Bitcoin e cryptosfera: tendenze e prospettive

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Il mercato delle criptovalute continua a vivere un periodo di intensa attività, peraltro sempre più legata agli scenari politici e macroeconomici a livello planetario, con Bitcoin che rimane senza alcun dubbio al centro dell’attenzione per la sua volatilità, affiancata comunque a un sempre altissimo potenziale di crescita.

Dopo aver raggiunto nuovi massimi storici oltre i 125.000 dollari (si veda a tale proposito il nostro recente articolo di approfondimento sui recenti movimenti ATH), Bitcoin ha subito una correzione improvvisa, scendendo brevemente a 105.000 prima di un rapido rebound.

Questo movimento ha innescato miliardi in liquidazioni, ma, nonostante questa brusca inversione che può aver generato certamente qualche disappunto in vari “collezionisti di satoshi”, l’ottimismo a lungo termine persiste grazie all’adozione istituzionale accelerata, ai progressi normativi e a fattori macroeconomici come i tagli ai tassi della Fed.

Tuttavia l’incertezza derivante da potenziali shutdown governativi negli USA e nuove tensioni commerciali, inclusi dazi al 100% sulla Cina proposti dall’amministrazione Trump, mantiene gli investitori cauti. Insomma, siamo in una fase molto delicata che coinvolge contemporaneamente congiuntura macroeconomica, dinamiche speculative di breve periodo, grande sviluppo del settore, slanci istituzionali e comportamenti dell’utenza retail.

In questo articolo cercheremo di fare il punto della situazione, riassumendo le notizie principali e suggerendo ragionamenti di sintesi che possano fare chiarezza e informare in materia di investimento consapevole in tema di asset digitali.

Nuovi massimi e volatilità: le montagne russe del prezzo

Nelle ultime settimane, Bitcoin ha esemplificato in modo palese la sua natura imprevedibile di brevissimo periodo. Dopo aver superato il record precedente con un picco a 125.899 dollari il 7 ottobre, ha affrontato immediatamente dopo un cosiddetto “flash crash” che lo ha portato a 105.000 in poche ore, cancellando circa 500 miliardi di valore di mercato. Una dinamica che, sia pure per poco, è sembrata in frontale contrasto con l’oggettiva tendenza a diminuire il grado medio di volatilità rispetto a quanto accadeva cinque, sette, dieci anni fa…

Attualmente BTC si aggira intorno ai 115.000 dollari, con oscillazioni tra i 113.000 e i 117.500, e riflette non solo evidenti prese di profitto da parte di principali attori istituzionali, ma anche precise reazioni a eventi esterni.

La discesa è stata innescata principalmente da due fattori degni di nota: da un lato le preoccupazioni per lo shutdown del governo USA, e dall’altro le parallele minacce di nuovi dazi elevati, come i “100% China tariffs” di Trump, che hanno spinto a una vendita generalizzata nei mercati, inclusi crypto, con un calo dell’11.5% in sette giorni.

La caduta sottesa dalle dinamiche descritte ha provocato liquidazioni per ben 19 miliardi di dollari in posizioni cosiddette “a leva”, con conseguente determinazione di una pressio pressione di vendita che ha ridotto l’Open Interest da 90 miliardi a 70.5 miliardi di dollari.

Il calo di BTC si è immediatamente esteso alle altcoin più capitallizzate, come Ethereum (ETH), Cardano (ADA), Litecoin (LTC) e XRP, che hanno seguito il trend con perdite significative in un giorno solo, a piena conferma della loro fortissima correlazione con la moneta di Satoshi Nakamoto.

Tuttavia indicatori alternativi segnano tendenze interessanti a favore del susseguente rebound, che per molti versi sembra essere già iniziato…

Pilastri istituzionali e tendenze di medio-lungo periodo

Mentre la speculazione domina il breve termine, la narrativa rialzista a lungo termine è rafforzata dall’interesse istituzionale. Come afferma l’investitore PlanC su X, “150K in 2025 is near-certain, 200K in 2025 is very realistic.”

Gli ETF spot Bitcoin hanno visto inflows record di 5.95 miliardi globali nella prima settimana di ottobre, con gli USA in testa a 5 miliardi. A metà 2025 gli ETF USA detengono 152.4 miliardi in AUM, pari al 6.5% della market cap di BTC. Un dato che la dice lunga in tema di interesse istituzionale e conseguente investimento di medio e lungo periodo.

Circa il 61% dei BTC è immobile da oltre un anno, indicando “accumulatori seriali” forti che accumulano per prezzi più alti. Inoltre l’adozione istituzionale potrebbe sbloccare 3 trilioni di capitali entro il 2032, grazie alla chiarezza regolatoria USA, che sulla base di oggettivi dati normativi pare inarrestabile.

Sulla scia di queste tendenze, da ricordare che il New Hampshire ha aperto la strada in modo chiaro e netto approvando una legge a maggio 2025 per una riserva strategica in Bitcoin, e nel contempo permettendo investimenti fino al 5% dei fondi statali in asset digitali.

L’esempio è stato seguito dall’Arizona, nonché da altri stati come l’Ohio che stanno considerando misure simili, ispirati anche dall’ordine esecutivo di Donald Trump per una riserva nazionale.

Questa fenomenologia parallela potrebbe consolidare BTC come asset di riserva, con sempre più numerosi esperti che prevedono un effetto domino su altri stati.

Quadro normativo europeo: il ruolo e l’impatto di MICA

In Europa il MICA rappresenta un pilastro per la stabilità. Implementato parzialmente dal 30 giugno 2024 per stablecoin e token ancorati, è diventato pienamente effettivo dal 30 dicembre 2024, e continua ad essere l’aggancio normativo fondamentale per la nascita e lo sviluppo di numerose aziende che hanno già trasformato il profilo della finanza in tema di gestione asset digitali e decentralizzati.

Nel 2025 svariate autorità nazionali hanno iniziato a emettere licenze per provider di servizi crypto (CASP), con due rapporti ESMA a luglio che rafforzano l’implementazione.

L’implementazione a pieno regime è imminente. Le norme chiave sono attive, con focus su chiarezza per emittenti e protezione investitori.

MICA è un pacchetto normativo che mira a mitigare i rischi, rafforzando nel contempo la stabilità finanziaria e invogliando storici investitori inizialmente incerti a intraprendere questo viaggio nel futuro del valore, dell’economia globale e della finanza mediata dalla tecnologia. Sull’onda di questa rivoluzione, nove banche europee hanno lanciato una stablecoin ancorata all’euro, integrando asset digitali nel sistema tradizionale: una chiarissima reazione al tanto dibattuto avvento dell’euro digitale, per fornire risposte alternative al consumatore e utente finale.

Convergenze parallele: mining, tokenizzazione e intelligenza artificiale

Una tendenza matura è la fusione tra mining Bitcoin, tokenizzazione e AI. Aziende di mining, con infrastrutture energetiche massive, stanno pivoting verso data center AI per diversificare ricavi.

Ad esempio, Cipher Mining fornirà 168 MW di potenza computazionale a Google per AI, evidenziando questa convergenza.

Analisti di chiara fama e prestigio prevedono che il 20% della capacità energetica dei miner passerà all’AI entro il 2027, creando nuove opportunità di reddito e posizionando i miner come giocatori chiave nell’espansione AI.

Peraltro anche CryptoSmart, attraverso il progetto BHP, è pienamente inserita in questo scenario innovativo, e offre a chiunque la possibilità di entrare, in piena sicurezza, nel mondo del mining attraverso l’acquisto regolato e sicuro di un token — appunto il Bitcoin Hashpower — che permette di acquisire la potenza di calcolo per la produzione di nuovi satoshi nativi.

Conclusioni e qualche consiglio agli investitori

Sulla scorta di quanto descritto è possibile redigere una sorta di vademecum per il generico investitore, che sia desideroso di entrare a gamba tesa in questo settore, adottando però una strategia sicura e protetta dalle opportune tutele.

Uno: prospettiva a lungo termine. Bitcoin non è per i cuori deboli, e necessita di una prospettiva che vada a concentrarsi non tanto sul trading a breve termine, ma sull’essenza stessa del protocollo: moneta deflativa, scarsa, destinata ad aumentare di valore per pure considerazioni macroeconomiche di base direttamente “integrate” nel protocollo.

Due: evitare operazioni in leva eccessiva. L’utilizzo di broker in un mercato necessariamente legato alla volatilità può portare a perdite di breve periodo anche ingenti, che rischiano di compromettere l’intera strategia, magari anche trasferendo i guadagni a soggetti che adottano tale sistema come meccanismo speculativo ai danni dell’utente finale.

Tre: privilegiare altcoin con sottostante tecnologico solido, meglio se conformi al MICA. In questo senso, ottima mossa è costituita dall’affidamento delle proprie tesorerie a un exchange completamente regolamentato, come appunto CryptoSmart.

Seguendo queste tre regole, l’acquisizione dei vantaggi competitivi legati ai nuovi asset digitali, specie Bitcoin, diventa semplice e proficua, con un orientamento al lungo termine e a quelle che senza alcun dubbio saranno le regole e gli asset del futuro.

Filippo Albertin

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