Tutti i giorni, sia che siamo investitori o meno, sentiamo o leggiamo dei titoli in borsa che salgono o scendono. A molti di noi questi movimenti sembrano incomprensibili, anche perché spesso portano a mutamenti repentini nelle valutazioni di una società quotata. Tendenzialmente, i rialzi azionari diffondono buon umore e non esclusivamente tra chi ne trae un beneficio diretto. In questo articolo, vi forniremo un elenco di ragioni per le quali essi hanno un impatto positivo naturalmente per gli investitori, anzitutto, ma anche per le stesse imprese, oltre che per i dipendenti e l’intera economia.
Guadagni dai rialzi azionari
I rialzi azionari sono certamente positivi per chi ha acquistato il titolo a quotazioni inferiori. Infliggono perdite solamente a coloro che avevano aperto posizioni corte o ribassiste con le vendite allo scoperto o le opzioni put. Ma questo è un altro discorso. Il solo fatto che le azioni salgono, implica che la società viene valutata meglio dal mercato, in quanto considerata capace di generare maggiori utili nel tempo. Le azioni non sono altro che quote di capitale. E questo è o dovrebbe essere pari al valore scontato dei profitti futuri. Ma come questo aspetto può tradursi in un vantaggio concreto per la stessa società?
Migliore accesso al credito
Dicevamo che i rialzi azionari generano ottimismo un po’ tra tutte le categorie coinvolte e non. Ad esempio, un fornitore sarà maggiormente propenso a stringere accordi, in quanto l’aumentato valore in borsa del committente gli segnala una crescente solidità finanziaria. E lo stesso si può dire per i creditori. E’ più agevole immaginare che le banche prestino denaro a una società ben capitalizzata in borsa che non ad una con basse quotazioni. Anche perché essa può prendere le azioni in pegno per proteggersi dal rischio di credito. Un po’ come quando eroga un mutuo a una famiglia e in cambio iscrive l’ipoteca sull’immobile. Più è alto il valore di mercato dell’asset e maggiore sarà l’importo del prestito, nonché più alte le probabilità che questi venga concesso. Il pegno sulle azioni consente alla banca di escuterle nel caso di inadempienza. In genere, questa si riserva un margine a garanzia del prestito. Più alta la quotazione del titolo, maggiore la capacità della società di ricevere denaro da utilizzare per qualsiasi fine.
I creditori possono essere anche soggetti differenti dagli istituti di credito. E’ il caso degli obbligazionisti. Anch’essi sono più propensi ad investire nei bond emessi dalle società con capitalizzazione crescente. Poiché rialzi azionari segnalano profitti attesi in crescita, si prospetta una maggiore solidità di base a garanzia del debito di nuova emissione e di quello già in circolazione sul mercato. Tra le altre cose, essi consentono alle società quotate di emettere obbligazioni convertibili, che altro non sono che prestiti relativamente a basso costo e che assegnano al possessore la facoltà di acquistare alla scadenza le azioni a un prezzo prefissato.
Ricapitalizzazioni più convenienti
Non c’è solo il ricorso al debito tra le modalità che una società ha per reperire nuove risorse. L’alternativa consiste nel varare un aumento di capitale. Si tratta nei fatti di fare entrare nuovi azionisti nella compagine e/o di assegnare a quelli esistenti un maggiore numero di titoli di partecipazione al rischio d’impresa. Ed è ovvio che i rialzi azionari aumentano l’entità delle risorse in entrata. Se emetto 1.000 nuove azioni al prezzo di 1 euro ciascuna, incasserò 1.000 euro. Se il prezzo è di 1,50 euro, incasserò 1.500 euro. E’ fin troppo evidente anche in questo caso come l’apprezzamento del titolo in borsa possa portare per questa via vantaggi concreti all’emittente. Va considerato, comunque, che operazioni di ricapitalizzazione provocano nell’immediato la caduta in borsa del titolo per il previsto minore rapporto prezzo/utili.
Il ricavato di un aumento di capitale può sostenere un investimento per potenziare la capacità di fare profitti nel medio-lungo termine o abbattere il debito esistente. E’ accaduto con “meme stock“ come GameStop. La società ha approfittato dell’atteso e infondato boom in borsa per incassare liquidità con cui ridurre il debito e cercare di rilanciare il business. In entrambi i casi, l’impatto sui conti aziendali tende ad essere positivo e a sua volta può procrastinare i rialzi azionari nel caso migliori le previsioni sui profitti futuri. Simile all’aumento del capitale è l’IPO, che consiste nel quotare per la prima volta in borsa una società. Se le valutazioni antecedenti al debutto tendono a crescere, la società troverà più conveniente avviare l’operazione per incassare le relative risorse. E anche dopo l’IPO, i rialzi azionari possono spingere i fondatori e azionisti a mettere sul mercato un numero più alto di titoli per monetizzarne i guadagni.
Freno a scalate
C’è un altro aspetto che spinge il management di una società quotata in borsa a perseguire i rialzi azionari: essi rendono più difficili le scalate ostili. Acquistare quote diventa più costoso e le alte valutazioni segnalano ai pretendenti che esisterebbero scarsi o nulli margini di miglioramento dei risultati, disincentivandone l’ingresso tra i grandi azionisti. Gli stessi piccoli azionisti trovano meno interessante vendere il titolo a terzi, magari confidando in ulteriori apprezzamenti. Va detto che le scalate in sé non sono un male per il sistema finanziario, anzi tendono a migliorare la governance, spingendola a mostrarsi efficiente e a conseguire risultati positivi.
Rialzi azionari positivi anche per dipendenti e stato
Anche i dipendenti possono giovarsi dei rialzi azionari. Sebbene in Italia siano meno diffuse rispetto a contesti come Stati Uniti e Regno Unito, le stock options hanno fatto anche da noi la loro comparsa da tempo. Si tratta di una remunerazione variabile, che va ad aggiungersi a quella fissa. In genere, i beneficiari sono dirigenti e quadri, ma possono riguardare gli stessi dipendenti. Consistono nell’assegnazione dei titoli o nella possibilità offerta di acquistarli a una data scadenza a un dato prezzo. Se la quotazione di mercato alla data convenuta risulterà superiore, il possessore avrà la convenienza ad esercitare la facoltà. Questa opzione non solo permette a chi lavora alle dipendenze dell’azienda di partecipare ai risultati, ma attira risorse umane qualificate, migliorando in prospettiva anche la produttività del lavoro.
Sul piano macroeconomico, i rialzi azionari contribuiscono positivamente al gettito fiscale, dato che sulle plusvalenze maturate e realizzate gli investitori sono tenuti a pagare le imposte. E i possessori dei titoli possono sfruttare i guadagni per alimentare i consumi, innescando un circolo virtuoso. Infine, un trend positivo in borsa segnala efficienza gestionale e produttiva, a sua volta attirando capitali anche dall’estero. Borse depresse sono sintomatiche di scarsa capacità delle imprese di fare utili, risentendo probabilmente di un ambiente economico, fiscale, normativo e burocratico avverso.