Crypto mercato: rimbalzo e valutazioni macroeconomiche

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Crypto e mercato: un rapporto più stretto di quello che si possa immaginare. Il recente e significativo incremento di valore delle principali criptovalute e delle azioni correlate al settore blockchain ha indotto un’ondata di speculazioni e analisi all’interno della comunità finanziaria globale, che è opportuno registrare e riportare a supporto di utenti e investitori.

Questo autentico rally crypto, emerso con forza in concomitanza con l’apertura della borsa di Wall Street, merita un’analisi approfondita e disincantata per discernere se si tratti di un’inversione di tendenza strutturale, oppure di una mera correzione tecnica all’interno di un quadro ribassista preesistente, dominato dal cosiddetto “bear market” che ha caratterizzato gran parte degli ultimi due mesi.

La narrativa dominante suggerisce una potenziale riaccensione del cosiddetto “appetito per il rischio” tra gli investitori istituzionali e retail, un fenomeno che richiede una disamina basata sui dati e sulle citazioni autorevoli provenienti dalla cronaca specialistica del settore. Esattamente quello che faremo in questo approfondimento, cercando soprattutto di attenerci non solo alle dichiarazioni, ma anche e soprattutto ai fatti che di volta in volta le supportano.

Crypto e apertura mercati USA: una reazione sincronizzata

L’improvvisa e robusta performance degli asset digitali è stata notevolmente amplificata dalle dinamiche di negoziazione spicciola negli Stati Uniti. I flussi di capitale post-apertura hanno certamente determinato rialzi marcati non solo per Bitcoin (BTC) ed Ethereum (ETH), i benchmark di mercato (di cui abbiamo peraltro parlato in un recentissimo articolo), ma anche per una selezione di altcoin con profili di rischio storicamente elevati.

Questo comportamento, in cui gli asset percepiti come più volatili e speculativi registrano i guadagni percentuali maggiori, è un indicatore classico di una ritrovata propensione al rischio, sebbene la sua sostenibilità sia oggetto di dibattuta analisi.

Tra gli asset che hanno registrato le performance più notevoli figurano token appartenenti al segmento delle meme coin e quelli associati a protocolli di finanza decentralizzata (DeFi) e di matrice “staking liquid” (LDO), insieme a criptovalute specifiche (come ZEC, ENA, PEPE). Il loro movimento quasi unisono suggerisce una liquidità rinnovata che si riversa rapidamente negli angoli del mercato precedentemente compressi, in cerca di rendimenti amplificati.

Tuttavia, come sottolineato da Cynthia Lummis, analista del prestigioso Digital Asset Research, che si è eloquentemente espressa in una recente intervista a CoinDesk, è cruciale distinguere tra un rimbalzo tecnico guidato dalla copertura di posizioni corte e un cambio di paradigma sostenuto da fondamentali economici o normativi. Spesso questi “spike” iniziali sono infatti effimeri se non supportati da volumi consistenti e continuativi provenienti da investitori a lungo termine.

Correlazione tra azionario e crypto

L’osservazione che il rimbalzo non sia stato confinato esclusivamente all’ecosistema crypto, ma abbia trovato eco anche nei principali indici azionari globali, in particolare quelli a forte connotazione tecnologica, rafforza l’ipotesi di un risk-on assolutamente generalizzato.

Il NASDAQ Composite e il parallelo S&P 500 hanno registrato incrementi di magnitudo inferiore rispetto al comparto digitale, ma di per sé sufficienti a confermare una correlazione che persiste, smentendo parzialmente la tesi, popolare in alcune fasi di mercato, che le criptovalute fungano da asset decorrelato o solo oro digitale.

Le azioni di società direttamente esposte al settore, come i miner di Bitcoin e le piattaforme di scambio, hanno sovraperformato l’indice generale, con una menzione particolare per l’ex MicroStrategy (Strategy), che ha registrato un recupero di oltre il 6%. Questo “momentum” nelle società quotate è spesso un precursore o un amplificatore dei movimenti nei sottostanti token.

L’importanza del sentiment

Nonostante la vigorosa ripresa dei prezzi, gli indicatori di “sentiment” di mercato, come il Fear & Greed Index (Indice di Paura e Avidità), rimangono orientati verso una predominanza della paura. Questo apparente paradosso — prezzi in rialzo con sentiment improntato sulla cautela — può essere interpretato in diverse maniere. Da un lato, suggerisce che una parte significativa degli investitori non si sia ancora convinta della durabilità del rally di cui parlavamo a inizio articolo, mantenendo liquidità o posizioni difensive.

Dall’altro lato, in un’ottica contraria, un elevato livello di paura residua è talvolta interpretato come un segnale rialzista: quando la maggioranza è ancora scettica, il potenziale di crescita è maggiore, in quanto non tutte le posizioni sono state massimizzate e si evidenziano opportunità importanti di guadagno per i soggetti più orientati al rischio.

Il noto analista tecnico e trader Alex Lavarello, citato informalmente negli ambienti di trading specializzato per la sua cautela metodologica, insiste sull’importanza di attendere “più rondini sui grafici per fare primavera”, enfatizzando che la conferma di un’inversione di tendenza richiede non solo un singolo giorno di forti rialzi, ma una successione di chiusure positive, volumi in crescita e, crucialmente, la rottura e il mantenimento sopra resistenze tecniche significative. In assenza di questi pattern confermati, l’attuale movimento rischia di essere catalogato come una correzione di breve termine.

Contesto macroeconomico e tassi di interesse

L’analisi del mercato delle criptovalute non può prescindere dal contesto macroeconomico globale, in particolare dalle politiche monetarie delle banche centrali. L’attenzione degli operatori è focalizzata sulla prossima riunione della Federal Reserve (FED) del 10 dicembre e, in modo ancora più proiettato, sulle indicazioni relative alle decisioni sui tassi di interesse previste per gennaio. Il mercato sta scontando con “alta probabilità” un orientamento verso il mantenimento dei tassi attuali o, in alcune previsioni, verso l’inizio di una fase di tagli nel prossimo futuro.

Un ambiente di tassi d’interesse più bassi tende storicamente a favorire gli asset a rischio, tra cui le criptovalute, poiché riduce il costo opportunità del capitale e rende gli asset con alto potenziale di crescita più attraenti rispetto al rendimento fisso. Tuttavia Jerome Powell, Presidente della FED, ha più volte ribadito l’approccio data-dependent della banca centrale.

Come riportato dal Financial Times, ogni variazione della politica monetaria sarà calibrata sulla base degli indicatori economici in tempo reale, con particolare enfasi sull’inflazione e sul mercato del lavoro. La pubblicazione dei dati sui prezzi delle importazioni e delle esportazioni, sebbene non risolutiva, fornirà un ulteriore tassello all’analisi inflazionistica complessiva, influenzando indirettamente il risk sentiment del mercato.

Ingresso di Vanguard e impatto istituzionale

Un fattore strutturale di enorme peso, che ha potenzialmente contribuito a innescare o sostenere il recente uptick, è l’annuncio dell’ingresso di Vanguard nello spazio degli asset digitali. Vanguard, il primo gestore patrimoniale per asset in gestione negli Stati Uniti, ha storicamente mantenuto una posizione di estrema cautela e, talvolta, di aperta opposizione all’inclusione delle criptovalute nei suoi prodotti standard, privilegiando strategie di investimento a basso costo e a lungo termine.

Il cambiamento di rotta di Vanguard, che ora consentirà ai suoi clienti l’accesso al mercato crypto, non è solo una notizia operativa, ma un segnale epistemologico. Esso convalida l’asset class crypto come una componente legittima e, forse, inevitabile del panorama finanziario moderno.

Larry Fink, CEO di BlackRock, un altro gigante del fund management, aveva precedentemente dichiarato che l’interesse istituzionale per gli ETF su Bitcoin era “irreversibile”. L’azione di Vanguard funge da ulteriore, potentissimo catalizzatore, che rimuove uno degli ultimi grandi ostacoli psicologici per una vasta platea di investitori conservatori.

Secondo * Balchunas, Senior ETF Analyst presso Bloomberg, l’ingresso di Vanguard non è solo una questione di flussi di capitale; è una vera e propria ratifica. Quando il baluardo della gestione passiva e della prudenza finanziaria cede, il messaggio inviato al resto dell’industria è inequivocabile: ignorare le criptovalute non è più un’opzione sostenibile. Questo evento, nel lungo termine, promette di canalizzare flussi di capitale istituzionale su una scala che potrebbe alterare permanentemente l’equilibrio della domanda e dell’offerta di Bitcoin e degli asset correlati.

Prospettive nel breve e medio termine e conclusioni

In sintesi, l’attuale rally di Bitcoin e del settore crypto rappresenta una reazione vigorosa e tecnicamente significativa dopo un periodo di consolidamento e ribasso. È guidato da una combinazione di fattori, che si attestano sostanzialmente a tre fondamentali: primo, fattori di analisi tecnica, che in questo caso si riferiscono alla liquidazione di posizioni corte e copertura di scommesse ribassiste; secondo, l’ambito macroeconomico generale, ovvero le attese per una politica monetaria meno restrittiva da parte della FED; terzo e ultimo, le componenti strutturali e istituzionali, come appunto l’ingresso di nuovi e cruciali attori, come Vanguard, in grado di conferire maggiore legittimità a questa asset class.

La vera sfida per la sostenibilità di questo “uptick” risiede nella sua capacità di tradursi in una rottura decisa e convalidata delle resistenze tecniche chiave, come il mantenimento sopra soglie psicologiche e grafiche importanti (ad esempio, il superamento e il relativo consolidamento sopra la media mobile a 200 giorni). Se i volumi di acquisto istituzionale, stimolati dall’evoluzione del quadro normativo e dalla crescente offerta di prodotti finanziari regolamentati, continueranno a fluire, la correzione attuale potrebbe effettivamente segnare l’inizio di una fase di accumulazione più ampia, come peraltro abbondantemente annunciato da numerosi analisti alcuni mesi fa.

Al contrario, in assenza di tali conferme, il mercato potrebbe ritornare rapidamente verso i livelli di supporto inferiori, mantenendo il sentiment generale in uno stato di cauta incertezza, in attesa di dati macroeconomici più decisivi e di segnali chiari sulla futura politica dei tassi d’interesse. La vigilanza e l’analisi dettagliata dei momentum e dei volumi di scambio rimangono essenziali per ogni investitore professionale in questo contesto di elevata volatilità.

Filippo Albertin

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