asset. Ad esempio, se c’è fiducia sulla solvibilità di un debito e il mercato pretende un rendimento relativamente basso, gli istituti si mostrano più benevoli nell’assegnare i rating, in quanto fanno affidamento sulla capacità dell’emittente di rifinanziarsi a costi contenuti. Viceversa, nel caso contrario. Sembra un po’ il cane che si morde la coda: gli investitori guardano ai rating per capire come investire e le agenzie guardano agli investitori per assegnare i rating. Il discorso sarebbe più complesso, ma in ogni caso è evidente che si tratti di realtà importanti per chi opera sui mercati finanziari, per quanto non infallibili e non prive di quei conflitti di interesse che ne minacciano a volte la credibilità.

 

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