Perché il cambio Euro Dollaro è crollato ai minimi da due mesi e mezzo

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A metà agosto, il cambio Euro Dollaro aveva superato la soglia di 1,10 e già alla fine di settembre era salito a 1,12, livello massimo da oltre due anni e mezzo. Questa settimana, puntava a 1,08 e oggi è risalito un po’ sopra 1,0850. L’intonazione resta, tuttavia, negativa. C’è chi ritiene che il cross possa scendere ancora una volta intorno alla parità, che non vede da quasi due anni. L’indebolimento della moneta unica non è una buona notizia per l’Area Euro. Esso implica che il costo delle importazioni sale e alla lunga ne risentirebbe l’inflazione, che finalmente sta scendendo intorno al tasso-obiettivo fissato dalla Banca Centrale Europea (BCE) al 2% nel medio termine.

Cambio Euro Dollaro in calo con Area Euro debole

L’Area Euro è un’economia esportatrice netta di merci e servizi, per cui un cambio Euro Dollaro più debole si presume che ne sostenga la crescita. Se da una parte è vero, dall’altra dobbiamo guardare alle conseguenze nel suo complesso. Per prima cosa cerchiamo di capire la ragione di questa debolezza di fondo. Tutto inizia tra la fine di settembre e gli inizi di ottobre. Ci sono notizie sempre più negative sulle prospettive di crescita nell’Area Euro. Gli indici macroeconomici stanno peggiorando. Se già il PMI manifatturiero segnalava recessione, il PMI dei servizi inizia pericolosamente ad avvicinarsi alla soglia dei 50 punti, sotto la quale si passerebbe dalla crescita al calo dell’attività.

E la Germania ha rivisto il suo Pil per quest’anno al ribasso. Non solo non crescerà affatto, ma l’economia tedesca si contrarrà dello 0,2% dopo il -0,3% del 2023. E’ l’unico caso tra le grandi economie al mondo a registrare il segno meno nel biennio. In conseguenza di questo deterioramento la BCE questa settimana ha tagliato per la terza volta i tassi di interesse dello 0,25%. Alla riunione di settembre, l’istituto aveva segnalato l’intenzione di mantenere invariati i tassi all’appuntamento successivo. La mossa affrettata è stata giustificata dalla governatrice Christine Lagarde con i minori rischi s’inflazione, oltre che dall’indebolimento dell’economia.

L’economia americana resta forte

Il segnale sembra chiaro: la BCE taglierà i tassi anche a dicembre. E continuerà a farlo nel corso del 2025 a ritmi più serrati di quelli previsti dal mercato fino a pochissimo tempo fa. La situazione è ben diversa presso la prima economia mondiale. Gli Stati Uniti hanno pubblicato all’inizio del mese i dati sull’occupazione di settembre e sono risultati ancora una volta migliori delle attese. Non s’intravede un rischio imminente di recessione, anzi gli stipendi continuano a salire a ritmi reali positivi e il numero dei posti di lavoro creati appare robusto. La Federal Reserve aveva tagliato i tassi a settembre dello 0,50%, ma a questo punto vorrà esaminare dati più convincenti prima di proseguire nella riduzione del costo del denaro.

Abbiamo da una parte, quindi, un’economia americana robusta e dall’altra un’economia nell’Area Euro e, più in generale, in tutta Europa in fase di ulteriore indebolimento, stretta tra guerre e transizione energetica. Il cambio Euro Dollaro riflette la debolezza di fondo per l’economia dell’unione monetaria e anche la relativa forza per quella americana. La divisa americana ha effettivamente guadagnato oltre il 3% in media contro le altre valute mondiali e questa è anche la perdita accusata nel periodo dalla moneta unica. Possiamo dedurre che più che altro, il trend delle ultime settimane ci racconta della forza degli Stati Uniti più che la debolezza delle altre grandi economie.

Cresce la divergenza monetaria attesa

Tecnicamente, accade che i capitali si spostano dalle aree in cui i tassi sono più bassi a quelle in cui risultano più alti. E questo determina l’apprezzamento delle divise con alti tassi. Poiché il mercato cerca sempre di giocare di anticipo, i capitali si muovono anche in funzione delle previsioni per il futuro. A seguito di quanto detto, ci si aspetta che la BCE tagli i tassi a ritmi serrati, mentre la Federal Reserve può e forse deve pazientare per evitare l’errore di allentare eccessivamente le condizioni monetarie e surriscaldare nuovamente i prezzi al consumo. In gergo, si dice che la “divergenza monetaria” attesa sia in aumento a favore di tassi Usa. Proprio questo aspetto determina l’apprezzamento del cambio Euro Dollaro.

C’è da notare un fatto curioso. Di solito, quando il biglietto verde si rafforza, le quotazioni delle materie prime tendono a ripiegare. Petrolio a parte e per ragioni a sé, sta accadendo che l’oro abbia segnato nelle scorse ore l’ennesimo record storico. La quotazione ha sfiorato i 1.720 dollari l’oncia. E come non guardare ai Bitcoin. Nella serata di venerdì 18 ottobre segna un rialzo sopra 68.850 dollari, ai massimi da fine luglio. Gli investitori piccoli e grandi segnalano di voler comprare Bitcoin sulla prospettiva di tassi globali più bassi. Ma c’è anche il fattore elettorale ad incidere favorevolmente. I due candidati in corsa per la Casa Bianca hanno promesso entrambi di sostenere le criptovalute se vinceranno. Sebbene il mercato crypto confidi molto più su Donald Trump, stanno venendo meno certi timori per il caso in cui vincesse Kamala Harris.

Cambio Euro Dollaro esposto a tensioni politiche in Europa

Tornando al cambio Euro Dollaro le prospettive a breve non appaiono positive. In base all’esito delle elezioni presidenziali americane, è possibile che il mercato reagisca con il famoso “Trump trade”. Se l’ex presidente tornasse alla Casa Bianca, gli investitori sconterebbe politiche fiscali più espansive a sostegno della crescita. E questo impedirebbe alla Federal Reserve di tagliare in maniera robusta i tassi. Al contrario, si accenderebbero i fari sul rischio d’inflazione. In breve, il dollaro si rafforzerebbe sulla prospettiva di un’economia americana a viaggiare a tutto gas.

Un cambio Euro Dollaro in ripida discesa sarebbe una cattiva notizia per la BCE, che dovrebbe ponderare le sue mosse future per evitare di importare inflazione. Alla fine, il mercato troverà un punto di equilibrio e probabilmente la discesa fino alla parità o persino sotto di essa sarebbe temporanea. Il principale fattore di rischio nell’Area Euro resta, tuttavia, di natura geopolitica. La Francia non ha un governo stabile e in Germania la sconfitta dell’attuale maggioranza è data per scontata alle prossime elezioni. Ma i conservatori all’opposizione difficilmente conquisteranno seggi sufficienti per governare da soli, incalzati come sono nei sondaggi dall’AfD, forza di destra radicale euroscettica. L’asse franco-tedesco, che da decenni garantisce stabilità e governance a tutta l’unione monetaria e alla stessa Unione Europea, è diventata una maionese impazzita.

 

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