SEC e rivoluzione crypto: una nuova era?

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SEC e rivoluzione crypto: una nuova era alle porte? Con l’insediamento della nuova amministrazione di Donald Trump il 20 gennaio 2025 è innegabile quanto il panorama regolamentare degli Stati Uniti, almeno lungo la scia delle dichiarazioni programmatiche, stia vivendo una trasformazione significativa, soprattutto per quanto riguarda il settore delle criptovalute.

La Securities and Exchange Commission (SEC), l’agenzia responsabile della supervisione dei mercati finanziari, sta subendo cambiamenti profondi che potrebbero segnare l’alba di una nuova era per Bitcoin, Ethereum e l’intero ecosistema crypto, rappresentato di volta in volta da un vasto novero di progetti.

Questi sviluppi, guidati da una visione esplicitata da Trump durante la campagna elettorale, stanno aprendo opportunità senza precedenti per investitori, innovatori e aziende del settore.

Buona parte di tale cambiamento di rotta segue la ferma volontà di riformare drasticamente la SEC, privandola della sua pregressa riluttanza verso tutto il comparto blockchain. Al suo posto, l’intento è quello di collocare personalità e professionisti di segno opposto, estremamente aperti verso le sperimentazioni finanziarie decentralizzate, anche di portata più ardita e sfidante.

In questo articolo andremo ad analizzare il fenomeno, cogliendo quelle che sono le conseguenti opportunità sia per l’utente medio che per il grande investitore.

SEC: un cambio di rotta

Uno dei primi segnali concreti del nuovo approccio è arrivato il 23 gennaio 2025, quando Trump ha firmato un ordine esecutivo che istituisce una “Crypto Task Force” proprio all’interno della SEC.

Guidata dalla commissaria Hester Peirce, nota come “Crypto Mom” per le sue posizioni favorevoli alle valute digitali, questa task force ha il compito di rivedere profondamente le normative esistenti e proporre un quadro regolatorio più chiaro e flessibile, in grado quindi di accogliere le richieste più in linea con questo ambito.

A differenza del passato, quando la SEC sotto la guida di Gary Gensler adottava un approccio aggressivo basato su azioni legali contro aziende che promuovevano prodotti finanziari a base di criptovalute, la nuova strategia sembra orientata a promuovere l’innovazione piuttosto che a reprimerla. Non per nulla, Gary Gensler risulta essere ancora oggi oggetto di una vasta “memetica” a lui avversa, messa in rete da bitcoiner e in genere appassionati di cryptosfera che evidentemente hanno identificato in lui uno degno ostacoli maggiori alla diffusione di questi nuovi sistemi di pagamento, investimento e transazione economica.

Un altro cambiamento significativo è pertanto avvenuto esattamente in area apicale, con la nomina di Paul Atkins come nuovo presidente della SEC, in sostituzione del citato Gensler. Atkins, un sostenitore convinto delle criptovalute e fondatore di Patomak Global Partners, porta con sé una visione estremamente meno ostile rispetto al suo predecessore. La sua leadership si inserisce in un contesto più ampio, che include ulteriori figure pro-crypto: per esempio Howard Lutnick, nominato segretario al Commercio, e David Sacks, designato consigliere speciale per l’IA e le criptovalute.

Questo team riflette l’intenzione di Trump di mantenere le promesse elettorali, tra cui quella di trasformare gli Stati Uniti nella “capitale mondiale delle criptovalute”. Promessa da marinaio o effettiva volontà? Solo il tempo, come ovvio, potrà dirlo in via definitiva. Ma di certo le premesse fanno ben sperare…

Smantellamento dell’unità di enforcement e nuove priorità

Un’ulteriore prova del cambio di paradigma è la decisione di ridimensionare l’unità speciale dedicata all’enforcement delle criptovalute, che contava oltre 50 professionisti. Tale compagine rappresentava infatti più un ostacolo normativo che un’effettivo fattore di tutela verso investitori e utenti.

Secondo fonti vicine alla SEC, parte del personale in essa impiegato è stata riassegnata ad altri dipartimenti, con decisione che segna una svolta rispetto alla strategia, oggettivamente punitiva, degli ultimi anni.

Al suo posto è stata creata la Cyber and Emerging Technologies Unit (CETU), guidata da Laura D’Allaird, con un focus su crimini informatici e condotte finanziarie illecite, piuttosto che su una regolamentazione retroattiva e restrittiva delle crypto.

La task force di Peirce, nel frattempo, ha già avviato incontri con attori chiave del settore, come Zero Hash, Paradigm e il Crypto Council for Innovation, per discutere questioni legate alla regolamentazione degli asset digitali. Questo dialogo diretto con l’industria rappresenta un approccio finalmente aperto e collaborativo, in netto contrasto con il clima di ostilità percepito sotto l’amministrazione Biden.

Come ovvio la nostra argomentazione non include alcun sottotesto politico, visto che non è certamente nostro compito valutare la presidenza degli USA nel suo complesso, viste le tante, complesse e spinose questioni in gioco sia passate che presenti: ruolo nello scacchiere planetario, azioni di pace credibile nelle zone di conflitto, rapporti con l’Europa e le altre superpotenze (Russia e Cina in primis), valore e portata dei tanto annunciati dazi, ingerenze mediatiche nelle elezioni nazionali, e via discorrendo…

I temi sono tanti, scottanti e meritevoli di analisi circostanziate e lucide. Ma per quanto riguarda il settore crypto non c’è alcun dubbio: è iniziata una nuova era.

Opportunità

Questi cambiamenti stanno generando un’ondata di ottimismo nel mondo delle criptovalute, con opportunità che si concretizzano su più fronti. Vediamo di citare quelli più rilevanti:

Chiarezza normativa: La promessa di un quadro regolatorio chiaro potrebbe ridurre l’incertezza che ha frenato molti progetti crypto negli ultimi anni. Le aziende potranno operare con maggiore sicurezza, sapendo quali regole seguire e come registrarsi presso la SEC in modo da sviluppare prodotti sempre più competitivi e apprezzati. Come piuttosto ovvio, tali prodotti andranno ad aumentare l’apprezzamento verso i relativi progetti blockchain sottostanti, con ricaduta positiva per tutto il comparto.

Crescita degli investimenti: Con un atteggiamento più favorevole da parte delle autorità, gli investitori istituzionali — un tempo, diciamolo chiaramente, estremamente riluttanti, per non dire espressamente polemici verso Bitcoin e tutta la compagine delle criptovalute — potrebbero sentirsi incoraggiati a entrare nel mercato. Il recente superamento dei 100.000 dollari da parte di Bitcoin, per quanto rettificato da (piuttosto prevedibile) ritracciamento poco sopra gli 80.000 — si legga nostro articolo dedicato — avvenuto come ben sappiamo proprio subito dopo l’elezione di Trump, è un segnale chiarissimo della fiducia rinnovata nel settore.

Innovazione tecnologica: La blockchain e le criptovalute potrebbero trovare terreno fertile per sviluppi tecnologici, soprattutto se accompagnate da politiche che incentivano l’adozione, come la proposta di una riserva nazionale di Bitcoin avanzata da Trump. Finché a fare proposte del genere sono avanguardie locali, come nel caso della Repubblica di El Salvador, è infatti chiaro quanto la cosa, per quanto interessante, resti confinata ad una sperimentazione specifica. Ma ipotizzare anche solo per un attimo una riserva BTC nelle casse degli Stati Uniti significherebbe solo una cosa: il riconoscimento globale e definitivo del Bitcoin come oro digitale a tutti gli effetti, anche sul piano istituzionale, con immediata riscrittura di ogni regola bancaria e finanziaria.

Espansione globale: Gli Stati Uniti, sotto la guida di Trump, potrebbero posizionarsi come leader mondiale nel settore crypto, attirando talenti, capitali e aziende da tutto il mondo. Questo potrebbe avere un effetto domino, spingendo altre nazioni a seguire l’esempio con maggiore forza.

Sfide e critiche

Nonostante l’entusiasmo, permangono alcune sfide, che vanno certamente esplicitate anche solo per dovere e onestà intellettuale.

Alcuni esperti avvertono che un allentamento eccessivo delle regole potrebbe esporre gli investitori a rischi in un mercato intrinsecamente volatile. Inoltre, il lancio della meme coin “Official Trump” (TRUMP) da parte del Presidente, che ha raggiunto una capitalizzazione di miliardi di dollari in poche ore, ha sollevato non pochi interrogativi su potenziali conflitti di interesse, anche da parte degli stessi operatori di settore crypto, per non parlare dei puristi Bitcoin.

La commistione tra il ruolo pubblico di Trump e i suoi interessi economici personali potrebbe attirare critiche e richieste di maggiore trasparenza, che, se in qualche modo rispedite al mittente, potrebbero a loro volta determinare una totale o parziale inversione di rotta.

Conclusioni

I cambiamenti in atto nella SEC sotto la nuova amministrazione Trump rappresentano una svolta epocale per il settore delle criptovalute.

Con una leadership pro-crypto, nonché una task force dedicata, e un approccio più collaborativo che già oggi si fa sentire, gli Stati Uniti sembrano pronti a cogliere le opportunità offerte da questa tecnologia trasformativa.

Se le promesse si tradurranno in azioni concrete, il 2025 potrebbe essere ricordato come l’anno in cui le criptovalute hanno trovato una “casa stabile”” nel sistema finanziario non solo americano, ma planetario, con ripercussioni globali che potrebbero ridefinire il futuro della finanza decentralizzata. Il mondo guarda, e il settore crypto è in fibrillazione: l’era Trump potrebbe davvero essere l’inizio di una rivoluzione digitale.

Filippo Albertin

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