L’OPS di Unicredit su Banco BPM è stata sospesa per 30 giorni ed è scontro tra i due istituti

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Ennesimo colpo di scena in settimana riguardo all’Offerta Pubblica di Scambio (OPS) lanciata da Unicredit sul 100% del capitale Banco BPM. Su richiesta della prima, la Consob ha sospeso le adesioni, possibili dal 28 aprile scorso, per un periodo di 30 giorni. Ne consegue che i termini saranno spostati in avanti di un mese. La conclusione era prevista per il 23 giugno prossimo, salvo possibile proroga al 30 giugno, mentre il regolamento sarebbe stato ad inizio luglio. Invece, adesso la conclusione sarà entro il 23 luglio con proroga entro il 30 luglio. Il regolamento avverrà ad inizio agosto.

OPS di Unicredit sospesa su golden power

La sospensione dell’OPS di Unicredit era stata richiesta dal CEO Andrea Orcel a seguito dell’approvazione in aprile del famoso decreto sul “golden power”. Esso dà il via libera alla scalata, ma subordinandola al rispetto di alcune precise condizioni. Queste prevedono, ad esempio, che la massa dei prestiti all’economia reale sotto la nuova entità non possa diminuire, così come che il numero degli sportelli e delle filiali rimanga invariato per almeno un periodo di 5 anni. Inoltre, il sostegno agli investimenti nelle infrastrutture tramite il project financing non dovrà essere indebolito. E Unicredit dovrà uscire dal mercato russo entro tempi brevi. Su quest’ultimo punto si era registrato un forte scontro tra il ministro dell’Economia e il ministro degli Esteri. Antonio Tajani aveva perfino minacciato le dimissioni se non fosse stata ammorbidita la condizione sul disinvestimento in tempi rapidi in Russia.

Queste condizioni, a detta di Unicredit, rendono l’OPS su Banco BPM potenzialmente non conveniente e rischiano di interferire con la “sana e prudente” gestione bancaria. Orcel ha chiesto all’authority la sospensione per avere il tempo necessario per negoziare con l’esecutivo italiano condizioni meno stringenti. L’oggetto dello scontro riguarda la salvaguardia dell’istituto guidato da Giuseppe Castagna e che opera nelle aree del Nord industrializzato, dove il credito alle piccole e medie imprese si rivela essenziale per l’economia locale. La Lega, che ha in quelle zone il suo consenso principale, teme che Orcel ridimensioni Banco BPM fino a reciderne il legame con i territori.

Banco BPM contraria alla sospensione

La sospensione dell’OPS di Unicredit ha mandato su tutte le furie Piazza Meda, che ha reagito con un comunicato duro rivolto alla Consob. Ritiene “abnorme” la concessione di un mese di tempo, che è il massimo consentito dalla legge in materia dopo che già Unicredit aveva lanciato un’offerta della durata sempre massima rispetto alle previsioni legali. Nel merito, il Banco crede che non siano intervenute nuove ragioni per chiedere la sospensione, dato che l’eventualità dell’esercizio del “golden power” era già prevedibile. E il fatto che la banca rivale sostenga di essere “impossibilitata” a dare seguito all’offerta, date le mutate condizioni, sarebbe sufficiente per annullare l’operazione.

Le adesioni all’OPS di Unicredit sono state finora bassissime. Prima della sospensione, ammontavano a meno dello 0,2% dell’intero capitale azionario di Banco BPM. Il mercato resta guardingo e le condizioni offerte non attirano. Il concambio è stato fissato a 0,175 azioni Unicredit per ogni azione Banco BPM portata in adesione. Ai prezzi di borsa di entrambi i titoli è risultato fino a qualche seduta fa che Unicredit paghi meno di quanto il mercato valuti il titolo. La situazione è cambiata con la sospensione. Adesso, il concambio valuta il Banco esattamente quanto il mercato, cioè poco più di 10 euro per azione e per una capitalizzazione complessiva di 15,17 miliardi.

Critiche al governo per ruolo attivo

Bisogna vedere se in questo mese, a far data dal 22 maggio, Orcel riesca a trattare con il governo condizioni più morbide sul “golden power”. Questa è una legge del 2012, approvata durante il governo Monti, che assegna all’esecutivo il potere di bloccare o condizionare un’operazione di mercato, quando ha ad oggetto un “asset strategico nazionale”. Le banche vi rientrano senza dubbio, in quanto gestiscono i risparmi dei clienti ed erogano il credito all’economia. Il governo Meloni è rimasto negativamente colpito dal fatto che Unicredit abbia lanciato l’OPS su Banco BPM subito dopo l’ingresso di quest’ultima nel capitale di Monte Paschi di Siena con la vendita della terza tranche da parte del Tesoro. Questi aveva orchestrato la nascita di un famigerato terzo polo bancario, che avrebbe dovuto ruotare attorno ai due istituti.

L’OPS di Unicredit s’intreccia con altre operazioni in corso per il sistema bancario italiano. Monte Paschi ha a sua volta reagito con il lancio di un’OPS su Mediobanca, mentre quest’ultima ha controbattuto con un’OPS su Banca Generali. Gli imprenditori Francesco Gaetano Caltagirone e la famiglia Del Vecchio tramite Delfin sono coinvolte in tutte queste operazioni, risultando azionisti in Monte Paschi, Mediobanca e Generali. I critici sostengono che il governo li stia favorendo spudoratamente nella loro battaglia per la conquista di Piazzetta Cuccia e subito dopo del Leone di Trieste. Si è parlato di un ritorno all’interventismo statale come non si vedeva da prima delle privatizzazioni delle banche negli anni Novanta.

Orcel tratta con Meloni

Orcel non può andare allo scontro diretto con il governo italiano. Nell’autunno scorso, lanciava l’assalto anche alla tedesca Commerzbank. Dopo avere ottenuto le dovute autorizzazioni da parte della Banca Centrale Europea, Unicredit è salita a poco meno del 30% del capitale. L’establishment tedesco è fortemente contrario all’operazione. Teme di perdere l’unica grande banca commerciale ancora domestica e con essa il sostegno a centinaia di migliaia di imprese locali. Neanche il nuovo governo del cancelliere Friedrich Merz non si mostra favorevole. Servirà un’opera di convincimento da parte di Roma per evitare soluzioni drastiche. Quindi, l’appoggio del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si rivelerà determinante.

Da lancio dell’OPS Unicredit a +50% in borsa

D’altra parte, anche Banco BPM ha le sue ragioni per tentare di opporsi alla sospensione dell’OPS di Unicredit. Questa fu annunciata nel settembre dello scorso anno e da allora la banca è sotto la “passivity rule”, cioè non può intraprendere operazioni che abbiano come obiettivo di interferire con l’offerta di cui è oggetto. Nei fatti, da oltre 9 mesi si trova in una condizione di limitazione della propria operatività. I tempi sono andati per le lunghe e lo stesso Orcel resta indeciso ancora se proseguire con la scalata o ritirarsi. Tra gli analisti sale il nervosismo per questo clima di incertezza, anche se finora ciò non sta pesando negativamente in borsa. Il titolo Unicredit guadagna il 49% quest’anno e il 50% da quando è stata resa nota al mercato l’OPS.

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