Il concetto di volatilità sui mercati finanziari è intuitivamente semplice, ma apre un mondo di opportunità che l’investitore può sfruttare a suo vantaggio. Essa misura l’ampiezza delle fluttuazioni al rialzo o ribasso dei prezzi di un asset (azioni, obbligazioni, materie prime, ecc.) in un dato periodo di tempo. Più è alta la fluttuazione, maggiore è la volatilità. In pratica, se diciamo che essa è stata pari al 10% in un certo lasso temporale, stiamo affermando che il prezzo ha oscillato del 10%.
Volatilità e rischio
La volatilità è correlata positivamente al rischio. Tanto più un investimento volatile, quanto più esso tende ad essere rischioso. E ciò vale a maggior ragione per chi opera sui mercati con una prospettiva temporale corta. Infatti, le perdite che si possono accusare quando i prezzi variano in misura consistente, sono elevate nel breve termine. Nel lungo termine, invece, la volatilità tende ad essere più bassa e, quindi, l’investimento diventa meno rischioso.
Fattori di influenza
Come si misura la volatilità? Essa può ricavarsi come deviazione standard delle variazioni di prezzo di un asset, vale a dire come distanza media dei prezzi rispetto a un livello medio e sempre in un determinato periodo. Da cosa può dipendere? Possono esserci eventi che la amplificano, come annunci di politica economica (fiscale, monetaria, ecc.), pubblicazioni di dati aziendali, tensioni geopolitiche, ecc. Pensate ad una banca centrale che dovesse sorprendere il mercato con un aumento o taglio dei tassi di interesse inatteso.
Anche variazioni improvvise dell’umore degli investitori circa un titolo specifico o un’intera asset class può influenzare il grado di volatilità. Ottimismo e pessimismo si riflettono sulle transazioni e impattano sulla variazione dei prezzi. Un altro aspetto che abbiamo affrontato in questo sito e che influenza la volatilità può essere la liquidità. Un asset o mercato poco liquido tende ad amplificare le variazioni dei prezzi nell’unità di tempo. Quando le transazioni relative a un titolo sono relativamente basse, è sufficiente un ordine di acquisto o di vendita di importi rilevanti per provocare ampie oscillazioni di prezzo.
La scarsa liquidità può dipendere a sua volta anche dalle dimensioni dell’emittente di un titolo (azionario o obbligazionario). Ad esempio, le azioni di una piccola società quotata in borsa risulteranno generalmente più soggette a volatilità di quelle di una società grossa. E piccoli mercati sono anch’essi più volatili di mercati grossi.
Volatilità e rendimento
Da quanto spiegato, deduciamo che la volatilità sia correlata anche alla propensione al rischio. Quando questa è più alta, l’investitore tende ad accettare maggiori dosi di volatilità. Al contrario, l’investitore avverso al rischio tende a preferire asset meno volatili. Chiaramente, questo ci porta a dedurre anche che volatilità e rendimento camminino un po’ assieme. Un asset volatile è più rischioso e, pertanto, tende ad essere anche più remunerativo nel tempo. L’esempio più lampante di questi anni è dato dalle “criptovalute“: temute per la loro volatilità, sono state altamente remunerative. Bitcoin ha segnato una crescita di valore del 18.550% in circa otto anni e mezzo.
Esiste per caso un qualche indicatore del grado di volatilità del mercato? La risposta è affermativa. Avrete sentito parlare di indice VIX, che sta per CBOE Volatility Index. Fu inventato dal Chicago Board Options Exchange e viene anche definito “indice della paura”. In effetti, quando il mercato teme per l’andamento futuro del mercato azionario, la volatilità tende a salire. Quando prevale la serenità, essa tende a scendere. Tuttavia, fa riferimento al solo indice S&P 500, che comunque è il principale mercato azionario del mondo, visto che in esso risultano quotate le prime 500 società di Wall Street. Non a caso, il VIX è considerato per approssimazione l’indice di volatilità un po’ di tutte le borse mondiali.
Il calcolo della volatilità tramite il VIX avviene attraverso i prezzi delle azioni derivati dalle opzioni call e put contratte. Per questo si parla di volatilità “implicita” e non storica. Il limite di questo indicatore è che guarda ai successivi 30 giorni, per cui non fornisce un’idea di cosa possa accadere sul mercato in un lasso di tempo più ampio. Ad ogni modo, esso segnala agli investitori se i timori sul mercato stiano aumentando o scendendo, magari riuscendo ad anticipare una possibile crisi. Coloro che sono avversi al rischio, opteranno probabilmente per comprare quando il VIX assume valori in calo o comunque storicamente bassi. Viceversa, gli investitori propensi al rischio decideranno eventualmente di entrare con valori relativamente elevati del VIX.
Come sfruttare l’indice VIX
La volatilità può essere sfruttata per amplificare i propri guadagni. Un VIX elevato ci dice non solo che la paura è alta, ma che probabilmente ci troviamo dinnanzi a un mercato “iper-venduto”. Di conseguenza, scattano occasioni di acquisto. Viceversa, un VIX troppo basso può considerarsi da un lato rasserenante, ma dall’altro espressione di un mercato “iper-comprato”. E ciò ci invia indirettamente un segnale di vendita.
Il VIX non va preso eccessivamente alla lettera. La volatilità tende, infatti, ad esplodere al verificarsi di un evento avverso o ad un annuncio imprevisto. Se uscissimo dal mercato ogni volta che monta la paura, probabilmente non porteremmo mai a casa un rendimento soddisfacente. Anzi, corriamo persino il rischio di subire perdite non necessarie. Pensate a cosa accadde nel 2020, quando la pandemia provocò il crollo delle borse mondiali a cavallo tra inverno e primavera. Quello che in pochi ricordano è, però, che alla fine di quell’anno l’indice S&P 500 segnava un rialzo del 63% rispetto ai minimi toccati a marzo e di oltre il 15% anche rispetto agli inizi dell’anno, quando del Covid-19 il mondo ignorava l’esistenza.
Volatilità come occasione di guadagno
Eppure, l’indice VIX era esploso a 66 punti dai 12-13 delle settimane precedenti. La conferma che se da un lato la volatilità spinge a porre attenzione ai rischi immediati, dall’altro può costituire un’importante occasione di guadagno per chi riesce a tenere i nervi saldi. In ogni caso, è possibile sfruttare l’indicatore della paura per fare trading. Come? Un modo è puntare sugli ETF sul VIX, che fanno guadagnare quando l’indice sale. Al contrario, si possono vendere allo scoperto strumenti legati al VIX, in modo da guadagnare quando si prevede un calo della volatilità. Con i futures, invece, si creano esposizioni dirette a quest’ultima.
Se si volesse contenere il grado di volatilità di un portafoglio di investimenti, la cosa più naturale da fare sarebbe di diversificare gli asset per categoria e anche provenienza geografica. A tale proposito, i fondi di investimento rappresentano il modo migliore per avere investimenti poco volatili, visto che per lavoro i gestori ogni giorno analizzano il grado di rischio di qualsiasi asset acquistato e il suo impatto sul portafoglio complessivo nei vari scenari possibili.