Nel panorama economico globale, l’incertezza è la nuova costante. Le dinamiche geopolitiche, le tensioni commerciali e le politiche monetarie aggressive hanno ormai abbondantemente messo in discussione l’ordine finanziario stabilito dopo la Seconda Guerra Mondiale, con il dollaro statunitense che, seppur rimanendo la principale valuta di riserva, mostra crepe strutturali ormai riconosciute anche dai più ortodossi dei commentatori economico-finanziari.
In questo scenario, l’Italia, nazione storicamente legata al risparmio e alla prudenza, sembra aver sviluppato un crescente scetticismo verso l’idea dell’eccezionalismo americano, ovvero la convinzione che gli Stati Uniti siano unici e superiori e che il loro modello economico e politico sia destinato a prevalere.
Questo scetticismo, unito alla ricerca di rifugi sicuri in un’epoca di inflazione elevata e rendimenti obbligazionari incerti, sta spingendo gli investitori italiani, sia retail che istituzionali, a guardare con crescente interesse a due asset non tradizionali: l’oro, il bene rifugio per eccellenza, e il Bitcoin, il nuovo “oro digitale”.
Questo articolo esplora i fattori che alimentano questa tendenza, analizzando le recenti dinamiche di mercato e le implicazioni macroeconomiche che stanno ridefinendo gli equilibri globali.
La crisi del dollaro
L’egemonia del dollaro non è mai stata una questione di semplice potere economico, ma un complesso sistema di interconnessioni globali. Il “privilegio esorbitante” di cui godono gli Stati Uniti – la possibilità di emettere la valuta di riserva mondiale – ha permesso al Paese di finanziare il proprio debito e di esercitare un’influenza senza precedenti sul commercio e sulla finanza internazionali. Tuttavia, negli ultimi anni, questo sistema ha iniziato a mostrare i suoi limiti.
Le guerre commerciali scatenate dall’amministrazione Trump e continuate in forme diverse da quella di Biden, l’uso massiccio delle sanzioni economiche come strumento di politica estera (ad esempio, contro la Russia e l’Iran) e l’enorme debito pubblico statunitense (che ha superato i 34 trilioni di dollari) hanno sollevato dubbi sulla stabilità a lungo termine del dollaro. Questi fattori hanno spinto nazioni come la Cina, la Russia e l’India a cercare alternative, come il commercio in valute locali o appunto l’accumulo di oro.
In Europa, e in particolare in Italia, il disaccoppiamento dal dollaro non è una scelta politica, ma una reazione a una crescente instabilità percepita. La politica monetaria della Federal Reserve, con cicli aggressivi di aumento dei tassi per combattere l’inflazione, ha avuto ripercussioni a livello globale, rafforzando il dollaro ma creando al contempo squilibri con l’euro e altre valute. Gli investitori europei, tra cui gli italiani, si trovano a dover navigare in un contesto di volatilità valutaria e rischi geopolitici crescenti, che rendono la tradizionale fiducia nel dollaro meno automatica. Un dollaro troppo forte può penalizzare le esportazioni europee, mentre un dollaro che si indebolisce a causa del debito o di una recessione negli Stati Uniti può minacciare la stabilità finanziaria globale.
Oro: il baluardo millenario contro l’incertezza
L’oro è il più antico e fidato dei beni rifugio. La sua unicità risiede nella sua natura fisica e nella sua inalterabile scarsità. A differenza del dollaro o di qualsiasi altra valuta fiat, la cui offerta può essere aumentata a piacimento dalle banche centrali, la quantità di oro estraibile è limitata. Questa caratteristica lo rende una riserva di valore inestimabile, soprattutto in periodi di alta inflazione o di turbolenze economiche.
Nel 2024 e all’inizio del 2025, il prezzo dell’oro ha raggiunto massimi storici, superando i 2.300-2.400 dollari l’oncia e dimostrando una resilienza notevole di fronte a diversi fattori. Nonostante il dollaro si sia mantenuto relativamente forte e i rendimenti obbligazionari reali siano saliti, l’oro ha continuato a correre. Questa performance è stata guidata principalmente da tre fattori:
Acquisti record da parte delle banche centrali: I paesi emergenti e non allineati all’Occidente, guidati dalla Cina, hanno accumulato oro a ritmi mai visti prima, diversificando le loro riserve per ridurre la dipendenza dal dollaro.
Domanda di investimento e speculazione: La crescente percezione di un rischio di recessione globale e l’incertezza geopolitica hanno spinto gli investitori retail e istituzionali a cercare rifugio nell’oro, alimentando la domanda di lingotti, monete e ETF.
Pressioni inflazionistiche: Anche se l’inflazione sembra sotto controllo in molte economie occidentali, il ricordo dei picchi del 2022 e 2023 spinge gli investitori a proteggere il proprio capitale dalla perdita di potere d’acquisto.
In Italia, l’oro è sempre stato parte della cultura del risparmio. La tradizione di possedere oro fisico, spesso tramandata di generazione in generazione, riflette una profonda diffidenza verso le istituzioni e le valute fiat. Oggi, questa tendenza si sta modernizzando, con un crescente interesse verso gli ETF sull’oro e altre forme di investimento più liquide. Le proiezioni di analisti di spicco, come quelli di JPMorgan e Goldman Sachs, che indicano un potenziale rialzo dei prezzi dell’oro, sono alimentate da questo mix di domanda istituzionale e retail, rendendo l’asset un pilastro fondamentale nella strategia di diversificazione.
Bitcoin: il nuovo “oro digitale” in una fase di maturazione
Parallelamente all’oro, il Bitcoin (BTC) ha consolidato la sua posizione come asset di rifugio, guadagnandosi il soprannome di “oro digitale”. Il suo valore, che ha raggiunto i 70.000 dollari a fine 2024 e si è mantenuto su livelli elevati nel 2025, fino ai picchi ATH di oltre 120.000 dollari, è il risultato di un’evoluzione profonda: da asset di nicchia per speculatori a una classe di investimento riconosciuta a livello istituzionale. La sua ascesa non è una coincidenza, ma il riflesso di una crisi di fiducia nel sistema finanziario tradizionale.
Il Bitcoin condivide con l’oro una caratteristica fondamentale: la scarsità programmatica. L’offerta massima è fissata a 21 milioni di unità, un principio iscritto nel suo codice che lo rende resistente all’inflazione da stampa di moneta. Questa natura deflazionistica lo rende un’alternativa radicale alle valute fiat. Ma il vero punto di svolta per il Bitcoin è stato l’approvazione degli ETF spot negli Stati Uniti, avvenuta a gennaio 2024. Questo evento, per quanto ben lontano dalle ideologie dei puristi della decentraizzazione, ha aperto le porte a un’ondata di capitale istituzionale, offrendo agli investitori tradizionali un modo semplice e regolamentato per ottenere esposizione al Bitcoin.
Gli afflussi record verso questi ETF, che in diverse settimane hanno superato di gran lunga quelli degli ETF sull’oro, hanno dimostrato l’enorme appetito di Wall Street per questa nuova classe di asset. Le grandi aziende, i fondi pensione e le società di gestione patrimoniale stanno includendo il Bitcoin nei loro portafogli, non solo per il suo potenziale di crescita, ma anche per la sua bassa correlazione con gli asset tradizionali. Questa mancanza di correlazione lo rende un eccellente strumento di diversificazione, in grado di agire come una polizza di assicurazione contro il rischio sistemico.
In Italia, l’adozione di Bitcoin è ancora in una fase embrionale se confrontata con gli Stati Uniti o il Nord Europa. La cultura del risparmio, più cauta e tradizionalista, e un quadro normativo in evoluzione (con l’imminente attuazione del regolamento MiCA, Markets in Crypto-Assets) rallentano l’adozione di massa. Tuttavia, la narrativa sta cambiando. Le nuove generazioni, meno legate ai beni fisici e più avvezze al digitale, vedono nel Bitcoin non solo un’opportunità di investimento, ma anche un veicolo per partecipare a un sistema finanziario alternativo e decentralizzato, immune al controllo dei governi e delle banche centrali.
Il ruolo cruciale della macroeconomia: una lente italiana
Per comprendere appieno l’attrattiva di oro e Bitcoin, è essenziale analizzare il contesto macroeconomico. L’Italia, con il suo elevato debito pubblico e la sua economia strettamente legata all’export, è particolarmente vulnerabile alle turbolenze globali.
Tensioni commerciali e l’impatto sull’euro: Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina e le minacce di dazi da parte di un’eventuale futura amministrazione Trump contro l’Unione Europea pesano sul valore dell’euro. Un euro debole può favorire le esportazioni, ma a lungo andare può alimentare l’inflazione importata e generare instabilità. Gli investitori, in questo scenario, cercano rifugio in asset non correlati alle valute, come l’oro e il Bitcoin, che agiscono come una sorta di assicurazione valutaria.
Politica monetaria e l’inflazione: La Banca Centrale Europea (BCE) si trova in una posizione delicata. Dopo aver alzato i tassi per combattere l’inflazione, deve ora bilanciare la necessità di sostenere la crescita con il rischio di un’inflazione persistente. I segnali contraddittori dalla BCE e dalla Federal Reserve rendono il futuro dei tassi d’interesse e dei valori delle valute incerto. Gli investitori italiani, già cauti per natura, sono spinti a diversificare i loro portafogli per proteggersi da una possibile perdita del potere d’acquisto, trovando nell’oro e nel Bitcoin due soluzioni efficaci.
Il debito pubblico italiano: Con un debito pubblico superiore al 140% del PIL, l’Italia è esposta alle speculazioni dei mercati internazionali. La fiducia nella capacità del governo di gestire le finanze pubbliche e di implementare riforme è un fattore chiave per gli investitori. La scelta di spostare capitali verso asset come l’oro e il Bitcoin riflette, in parte, una cautela nei confronti dei titoli di stato e una ricerca di asset che non siano direttamente legati alla solvibilità di un singolo stato.
L’evoluzione del sistema finanziario: La crescente popolarità delle stablecoin (criptovalute il cui valore è ancorato a una valuta fiat, solitamente il dollaro) è un fenomeno da monitorare. Sebbene offrano un modo efficiente per muovere valore, rappresentano un rischio per la stabilità finanziaria globale, come evidenziato dalla BCE. Questa potenziale fragilità delle stablecoin, che sono pur sempre legate a valute fiat, potrebbe rafforzare la narrativa del Bitcoin come l’unica vera alternativa decentralizzata e priva di rischio di controparte.
Conclusioni
In Italia, la sfiducia nell’eccezionalismo americano è un fenomeno culturale e storico. La perdita di fiducia nell’ordine geopolitico e finanziario a guida statunitense è un processo graduale, alimentato da una serie di eventi che vanno dalla crisi finanziaria del 2008 alle tensioni commerciali del presente. L’Italia, con la sua economia manifatturiera e le sue esportazioni, risente in modo particolare delle fluttuazioni del commercio internazionale e della politica estera americana.
Il fatto che il dibattito su Bitcoin e oro stia guadagnando terreno anche in un paese tradizionalmente conservatore come l’Italia indica un cambiamento di paradigma. Non si tratta solo di una scelta di investimento, ma di una dichiarazione di sfiducia verso il sistema finanziario tradizionale e una ricerca di autonomia. L’oro rappresenta il passato e la tradizione, un pilastro di stabilità in un mondo in tempesta. Il Bitcoin rappresenta il futuro e l’innovazione, una rottura con il passato e un’opportunità per costruire un sistema finanziario più equo e decentralizzato.
La sfida per gli investitori italiani, come per quelli di tutto il mondo, sarà quella di navigare tra questi due mondi, bilanciando la sicurezza del passato con il potenziale del futuro. In questo contesto, oro e Bitcoin non sono rivali, ma complementari, due facce della stessa medaglia: la ricerca di un’ancora di salvezza in un mare di incertezza, dove il dollaro, un tempo un faro di stabilità, sembra ormai aver perso parte della sua luce.
In questo contesto scelte di investimento legate alla strutturazione di un portafoglio a capitalizzazione mista, con oro e Bitcoin, oppure partecipate in settori come il mining — si pensi al progetto BHP proposto dall’echange CryptoSmart — costituiscono un’occasione di intelligente diversificazione perfettamente rispondente alle dinamiche del momento, con un’ottica lungimirante e innovativa.
Filippo Albertin