Domani la Banca Centrale Europea (BCE) si riunisce per la settima volta in quest’anno e il mercato da settimane prevede che taglierà i tassi di interesse per la terza volta. La prima fu a giugno e la seconda a settembre, in entrambe per lo 0,25% ciascuno. Più drastico è stato il taglio del tasso di riferimento, sceso già dal 4,50% al 3,65%, ma per la volontà dell’istituto di renderlo più vicino al tasso sui depositi bancari, che è passato dal 4% al 3,50%.
Tassi BCE giù con inflazione in calo
La decisione di Francoforte seguirà la pubblicazione da parte dell’Eurostat del dato sull’inflazione nell’Area Euro a settembre. Essa è scesa all’1,8%, ai livelli più bassi da quarantuno mesi. Sull’inflazione la BCE persegue un obiettivo del 2% per il medio termine. Adesso, a preoccupare non è più tanto la crescita dei prezzi al consumo, bensì quella economica. L’Area Euro cresce poco e la Germania, che fino a poco tempo fa era definitiva “la locomotiva d’Europa”, si è praticamente fermata. A dirla tutta, ha ingranato da un paio di anni la marcia indietro e non riesce più ad avanzare.
Rendimenti obbligazionari e spread scendono
Il mercato si è già preparato al taglio dei tassi BCE. Le borse europee continuano a salire, ma soprattutto i rendimenti dei titoli di stato proseguono la discesa. Quest’oggi, il rendimento del Btp a 10 anni è scivolato al 3,40%, riportandosi ai livelli più bassi dall’agosto di due anni fa. Anche lo spread è in caduta libera, ai minimi dal marzo di quest’anno e intorno ai 122 punti. Tutto questo avviene per un motivo ben preciso: se gli obbligazionisti si accontentano di interessi più bassi, si avvantaggiano particolarmente quei governi (vedi l’Italia) costretti ad emettere ogni anno elevate quantità di debito pubblico tra rimborsi da effettuare e nuovi deficit da finanziare. Il rischio di insolvenza per loro si riduce e ciò si riflette positivamente sugli spread.
Crypto si apprezzano
Se i rendimenti scendono, significa che i prezzi dei titoli di stato e delle obbligazioni corporate stanno salendo. Ed è proprio quello che sta accadendo da un anno a questa parte. Tutti i bond registrano un’impennata clamorosa, visto che in breve tempo si è passati dall’avere tassi BCE ai massimi da oltre venti anni alla prospettiva di un loro taglio radicale in pochi mesi. Non essendo solamente l’Area Euro a tagliare il costo del denaro, ad avvantaggiarsi di questo trend ci sono anche le attività “crypto“. Pensate ai Bitcoin, che in un anno ha visto esplodere la quotazione in dollari del 140% ai quasi 68.000 di queste ore.
Qual è la relazione tra le crypto e i tassi BCE, come delle altre banche centrali? Pur essendo breve la storia di questi asset, essendo nati una quindicina di anni fa al massimo, abbiamo avuto già modo di analizzarne la correlazione. Quando i rendimenti obbligazionari salgono, per le crypto è un brutto colpo. Infatti, ciò significa che alternative d’investimento diventano più appetibili. E ciò vale anche per il fatto che i bond staccano periodicamente cedole a favore degli investitori, mentre puoi guadagnare dalle crypto solo se rivendendole a un prezzo più alto, cioè è necessario disinvestirle per incassare la relativa plusvalenza.
Altre ragioni della correlazione negativa risiedono nel fatto che aumenta/diminuisce la liquidità quando i tassi scendono/salgono e perché si riduce/aumenta la propensione al rischio. Non ultimo, nelle fasi in cui le banche centrali allentano la loro politica monetaria, le crypto vengono percepite come un asset che può proteggere da eventuali fiammate inflazionistiche scaturite da un costo del denaro in discesa. In ogni caso, se domani la BCE taglierà i tassi, per Bitcoin, Ethereum e le tantissime altre crypto sul mercato sarà certamente una buona notizia. Anche perché essa prelude a un atteggiamento meno da “falco” anche della Federal Reserve, che ha iniziato a sua volta a tagliare i tassi con un -0,50% deciso a settembre.
Portafoglio speculativo con boom crypto
Ora che Bitcoin, in particolare, sta entrando nelle grazie della grande finanza tradizionale, i benefici del taglio dei tassi BCE e FED potranno essere maggiori che in passato. Possiamo presumere che gli investitori istituzionali ne approfitteranno per prendere denaro in prestito con cui acquistare gli asset e costruirsi un portafoglio speculativo in previsione di ulteriori rialzi nei prossimi mesi e anni. In Italia è possibile acquistare tramite l’exchange al 100% italiana Cryptosmart. Essa offre maggiori garanzie sotto il profilo fiscale. E sappiamo quanto in questi giorni la questione sia in auge sulla stretta del governo ai danni delle attività crypto con un maxi-aumento ventilato dell’imposizione sulle plusvalenze.
Sostegno all’economia reale
Tornando ai tassi BCE, domani quasi certamente saranno abbassati al 3,25% sui depositi bancari, cioè sulla liquidità in eccesso che le banche commerciale dell’Area Euro parcheggiano presso Francoforte. Ciò indurrà le stesse a trovare alternative d’impiego per cercare di ottenere rendimenti più alti. E questo atteggiamento, a sua volta, immetterà maggiori prestiti a favore dell’economia reale, auspicabilmente sostenendone la crescita tramite una crescita sia degli investimenti delle imprese che dei consumi delle famiglie.
Quando i tassi BCE vanno giù, l’intera struttura dei tassi scende. A cascata, tanto per fare un esempio, i clienti delle banche riceveranno minori interessi sui conti deposito, mentre chi si rivolge per un prestito o un mutuo pagherà di meno. Questo favorirà da un lato la circolazione della liquidità, magari tramite un aumento degli investimenti di natura finanziaria (crypto incluse) e dall’altro a una crescita delle transazioni immobiliari, degli acquisti di macchinari, ecc. La maggiore vivacità economica dovrebbe anche sostenere i prezzi al consumo e impedire che scendano sotto l’obiettivo del 2% fissato dall’istituto.
Taglio tassi BCE ambiguo sulle borse
Il mercato ha già grosso modo scontato sia il taglio dei tassi BCE di domani, sia quello di dicembre. Non dobbiamo aspettarci, quindi, grossi scossoni in reazione all’annuncio. Ma nelle prossime settimane ci potranno essere movimenti nell’una o nell’altra direzione, a seconda che da Francoforte giungano notizie più accomodanti o restrittive delle aspettative attuali. E queste saranno a loro volta legate all’andamento dell’economia. A fine mese, ad esempio, sapremo se e di quanto il Pil nell’Area Euro sarà cresciuto nel terzo trimestre. In generale, tutte le cattive notizie sul fronte macro saranno accolte positivamente dal comparto obbligazionario, mentre quelle positive provocheranno vendite. Discorso più complicato per il mercato azionario, dove da un lato saranno valutate positivamente notizie macro negative, in quanto di sostegno al taglio dei tassi, mentre dall’altro un eccesso di negatività può spingere gli investitori a considerare le azioni delle società sopravvalutate. In fondo, se l’economia va male, i profitti arretrano.