L’attuale contesto macroeconomico, caratterizzato da incertezza e inflazione, ma anche da importanti spinte all’innovazione finanziaria verso le nuove tendenze del fin-tech e della blockchain, spinge le aziende a riconsiderare i tradizionali modelli di gestione della tesoreria. In questo scenario, le criptovalute non sono più percepite unicamente come strumenti di speculazione, ma come potenziali componenti di una riserva strategica aziendale.
L’analisi qui presentata confronta le due principali criptovalute, Bitcoin ed Ethereum, valutandone i vantaggi e gli svantaggi speculativi e funzionali per gli investitori e gli imprenditori. L’articolo si pone quindi come materiale di riferimento ad uso di imprenditori o investitori, per condurre l’utente alla scelta migliore.
Tra oro digitale e token economy
L’analisi rivela che Bitcoin (BTC) si sta affermando come una solida riserva di valore digitale, il cui crescente riconoscimento istituzionale sta portando a una progressiva riduzione della volatilità storica. La sua proposta di valore è radicata nella scarsità programmata e nella sua architettura di sicurezza robusta, che lo rende un’ancora di stabilità a lungo termine.
Al contrario, Ethereum (ETH) si distingue come un asset orientato alla crescita e all’utilità spicciola in procedure e pagamenti che non negano la finanza classica, ma la integrano e facilitano. Non è solo un veicolo di apprezzamento del capitale, ma l’infrastruttura sottostante per un’ampia gamma di applicazioni aziendali, dagli smart contract ai protocolli di finanza decentralizzata (DeFi). Il suo passaggio al meccanismo di consenso Proof-of-Stake (PoS) ha significativamente mitigato le preoccupazioni ambientali, rendendolo una scelta più allineata con i principi aziendali ESG (Environmental, Social, and Governance).
La conclusione principale di questo rapporto è che la scelta tra detenere Bitcoin o Ethereum non rappresenta una dicotomia, ma una decisione strategica che deve essere allineata agli obiettivi specifici dell’azienda e alla sua propensione al rischio. Bitcoin è l’asset per la conservazione del capitale e la copertura contro l’inflazione, mentre Ethereum è l’asset per le aziende che intendono integrare l’innovazione digitale nelle loro operazioni future. Ci possono essere dunque strategie che privilegiano solo il primo, solo il secondo, oppure entrambi in misura bilanciata.
La narrazione del mercato si sta evolvendo da un confronto binario a una valutazione dei ruoli complementari che questi due asset possono ricoprire in un portafoglio diversificato. Questo cambiamento riflette la maturazione del mercato, dove gli investitori non cercano un’unica “migliore” criptovaluta, ma comprendono che ogni asset ha una funzione specifica all’interno di una strategia finanziaria più ampia.
Il contesto macroeconomico
La ricerca di alternative ai tradizionali asset di tesoreria, come liquidità e titoli di stato, è diventata una priorità per le imprese in risposta a politiche monetarie accomodanti e all’aumento dell’inflazione, che erodono il potere d’acquisto delle valute fiat. In questo scenario, le criptovalute sono emerse come una nuova frontiera per la gestione del capitale aziendale.
L’adozione di massa di questa classe di asset è stata catalizzata dal passaggio da un interesse di nicchia a una vasta accettazione da parte di investitori istituzionali, fondi pensione e persino governi.
L’approvazione di strumenti finanziari come gli ETF (Exchange-Traded Fund) negli Stati Uniti e gli ETP (Exchange-Traded Product) in Europa ha semplificato notevolmente l’accesso a Bitcoin e altre criptovalute per gli investitori tradizionali. L’afflusso di capitali istituzionali è stato massiccio, con un report dell’ICC che indica un investimento di oltre 27,4 miliardi di dollari in ETF Bitcoin, un aumento del 114% rispetto al trimestre precedente. Nomi di spicco come Goldman Sachs e il Wisconsin Pension Fund hanno investito ingenti somme in Bitcoin, confermando la legittimazione di questi asset come componenti di un portafoglio diversificato.
Un’osservazione fondamentale è che questo afflusso di capitali a lungo termine sta influenzando enormemente la dinamica di mercato di Bitcoin. Nonostante la sua reputazione di elevata volatilità, la volatilità storica a un mese di Bitcoin è scesa ai livelli ben più bassi da oltre due anni, arrivando a essere inferiore persino a quella dell’oro fisico. Questo dato è particolarmente significativo in quanto riflette l’ingresso di capitali istituzionali con orizzonti di investimento più estesi e meno reattivi alle fluttuazioni di mercato a breve termine. Per le aziende questo implica che il rischio percepito associato alla detenzione di Bitcoin in tesoreria potrebbe diminuire progressivamente, rafforzando la sua posizione come una riserva di valore solida e concreta. Ovvero, più precisamente, questa dinamica potrebbe far traslare Bitcoin da investimento a medio-lungo a risorsa a medio periodo.
Comparazioni
Bitcoin si posiziona come “oro digitale” grazie a caratteristiche fondamentali che lo rendono una riserva di valore ideale. La sua offerta fissa, limitata a 21 milioni di monete, e un tasso di emissione prevedibile lo proteggono dalla svalutazione tipica delle valute fiat e lo rendono una copertura efficace contro l’inflazione.
La sicurezza della rete Bitcoin è garantita dal meccanismo di consenso Proof-of-Work (PoW). Questo sistema, che richiede ai “miner” di utilizzare una notevole potenza di calcolo per validare i blocchi, è considerato il più robusto e collaudato. La rete Bitcoin ha operato senza subire attacchi significativi o manipolazioni per oltre un decennio, un dato che ne testimonia l’affidabilità e l’immutabilità.
L’adozione di Bitcoin da parte delle aziende è un fenomeno in crescita, con diverse case study che ne illustrano le motivazioni.
MicroStrategy (ora Strategy): Questa azienda ha fatto dell’accumulo di Bitcoin la sua strategia aziendale principale. Sotto la guida del suo presidente, Michael Saylor, l’azienda ha accumulato centinaia di migliaia di BTC, utilizzando debito a basso costo e vendendo azioni per finanziare l’acquisto. Questa strategia ha amplificato le performance del titolo azionario dell’azienda, creando una sorta di “leva” sulle fluttuazioni di prezzo di Bitcoin. Saylor ha giustificato questa mossa definendo Bitcoin “l’idea migliore” per la trasformazione del capitale, sostenendo che, nonostante la sua volatilità, l’asset è intrinsecamente a basso rischio a lungo termine grazie alla sua natura decentralizzata e alla mancanza di controparti. Al 18 agosto 2025, l’azienda deteneva 629.376 BTC, con un prezzo medio di acquisto di 73.320 dollari per Bitcoin.
Tesla, Inc.: Il caso di Tesla offre una prospettiva diversa. L’azienda ha investito in Bitcoin, ma ha successivamente sospeso l’accettazione della criptovaluta per i pagamenti, citando le preoccupazioni ambientali legate al consumo energetico del meccanismo PoW. Questo episodio evidenzia il rischio reputazionale che le aziende con un’immagine pubblica e impegni ESG possono affrontare quando adottano asset ad alto impatto energetico.
A livello geopolitico, l’iniziativa dell’amministrazione Trump di istituire una “Strategic Bitcoin Reserve” negli Stati Uniti eleva l’asset a un livello di legittimità senza precedenti. Questo passo istituzionale non solo riconosce Bitcoin come una riserva di valore nazionale, ma rafforza anche la sua posizione come un’alternativa all’oro fisico e un asset di riserva a tutti gli effetti.
A differenza di Bitcoin, Ethereum non è solo una valuta, ma una piattaforma decentralizzata che esegue programmi e applicazioni, noti come smart contract. La sua proposta di valore risiede nella sua utilità funzionale: Ether (ETH) è il “carburante” necessario per eseguire le transazioni e le operazioni all’interno di questa rete.
Il passaggio di Ethereum da un meccanismo di consenso PoW a Proof-of-Stake (PoS) nel 2022 ha segnato una svolta cruciale. Il PoS non richiede l’uso di una potenza di calcolo massiccia, ma seleziona i validatori in base alla quantità di Ether che hanno “messo in staking” (immobilizzato) come garanzia. Questa transizione ha ridotto il consumo energetico della rete di circa il 99,84%, eliminando una delle principali critiche rivolte al settore delle criptovalute e rendendo Ethereum un’opzione molto più attraente per le aziende con obiettivi di sostenibilità. Inoltre, il PoS ha reso le transazioni significativamente più veloci, con la creazione di un nuovo blocco che richiede circa 12 secondi, contro i 10 minuti di Bitcoin.
L’adozione di Ethereum in ambito aziendale è spesso guidata dalla sua utilità operativa.
Ad esempio, BTC Digital ha aggiunto 5 milioni di dollari in Ether alle sue riserve strategiche, sottolineando l’importanza di Ethereum come infrastruttura per le principali stablecoin e per la finanza decentralizzata. Questo dimostra che la scelta di Ethereum non è solo speculativa, ma è legata alla sua funzione di ponte verso l’ecosistema Web3 e l’economia digitale.
Anche a livello nazionale, l’utilità di Ethereum è stata riconosciuta. Il governo degli Stati Uniti, in un annuncio di inizio 2025, ha rivelato che la sua nuova riserva di asset digitali includerà, oltre a Bitcoin, anche altre criptovalute come Ethereum, XRP, Solana e Cardano. Questa decisione convalida il ruolo degli altcoin al di là della semplice speculazione e ne riconosce la potenziale importanza strategica.
L’analisi del rapporto storico ETH/BTC dimostra la relazione dinamica tra i due asset. Questo rapporto indica come Ethereum si è mosso in relazione a Bitcoin. I movimenti di Ethereum sono spesso guidati dai progressi all’interno del suo ecosistema e dall’entusiasmo per le altcoin , mentre Bitcoin tende a mantenere una posizione dominante e un ruolo più consolidato come punto di riferimento per l’intero mercato. La crescita di Ethereum e la sua differenziazione da Bitcoin sono evidenziate da dati che mostrano una crescita notevole delle DApps, che a sua volta ha aumentato la domanda per l’Ether come “carburante” di rete. Questo rapporto è una metrica cruciale per gli investitori che desiderano comprendere la forza relativa di Ethereum rispetto al leader di mercato.
Rischi e opportunità
La detenzione di criptovalute in tesoreria aziendale espone l’impresa a una volatilità significativa. Sebbene l’afflusso di capitali istituzionali stia riducendo l’instabilità storica di Bitcoin, il rischio di fluttuazioni selvagge rimane una preoccupazione. Le aziende come Strategy, che hanno adottato una strategia di leva finanziaria per l’acquisto di Bitcoin, sono particolarmente esposte a questo rischio, come dimostrato dalla correlazione tra le performance del loro titolo e le oscillazioni di Bitcoin, che possono amplificare le perdite in un mercato ribassista.
Il dibattito sul “valore intrinseco” delle criptovalute persiste, con alcuni che le considerano una potenziale “bolla speculativa”. Tuttavia, l’evidenza suggerisce che la crescente accettazione da parte delle istituzioni finanziarie e di aziende di rilievo conferisce maggiore stabilità al mercato, confermando che gli asset digitali stanno lentamente assumendo un ruolo più stabile nel panorama finanziario.
La custodia sicura delle criptovalute è un rischio operativo fondamentale che le aziende devono affrontare. Si distinguono due approcci principali, da valutare con attenzione, come ovvio meglio se attraverso una consulenza di maestranze esperte:
Auto-custodia (non-custodial): L’azienda detiene il controllo esclusivo delle chiavi private, che sono l’unico mezzo per accedere agli asset. Sebbene questo approccio offra il massimo controllo, comporta rischi significativi, tra cui la perdita della “seed phrase” (frase di ripristino), che si traduce in una perdita irreversibile dei fondi. Inoltre, aumenta l’esposizione a rischi di sicurezza fisica, come aggressioni o rapine per estorcere l’accesso ai fondi, un fenomeno in crescita.
Custodia di Terze Parti (hosted): L’azienda affida la custodia degli asset a un intermediario professionale. Questa soluzione offre maggiore facilità d’uso, sicurezza operativa e conformità normativa. I fornitori di custodia istituzionali come CheckSig offrono garanzie assicurative, protocolli di sicurezza trasparenti (cold storage, firme multiple), e attestazioni di sicurezza (come le certificazioni SOC1/SOC2 di Deloitte), riducendo significativamente il rischio di attacchi informatici o errori operativi.
Un rischio specifico di Ethereum è quello legato agli smart contract. Questi programmi, una volta eseguiti sulla blockchain, sono immutabili e non possono essere modificati, il che rende critico un codice ben scritto. Tuttavia, anche il codice più complesso può contenere bug o vulnerabilità. L’impatto economico di tali rischi è sostanziale, con miliardi di dollari persi in attacchi a protocolli di finanza decentralizzata (DeFi) e ad altri smart contract. Attacchi come quelli di “reentrancy” e la compromissione di chiavi private hanno portato a perdite milionarie. Il rischio per un’impresa che detiene ETH è duplice: non solo può subire direttamente una perdita se interagisce con uno smart contract vulnerabile, ma un attacco su larga scala a un protocollo DeFi rilevante potrebbe innescare una crisi di fiducia in tutto l’ecosistema, minando il valore di Ethereum stesso. La sicurezza della rete è dunque intrinsecamente legata alla robustezza degli smart contract che vi operano.
L’approccio migliore rimane dunque quello misto: avvalersi da un lato di exchange partner affidabili per la custodia istituzionalizzata all’interno di vere e proprie “banche crypto”, e dall’altro di una buona formazione del management al fine di implementare soluzioni parallele di carattere non-custodial, usufruendo di metodiche (es. multi-sig) per la condivisione della responsabilità all’interno di una o più locazioni crittografiche gestite in custodia autonoma.
Aspetti normativi
Il quadro normativo per le cripto-attività in Italia è in evoluzione, con le autorità europee di vigilanza (ESMA, EBA) che continuano a emettere avvertenze sui rischi elevati e la mancanza di protezioni per gli investitori.
Per le imprese italiane, gli adempimenti fiscali sono un aspetto cruciale e obbligatorio. La Legge di Bilancio 2025 ha eliminato la soglia di esenzione di 2.000 euro, e tutte le plusvalenze realizzate sono ora tassate. L’aliquota sulle plusvalenze è attualmente del 26%, ma è prevista una sua crescita al 33% a partire dal 1° gennaio 2026. Le aziende che detengono criptovalute sono inoltre soggette a un’imposta patrimoniale annuale dello 0,2% calcolata sul valore del portafoglio al 31 dicembre, con un tetto massimo di 14.000 euro.
L’obbligo di monitoraggio fiscale è un’altra criticità. Le criptovalute detenute all’estero o in wallet auto-custoditi (ad esempio, su dispositivi fisici) devono essere dichiarate nel Quadro RW del modello Redditi. In caso di omissione o dichiarazione errata, le sanzioni amministrative possono variare dal 3% al 15% del valore non dichiarato, e in casi gravi, possono portare a indagini per evasione fiscale o riciclaggio. È fondamentale per le aziende mantenere una documentazione completa di tutte le movimentazioni per poter dimostrare la corretta gestione degli asset.
Un aspetto normativo di particolare rilievo per le imprese in Italia è il trattamento contabile. L’articolo 110, comma 3-bis, del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) stabilisce che le variazioni di valore non concorrono alla formazione del reddito imponibile. Questo principio, noto come “sterilizzazione fiscale”, implica che le plusvalenze e le minusvalenze vengono rilevate solo al momento della vendita effettiva dell’asset. Questa regolamentazione offre un incentivo significativo alle aziende per detenere criptovalute come riserva di valore a lungo termine, poiché non subiscono imposizioni fiscali sulle oscillazioni di mercato non realizzate.
L’ideale per un qualsiasi soggetto aziendale è dunque rivolgersi a un partner in grado di risolvere internamente tutte le questioni normative, sollevando il cliente e agendo attraverso automatismi come quelli connessi all’adesione al MICAR, alle procedure certificate da Banca d’Italia e al sostituto d’imposta per tassare alla fonte in modo trasparente e sicuro quanto richiede la legge.
Un modello decisorio
La scelta tra Bitcoin ed Ethereum per la tesoreria aziendale deve essere guidata da un modello decisionale che allinea l’asset agli obiettivi strategici e alla filosofia dell’impresa.
Obiettivo di Preservazione del Capitale e Copertura dall’Inflazione: Per un’azienda il cui obiettivo primario è proteggere il potere d’acquisto del proprio capitale nel tempo, senza l’intenzione di interagire operativamente con l’ecosistema digitale, Bitcoin rappresenta la scelta più solida. La sua scarsità e la sua legittimazione crescente come “oro digitale” ne fanno il candidato ideale per una strategia di riserva di valore a lungo termine.
Obiettivo di Innovazione e Integrazione con l’Economia Digitale: Per un’azienda che intende posizionarsi come attore nell’economia digitale emergente, esplorando l’uso di smart contract, tokenizzazione o applicazioni DeFi, Ethereum è l’asset più adatto. Il valore di Ethereum non è solo speculativo, ma è intrinsecamente legato alla sua utilità come piattaforma per l’innovazione.
Indipendentemente dalla scelta, l’utilizzo di un piano di accumulo del capitale (DCA – Dollar Cost Averaging), come quello adottato da Strategy, può mitigare di molto l’impatto della volatilità del prezzo medio di carico, riducendo conseguentemente il rischio di investire una somma cospicua in un singolo momento di picco.
Come detto, la sicurezza degli asset digitali è fondamentale. Per le aziende, la soluzione più prudente è affidarsi a servizi di custodia professionali di terze parti (CryptoSmart rientra pienamente in questo novero). Questi fornitori specializzati offrono un livello di sicurezza superiore rispetto all’auto-custodia, con l’aggiunta di garanzie assicurative e certificazioni di conformità operativa che sono essenziali per le realtà aziendali. La selezione di un partner per la custodia dovrebbe basarsi su criteri rigorosi, tra cui la trasparenza (Proof-of-Reserves), la robustezza dei protocolli di sicurezza e la conformità alle normative.
La gestione della compliance fiscale non è un’opzione, ma un requisito non negoziabile. Le aziende devono dotarsi di sistemi, che siano software dedicati o processi interni rigorosi, per tracciare ogni singola transazione e generare la documentazione necessaria per la compilazione del Quadro RW e per la verifica delle plusvalenze. L’omissione di tali adempimenti può portare a sanzioni amministrative severe e a potenziali indagini penali per frode fiscale. Quindi, a maggior ragione, vale il consiglio espresso.
Approfontimento Uno: Ma la capitalizzazione in Bitcoin è stata foriera di risultati oggettivi?
La risposta è affermativa, e la possiamo illustrare anche solo citando Strategy e i suoi effettivi numeri di mercato:
Il successo più evidente e certificato di Strategy è l’enorme accumulo di Bitcoin. Dal 2020, l’azienda ha costantemente utilizzato i proventi delle sue attività di business intelligence e, in misura ancora maggiore, il denaro raccolto tramite l’emissione di debito e azioni per acquistare quantità significative di Bitcoin. Questa strategia ha trasformato la società da un’azienda di software a un leader mondiale nella tesoreria aziendale di Bitcoin.
Primato: Strategy detiene la più grande quantità di Bitcoin tra tutte le società pubbliche. Questo posizionamento unico le ha conferito una notevole visibilità e ha fatto sì che il suo titolo azionario diventasse un proxy per l’investimento in Bitcoin, attirando una nuova categoria di investitori.
Performance del titolo azionario (MSTR): La correlazione tra il prezzo delle azioni di Strategy e quello del Bitcoin è molto stretta. Nel corso degli ultimi anni, il titolo MSTR ha spesso sovraperformato il Bitcoin stesso, offrendo rendimenti eccezionali agli investitori che hanno creduto nella strategia di Saylor.
Guadagni non realizzati: L’aumento del valore del Bitcoin ha portato a guadagni non realizzati per miliardi di dollari nel bilancio della società. Sebbene la contabilità GAAP richieda di svalutare il valore del Bitcoin quando scende, senza permettere di registrare gli aumenti di valore fino alla vendita, l’apprezzamento complessivo delle partecipazioni in Bitcoin è il principale motore della crescita percepita dell’azienda.
Oltre all’accumulo di Bitcoin, i successi di Strategy includono:
Capacità di raccogliere capitali: L’azienda ha dimostrato una notevole abilità nel raccogliere ingenti quantità di capitale (tramite obbligazioni convertibili e offerte di azioni) per finanziare ulteriori acquisti di Bitcoin. Questa capacità, unita a tassi di interesse relativamente bassi, indica la fiducia del mercato nella strategia di Saylor.
Visibilità e leadership: Sotto la guida di Saylor, l’azienda ha assunto un ruolo di leader e sostenitrice del Bitcoin a livello aziendale. Saylor è diventato un’autorità riconosciuta nel settore delle criptovalute, influenzando l’opinione pubblica e incentivando altre aziende a considerare il Bitcoin come asset di riserva.
Innovazione nel settore software: Sebbene la strategia Bitcoin sia al centro dell’attenzione, l’azienda continua a sviluppare e vendere il suo software di business intelligence.
Approfondimento Due: E dal lato Ethereum?
Attualmente l’azienda che ha capitalizzato il più elevato numero di Ethereum (ETH) in tesoreria è certamente BitMine Immersion Technologies (NASDAQ: BMNR). Ha superato altri detentori di spicco come SharpLink Gaming, posizionandosi come il leader indiscusso nel settore.
I successi aziendali più evidenti e certificati di BitMine e, più in generale, delle aziende che hanno adottato una strategia di tesoreria basata su Ethereum, sono:
Enorme accumulo di ETH: Il successo più evidente è l’aggressiva e rapida accumulazione di Ethereum. BitMine ha dichiarato l’intenzione di acquisire una quota significativa dell’offerta totale di ETH, raggiungendo rapidamente oltre 1 milione di ETH in portafoglio. Questo le ha garantito un primato nel panorama delle criptovalute aziendali.
Performance del titolo azionario: L’adozione di questa strategia ha avuto un impatto significativo sul prezzo delle azioni di BitMine. La società ha registrato un’impennata notevole, con le azioni in aumento di oltre il 1.100%, riflettendo la fiducia degli investitori nella sua scommessa su Ethereum. Questo successo, simile a quello ottenuto da MicroStrategy con Bitcoin, dimostra come il mercato consideri il titolo come un veicolo per ottenere esposizione a ETH.
Capacità di attrarre capitali istituzionali: La strategia di BitMine ha attratto investitori istituzionali di alto profilo. Ad esempio, Ark Invest di Cathie Wood ha trasferito una parte significativa del suo capitale da altre azioni legate alle criptovalute a BitMine, segnalando una crescente fiducia nella strategia di tesoreria basata su Ethereum. L’azienda ha dimostrato la capacità di raccogliere ingenti quantità di capitale per finanziare le sue acquisizioni di ETH.
Generazione di rendimento tramite lo staking: A differenza del Bitcoin, che è un asset principalmente passivo, le aziende che detengono Ethereum possono generare un reddito aggiuntivo attraverso lo staking. Mettendo in staking i loro ETH, contribuiscono alla sicurezza della rete e ricevono ricompense, creando un flusso di entrate aggiuntivo che si somma all’apprezzamento del capitale. Questo aspetto rende Ethereum un “asset produttivo”, come definito da alcuni analisti e persino da Michael Saylor di Strategy.
Posizionamento strategico nel settore Web3: L’accumulo di ETH non è visto solo come una riserva di valore, ma anche come un’infrastruttura per le future attività aziendali. Aziende come BitMine e SharpLink Gaming hanno l’intenzione di utilizzare le loro partecipazioni in Ethereum per sviluppare progetti nel settore del gaming Web3, del metaverso e della finanza decentralizzata (DeFi), posizionandosi come attori chiave nell’evoluzione di questi settori.
In sintesi, i successi di BitMine e delle altre aziende con tesoreria in Ethereum sono misurabili non solo in termini di valore delle partecipazioni, ma anche nella loro capacità di attrarre capitali, generare rendimenti attivi e posizionarsi come leader in un ecosistema in rapida crescita.
Conclusioni
In sintesi la scelta tra Bitcoin ed Ethereum per una riserva di tesoreria aziendale si riduce a un’analisi strategica dei propri obiettivi. Bitcoin, con la sua scarsità, sicurezza collaudata e crescente adozione istituzionale, è l’asset per la conservazione del valore e la difesa contro la svalutazione monetaria. Ethereum, con la sua utilità funzionale, il suo minor impatto ambientale e la sua infrastruttura per l’innovazione, è l’asset per le aziende che intendono partecipare attivamente all’economia digitale del futuro.
Il mercato crypto sta maturando a un ritmo accelerato. La competizione tra Bitcoin ed Ethereum, un tempo vista come un “gioco a somma zero”, sta in realtà spingendo entrambi gli asset verso una maggiore specializzazione e un’adozione ancora più ampia. Il futuro della gestione della tesoreria aziendale non sarà più limitato alle valute fiat, ma includerà una percentuale crescente di asset digitali.
La vera ricchezza per gli imprenditori e gli investitori non risiede nel semplice possesso di questi asset, ma nella comprensione strategica dei rischi e delle opportunità che essi offrono.
Filippo Albertin