I montepremi in gettoni d’oro luccicano meno di quanto credi

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Seguendo uno dei numerosi quiz televisivi che ci vengono propinati ogni giorno, quasi certamente avremo notato che i montepremi a cui possono ambire i concorrenti sono pagati in gettoni d’oro. Spesso, la dicitura appare in sovrimpressione. Molti di noi si saranno chiesti cosa vorrà dire mai. Una vincita di 500.000 euro sarà realmente tale o alla fine il concorrente si ritroverà ad incassare una cifra inferiore? E perché e in quale misura? Risponderemo a tutte queste domande, dandovi conto passo dopo passo delle cifre in gioco.

Gettoni d’oro, le ragioni dietro

La televisione italiana nacque ufficialmente il 3 gennaio del 1954. L’anno seguente, il legislatore introdusse una norma per vietare i pagamenti dei montepremi ai giochi televisivi in contanti. Sarebbero stati pagati solamente in gettoni d’oro. A cosa si deve tale limitazione? Siamo nell’Italia di settanta anni fa e c’era tanto moralismo sul gioco. Proprio in quegli anni il “vizio” venne perseguito con la chiusura di numerosi casinò. Si avvertiva il rischio che gli italiani, ancora poveri e poco istruiti, fossero incoraggiati a scommettere, insomma a darsi al gioco d’azzardo.

In pratica, vietando i pagamenti in contanti e consentendoli in gettoni d’oro, ci sarebbe stato un freno a tale rischio. Certo, fa specie pensare che parliamo dello stesso stato che ogni anno fa cassa con il lotto e che negli ultimi decenni ha aumentato la frequenza delle estrazioni settimanali per accrescere il gettito fiscale, nonché consentito la nascita di giochi come il gratta e vinci e l’apertura delle sale bingo. La coerenza in politica non esiste, ma è altrettanto indubbio che qui siamo di fronte a un’ipocrisia nauseabonda.

Previsioni fiscali sui montepremi

Torniamo ai gettoni d’oro. Con l’art.30 del Dpr 600/1973 la normativa fiscale prevede che le vincite ai giochi televisive vengano tassate al 20% e non al 25% come le altre. Sembrerebbe un trattamento di favore, ma come vedremo siamo lontanissimi da questa situazione. In effetti, il vincitore di un montepremi andrà incontro ad una vera e propria stangata prima di riscuotere la somma. Per prima cosa, la somma include l’IVA al 22%. In pratica, su 100.000 euro, dobbiamo subito toglierne più di 18.000 per l’imposta sul valore aggiunto. A questo punto, il denaro sarà inviato per il controvalore rimanente e sempre sotto forma di gettoni d’oro al banco dei metalli che verrà indicato al concorrente dal gruppo televisivo su cui ricade l’onere (Rai, Mediaset, La7, Discovery Italia, ecc.).

Solamente recandosi presso tale banco, il concorrente potrà finalmente vedersi accreditata la somma in contanti, grazie alla conversione dai gettoni d’oro agli euro. Tuttavia, questa operazione a sua volta non viene effettuata gratis. Ci mancherebbe. Il banco tratterrà il 5% a titolo di commissione. Nel nostro esempio, oltre 4.000 euro. Ciò che resta del montepremi sarà, infine, sottoposto alla suddetta imposizione del 20%. I nostri 100.000 euro sono diventati meno dei 62.300 euro. Lo stato si è preso quasi il 38%.

Possibile posticipare la riscossione

Una vincita resta una vincita. Non mettiamo in dubbio che i concorrenti siano realmente contenti quando si portano a casa cifre rilevanti per un italiano medio. L’importante è capire che nella realtà sono assai più basse di quelle ufficiali. Un montepremi di 500.000 euro alla fine sarà di quasi 311.500 euro. Una cifra ancora importante, ma non sono i 500.000 iniziali. In Italia non è ammesso neanche essere fortunati. Lo stato si sente in diritto di condividere le gioie dei contribuenti.

Esiste un’altra possibilità offerta ai concorrenti. Essi potranno farsi spedire direttamente a casa i gettoni d’oro per l’equivalente della cifra vinta, al netto dell’IVA. In questo caso, per somme superiori ai 20.000 euro, dovranno pagare lo 0,15% a titolo di commissione. E poi? In teoria, o ci si reca da soli presso un banco dei metalli per effettuare la conversione immediata o si attendono tempi migliori. Già, perché se il valore dell’oro aumenta, è evidente che il banco dovrà corrisponderci una cifra superiore in euro. Per fortuna, negli ultimi anni l’andamento del metallo giallo è stato molto positivo. Se i concorrenti hanno avuto la pazienza di aspettare, hanno verosimilmente potuto anche riscuotere una vincita in linea con quella ufficiale o persino superiore.

Ad esempio, se avessimo vinto un anno fa 100.000 euro in gettoni d’oro e solo oggi effettuassimo la conversione, avremmo a disposizione una cifra del 35% più alta. Questa è stata la percentuale di guadagno del metallo in euro. E c’è da dire che il pagamento avviene solitamente dai tre ai sei mesi successivi alla data della vincita, per cui è quasi scontato che nel frattempo l’oro abbia subito oscillazioni di mercato anche possibilmente rilevanti. Questo è un fattore che va preso in considerazione per capire che i montepremi siano, in un certo senso, una finzione rispetto alla realtà.

Gettoni d’oro non più obbligatori per giochi a quiz in tv

Ma non è detto che le cose debbano andare per sempre così. Nel 2018 vi fu una sentenza del Tar del Lazio, che riconobbe la possibilità di pagare i montepremi vinti nelle trasmissioni televisive in denaro, purché siano stati chiariti sin dall’inizio i criteri di partecipazione al gioco. Sono passati diversi anni da quella sentenza e bisogna ammettere che non si è mossa foglia. C’è il dubbio che i gruppi televisivi non trovino conveniente sborsare direttamente gli euro, altrimenti non si spiegherebbe tale riluttanza, peraltro unanime.

Come sopra accennato, l’unica soluzione che il vincitore ad oggi ha per neutralizzare il costo dell’imposizione fiscale è di attendere che le quotazioni auree salgano. Non è detto che ciò avvenga nel breve termine. L’oro è un investimento a lungo termine e anche se negli ultimi anni ha offerto grosse soddisfazioni anche nel giro di poche settimane, non è per questo che lo si acquista di solito. Non è come comprare Bitcoin, sperando che si apprezzi anche nel giro di qualche ora o giorno al massimo. E’ il classico bene rifugio per mettersi al riparo dai rischi di natura finanziaria e geopolitica, oltre che dall’inflazione. A proposito, anche questa alternativa comporta il sostenimento di un costo: i gettoni d’oro dove li metto? Lasciarli in casa sarebbe molto rischioso ed esporrebbe a pericoli per la propria incolumità fisica. La soluzione più “gettonata”, scusate il gioco di parole, sarebbe di depositarli in banca in una cassetta di sicurezza. Ma ciò comporta il pagamento del servizio di custodia, che annualmente potrà ammontare a qualche centinaio di euro come minimo. Il costo effettivo dipenderà dall’entità della vincita, cioè dalla quantità di gettoni d’oro da custodire.

 

 

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