Notizie Bitcoin all’indomani dell’elezione al secondo mandato di Donald Trump, personaggio che fa discutere, ma che certamente ha impresso una svolta nel mondo crypto.
La recentissima elezione di Donald Trump alla presidenza USA ha oggettivamente determinato una brusca impennata del valore di Bitcoin, che in poco tempo – per non dire poche ore — ha raggiunto una sua quota all time high (ATH), col superamento della soglia dei 75mila dollari, precisamente 76.179 USD.
La notizia ha immediatamente fatto esplodere il “sentiment” attorno alla moneta di Satoshi Nakamoto, facendo probabilmente prevedere una certa inversione di marcia rispetto alle politiche statunitensi messe in atto fino ad oggi.
Data la vittoria, la dinamica era piuttosto prevedibile, almeno stando alle dichiarazioni del neo-eletto presidente, secondo il quale una serie di provvedimenti nazionali decisamente crypto-friendly sarebbe stata la cifra riconoscibile e netta del suo mandato.
Ma cosa accadrà effettivamente? Donald Trump ha solo snocciolato promesse elettorali al fine di massimizzare la sua base di consenso, oppure ha effettivamente intenzione di trasformare l’America del “dollaro imperialista” (fiat money) nella prima superpotenza a dichiarare le crypto buone e positive?
In questo articolo, che segue analisi a freddo che noi stessi abbiamo proposto immediatamente dopo l’esito delle elezioni presidenziali, cercheremo di approfondire dichiarazioni esplicite e tendenze macroeconomiche di contorno, andando a individuare i possibili scenari in proposito.
Notizie Bitcoin e ascesa di Trump
Le dichiarazioni del nuovo presidente, lo ricordiamo, seguono una serie piuttosto nutrita di fatti che hanno avuto come protagonista la mano ferma degli USA contro ogni forma di disinvoltura verso concetti come privacy e decentralizzazione, basti pensare all’arresto preventivo, addirittura, di personaggi che avevano la colpa anche solo di aver creato un wallet Bitcoin con funzioni di mascheramento e “mixing” (ci riferiamo come ovvio al caso del wallet Samourai, sviluppato da Keonne Rodriguez e William Lonergan Hill, la cui vicenda giudiziaria non si è ancora conclusa).
Ovviamente saranno i fatti, e non certo le promesse elettorali, a dare eventualmente ragione a Trump e a renderlo effettivamente il rappresentante di una politica amichevole verso Bitcoin e della cryptosfera.
Sta di fatto però che gli impegni assunti sono piuttosto eloquenti, e fanno riferimento a parole pronunciate con grande precisione e circospezione.
Trump promette la rimozione di numerose restrizioni fiscali in materia di trattamento e plusvalenze in criptomonete, facendo ipotizzare la volontà di utilizzare la variabile crypto non solo come strumento di rilancio dell’economia interna, ma anche come opportunità per attirare grandi capitali oggi indirizzati verso paradisi finanziari dove le crypto sono ormai più la regola che l’eccezione (si pensi a poli ormai acquisiti, del calibro di Dubai).
Trump ha anche più volte ventilato l’utilizzo di riserve in BTC come strumento per calmierare il debito pubblico statunitense, attraverso processi di ingente accumulazione. Una dichiarazione che fa riflettere, soprattutto se consideriamo l’endorsement che lo stesso Trump ha ricevuto da Michael Saylor, CEO di Microstrategy, l’azienda che più di ogni altra ha accumulato satoshi in questi anni.
La domanda sorge spontanea. Che si tratti del grande preludio alla fondazione di una nuova crypto-banca americana, che già da subito, e a maggior ragione in seguito al sopraccitato ATH, avrebbe tutte le carte in regola per essere il più capitalizzato cuore pulsante della nuova finanza decentralizzata a marchio Stelle e Strisce?
La stessa storia aziendale recente di Microstrategy sembrerebbe confermare questa idea e tendenza, almeno nella forma di un fortissimi sospetto: a parte l’ormai parossistica accumulazione di BTC — oltre 229.500 a settembre — da considerare è per esempio il rapporto con la Norges Bank Investment, fondo pensione norvegese che reinveste programmaticamente i proventi statali incassati dalle concessioni petrolifere. Esattamente a ridosso della corsa trumpiana alla Casa Bianca, questo istituto ha annunciato di aver aumentato la sua esposizione come grande azionista verso Microstrategy.
Le parole dello stesso Michael Saylor non sembrano lasciare dubbi: “Votate Bitcoin!”, ha detto in un suo post su Twitter/X. Una chiara volontà di connettere il futuro americano alla moneta di Satoshi Nakamoto, attraverso quelle che si delineano come solide strumentazioni “laterali” che parlano la lingua dei grandi fondi d’investimento planetari. Il tutto nel nome di quello che a breve sarebbe stato il nuovo presidente.
Se a questo aggiungiamo addirittura la volontà di Trump circa il licenziamento dell’attuale presidente della SEC Gary Gansler, nota voce avversa ad ogni forma di decentralizzazione finanziaria, il quadro per il grande reset sembra essere completo.
Bitcoin, Trump e la variabile Elon Musk
Un ulteriore apporto a questa tendenza è stato indubbiamente rappresentato da quella che a buon titolo possiamo considerare la vera e propria “spalla” di Trump durante tutto il periodo della campagna elettorale.
Stiamo ovviamente parlando dell’imprenditore Elon Musk, da sempre grande sostenitore di tutto il campo blockchain, sia pure con posizioni altalenanti e divisive, specie nella spiccata abitudine a dichiarazioni dall’esito più speculativo che effettivamente suffragato da concretezza fattuale.
Dunque è innegabile anche questo: l’effetto Musk si è fatto sentire, specie se consideriamo le dichiarazioni di Trump subito dopo la vittoria. Sarebbe infatti al vaglio addirittura l’istituzione di un ministero interamente affidato al noto imprenditore di Tesla e SpaceX, ministero che porgerebbe un nome estremamente significativo: DOGE, ossia l’acronimo inglese di “Dipartimento per l’Efficienza Governativa”.
Capita però che DOGE sia anche — coincidenza come ovvio tutt’altro che casuale — il nome della prima e più celebre “memecoin” al mondo, ossia quella legata alla simpatico cagnolino di razza shibainu, che da sempre Musk porta in palmo di mano con puntuali dichiarazioni pubbliche che altrettanto puntualmente determinano improvvise impennate delle sue quotazioni.
Si tratta dell’ennesima dichiarazione “alla Musk”, tra le numerose a fronte delle ormai siamo ormai abituati ad aspettarci il rialzo speculativo di turno, oppure di una sincera intenzione volta al rinnovamento ed efficientamento della macchina governativa e statuale USA? Anche in questo caso solo l’oggettività dei fatti potrà darci una risposta definitiva. Ma l’indicazione resta chiara.
Notizie Bitcoin: il fronte delle crypto
I fatti stessi, però, indipendentemente dalla realizzazione future delle promesse snocciolate di fronte agli elettori, oggi stesso individuano uno scenario inequivocabile: Bitcoin — e con esso tutto il panorama delle principali e più capitalizzate criptovalute — sta vivendo in frangente estremamente positivo, non solo per questa consacrazione connessa alla vittoria di Trump, già ribattezzata “Trump Pump”, ma anche per una serie di paralleli accadimenti che stanno andando nella medesima direzione per tutto il comparto decentralizzato.
Ethereum, per esempio, si è rapidamente approssimato alla reststenza dei 2.820 USD. Lo stesso Justin Sun, founder di TRON — quindi, a rigore, un diretto rivale di Vitalik Buterin, cioè una delle voci più al di sopra di qualsiasi sospetto — ha esplicitamente parlato di un frangente molto “bullish”, nel quale è opportuno investire proprio in Ethereum.
Nel contempo, il celebre ETF BlackRock su Bitcoin ha registrato il volume giornaliero più elevato dalla sua emissione, con ben oltre quattro miliardi di dollari scambiati. Inoltre il colosso Hut8 ha puntato a un aumento del 66% sul complessivo hashrate per minare Bitcoin in seguito all’accordo d’acquisto di oltre 31.000 miner.
Degno di nota è anche il comportamento della Federal Reserve, che ha già iniziato a operare un sensibile taglio ai tassi di interesse. Questo andrà a produrre in tempi relativamente brevi un surplus di liquidità nei mercati, che, considerando la crescita e gli incentivi nel campo della crypto-economy, andrà a rilanciare tutto il settore, con specifico riferimento alla DeFi, nella quale lo stesso Donald Trump intende aprire delle ragguardevoli posizioni.
Fino a pochi giorni fa, infatti, le dichiarazioni di Trump circa un fantomatico progetto di finanza decentralizzata denominato WLFI sembravano l’ennesima dichiarazione per massimizzare il gradimento e avvalorare quanto sempre affermato in materia di interesse per il mondo crypto. Tale progettualità non è stata presa particolarmente sul serio dagli addetti ai lavori, ma all’indomani della vittoria assume certamente un altro valore.
Non sappiamo se i progetti specifici di Trump avranno un peso operativo nel campo DeFi, ma di certo i suoi intendimenti aprono il campo a una serie di azioni soprattutto nell’ambito della regolamentazione, della trasparenza e della promozione di tali strumenti come nuovo standard per la finanza globale.
Lo scenario apre quindi numerose strade, e si conferma foriero di interessanti novità.
Conclusioni
Come ovvio, indipendentemente da considerazioni strettamente politiche e ideologiche, l’avvento di Donald Trump alla Casa Bianca, almeno considerando la reazione dei mercati, si è rivelato un catalizzatore fortemente esplosivo per la crescita dei mercati e l’accelerazione decisionali in materia di taglio dei tassi d’interesse.
In particolare Bitcoin, e con esso tutto il comparto crypto, ha presentato fortissimi rialzi, superando la soglia dei 75.000 di dollari e facendo pensare a una vera e propria bull-run.
Se l’ipotesi bull-run risultasse avvalorata dagli andamenti aggregati delle prossime settimane, apparirebbe specularmente verosimile la previsione di svariati analisti circa la possibilità che attorno a gennaio 2025 — sulla base delle analoghe bull-run Bitcoin avvenute storicamente a fine anno — si arrivi addirittura a toccare i 100.000 dollari.
L’ipotesi è certamente ottimistica, ma non inficia l’oggettiva crescita del mercato crypto e dell’interesse di aziende e istituzioni per questo campo di investimento e sviluppo.
L’input dato dal nuovo presidente USA apre la via anche a una sorta di pieno riconoscimento istituzionale a un personaggio come Elon Musk, che, per quanto discusso, rimane di certo un punto di riferimento sia per il mondo crypto che per l’innovazione tecnologica in quanto tale. Questo riconoscimento potrebbe ragionevolmente innescare positive reazioni a catena nel dialogo tra Stati Uniti e resto del mondo.
Una politica più flessibile e crypto-friendly da parte degli USA potrebbe altresì innescare positive reazioni a catena anche in Europa, con specifico riferimento alle regole e impostazioni in tema di competitività delle aziende ad alto grado innovativo e tecnologico (blockchain, intelligenza artificiale, comunicazioni).
Non da ultimo, gli equilibri internazionali susseguenti alla ventilata apertura del mercato e delle normative statunitensi in materia criptovalutaria potrebbero effettivamente portare ad un’armonizzazione della legislazione continentale, o comunque a una serie di opportunità connesse a tale svolta.
Da considerare, infatti, quanto l’economia americana sia legata a doppia mandata a quella europea, anche e soprattutto nel conquistarsi un nuovo ruolo dopo l’evidente avvento delle economie a base BRICS e dei paesi emergenti, che come sappiamo stanno facendo passi da giganti proprio nel settore crypto, specie Bitcoin.
La conclusione è che il mondo degli operatori e investitori in criptovalute e blockchain dovrebbe guardare con estremo interesse la potenziale svolta della politica di Washington, per valutare effettivamente la veridicità delle tendenze in atto, che potrebbero effettivamente portare a un nuovo ordine mondiale. Questa volta, si spera, migliore di quello che lo ha preceduto.
Filippo Albertin