Bitcoin tra moneta globale ed ecologia: come il mining green diventa un fattore di efficientamento e tutela energetica.
Negli ultimi anni Bitcoin è stato spesso al centro di critiche per il suo impatto ambientale, in particolare per l’elevato consumo energetico legato al processo di mining. Tuttavia, recentissimi studi accademici, tra cui il rapporto del Cambridge Centre for Alternative Finance (CCAF) dell’Università di Cambridge, dimostrano che il mining di Bitcoin sta diventando al contrario sempre più sostenibile, superando la soglia del 50% di fonti energetiche rinnovabili.
Questo progresso, unito ai vantaggi intrinseci del sistema Bitcoin, suggerisce che la criptovaluta non solo non è un problema per l’ambiente, ma potrebbe addirittura rappresentare in un futuro prossimo la soluzione più ecologica per il sistema monetario globale e le transazioni internazionali.
In questo articolo esploreremo come Bitcoin stia rivoluzionando il panorama finanziario in modo sostenibile, integrando i dati del rapporto di Cambridge con altre fonti autorevoli e analizzando i motivi per cui rappresenta un’opzione più verde rispetto ai sistemi tradizionali.
Bitcoin e mining: passi verso la sostenibilità
Secondo il sopraccitato rapporto del CCAF, pubblicato il 29 aprile 2025, il 52,4% dell’energia utilizzata per il mining di Bitcoin proviene da fonti sostenibili. Questo dato segna un miglioramento significativo rispetto al passato, quando la dipendenza dai combustibili fossili era più marcata. Il mix energetico include: idroelettrico: 23,4%; eolico: 15,4%; nucleare: 9,8%; solare: 3,2%; altre rinnovabili: 0,5%; fossili: 47,6% (di cui gas naturale al 38,2%, carbone all’8,9% e petrolio allo 0,5%).
L’inclusione dell’energia nucleare tra le fonti sostenibili (comunque, come si vede, minoritaria) riflette il riconoscimento della sua bassa emissione di CO2, mentre spicca il fatto che il gas naturale ha ormai superato il carbone come principale fonte fossile, riducendo ulteriormente l’impronta di carbonio del mining.
Questo passaggio evidenzia un trend positivo: i miner di Bitcoin stanno cercando attivamente fonti energetiche più economiche e pulite, spesso in regioni ricche di risorse rinnovabili come l’Islanda, il Québec e il Bhutan, dove l’energia idroelettrica domina.
Un esempio emblematico di questa transizione è il Regno del Bhutan, che utilizza l’energia idroelettrica per il mining di Bitcoin, promuovendo i cosiddetti “green coins” come alternativa ecologica. Allo stesso modo, in Texas, le aziende di mining sfruttano l’energia eolica e solare in eccesso, contribuendo a stabilizzare la rete elettrica e riducendo la dipendenza da carbone e gas naturale. Questi esempi dimostrano che il mining di Bitcoin non solo si sta spostando verso fonti rinnovabili, ma sta anche incentivando lo sviluppo di infrastrutture energetiche pulite.
Consumo energetico e Proof of Work
Una delle critiche più comuni a Bitcoin riguarda il suo meccanismo di consenso, la Proof of Work (PoW), che richiede un elevato consumo energetico per validare le transazioni e creare nuovi blocchi. Tuttavia, la PoW è fondamentale per garantire la sicurezza, la decentralizzazione e la robustezza del sistema Bitcoin. A differenza di altri meccanismi come la Proof of Stake (PoS), la PoW consente a chiunque di partecipare al network senza privilegi basati sulla quantità di criptovaluta posseduta, rendendo il sistema più democratico e resistente agli attacchi.
La PoW separa inoltre il controllo sui blocchi dalla ricchezza in Bitcoin, evitando che pochi grandi possessori dominino la rete. Questo meccanismo è considerato il più affidabile per supportare una valuta che ambisce a essere la più solida al mondo, come evidenziato nel rapporto di Cambridge. Sebbene la PoS sia più efficiente dal punto di vista energetico, non offre lo stesso livello di sicurezza e decentralizzazione, dettaglio nond a poco, che rende la PoW indispensabile per Bitcoin, almeno nell’attuale contesto tecnologico.
Inoltre il consumo energetico di Bitcoin deve essere fortemente contestualizzato in relazione e stretto confronto con quanto accade per le tecnologie standard connesse tanto al sistema monetario, quanto al fabbisogno energetico generale assorbito da industria, riscaldamento, illuminazione e fabbisogno generalizzato. Secondo il Bitcoin Energy Consumption Index la rete Bitcoin consuma circa 138 TWh all’anno, pari a circa lo 0,5% del consumo globale di elettricità! Una percentuale quindi ben lontana dal giustificare l’allarmismo ecologico diffuso da certe voci, evidentemente in malafede, o ben poco informate in materia
Questo dato è inoltre inferiore al consumo di settori tradizionali come il sistema bancario globale o l’industria dell’oro, che richiedono enormi quantità di energia per l’estrazione, il trasporto e la gestione delle infrastrutture. Ad esempio si stima che il sistema bancario globale arrivi a consumare oltre 260 TWh all’anno, quasi il doppio di Bitcoin, tutto questo senza considerare l’impronta ambientale delle filiali fisiche e dei data center.
Bitcoin come catalizzatore di energie alternative
Uno degli aspetti più rivoluzionari di Bitcoin è la sua capacità di incentivare lo sviluppo delle energie rinnovabili. I miner, essendo guidati “egoisticamente” dalla necessità di ridurre i costi operativi, cercano le fonti energetiche più economiche, che spesso coincidono proprio con le rinnovabili. Secondo il rapporto di Cambridge il costo dell’energia solare e eolica è diminuito rispettivamente del 90% e del 71% negli ultimi dieci anni, dettaglio che le rende sensibilmente più competitive rispetto ai combustibili fossili. Questo ha spinto i miner a stabilirsi in regioni con abbondanza di energia pulita, come la Norvegia e il Canada, dove l’idroelettrico è ampiamente disponibile.
Un caso studio interessante è rappresentato dagli studi condotti da Fengqi You, pubblicati nel 2023 e 2024, che dimostrano come il mining di Bitcoin durante la fase pre-commerciale di impianti eolici e solari (quando l’energia prodotta non è ancora integrata nella rete) possa generare profitti aggiuntivi, accelerando lo sviluppo di queste infrastrutture. Un altro studio del 2024, pubblicato su Heliyon, ha simulato che un sistema di mining alimentato a energia solare può ottenere un ritorno sull’investimento in soli 3,5 anni, rispetto agli 8,1 anni necessari per la vendita di elettricità alla rete, evitando al contempo 50.000 tonnellate di emissioni di CO2 all’anno.
Inoltre c’è da dire che il mining di Bitcoin sta contribuendo a ridurre le emissioni di metano, un gas serra molto potente, attraverso l’utilizzo del gas di scarto (Associated Petroleum Gas, APG) derivante dall’estrazione petrolifera. Invece di essere bruciato inutilmente o rilasciato nell’atmosfera, questo gas viene convertito in energia per il mining, come accade in Texas, dove incentivi statali promuovono questa pratica. Questo approccio non solo riduce l’impatto ambientale, ma trasforma un problema in un’opportunità economica.
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Bitcoin e sistemi tradizionali: il confronto ecologico
Per comprendere appieno il potenziale ecologico di Bitcoin, è essenziale confrontarlo con il sistema finanziario tradizionale. Le banche, le reti di pagamento come VISA e le istituzioni finanziarie internazionali dipendono da infrastrutture massive che consumano enormi quantità di energia. Rapporti economici alla mano, VISA ha consumato 740.000 GJ di energia per tutte le sue operazioni globali, ma questo dato non include l’energia utilizzata dalle banche e dalle istituzioni collegate per elaborare le transazioni.
Al contrario Bitcoin integra tutte le fasi del processo finanziario – dalla creazione della moneta alla validazione delle transazioni – in un’unica rete decentralizzata del tutto autonoma e auto-calibrata, che elimina la necessità di intermediari e riduce l’impronta ecologica complessiva.
Le transazioni internazionali, in particolare, evidenziano i vantaggi di Bitcoin. I bonifici bancari internazionali, gestiti tramite sistemi come SWIFT, richiedono molteplici intermediari gestiti in modalità tutt’altro che ottimizzate, ognuno dei quali consuma energia per data center, uffici e personale.
Secondo uno studio risalente al 2020 una singola transazione SWIFT può generare un’impronta di carbonio significativamente maggiore rispetto a una transazione Bitcoin, soprattutto se il mining avviene con fonti rinnovabili. Inoltre Bitcoin consente transazioni istantanee e globali senza la necessità di infrastrutture fisiche come filiali bancarie, aspetto non secondario, che abbassa ulteriormente il consumo di risorse.
Bitcoin: impatto sociale ed economico
Oltre agli aspetti ambientali, Bitcoin offre benefici sociali ed economici che lo rendono una soluzione ideale per il sistema monetario globale. La sua natura decentralizzata elimina la dipendenza da banche centrali e governi, riducendo in tal modo il rischio di politiche monetarie inflazionistiche che penalizzano i risparmiatori.
In regioni con sistemi bancari instabili, come l’Africa sub-sahariana o l’America Latina, Bitcoin offre un’alternativa accessibile per le transazioni e il risparmio, senza richiedere costose infrastrutture fisiche. Si legga a tale proposito il nostro articolo dedicato a Bitcoin nelle economie emergenti.
Dal punto di vista più strettamente economico il mining di Bitcoin crea opportunità di lavoro e investimenti in aree remote ricche di risorse rinnovabili. Ad esempio, in Siberia e in Mongolia Interna, i miner sfruttano l’energia idroelettrica in eccesso, generando entrate per le comunità locali che altrimenti non avrebbero mercato per la loro energia. Questo modello di “energia come servizio” sta rivoluzionando il settore energetico, rendendo Bitcoin un attore chiave nella transizione verso un’economia più sostenibile.
Critiche e confutazioni
Nonostante i progressi, Bitcoin deve affrontarealcune residuali critiche legate alla produzione di rifiuti elettronici (e-waste) e al consumo idrico. A fine 2020 uno studio analitico ha stimato che il mining di Bitcoin genera oltre 30.000 tonnellate di e-waste all’anno, a causa della breve durata dei dispositivi ASIC (Application-Specific Integrated Circuits). Tuttavia, una revisione sistematica del 2024 ha corretto di molto questa stima, suggerendo che la durata degli ASIC sia più vicina a 4-5 anni, dato che rettifica significativamente l’impatto.
Inoltre le aziende di mining stanno adottando pratiche di riciclo decisamente più avanzate di quelle in atto cinque anni fa, con ulteriore risparmio in termini di e-waste.
Per quanto riguarda invece il consumo idrico, un rapporto del 2023 ha stimato che il mining di Bitcoin avesse utilizzato 1.600 gigalitri d’acqua nei due anni precedenti, principalmente per il raffreddamento delle attrezzature e l’energia idroelettrica. Tuttavia, questo dato è e rimane altamente controverso, poiché l’idroelettrico utilizza acqua che viene restituita tale e quale all’ambiente, a differenza delle fonti fossili che richiedono estrazioni irreversibili.
Inoltre i progressi nelle tecnologie di raffreddamento stanno riducendo drasticamente il consumo idrico diretto dei data center di mining, sostituendolo con sistemi più efficienti identificati dalla composizione di hardware e dall’efficientamento del medesimo.
Conclusioni
Contrariamente alla narrativa dominante, Bitcoin non è un nemico dell’ambiente, ma un potenziale alleato nella transizione verso un’economia più sostenibile. Con oltre il 52,4% del suo mining alimentato da fonti rinnovabili, come dimostrato dal rapporto di Cambridge, e una crescente adozione di pratiche innovative come l’utilizzo del gas di scarto e l’integrazione con infrastrutture di idrogeno verde, Bitcoin sta ridefinendo il concetto di moneta digitale ecologica.
Rispetto al sistema finanziario tradizionale, offre un’alternativa più efficiente, trasparente e accessibile, con un’impronta ambientale che continua a migliorare.
Sebbene sfide come l’e-waste e il consumo idrico richiedano ulteriori sforzi, i progressi tecnologici e l’impegno della comunità di Bitcoin stanno dimostrando che la criptovaluta può essere già da oggi una forza positiva per il pianeta.
Proiezioni recenti suggeriscono che la rete Bitcoin potrebbe raggiungere il 70% di energia sostenibile entro il 2030, consolidando il suo ruolo come leader nella finanza ecologica. In un mondo che cerca soluzioni per affrontare la crisi climatica e l’instabilità economica, Bitcoin non è solo una moneta digitale: è una visione per un futuro più verde e inclusivo.
Filippo Albertin