Il 2026 potrebbe diventare un anno da cerchiare in rosso per i mercati finanziari mondiali. Stando alle indiscrezioni riportate dalla stampa americana, Elon Musk valuta l’IPO di SpaceX. Presumibilmente, si terrebbe intorno alla metà dell’anno, il periodo considerato migliore per il debutto in borsa di una società. E poiché il fondatore di Tesla ha notoriamente manie di grandezza, punta ad un’operazione che sia la più grande del genere nella storia. Il record da battere è quello segnato a fine 2019 da Aramco, la compagnia petrolifera statale dell’Arabia Saudita. In quel caso, Riad raccolse 29 miliardi di dollari con la vendita solamente di poco più dell’1,5% del capitale. La valorizzazione iniziale fu di circa 1.900 miliardi complessivi. A distanza di sei anni esatti, risulta scesa del 20% a meno di 1.600 miliardi.
Azioni SpaceX, cercasi prezzo giusto
A quanto verrebbero cedute le azioni di SpaceX? In un circuito secondario, la società ha fissato un prezzo di 420 dollari per una capitalizzazione potenziale ben superiore agli 800 miliardi precedentemente valutati. Si specula che Musk voglia incassare 40 miliardi, così da battere ogni record passato, come detto. Gli servirebbe cedere sul mercato intorno al 5% del capitale, il triplo di Aramco prima del Covid. E poiché punterebbe anche alla più grande capitalizzazione della storia, non è escluso che sondi di valutare la sua creatura almeno 1.500 miliardi. E’ chiaro che dovranno essere gli investitori a decidere se a quei prezzi varrebbe la pena acquistare o meno.
A 1.500 miliardi di capitalizzazione, il 42% in mano a Musk varrebbe all’incirca sui 630 miliardi. Considerate che ad oggi viene valutata “solo” 136 miliardi. Con un balzo di 500 miliardi, la sua ricchezza attualmente stimata a poco meno di 500 miliardi e al primo posto nel pianeta, arriverebbe a 1.000 miliardi complessivi. Musk diverrebbe così il primo “trilionario” nella storia mondiale. Un termine che nessuno a Wall Street fino a poco tempo fa immaginava potesse essere associato al patrimonio di un singolo individuo.
Portafoglio Bitcoin
SpaceX è un’azienda che produce veicoli spaziali (razzi) e attiva nelle attività di comunicazioni satellitari. I servizi che offre sono considerati più all’avanguardia di quelli stessi della NASA, che già sono il top nel mondo tra i governativi. Ma non dobbiamo dimenticare che Musk è anche uno dei più strenui sostenitori delle criptovalute e agisce attivamente sul mercato. Attraverso questa azienda, ad esempio, detiene un portafoglio di 5.012 Bitcoin. Ai prezzi attuali, vale sui 462 milioni di dollari. E ha accettato pagamenti in Dogecoin per finanziare la sua missione lunare. Attraverso Tesla, poi, Musk possiede oltre ulteriori 11.000 Bitcoin.
Ricordate che all’inizio dell’anno, con l’insediamento della seconda amministrazione Trump, Musk è stato per alcuni mesi a capo del Dipartimento per l’Efficienza Governativa, il cui acronimo in inglese risulta essere DOGE. I media notarono a suo tempo tale improbabile coincidenza quale ennesimo segnale del magnate circa la sua volontà di sostenere le criptovalute. E proprio Dogecoin, dopo l’annuncio durante la campagna elettorale di oltre un anno fa, guadagnò fino al 360% in poche settimane.
Possibile allentamento monetario in coincidenza con l’IPO
Ecco perché l’IPO di SpaceX non riguarda la sola finanza tradizionale. Cosa farà Musk con la liquidità che incasserà grazie alla vendita delle azioni? Possibile che una parte vada a potenziare gli investimenti nella crittografia. In pratica, l’operazione potrebbe fungere da nuovo stimolo al mercato delle crypto dopo che già con l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti c’è stato un forte impulso nell’ultimo anno, pur affievolitosi nelle ultime settimane per via principalmente delle prese di profitto.
La tempistica dell’IPO potrebbe favorirne il successo e la ripresa delle crypto. Per metà del prossimo anno ci sarà in carica il nuovo governatore della Federal Reserve. Il successore di Jerome Powell potrebbe essere Kevin Hassett, attuale direttore del Consiglio nazionale dell’economia alla Casa Bianca. Egli è vicino alle posizioni di Trump sulla politica monetaria e si è detto anche in questi giorni convinto che esistano margini per tagliare i tassi di interesse ben oltre lo 0,25%. Un costo del denaro più basso accrescerebbe le valutazioni della borsa americana per svariate ragioni. In primis, perché la maggiore liquidità verrebbe investita almeno in parte in azioni. Secondariamente, essa spronerebbe la propensione al rischio. Inoltre, per gli investitori diverrebbe più economico farsi prestare denaro per metterlo a frutto in borsa. Non da ultimo, il valore attuale delle azioni aumenterebbe.
Anche le criptovalute ne approfitterebbero. Sappiamo che esse beneficiano della maggiore propensione al rischio e della liquidità abbondante sui mercati. E ciò verosimilmente si verificherebbe in presenza di tassi in calo con un’inflazione americana ancora sopra l’obiettivo del 2%. S’innescherebbero i timori proprio sulla volontà della banca centrale di perseguire la stabilità dei prezzi. Per la cronaca, proprio in queste ore Powell ha annunciato un nuovo taglio dei tassi per lo 0,25% e i “dot-plots” dell’istituto prospettano solamente un altro taglio nel corso del 2026. Bitcoin venne lanciato a inizio 2009 per reagire a quello che fu considerata una politica monetaria lassista delle principali banche centrali.
Valutazione di SpaceX eccessiva?
Tornando ai fondamentali di SpaceX, essa si attende che produca ricavi per 15 miliardi quest’anno e tra 22 e 24 miliardi nel 2026. Musk ha dichiarato che “la società ha un flusso di cassa positivo da molti anni”. Questi numeri, per quanto positivi, svelano le altissime valutazioni ambite rispetto all’attuale capacità di generare utili. E’ un fenomeno che stiamo sempre più verificando con il comparto tech, specie legato all’Intelligenza Artificiale. Il rapporto prezzo-utili risulta essere alle stelle, un segno che il mercato stia comprando la generazione degli utili futuri, attesi in forte crescita.
Comunque sia, il caso evidenzia ancora una volta le distanze siderali tra America ed Europa. La finanza della prima viaggia ormai su valori che non trovano alcun tipo di corrispondenza con quelli del nostro continente. La sola capitalizzazione di NVIDIA supera quella di qualsiasi borsa nazionale europea. Il patrimonio di Musk con l’IPO di SpaceX salirebbe attorno agli stessi valori dell’intera Piazza Affari. Anziché cercare di accorciare le distanze, l’Europa sta imboccando la strada opposta. L’adozione delle crypto resta un tabù per la finanza tradizionale e ancora di più per il legislatore, mentre le autorità lanciano l’allarme anche con riferimento alle stesse “stablecoin”, da poco regolamentate negli USA.