Si può dire di tutto, tranne che le banche italiane stiano facendo annoiare gli addetti ai lavori. Da mesi è diventato difficile tenere testa al flusso di notizie che arriva dal comparto. Il risiko a cui stanno giocando diversi istituti, sta scompaginando la finanza del Bel Paese. E venerdì 13 giugno è arrivata un’altra novità: Mediobanca ha rinviato l’assemblea degli azionisti convocata per lunedì 16, che avrebbe dovuto votare sull’Offerta Pubblica di Scambio (OPS) avente ad oggetto il capitale di Banca Generali, controllata al 50% dall’omonima compagnia di Trieste. La riunione si terrà dopo l’estate, niente di meno che il prossimo 25 settembre.
Mediobanca rischia la bocciatura dell’OPS su Banca Generali
Il rinvio dell’assemblea è stato giustificato da Mediobanca con la necessità di fornire ai soci tutte le informazioni necessarie ad un’attenta valutazione, dopo che questa sarà stata effettuata dalla controllata Generali. La richiesta in tal senso era arrivata all’inizio di giugno dall’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone, che sarebbe salito a una quota del 10% e guida il fronte dei contrari all’operazione. In una nota, Piazzetta Cuccia ha tenuto a precisare che le riunioni pre-assembleari avrebbero esitato un risultato favorevole all’OPS. Il capitale che avrebbe partecipato all’assemblea, era stimato in non meno dell’80% del totale. E da un rapido calcolo era emerso che il rischio di bocciatura sarebbe stato alto.
In effetti, la holding Delfin facente capo alla famiglia Del Vecchio detiene una quota del 19,81%. Essa non aveva esternato alcuna posizione ufficiale, ma il mercato speculava su una sua astensione, equivalente per l’occasione al voto contrario. Insieme a Caltagirone, le casse Enpam, Enasarco e Cassa Forense complessivamente al 5%, aggiungendo il 2,2% di Benetton e l’1,9% della neoentrata Unicredit, i contrari avrebbero superato il 40% del capitale, vale a dire la maggioranza assoluta dei partecipanti. Ecco spiegata la decisione di rinviare a settembre il voto.
Nagel prende tempo contro Caltagirone e Delfin
Il CEO Alberto Nagel sta cercando di prendere tempo. Caltagirone e Delfin sono al contempo azionisti anche di Monte Paschi di Siena con quote rispettivamente al 9,963% e al 9,866%, così come in Generali al 6,90% e 10,05%. Come sappiamo, Monte Paschi aveva lanciato mesi fa un’OPS sulle azioni di Mediobanca. Nagel ha reagito avanzando un’offerta a sua volta per Banca Generali, attraverso la quale scambierebbe le azioni in Generali con le proprie. In questo modo, punta a svuotare l’istituto che guida dall’asset di maggiore pregio e che fa gola a Caltagirone e Delfin. In più, aumenta il valore delle azioni Mediobanca e rende più costoso e persino meno probabile il buon esito dell’OPS senese.
Tuttavia, la “passivity rule” impedisce ad una banca sotto offerta di mettere in atto azioni difensive che la possano minaccia. A meno di non avere il placet della maggioranza degli azionisti. A questo serviva l’assemblea rinviata. Stando ai termini presentati alla Consob, l’OPS di Monte Paschi consiste nell’emettere 2,533 azioni proprie in cambio di un’azione Mediobanca. Venerdì scorso, con le azioni Monte Paschi a 7,01 euro e quelle di Mediobanca a 19,18 euro a fine seduta, il mercato valutava l’offerta della banca toscana a sconto del 7,4% rispetto ai prezzi di borsa. Oggi, gli analisti si aspettavano un calo del titolo Mediobanca, il quale ha chiuso in rialzo dell’1,17% contro la maggioranza delle previsioni. Ai 19,41 euro contro i 7,10 euro di Monte Paschi, l’offerta di quest’ultima rimane a sconto del 7,35%.
Possibile ruolo chiave di Unicredit
E’ probabile che i rialzi siano stati sostenuti dagli acquisti di soci desiderosi di risultare determinanti in un senso o nell’altro alla prossima assemblea. Unicredit potrebbe essere salita ulteriormente nel capitale, dato che a sua volta da mesi gira a vuoto attorno a due operazioni lanciate finora senza successo: l’OPS su Banco BPM e la scalata alla tedesca Commerzbank. Alla prima è ostile il governo Meloni, alla seconda il governo Merz. Una possibile via di uscita per il CEO Andrea Orcel consisterebbe nel tentare di scalare (da solo o in compagnia) Mediobanca e prendersi l’asset dei desideri della finanza italiana e internazionale, cioè Generali.
E come sta andando l’offerta su Banca Generali per le valutazioni del mercato? Mediobanca si è impegnata a pagare 1,7 azioni Generali in possesso per ciascuna azione di Banca Generali portata in adesione. Poiché le prime oggi chiudevano a 30,65 euro e la seconda a 48,80 euro, gli investitori stanno scontando un premio nell’ordine del 6,8%. In altri termini, converrebbe ad oggi aderire alla proposta, anziché vendere a terzi in borsa. Venerdì scorso, il premio insito nei prezzi sfiorava il 5%. Nella seduta di oggi, quindi, è aumentato.
Mediobanca spera in un contraccolpo giudiziario
A cosa punta Nagel? Di sicuro a prendere tempo. La sua speranza sarebbe che l’Unione Europea, già critica verso l’uso del “golden power”, metta nell’angolo il governo italiano e bocci il decreto con cui ad aprile ha posto una serie di condizioni restrittive per avallare l’OPS di Unicredit verso Banco BPM. Ciò dissuaderebbe auspicabilmente Orcel dal proseguire con l’appoggio alla scalata di Caltagirone e Delfin, sostenuta dal Tesoro, nei confronti di Mediobanca. Almeno è quanto penserebbe il banchiere di Piazzetta Cuccia. Soprattutto, questi confida nell’indagine della Procura di Milano a carico dei partecipanti alla vendita del 15% del capitale Monte Paschi a novembre da parte del Tesoro. Le loro offerte sono sospette di coordinamento. Parliamo proprio di Caltagirone, Delfin, Banco BPM e Anima.
Il quadro resta confuso e i tempi si allungano. Mediobanca rischia di non arrivare all’assemblea di settembre con questa governance. Salvo sorprese, niente affatto improbabili, Monte Paschi già tra poche settimane avvierebbe l’OPS sul suo capitale e si ritroverebbe potenzialmente a capo dell’istituto. L’ideale sarebbe di conquistare adesioni per almeno i due terzi del capitale, ma l’obiettivo minimo si fermerebbe al 50% più un’azione. Per l’Unione Europea basterebbe anche il 35% del capitale, ma in quel caso Siena non potrebbe fare affidamento sulle “deferred tax assets”, pur godendo lo stesso di un capitale in eccesso adeguato rispetto agli obblighi regolamentari. E tra poche settimane sarà riattivata l’OPS di Unicredit su Banco BPM, sospesa dalla Consob per 30 giorni su richiesta dello stesso Orcel. Per il mercato l’offerta di Orcel resta a sconto di oltre il 4%. Le adesioni nelle prime settimane in cui erano state possibili, si erano fermate allo zero virgola del capitale. Senza un rilancio, ad oggi negato con veemenza da Unicredit, diventerebbe difficile sperare nel buon esito dell’operazione.