Con il passaggio dalla lira all’euro nel 2002 in molti dei nostri cassetti di casa sono rimasti pezzi del vecchio conio dal valore nominale abbastanza basso. E se scoprissimo di avere un piccolo “tesoro”? Sembra il caso di alcune monete. Il valore di una moneta da 500 lire può farvi rimanere a bocca aperta. Se siete appassionati di collezionismo, avrete probabilmente letto da qualche parte che esistono alcuni pezzi relativamente pregiati e che ci consentirebbero, se venduti, di guadagnare cifre elevate. Prima di farci abbindolare dai titoli sensazionalistici o da qualche solito cialtrone del web, però, dobbiamo fare qualche premessa per evitare sia di incappare in qualche truffa o di rimanere delusi.
Monete rare sono pregiate
Il valore di qualsiasi moneta dipende dalla sua rarità. Cosa significa di preciso? Una moneta può essere rara se è stata coniata in piccole quantità. Ciò accade, ad esempio, se la sua immissione sul mercato è stata legata alla celebrazione o commemorazione di un evento. O anche quando la zecca dello stato si accorge di qualche errore di stampa e ne cessa la produzione per riprenderla in maniera corretta. Stessa cosa accade con il Bitcoin, il tetto massimo di 21 milioni di Bitcoin limita la quantità totale disponibile, e questi vengono creati attraverso il processo di minare Bitcoin. Se una moneta è molto diffusa, non serve essere un genio per capire che non potrà mai possedere un elevato valore di mercato, per il semplice fatto che chiunque fosse interessato a collezionarla, la troverebbe senza grosse difficoltà in giro. Quindi, la pagherebbe poco.
Valore 500 lire “Caravelle”
Dicevamo che il valore di alcune monete da 500 lire può essere elevato. Addirittura, alcune possono arrivare a costare fino a 12.000 euro per ogni pezzo. Una cifra enorme. Quanti di noi non la venderebbero all’istante, anziché tenerla nel cassetto dei ricordi? In questo articolo cerchiamo di spiegare di quali parliamo e perché ci sono in gioco importi così rilevanti.
Dobbiamo tornare indietro al 1957. In quell’anno il ministro Giuseppe Medici, in previsione della fine della seconda legislatura repubblicana (1953-1958), fece coniare dalla zecca dello stato 1.004 monete da 500 lire “Caravelle” con la dicitura “PROVA” in basso a sinistra. Erano destinate ai parlamentari come segno di ringraziamento (che tempi di galateo!). Questi esemplari non potevano e dovevano entrare in circolazione sul mercato. A seguito di indagini della Guardia di Finanza, fu accertato che il numero di queste monete era effettivamente superiore alle 2.200, più del doppio rispetto alla tiratura ufficiale. Al centro era raffigurata l’immagine delle tre caravelle con cui Cristoforo Colombo partì per le Indie, salvo scoprire le Americhe: la Nina, la Pinta e la Santa Maria. Ma ci fu un errore, che a detta degli esperti nautici del tempo era considerato imperdonabile: le bandiere in cima agli alberi delle navi erano “controvento”, cioè disposte verso poppa. Sarebbero dovute essere disegnate verso prua.
Conta lo stato di conservazione
Ed ecco che torniamo ad discorso di cui sopra. La tiratura è stata molto bassa e al contempo conteneva un errore, ragione per cui il valore di queste 500 lire di prova è salito fino a cifre di 10-12.000 euro. Non è detto, però, che se ne possedete una, questa vi sarà pagata effettivamente per tali cifre. Molto dipende anche dallo stato di conservazione. Il massimo desiderabile è il “Fior di Conio”, che fa riferimento a monete non immesse in circolazione e, quindi, nuove di zecca nel senso letterale del termine. Sono le più pregiate, ricercate e, quindi, più pagate di tutte. Se una moneta viene valutata come “Splendida”, significa che in buona sostanza è ancora perfetta. Se è soltanto “bellissima”, contiene qualche imperfezione. “Molto bella” è l’espressione che si usa quando una moneta mostra alcuni segni di usura. Con “Discreta” si qualifica la moneta con un’immagine in rilievo poco riconoscibile. Infine, con “Bella” l’immagine e le scritte non sono riconoscibili del tutto.
Valore intrinseco molto basso
Le 500 lire “Caravelle” furono coniate in argento 835/1000. Non sono ancora quelle bimetalliche a cui eravamo ormai abituati negli anni precedenti al passaggio all’euro. Il loro peso era di 11 grammi per un diametro di 29 millimetri. Pertanto, il peso dell’argento risulta essere di 9,185 grammi. Alle attuali quotazioni di mercato, intorno a 9,37 euro. Questo è all’incirca quanto pagherebbero i collezionisti per entrare in possesso di una moneta del genere, riconoscendo solamente il suo valore “intrinseco”. Esso non è altro che il valore delle 500 lire, dato dal metallo usato per il suo conio.
E’ probabile che in pochi vorrebbero vendere queste monete da 500 lire con un valore di mercato così basso. Ma se ci fate caso, ciò ci fa capire quanto possa essere elevata la perdita del valore di acquisto nel tempo. Si può arrivare a casi in cui il valore facciale o nominale di una moneta risulta essere inferiore a quello dei metalli utilizzati per coniarla. Quando ciò avviene, molte monete vengono semplicemente “tosate” per ricavarne i metalli e per questo motivo i bordi sono ormai da decenni ovunque prodotti rigati.
Valore moneta da 500 lire, dalle “Caravelle” alle bimetalliche
Le 500 d’argento furono effettivamente coniate per essere immesse sul mercato nel triennio che va dal 1959 al 1964, contestualmente alle celebrazioni per i 100 anni dell’Unità d’Italia. Questi pezzi non sono rari, ragione per cui il mercato è disposto a pagarli pochi euro. Rimasero in circolazione fino al 1967. Furono successivamente coniate solamente a scopo di collezione fino al 2001. A seguire le 500 lire Dante Alighieri nel 1965 per commemorarne i 700 anni dalla nascita. Per arrivare alle 500 lire bimetalliche che ricorderanno anche coloro che erano molto giovani durante il passaggio all’euro, dobbiamo attendere fino al 1982. Si tratta del primo esemplare al mondo di questo genere. Le varianti furono numerose e alcune contennero errori, per cui risultano più ricercate delle altre.
Per concludere, il valore delle 500 lire in argento è generalmente di pochi euro, riflettendo il peso del metallo. Per salire a cifre considerevoli dobbiamo fare riferimento a quelle di prova del 1957, di cui furono coniati effettivamente pochi esemplari. L’errore sopra citato rende la moneta ricercata, anche se è probabile che i pezzi siano rimasti perlopiù in mano al circolo esclusivo a cui erano stati destinati in qualità di omaggio. Lo stato di conservazione è determinante ai fini della valutazione. Infine, possederne una anche in perfette condizioni non ci autorizza a pensare che il valore di mercato sia davvero di 10-12.000 euro. Serve che gli interessati abbiano voglia di spendere una cifra del genere. Non è detto che succeda.