Compound Finance: guadagni e prestiti in crypto

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Compound Finance: guadagni e prestiti in crypto attraverso una piattaforma versatile e di semplice utilizzo.

Compound Finance è una piattaforma finanziaria decentralizzata (DeFi) che opera su blockchain, principalmente su Ethereum (EVM, Ethereum Virtual Machine) e sue parallele di Layer2 o sidechain. In questo articolo vedremo come muovere i primi passi per mettere “al lavoro” le crypto attraverso le opzioni messe a disposizione da questo straordinario strumento.

Compound Finance: come funziona

La funzione fondamentale della piattaforma è quella di implementare dinamiche del tutto simili a quelle della finanza tradizionale, ma su architettura blockchain, totalmente decentralizzata e dunque senza mediazione di terze parti.

Il funzionamento di Compound Finance è quindi tecnicamente paragonabile a quello di un intermediario finanziario, che dal punto di vista del cliente effettua un servizio di detenzione a interesse attivo di fondi, e concede prestiti a interesse passivo sui medesimi. La grande differenza è che l’intero sistema è automatizzato attraverso smart contract

Esiste anche un token COMP che rappresenta sia un asset di guadagno selezionabile tra quelli disponibili in piattaforma, sia un token la cui detenzione permette di votare e prendere decisioni nella piattaforma stessa. La piattaforma gestisce automaticamente i pagamenti lungo due canali: quelli in crypto di destinazione (interessi base) e quelli appunto in COMP (interessi di governance).

I tassi sono variabili sulla base della quantità di utenti che chiedono prestiti (borrowing) rispetto agli utenti che mettono unicamente a interesse (landing) le loro crypto. Mediamente si aggirano sul 2% netto, anche se opportune configurazioni modulabili sulla base delle scelte in dashboard possono anche spingersi oltre.

Le opzioni di investimento in questo ecosistema così versatile e di utilizzo relativamente semplice e intuitivo sono numerose.

Questo protocollo ci permette infatti di mettere in atto strategie in grado di estrarre interessanti guadagni dalle criptovalute messe a collaterale. Ovviamente è necessaria particolare attenzione, in quanto c’è anche la possibilità di subire delle perdite.

L’ipotesi di base può prendere come esempio la disponibilità di un ETH da mettere a collaterale nella piattaforma. Più nello specifico, si andrà a considerare non solo la sola prima fase (fornitura di un collaterale di garanzia), ossia la messa a “supply” di questo ammontare di asset digitale, ma anche la successiva fase di richiesta “prestito” per utilizzare magari altrove quanto ottenuto.

A questo proposito si consiglia comunque di leggere il nostro articolo dedicato al lending e borrowing crypto, di modo da avere una certa dimenstichezza preliminare con questi concetti.

Tecnicamente, la procedura complessiva segue queste regole di funzionamento:

1. Attraverso la funzione “supply” si deposita un ETH in piattaforma.

2. Gli ETH depositati sono già attivi per riconoscere all’utente un interesse passivo.

3. La rendita passiva si divide in due categorie compresenti: una “supply APY” e una “distribution APY”. (Per APY si intende Annual Percentage Yeld, ossia l’interesse annuo, calcolato però come interesse globale che prevede l’inclusione della parte composta, a differenza dell’APR, Annual Percentage Rate, che indica l’interesse sull’investimento iniziale, che viene calcolato separatamente e separatamente gestito senza generazione di “interessi su interessi”.)

4. La supply APY è corrisposta in ETH, ossia la crypto messa a collaterale. Si tratta in questo caso degli interessi effettivi.

5. La distribution APY è corrisposta invece in token di governance della piattaforma, ossia COMP.

6. Nel caso di richiesta di prestito (funzione “borrow”), per esempio in DAI, la piattaforma applicherà degli interessi da corrispondere.

7. Nel contempo verranno comunque corrisposti anche dei token COMP di remunerazione per l’uso del servizio.

Eventuali rischi

Nel caso di pura cessione crypto in lending, non sussiste alcun rischio in quanto gli interessi sono unicamente attivi, e il “capitale” può essere comunque ritirato senza problemi in qualsiasi momento.

Gli eventuali rischi sussistono nell’ipotesi di liquidazione per crollo del valore del collaterale, che non risulti più conforme al valore del prestito già erogato.

Si tratta di un’ipotesi piuttosto estrema, che certamente non corrisponde alla normale fluttuazione degli asset di riferimento, in primis Ethereum. Tuttavia è doveroso citarla anche solo sul piano teorico.

In sostanza, se un collaterale dovesse crollare al punto tale da richiedere una liquidazione, andrebbero a intervenire dei liquidatori, che colmerebbero la lacuna chiedendo in cambio parte del collaterale messo a garanzia con uno sconto sul prezzo di mercato. L’intera operazione si riduce quindi a una chiusura della posizione, con relativa perdita dei fondi.

Come detto, comunque, si tratta di un’ipotesi piuttosto remota, in quanto i collaterali di riferimento sono previsti o in crypto ad alta solidità e capitalizzazione (ETH stesso) o addirittura in stablecoin.

Il consiglio operativo è quindi quello di operare comunque sempre in regime di copertura, ossia prendendo a prestito cifre inferiori a quelle più alte che il sistema mette a disposizione automaticamente. Indicativamente una quota potenzialmente ragionevole e di estrema sicurezza potrebbe essere rappresentata da prestiti attestati sul 50-60% rispetto alla cifra messa in garanzia.

Rispetto a forme alternative di guadagno passivo in DeFi, pool di liquidità, farm e stake, qui il rischio è leggermente superiore, in quanto è necessario effettuare un certo monitoraggio degli asset in gioco. Indipendentemente dalla liquidazione, infatti, potrebbero più banalmente verificarsi delle fluttuazioni in grado di aumentare l’interesse passivo da pagare.

È pertanto importante essere consapevoli che in ogni caso si sta chiedendo un prestito che deve essere ripagato a un certo interesse, e che deve risultare, oltre che sostenibile, anche giustificato, nonché inserito in un quadro con un certo margine di sicurezza.

Il token COMP

Il ruolo dello specifico token COMP è soprattutto quello di governance, in quanto consente ai detentori di avere forza di voto in materia di decisioni sulla piattaforma.

Sul piano dell’investimento o del trading, qualsiasi considerazione può essere più o meno valida o rigettabile, in quanto il token ha avuto momenti estremamente contrastanti, e in qualsiasi momento si potrebbe registrare una brusca impennata, come un crollo.

Il consiglio è dunque quello di evitare, a meno di conoscenze specifiche e grande esperienza in materia, delle manovre di carattere strettamente speculativo sul medesimo, limitandosi a considerare la sua funzione in senso stretto.

In materia appunto di governance, dalla stessa app di Compound, cliccando sulla scritta in alto “vote”, si può avere accesso alla sezione dedicata. Cliccando su “get started” si potrà quindi scegliere di votare manualmente, oppure di delegare a una terza parte di fiducia la propria titolarità di voto, direttamente proporzionale ai COMP detenuti.

La sezione illustra quindi le varie vertenze in atto e i relativi risultati.

Inserire capitali in Compound

L’interfaccia dell’app di Compound è semplice e intuitiva. Essa opera sia con wallet plugin come Metamask sia con cold wallet tipo Ledger, che possono essere collegati attraverso una semplice procedura guidata, passo dopo passo. Come ovvio, ogni transazione specifica avente a che fare coi fondi in wallet deve essere puntualmente firmata nel wallet stesso, quindi non esistono pericoli di sbagliare: gli smart contract della piattaforma vengono attivati unicamente su deliberata istanza dell’utente.

Nella parte alta viene visualizzata la situazione generale del nostro portafoglio. Compare quindi il saldo, crypto per crypto, l’indicazione di APY “netto” inteso come interesse composto di supply (credito) meno analogo di borrow (debito). Accanto a questi dati compare anche una linea che illustra il “borrow limit”, ossia appunto la cifra più alta che il sistema può concedere per il prestito.

Esattamente quest’ultima linea deve essere considerata il “range” entro il quale muoversi, con spirito prudenziale, per richiedere un prestito.

Depositare i fondi

La premessa è data dalla disponibilità pregressa di ETH all’interno del nostro wallet di riferimento, attraverso acquisto in opportuno exchange crypto. Prendiamo dunque il nostro ammontare di ETH e depositiamolo su Compound attraverso l’app ufficiale, che verrà a collegarsi al nostro wallet crittografico. In questo senso, consigliamo caldamente di leggere il nostro tutorial su Metamask, applicazione tra le più comode e adatte ad operare con l’app Compound.

Una volta scelto l’asset di riferimento per la fornitura di collaterale, cliccando su di esso si aprirà una finestra dove ovviamente verrà chiesto quanto depositarne. Scelto l’ammontare — per esempio di ETH — basterà cliccare sul pulsante verde per attivare il processo, che a sua volta chiederà di effettuare la relativa firma dispositiva (su Metamask o Ledger, a seconda).

Una volta attesi i tempi tecnici per la conclusione delle conferme in blockchain l’importo in dashboard verrà aggiornato alla voce “supply balance”.

Da notare che Compound utilizza, per operare e restituire interessi, opportunamente trasformati per operare secondo le regole interne di piattaforma. Nel caso di un versamento di ETH, il wallet riceverà cETH, che come ovvio potranno essere poi cambiate nuovamente in ETH attraverso un comune e semplice procedimento di “swapping”, a fronte della necessità di utilizzare i fondi accumulati durante il processo di investimento.

Prendere in prestito crypto

La “seconda parte” delle procedure relative all’uso pratico della piattaforma Compound ha a che fare — logicamente in via facoltativa — alla richiesta di un eventuale prestito, che verrà scelto come erogato in una o più delle crypto indicate nell’opportuna sezione “borrow market”.

Il consiglio, nonché la prassi statisticamente più comune, è di prendere sempre in prestito delle stablecoin, in quanto l’intera operazione di lending/borrowing assume un significato finanziariamente sostenibile quando si ha la necessità di conservare delle crypto “speculative” estraendo da esse un valore spendibile, senza tuttavia spenderle.

Una volta scelta la coin di riferimento (es. il DAI), cliccando sulla stessa si apre analoga finestra di scelta multipla. Selezioniamo la quantità desiderata, confermiamo col pulsante verde e approviamo la transazione nel relativo wallet, esattamente come fatto per la procedura speculare di supply.

Da notare che in questa stessa sezione si potrà in qualsiasi momento ripagare il prestito, completamente o parzialmente, cliccando sulla scritta “repay” e indicando appunto per quale cifra si vorrà procedere.

A operazione conclusa, ossia dopo aver dato tutte le conferme del caso, nel wallet compariranno dopo non molto i token desiderati, che potranno essere tranquillamente utilizzati per le varie finalità personali: trading, investimenti, acquisti, altri pool di liquidità, staking e via discorrendo…

Logicamente, dopo aver ripagato tutto il debito comprensivo degli interessi, l’utente è libero di mantenere il capitale originario in piattaforma per ricevere gli interessi standard sul medesimo, oppure di ritirarlo in tutto o in parte.

Conclusioni e consigli

La piattaforma Compound e il relativo progetto costituiscono uno dei più noti e gettonati standard per operare con facilità nel campo della DeFi, con specifico riferimento alla possibilità di guadagnare interessi passivi attraverso la pratica del lending, e all’ulteriore opzione di ottenere veri e propri prestiti a interesse dopo aver messo a collaterale una certa quantità di crypto.

Il meccanismo che sta dietro le quinte del sistema rimane però quello del debito e del credito sviluppati sulla base di un “valore di mercato” che potrebbe anche andare incontro a fluttuazioni importanti, oppure a un crollo repentino, con conseguente chiusura delle posizioni.

Si tratta quindi di valutare con attenzione l’orizzonte temporale delle operazioni messe in atto dall’utente, la ragionevole solidità e percentuale di crescita media dell’asset digitale scelto dall’utente come collaterale, la natura dell’uso finale del prestito richiesto e la conseguente capacità di ripagare il medesimo, e non da ultimo la scelta di una percentuale di prestito sul collaterale che permetta un certo margine di sicurezza.

Tenendo presente tutte queste variabili, Compound Finance è certamente uno strumento valido di remunerazione passiva, che se ben utilizzato può inserirsi perfettamente all’interno di una più vasta strategia di gestione del portafoglio crypto.

Filippo Albertin

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