E’ una giornata particolare per i mercati finanziari quella di oggi. Da poche ore Nvidia è diventata la prima società al mondo ad avere raggiunto e superato i 5.000 miliardi di dollari di capitalizzazione in borsa. All’avvio delle contrattazioni, il suo titolo balzava del 2,5% e aggiungeva oltre 120 miliardi al suo valore di chiusura di ieri. Una reazione positiva all’annuncio del presidente Donald Trump di voler portare sul tavolo della discussione con il presidente cinese Xi Jinping domani la questione dei chip, che s’interseca con quella delle terre rare. Dall’inizio dell’anno il titolo quotato all’S&P 500 guadagna quasi il 50%. E in cinque anni segna un boom del 1.320%.
Nvidia al centro dello scontro USA-Cina
Nvidia stacca ora di almeno 1.000 miliardi in borsa sia Microsoft che Apple. In pochi conoscevano questa società fino a pochissimi anni fa. Ora, non è solamente la più popolare tra gli investitori e i trader, ma anche forse la più strategica per la superpotenza americana. Tant’è che Trump e Xi al margine del vertice ASEAN discuteranno proprio di essa per quello che assumerà verosimilmente i contorni del “do ut des”. Non appena è rientrato alla Casa Bianca a gennaio, il presidente americano introduceva restrizioni alle esportazioni di chip di alta gamma verso la Cina. A sua volta, il governo di Pechino reagiva in due modi. Da un lato, chiudendo il suo mercato a Nvidia e dall’altro riducendo le esportazioni di terre rare verso l’Occidente. Il problema sta riguardando anche, se non soprattutto, l’Europa in questi mesi.
Senza terre rare i chip non si producono e senza chip non c’è Intelligenza Artificiale. Si tratta di svariati metalli che abbondano in aree molto ristrette della Terra. La Cina detiene quasi il monopolio. E questo è il motivo per cui neanche Washington può andare “all in” contro di essa sui dazi. Se anche per pochi mesi Pechino decidesse di azzerare le esportazioni di terre rare, l’industria mondiale collasserebbe. Non solamente quella legata all’IA. Si fermerebbero le produzioni di elettrodomestici, beni elettronici, auto, apparecchiature sanitarie, ecc. Trump potrebbe sbloccare le esportazioni di cosiddetti “chip super duper” Blackwell. L’ipotesi sarebbe di contingentarle, in modo da preservare la superiorità tecnologica americana. In cambio, la Cina riaprirebbe il suo mercato a Nvidia e potenzierebbe le esportazioni di terre rare verso gli USA.
Boom delle azioni e nascita di un colosso senza pari
Ciò che rende Nvidia una realtà unica, è il fatto che abbia per prima battuto un campo inesplorato: la produzione di chip per addestrare e implementare l’IA. Ha da poco destinato ben 100 miliardi di dollari per gli investimenti in OpenAI, società fondata senza scopo di lucro da Elon Musk e Sam Altman. Questa è attiva nella creazione di chatbot. Sua è stata l’invenzione di ChatGPT, che ha avuto un immenso successo e sta rivoluzionando il modo di approcciarsi al lavoro in tutto il mondo. Nvidia le fornisce i chip, ciascuno dei quali in media può arrivare a costare anche decine di migliaia di dollari.
Il boom di Nvidia è un caso senza precedenti per dimensioni. Fondata nel 1999 a Santa Clara, California, fino a pochi anni fa era solamente una società che produceva schede grafiche per videogiochi. Il mutamento del suo core business è stata una benedizione. Pensate che rispetto all’IPO il valore delle azioni in borsa è aumentato di 8.260 volte. In pratica, chi vi avesse investito al tempo 1.000 dollari, oggi avrebbe in tasca una fortuna di 8,26 milioni. Senza contare i dividendi riscossi in questi 26 anni. Fa specie pensare che Borsa Italiana vale all’incirca sui 1.000 miliardi di dollari, un quinto della capitalizzazione della sola Nvidia. Le prime tre società americane quotate in borsa si portano complessivamente sopra 13.000 miliardi.
Europa terribilmente indietro sull’IA
Questi numeri appaiono a noi europei un miraggio. Le nostre società sono vistosamente sottocapitalizzate e dinnanzi a questi colossi americani la concorrenza diventa ogni giorno più impossibile. Anche perché la loro forza si autoalimenta. Più sono giganti e più la politica a Washington ne tutela gli interessi in patria e all’estero e più ciò li rende ancora più solidi. Se anche fosse vero il timore di alcuni analisti, secondo i quali attorno all’IA si è creata una bolla finanziaria, d’altra parte i valori in campo sono così giganteschi che resterebbero tali anche dopo un’eventuale correzione. Nvidia ha fatturato circa 165 miliardi nei quattro trimestri al luglio scorso. E ha riportato un utile netto di 86,60 miliardi. Il rapporto prezzo/utili resta elevato, ma va declinando per effetto della corsa dei profitti. Solamente nell’anno al luglio 2023 superavano di poco i 10 miliardi. Sono aumentati di quasi 8,4 volte in un paio di anni.
Il boom di Nvidia svela un grosso problema per l’Europa. La corsa verso l’IA risulta persa in partenza. E non è questione di poco. Stiamo parlando di una nuova forma di rivoluzione post-industriale e i ritardi non sono ammessi. Nel nostro caso, sono notevoli e si misurano in diversi anni sul fronte dello sviluppo tecnologico e delle conoscenze. A differenza degli USA non abbiamo una sola azienda di dimensioni tali da fare intravedere possibili investimenti all’altezza. Persino i governi europei stentano a stanziare risorse e, in ogni caso, il loro è un approccio dirigista che non porterebbe da nessuna parte. Non possiamo immaginare di tenere testa alla Silicon Valley a colpi di investimenti pubblici gestiti da burocrati.
Nvidia ricorda Bitcoin
Si sta ripetendo sull’IA lo stesso schema che abbiamo visto a proposito delle criptovalute. L’Europa regolamenta e demonizza chiunque intenda investire in Bitcoin e altri token digitali, mentre gli USA hanno adottato un approccio diametralmente opposto con l’obiettivo di intestarsi un mercato da svariate migliaia di miliardi di dollari e con enormi potenzialità di crescita. La reazione di Bruxelles è stata finora di puntare sull’euro digitale, come se una moneta elettronica gestita dalla Banca Centrale Europea possa essere la risposta alla domanda crescente di decentralizzazione finanziaria e di asset non manipolabili dalle istituzioni. Il successo di Nvidia ricorda, in un certo senso, proprio quello di Bitcoin. Anche il titolo del colosso californiano è stato più oggetto di scherno che di analisi giudiziosa nel Vecchio Continente, dove il pregiudizio verso tutto ciò che origina dalle libere forze del mercato resta preponderante tra la classe dirigente.