Il mercato delle “criptovalute” ha ripreso a correre e la quotazione di Bitcoin si è portata nella serata di oggi in area 66.500 dollari, ai massimi da due mesi e mezzo. Dai minimi del 10 ottobre scorso segna un rialzo del 10%. La capitalizzazione è salita sopra 1.310 miliardi, incidendo per oltre il 57% dell’intero mercato crypto. Le ragioni alla base del trend positivo sono diverse, a partire proprio da una previsione shock sui Bitcoin e di cui tratteremo di seguito. La notizia del giorno è che la vicepresidente degli Stati Uniti e candidata alla corsa verso la Casa Bianca per il Partito Democratico, Kamala Harris, ha aperto nuovamente a questo nuovo business.
Harris apre alle crypto
Harris ha dichiarato che sosterrà con iniziative specifiche la popolazione nera, che risulta essere per il 20% in possesso di criptovalute. Un modo, a suo dire, per ridurre le disuguaglianze razziali all’interno della prima economia mondiale. Le affermazioni di Harris sono importanti, perché i democratici sono considerati ostili a questo mondo. L’amministrazione Biden non ha aperto in questi anni e la Securities and Exchange Commission (SEC), guidata da Gery Gensler, un alto funzionario vicino al partito dell’asinello, continua a rivelarsi abbastanza dura nei riguardi delle crypto.
Viceversa, Donald Trump ha assicurato agli imprenditori dei token digitali che costituirà persino una riserva nazionale in Bitcoin e che quelli attualmente detenuti dal governo federale a seguito di provvedimenti giudiziari non saranno mai ceduti sul mercato. Recente è il lancio di una propria crypto, a dimostrazione di quanto il tycoon voglia anche mostrarsi vicino al business. Se tornasse alla Casa Bianca, ha promesso che farà comprare Bitcoin al governo.
Previsione su Bitcoin di Saylor
E ora veniamo alla previsione su Bitcoin, a distanza di pochi mesi da quella scioccante resa da Michael Saylor nel corso di una conferenza settoriale. Il 26 luglio scorso, il fondatore di MicroStrategy e tra i principali sostenitori del token nel mondo sostenne che la quotazione di mercato salirà fino a 13 milioni di dollari al 2045 dai 65.000 dollari in media di questi giorni. La cifra è il risultato di una media tra uno scenario “bearish” a 4 milioni e uno “bullish” a 49 milioni. Se Taylor avesse ragione, da qui ai prossimi venti anni la quotazione correrebbe al ritmo medio annuo del 30%.
C’è da dire che, rispetto ai primissimi scambi agli inizi del 2009, quando Bitcoin non valeva praticamente nulla, la crescita in media ha sinora sfiorato il 230% all’anno. Sembrerebbe che la previsione su Bitcoin di Taylor fosse persino modesta, dato il trend passato. In realtà, dovete solo immaginare che a 13 milioni di dollari, l’intera capitalizzazione per il token si porterebbe sopra 270.000 miliardi di dollari. Le dimensione che assumerebbe, pertanto, sarebbero gigantesche.
Taylor, come dicevamo, è uno strenuo sostenitore delle monete digitali. Tramite la sua società, che è attiva nel business dei servizi software, possiede 252.220 Bitcoin per un controvalore di mercato di 16.8 miliardi. Il costo di acquisto è stato di 9,91 miliardi. La plusvalenza al momento sfiora i 7 miliardi, anche se l’imprenditore ha dichiarato che non venderà mai il suo portafoglio digitale. Evidentemente, egli crede che i token troveranno applicazione pratica nelle transazioni quotidiane. Non dobbiamo mai dimenticare che il loro scopo, almeno alla nascita, fu di affiancare le monete fiat negli scambi.
Dichiarazione clamorosa di Fink (BlackRock)
Ad oggi, quasi nessuno nel mondo utilizza i token per effettuare o ricevere pagamenti. Presto, non sarebbe più così. Ci crede niente di meno che Larry Fink, CEO di BlackRock, fondo obbligazionario numero uno al mondo con 10.500 miliardi di dollari di asset gestiti al termine del primo trimestre di quest’anno. Lo abbiamo visto recarsi a Roma per incontrare a Palazzo Chigi la premier Giorgia Meloni nei giorni scorsi. E’ forse l’uomo più potente negli ambienti finanziari globali. Egli ha affermato che Bitcoin avrebbe raggiunto uno status di “alternativa all’oro” e che vi sarebbero grosse potenzialità di crescita anche per Ethereum.
Non solo. Fink sostiene che il successo di Bitcoin sia indipendente dalla stessa regolamentazione o meno da parte dei governi. Crede che la sua importanza aumenterà nel tempo, man mano che troverà una crescente applicazione ai fini pratici. Il manager è da sempre vicino al Partito Democratico negli Usa. Il solo fatto che un big di tale peso abbia reso una simile dichiarazione, sta diffondendo la fiducia tra gli investitori non solo individuali, bensì anche istituzionali. I secondi sono stati fino a pochi mesi fa più restii, temendo tra l’altro lo scetticismo dei clienti e l’avversione dei governi.
Finanza tradizionale a un punto di svolta
Una svolta è arrivata all’inizio dell’anno, quando la Sec approvò i primi Etf per Bitcoin sul mercato finanziario americano. Tra questi c’è anche iShares Bitcoin Trust (IBIT) di BlackRock. Si può eccepire maliziosamente che Fink non abbia fatto altro che promuovere con le sue parole un proprio prodotto offerto alla clientela. Pur non scartando una tale ipotesi, dobbiamo considerare che le dimensioni dell’Etf siano ancora marginali rispetto al complesso degli asset gestiti dal fondo.
Saylor e Fink sono probabilmente agli antipodi nel panorama degli investitori istituzionali. Il secondo è attivo attraverso BlackRock anche sul fronte della sostenibilità ambientale e dei diritti sociali. Bitcoin è stato accusato negli ultimi anni di essere un asset altamente inquinante, dato che gran parte del “mining” avviene in paesi dove l’energia è perlopiù prodotta da fonti sporche. Il passo compiuto da Fink in questi giorni può avvicinare, quindi, quella parte del mercato finora rimasto guardingo per ragioni etiche.
Previsione su Bitcoin di Link forse non così estrema
Tra l’altro, la pressione della finanza tradizionale su governi e organismi internazionali può risultare decisiva per fare cadere alcune resistenze. Ad esempio, il Fondo Monetario Internazionale si rifiuta di elargire prestiti a El Salvador fintantoché il suo presidente Nayib Bukele non rivedrà la decisione di rendere Bitcoin valuta legale. Lo stato centramericano ad oggi è unico al mondo ad avere compiuto una simile scelta, sebbene gli effetti in termini pratici non siano stati tangibili nelle vite quotidiane dei suoi abitanti.
L’obiettivo salvadoregno resta la trasformazione della piccola economia domestica in un hub mondiale per il mercato crypto. Sfruttando l’energia geotermica sprigionata da un vulcano sito nel Nord-Est del territorio nazionale, il “mining” avverrebbe a costi contenuti in una città di apposita creazione (Bitcoin City) finanziata dall’emissione di bond legati all’andamento del token. Un esperimento ancora non avviato e solo annunciato e sempre rinviato, ma che dà l’idea del business che potrebbe esplodere attorno a questo mondo ancora perlopiù inesplorato. La previsione su Bitcoin di Link potrebbe rivelarsi azzeccata.