Bitcoin e il caso Nasdaq Strategy e MSCI

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Bitcoin, Michael Saylor, Nasdaq, Strategy ed MSCI fanno parlare di sé… L’annuncio del Nasdaq 100 di mantenere nel proprio indice l’ormai iconico titolo MicroStrategy ($MSTR, che comunque oggi allude come sappiamo al semplificato nome di Strategy, che reca anche nel suo logo ufficiale il simbolo di Bitcoin), nonostante la sua trasformazione in un “digital asset treasury” (DAT) orientato all’acquisto, appunto, di Bitcoin, ha segnato un momento spartiacque assolutamente decisivo. 

Questa decisione, accolta con sollievo dagli azionisti e dagli evangelisti delle crypto, è stata subito seguita da una sfida frontale proveniente da un altro colosso dell’indicizzazione globale: MSCI. La potenziale esclusione di $MSTR da parte di MSCI, motivata dalla regola che esclude le società con oltre il 50% degli asset in criptovalute, non è un semplice tecnicismo normativo. È il sintomo palese di una profonda frizione strutturale che sta ridefinendo il capitalismo del XXI secolo: la collisione tra la finanza tradizionale e l’innovazione radicale degli asset digitali, il tutto sullo sfondo di una congiuntura economica e macroeconomica tra le più complesse degli ultimi decenni. 

Questo articolo si propone di analizzare l’episodio MSTR/Nasdaq/MSCI non solo come mera notizia di mercato, ma come una lente d’ingrandimento per comprendere la dinamica tra Big Tech, Bitcoin, i flussi di capitale passivi e le forze macroeconomiche dominanti a livello planetario. 

L’analisi si snoderà attraverso la valutazione dell’impatto dei tassi d’interesse sulla crescita tecnologica (Nasdaq), il ruolo mutevole di Bitcoin in un contesto di inflazione e debito sovrano, e la vera posta in gioco nella “guerra degli indici” scatenata dalla mossa di MSCI. 

Nasdaq tra verdetti e ambiguità di Strategy 

Il salvataggio di Strategy da parte del Nasdaq 100 non è stata una banale formalità. L’indice, storicamente custode dei giganti della tecnologia e dell’innovazione non-finanziaria, ha dovuto confrontarsi con la metamorfosi di un’azienda software in un veicolo d’investimento. Michael Saylor ha trasformato $MSTR in una sorta di proxy di Bitcoin quotato in Borsa, un’anomalia piuttosto palese che ha sfidato la tradizionale categorizzazione aziendale. 

La decisione del Nasdaq suggerisce un compromesso pragmatico: mantenere un’azienda che, pur avendo mutato il suo bilancio, mantiene radici nel settore tecnologico e continua a generare interesse e volume di trading significativo. Escluderla avrebbe significato disconnettere l’indice da una delle narrazioni finanziarie più potenti e seguite dell’ultimo ciclo, quella dell’adozione istituzionale di Bitcoin. Il Nasdaq, indice storicamente propenso all’innovazione spinta, ha scelto l’inclusività per preservare la sua rilevanza nell’ecosistema in rapida evoluzione degli asset. 

Tuttavia, il gesto del Nasdaq ha acuito la tensione con MSCI. L’indice provider globale, noto per la sua aderenza a definizioni di settore più rigorose e per il suo impatto sui fondi passivi a livello mondiale, ha messo sul tavolo la minaccia di esclusione. La logica di MSCI è cristallina: se una società detiene la maggior parte dei suoi asset non operativi in una valuta o commodity, essa si configura come un’entità finanziaria (o un veicolo d’investimento) e deve essere trattata come tale, uscendo dagli indici azionari standard. 

Questa controversia evidenzia il primo grande tema macroeconomico: la crisi della classificazione aziendale. In un’economia digitale, dove le linee tra tecnologia, finanza (FinTech), e accumulo di asset si confondono, i rigidi schemi tassonomici degli indici globali non reggono più. L’esito della decisione di MSCI non riguarderà solo $MSTR, ma stabilirà un precedente fondamentale su come gli indici di riferimento definiranno la capitalizzazione di mercato nell’era degli asset digitali. 

Nasdaq tra tassi alti e bassi, crisi di valutazione e intelligenze artificiali 

Il contesto in cui si inserisce il dibattito MSTR è dominato dalle dinamiche dei tassi d’interesse globali. Al momento, leconomia mondiale sta scontando un ciclo di rialzo dei tassi senza precedenti (o un periodo prolungato di tassi “alti per più tempo”), attuato dalle banche centrali (Fed in primis) per contenere l’inflazione post-pandemica. 

La stretta monetaria ha un impatto sproporzionato sul Nasdaq 100, composto prevalentemente da growth stocks (titoli di crescita) la cui valutazione è pesantemente ancorata agli utili futuri. Quando i tassi di sconto (il tasso di interesse privo di rischio usato per attualizzare i flussi di cassa futuri) aumentano, il valore attuale di quegli utili futuri diminuisce, esercitando una pressione al ribasso sui prezzi azionari. Per molte aziende tecnologiche non ancora redditizie, il “denaro caro” ha prosciugato la liquidità e limitato l’accesso al capitale di rischio, innescando cicli di licenziamenti (che hanno caratterizzato il periodo recente) e ristrutturazioni. 

Tuttavia, il Nasdaq 100 non è semplicemente in balia dei tassi. Il settore è trainato da una fortissima spinta strutturale: l’esplosione dell’Intelligenza Artificiale Generativa. I giganti della tecnologia (le cosiddette “Magnificent Seven”) stanno investendo capitali immensi e registrando crescite di fatturato inaspettate grazie alla domanda di chip, infrastruttura cloud e servizi AI. 

Questo crea un paradosso macroeconomico: la politica monetaria restrittiva frena la crescita indiscriminata; ma la rivoluzione tecnologica (AI) crea una bolla di super-performance in un segmento ristretto dell’indice. 

Questa divergenza ha portato a una concentrazione record nel Nasdaq 100. La mossa di $MSTR di aggrapparsi a Bitcoin può essere interpretata anche come una strategia audace per sottrarsi alla pressione valutativa tradizionale del settore tech, proponendosi come una riserva di valore alternativa nell’indice, immune (almeno in teoria) dalle variazioni cicliche del software enterprise. 

L’inclusione di $MSTR nel Nasdaq, quindi, non è solo una scelta a favore di Bitcoin, ma anche un riconoscimento implicito del fatto che, in un mondo di tassi alti, detenere un asset “anti-inflazione” o “anti-sistema” può essere una strategia di bilancio molto valida quanto lo sviluppo di un nuovo software, specialmente se l’alternativa è affrontare i venti contrari macroeconomici con un modello di business meno difensivo. Insomma, un ulteriore tassello che avvalora il nostro consiglio di intraprendere il grande passo di una tesoreria aziendale almeno in parte costituita da oro digitale (si veda questo nostro articolo dedicato). 

Bitcoin: da asset esotico a misuratore della crisi del sistema 

La centralità di Bitcoin nel caso MSTR ci impone unanalisi del suo ruolo attuale nel panorama macroeconomico. Se un tempo Bitcoin era salutato come un asset “non correlato” o l“oro digitale” immune dalle decisioni delle banche centrali, listituzionalizzazione e la crescita della sua capitalizzazione hanno alterato drasticamente questa percezione. 

Oggi, Bitcoin mostra una correlazione crescente con gli asset di rischio tradizionali, in particolare proprio con il Nasdaq 100. Nelle fasi di stretta monetaria e avversione al rischio, gli investitori vendono Bitcoin allo stesso modo in cui vendono i titoli tecnologici più speculativi. Questo suggerisce che Bitcoin è ora prezzato principalmente come un asset di crescita altamente volatile, sensibile alla liquidità globale e al costo del capitale. 

Il macro-contesto di tassi alti, pertanto, è cruciale per la sua valutazione. Un ambiente in cui la liquidità è costosa penalizza gli asset senza rendimento intrinseco (come Bitcoin) e rende meno attraente il loro acquisto rispetto a strumenti che offrono un rendimento reale garantito (come i titoli di Stato a breve termine con rendimenti elevati). La ripresa del Bitcoin in questo contesto è stata spesso legata alla speculazione su un pivot della Fed o sul lancio di prodotti finanziari regolamentati (come gli ETF spot). 

L’argomento originale di Michael Saylor è che Bitcoin è una riserva di valore superiore, un hedge contro la svalutazione monetaria causata dall’eccessivo debito pubblico e dall’inflazione. In un contesto macroeconomico globale caratterizzato da: 

Aumento del Debito Sovrano: I governi continuano a indebitarsi per finanziare la transizione energetica, le spese militari e le politiche sociali. 

Fiscal Dominance: La politica fiscale aggressiva costringe le banche centrali a mantenere i tassi a livelli che non soffochino completamente la crescita (o a intervenire per stabilizzare i mercati obbligazionari). 

Inflazione Strutturale: Problemi persistenti nella catena di approvvigionamento, deglobalizzazione e transizione energetica mantengono le pressioni sui prezzi. 

In questo scenario, la tesi di Saylor acquisisce una nuova risonanza. Se la politica monetaria dovesse cedere alla pressione fiscale, o se l’inflazione si dimostrasse più ostinata del previsto, l’attrattiva di Bitcoin come asset hard-cap e non sovrano potrebbe aumentare drasticamente. $MSTR funge da ponte tra questo scenario teorico e il capitale istituzionale del Nasdaq. 

Infine, non si può ignorare il ruolo di Bitcoin come asset geopolitico. Le tensioni globali (conflitti in corso, frammentazione economica, guerra commerciale USA-Cina) spingono individui e nazioni a cercare asset che non possano essere facilmente confiscati o soggetti a sanzioni. L’aumento dell’adozione istituzionale di Bitcoin, con l’emergere di ETF e prodotti di trading regolamentati, segnala che i principali attori finanziari stanno integrando il rischio geopolitico e la domanda di digitalizzazione della ricchezza nelle loro strutture. Il conflitto $MSTR/MSCI è una manifestazione di come la vecchia guardia della finanza stia reagendo a questa ineludibile evoluzione. 

Controllo sui flussi di capitali passivi 

La sfida lanciata da MSCI (il “schiaffo” menzionato nell’articolo) è molto più di una disputa su un singolo titolo. È una battaglia per il controllo dei flussi di capitale passivi, che oggi rappresentano una quota enorme e crescente del mercato azionario globale. 

Gli indici come quelli di MSCI sono i gatekeeper della finanza moderna. Quando una società viene inclusa in un indice di riferimento (come l’MSCI World o l’MSCI Emerging Markets), i miliardi di dollari gestiti da ETF e fondi passivi che replicano quell’indice sono obbligati ad acquistarla. Viceversa, l’esclusione (il temuto delisting) costringe i fondi a vendere, causando un immediato e talvolta drammatico impatto sul prezzo dell’azione. 

Nel caso di Strategy, l’esclusione da parte di MSCI segnalerebbe una ferma adesione ai principi di classificazione settoriale che separano nettamente le società operative da quelle finanziarie/speculative. Una tale mossa avrebbe le seguenti implicazioni macroeconomiche: 

Frammentazione del Mercato: Potrebbe accelerare la creazione di nuovi indici “ibridi” o “tematici” che abbracciano esplicitamente l’intersezione tra tecnologia e asset digitali. Si creerebbe una divisione tra i fondi che seguono le vecchie regole (MSCI) e i fondi che cercano l’innovazione (forse supportati da un approccio più flessibile come quello del Nasdaq). 

Rischio Passivo: La saga sottolinea il rischio intrinseco dell’investimento passivo. Grandi spostamenti di capitale possono essere innescati da decisioni arbitrarie o retroattive prese da pochi gestori di indici, amplificando la volatilità del mercato. Gli investitori passivi non scelgono i titoli, scelgono le regole, e in questo momento, le regole sono in discussione. 

Un Precedente per i DAT: Se MSCI dovesse escludere $MSTR, creerebbe un autentico precedente contro la strategia di trasformare un’azienda operativa in un tesoro di asset digitali. Ciò potrebbe frenare altre società quotate dall’adottare strategie simili, in un momento in cui le aziende sono alla ricerca di rendimenti superiori a quelli offerti dagli investimenti tradizionali in cassa. 

La decisione di MSCI rappresenta un momento di verità: l’industria degli indici è disposta a sacrificare la fedeltà alle sue vecchie categorie a favore della sua rilevanza nel panorama finanziario che sta nascendo? Il suo “schiaffo” al mondo crypto è in realtà un tentativo di riaffermare l’autorità del vecchio ordine prima che la liquidità in fuga si riversi altrove. 

Sintesi e prospettive future 

Il caso $MSTR/Nasdaq/MSCI è una perfetta sintesi delle tensioni macroeconomiche e strutturali che definiscono l’attuale congiuntura finanziaria. La potenziale estensione dellanalisi macro per raggiungere l’obiettivo di 1700 parole deve focalizzarsi sull’interazione di questi elementi nel futuro. 

La prossima fase del ciclo economico sarà determinata dal bilanciamento tra l’inflazione (che dipende dalle catene di approvvigionamento e dalla politica fiscale) e la politica monetaria (la traiettoria dei tassi Fed). Possiamo vederla come alternativa tra scenari… 

Scenario 1, Soft Landing/Tagli dei Tassi: Se linflazione si normalizza e la Fed inizia a tagliare i tassi, il costo del capitale si abbasserà. Questo scenario è ottimale per il Nasdaq 100 (in quanto le valutazioni dei growth stocks beneficiano di tassi di sconto inferiori) e per Bitcoin (che beneficia della liquidità globale in aumento e del ritorno al risk-on). In questo contesto, l’argomento di MSCI per l’esclusione di $MSTR diventerebbe meno urgente, poiché la performance sottostante dell’indice sarebbe forte. 

Scenario 2, Stagflazione o Hard Landing: Se l’inflazione rimane alta e la crescita rallenta (stagflazione), o se una stretta eccessiva provoca una profonda recessione, la pressione su entrambi gli asset sarà massima. Il Nasdaq 100 vedrebbe crollare le aspettative di utili (nonostante la spinta dell’AI), e Bitcoin, agendo come asset di rischio, crollerebbe anch’esso. In questo caso, la definizione rigorosa di MSCI acquisterebbe peso, poiché gli investitori cercherebbero rifugio in definizioni di asset più sicure. 

Il dibattito su $MSTR, in sostanza, ci chiede quale scenario stiano prezzando gli indici. Il Nasdaq, mantenendo $MSTR, scommette sull’innovazione strutturale e sulla persistente rilevanza del Bitcoin, implicando fiducia in una futura ripresa del rischio. MSCI, minacciando l’esclusione, enfatizza la prudenza e la rigida adesione alle categorie di investimento tradizionale, presupponendo che la volatilità del Bitcoin sia un rischio non gestibile per i fondi passivi. 

L’episodio spingerà le aziende a rivalutare i loro modelli di bilancio. Se la Federal Reserve e le altre banche centrali dovessero continuare ad affrontare linflazione con strumenti tradizionali, e se il debito sovrano continuasse a gonfiarsi (mettendo in dubbio la sostenibilità del fiat money nel lungo termine), la pressione affinché le aziende diversifichino le loro riserve di cassa aumenterà. $MSTR ha agito come pioniere, ma il verdetto di MSCI determinerà se questa strategia rimarrà un’eccezione audace o diventerà una tendenza accettata. 

Il messaggio implicito è che l’attuale congiuntura macroeconomica ha reso la gestione del bilancio un esercizio di asset allocation strategica, e non più solo una funzione amministrativa. Le aziende non si limitano più a ottimizzare i profitti operativi; devono anche difendere il potere d’acquisto dei loro asset contro l’inflazione e il rischio sistemico, il che spiega l’attrattiva del Bitcoin. 

Conclusioni 

In ultima conclusione, il “Schiaffo a MSCI” è in realtà un confronto storico sui principi di investimento nell’era digitale e monetaria. Il fatto che il Nasdaq 100 abbia scelto di “andare avanti” con $MSTR indica che il mondo della Big Tech è pronto ad accettare e capitalizzare questa nuova ambiguità. 

L’investitore moderno, per navigare in questo contesto di tassi piuttosto ballerini, IA in espansione, e guerre sugli indici, dovrà guardare oltre le vecchie categorie e riconoscere che l’analisi macroeconomica e l’innovazione crypto sono ormai interdipendenti. La stabilità della finanza futura non dipenderà solo dalle decisioni di banche centrali o governi, ma anche dalla capacità degli Index Providers di abbracciare le nuove forme di valore e rischio che emergono dal bilancio di aziende come Strategy. 

Filippo Albertin 

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