Lending e borrowing: alternative per guadagnare con la DeFi, che ancora una volta sfruttano gli smart contract, ma per implementare vere e proprie dinamiche di debito e credito.
Lending e borrowing sono due prassi di finanza decentralizzata che infatti introducono e implementano il concetto di “prestito” all’interno di articolati ecosistemi gestiti da smart contract.
Di carattere assolutamente speculare l’uno all’altro, riproducono prassi che nella finanza classica sono assolutamente note: strumenti come mutui, finanziamenti, ipoteche su beni immobili, e via discorrendo… La sola differenza è il campo decentralizzato fornito dalle tecnologie blockchain, con specifico riferimento agli ecosistemi a base Ethereum e di Layer2 o sidechain.
La grande differenza sussiste come ovvio nella loro natura del tutto algoritmica e automatizzata, gestita da protocolli rigorosi in quanto avulsi da errore umano, pregiudizio e mediazione di terze parti.
In questo articolo andremo ad analizzare i due concetti dal punto di vista operativo, citando anche le relative progettualità che in blockchain si sono conquistate l’attenzione degli investitori per semplicità, affidabilità, remunerazione e diffusione.
Il lending e il borrowing nelle criptovalute sono due concetti finanziari importanti nel mondo delle crypto, che permettono agli utenti di guadagnare rendite passive o ottenere prestiti utilizzando le proprie risorse digitali. Ecco una spiegazione dettagliata di entrambi i processi:
Lending di criptovalute
Il lending (in inglese, semplicemente, “prestito”, ma nella precisa accezione di una “concessione” in prestito a un beneficiario che in cambio paga una quota di interessi) funziona in modo del tutto simile a un deposito bancario, ma con alcune caratteristiche distintive.
Un utente presta le proprie criptovalute a una piattaforma — che può essere totalmente o parzialmente decentralizzata, a seconda se gestita da un’app automatica o da un exchange che detiene le chiavi private del cliente — oppure ad altri traders. In cambio, riceve interessi periodici sulla somma prestata. I tassi di interesse, come ovvio attivo vista la natura dell’intera operazione per il prestatore, variano generalmente dal 3% al 15% annuo, a seconda della criptovaluta e della piattaforma.
Come abbiamo detto, il lending è una procedura totalmente speculare a quella opposta, che è appunto il borrowing (sempre un prestito, ma inteso come azione di “presa in prestito” di una somma o di un bene). Il lending rappresenta il credito, il borrowing il conseguente debito.
Ossia, le risorse messe a disposizione dal “prestatore” vengono impiegate, dietro corrispettivo di interesse, da un utente che per ragioni svariate necessita di ottenere un prestito proprio nella crypto che il prestatore detiene.
Pertanto, l’utente prestatore deposita le proprie crypto su una piattaforma di lending, la piattaforma utilizza questi fondi per concedere prestiti ad altri utenti, e gli interessi derivano dai tassi applicati sui prestiti concessi.
Vantaggi
I vantaggi sono piuttosto ovvi: si ottiene un guadagno passivo sulle proprie crypto, senza però spenderle, ma solo immobilizzandole per un certo tempo. Più precisamente, attraverso uno smart contract che registra l’operazione in blockchain, il prestatore viene individuato come legittimo proprietario delle stesse, nonché beneficiario degli interessi di lending.
Nello specifico, gli interessi possono essere più elevati e interessanti di altre prassi (tipo lo “staking”) che superficialmente potrebbero sembrare simili, ma in realtà sono molto diverse in quanto prevedono non già un rapporto frontale tra “credito e debito in crypto”, ma un meccanismo automatico interno alla blockchain di riferimento.
Oltre a questo, la liquidità che si ottiene è immediata, in quanto gli smart contract sono estremamente rapidi nell’attualizzare e trasferire la quota di interessi relativa all’intera operazione.
Rischi
Come in tutte le operazioni, anche di finanza classica, che presuppongono un rapporto dialettico tra due figure — chi concede e chi usufruisce di un prestito — nel caso del lending i rischi possono derivare da vari fattori, ma essenzialmente da uno squilibrio della “coppia” di asset considerati, nello scenario di base della generica volatilità delle criptovalute.
Altri rischi possono derivare da attacchi informatici andati a segno, o smart contract malevoli, a danno della piattaforma utilizzata, o da default della stessa nel caso di procedure mediate da un qualche exchange centralizzato.
Borrowing di criptovalute
Il borrowing (sempre un “prestito”, ma acquisito da un utente che lo chiede) assistiamo esattamente alla dinamica opposta rispetto a quella del lending, ovvero il processo di ottenere un prestito in criptovalute.
Un utente ottiene un prestito in crypto utilizzando altre crypto come garanzia. Solitamente — ed esattamente come avviene nel mercato finanziario classico — la crypto che si ottiene in prestito è considerata dall’utente più redditizia e importante rispetto a quella messa a collaterale. Le ragioni possono essere le più disparate, ma solitamente hanno a che fare con la liquidità che è possibile estrarre da un asset che si intende mettere a garanzia senza vendita: basti pensare a delle stablecoin ottenute da una messa a garanzia di ETH.
L’esempio più eloquente dal lato finanza classica è quello della messa a garanzia di un immobile in una qualsiasi richiesta di finanziamento (per esempio a scopo di investimento, ristrutturazione, etc…): l’immobile di per sé ha valore, ma non posso utilizzare il suo valore per fare degli acquisti, o meglio degli investimenti che a loro volta mi daranno un valore aggiunto che si ritiene superiore a quello degli interessi che pagherò sul prestito stesso.
Come detto, l’utente che ha preso in prestito una certa quantità di crypto da lui ritenuta “interessante” deve mettere a collaterale un’altra crypto, in una quantità che (esattamente come accade per le garanzie bancarie) tende ad essere superiore al prestito stesso (over-collateralization).
La modalità di funzionamento segue dunque queste fasi: deposito di crypto come collaterale, ottenimento dell’ammontare di crypto corrispondente a quella garanzia, pagamento degli interessi relativi.
Vantaggi
Per quanto ottenuti “a interesse”, i vantaggi sono anch’essi speculari a quelli detti nel caso del lending.
Si ottiene liquidità immediata e spendibile in una certa crypto, senza dover vendere la medesima. C’è quindi la possibilità di effettuare operazioni di trading o investimento, ancora una volta senza toccare il collaterale.
Inoltre sussiste il mantenimento dell’esposizione al potenziale apprezzamento delle crypto depositate (basti pensare alla redditività di un borrowing con collaterale in Bitcoin, che, apprezzandosi, consente di guadagnare proporzionalmente in vista della chiusura dell’intera operazione con restituzione di tutto il collaterale intatto).
Rischi
Anche in questo caso è la volatilità “al ribasso” che costituisce il principale rischio; la crypto messa a garanzia potrebbe svalutarsi e richiedere un quota aggiuntiva di valore per mantenere equilibrata la transazione.
In questo caso, l’utente dovrà versare porzioni di liquidità aggiuntiva (solitamente stablecoin) per pareggiare, oltre gli interessi, l’intera bilancia del prestito.
Lending e borrowing: esempi pratici e progetti sul mercato
Se gli esempi di lending e borrowing di carattere centralizzato sono appannaggio di exchange altrettanto centralizzati, ossia di vere e proprie “banche crypto” che non sono oggetto di questo articolo, spostandosi alla parte decentralizzata si incontrano vari progetti blockchain che hanno riscosso e continuano a riscuotere un notevole successo, e che è opportuno citare.
Degna di nota, anche solo per la sua importanza storica, è certamente la crypto AAVE (e il relativo progetto globale, costituito dalla relativa app decentralizzata, nonché dalla recente implementazione di una stablecoin nativa, GHO), che consente di connettere direttamente il proprio wallet e di interagire con una quantità notevole di reti (L2 e sidechain) oltre alla basica Ethereum. L’app, utilizzabile sia con wallet connesso via QR-code sia con plugin come Metamask, permette di accedere molto facilmente alle varie funzioni di concessione prestiti a fronte di collaterale, nonché di prestare a interesse una vasta gamma di token e crypto.
Simile ad Aave, Compound Finance è un ulteriore leader di settore che consente agli utenti di guadagnare interessi sui loro asset crypto o di prendere in prestito criptovalute depositando garanzie. Utilizza nello specifico degli algoritmi propri, altamente sofisticati, per determinare i tassi di interesse in base alla domanda e all’offerta.
Focalizzata invece sulla stablecoin DAI, MakerDAO permette agli utenti di generare DAI depositando criptovalute come garanzia. Offre anche la possibilità di guadagnare interessi depositando DAI.
Alcune modalità pratiche di investimento nelle citate piattaforme
Depositare ETH su Aave per guadagnare interessi: Un utente deposita ETH in un pool di liquidità Aave e riceve in cambio aTokens (ad esempio aETH). Gli aTokens rappresentano in forma unitaria e sintetica la quota di ETH depositata, e maturano interessi nel tempo attraverso il loro meccanismo di programmazione (smart contract)
Prendere in prestito DAI su Compound depositando ETH come garanzia: Un utente deposita ETH come garanzia su Compound e può prendere in prestito una quantità di DAI fino ad un certo limite, determinato dal valore della garanzia. L’utente dovrà pagare interessi sul DAI preso in prestito.
Generare DAI su MakerDAO depositando ETH come garanzia: Un utente deposita ETH in un “vault” MakerDAO e può generare una quantità di DAI fino ad un certo limite, determinato dal valore dell’ETH depositato. L’utente dovrà pagare una commissione detta di stabilità per generare DAI.
Questi ovviamente sono unicamente degli esempi, visto che il campo del lending e del borrowing porge sempre prodotti e soluzioni nuove, da vagliare con attenzione. Si consiglia di analizzare tutte le varie funzioni e opportunità legate a queste piattaforme, effettuando preliminarmente degli esperimenti con cifre più esigue, per poi eventualmente aumentare la portata a seconda delle proprie esigenze di investimento passivo.
Un esempio passo passo su Compound Finance
Immaginiamo di avere un capitale iniziale di 1000 euro che vogliamo investire in un protocollo DeFi come Compound.
Una scelta comoda può essere quella di utilizzare direttamente un wallet “plugin” di web browser, come Metamask, per avere la possibilità di indirizzarsi direttamente alla piattaforma (app) di Compound, che ci chiederà (pulsante in alto a destra) di connettere il nostro wallet. A tale scopo consigliamo caldamente di leggere il nostro tutorial Metamask, di modo da poter tornare a questo esempio avendo sotto mano i comandi fondamentali.
In ogni caso, una volta connesso, il sistema guida l’utente passo dopo passo: prima di ogni transazione o scelta definitiva bisogna sempre apporre l’apposita firma dispositiva nel wallet (Metamask apre una finestra dedicata, in alto a destra dello schermo, dove l’utente può supervisionare ogni singolo passaggio).
Se i nostri fondi sono già presenti in wallet possiamo andare avanti. Altrimenti dobbiamo acquistarli in un comune exchange e dirottarli nel nostro wallet, utilizzando la chiave pubblica che in Metamask può essere agevolmente copiata e incollata (compare esattamente subito sotto la voce “Account1”, nella forma alfanumerica di “0x…”).
Consiglio preliminare importante: Sarebbe il caso di privilegiare network che prevedano fees basse. Compound da questo punto di vista permette di operare su svariati L2 e sidechain di Ethereum, permettendo transazioni a basso impatto di commissioni. Pertanto è opportuno avere già a disposizione ETH in una chain “comoda ed economica”, come potrebbe essere Arbitrum, Polygon o Base.
A questo punto abbiamo connesso il nostro wallet, e vediamo di fronte a noi gli asset in esso contenuti.
Andando a depositarli direttamente con la funzione “supply” andiamo immediatamente a generare interessi, per effetto dello sfruttamento del relativo pool di liquidità. In questo caso stiamo effettivamente operando dal lato “lending”, ossia stiamo fornendo liquidità che verrà utilizzata da altri soggetti.
La fase della fornitura di liquidità è il cuore del sistema, in quanto è proprio in seguito a questo che il sistema stesso può calcolare ed erogare i nostri interessi passivi, oppure essere usato per ottenere un prestito.
Basterà quindi scegliere l’ammontare di crypto, premere sul pulsante “supply”, seguire le istruzioni di firma che seguono e confermare su Metamask l’operazione. Dopo una manciata di secondi lo smart contract avrà recepito la nostra liquidità, e ci andrà a corrispondere i relativi interessi.
Se invece si desidera procedere a prendere in prestito altra criptovaluta, allora il capitale fornito verrà come ovvio inteso a garanzia; basta cliccare sul pulsante borrow e seguire le istruzioni, esattamente come fatto in precedenza.
Il sistema provvederà a guidarci lungo una serie di analoghe schermate per illustrare il più alto livello di prestito disponibile, le valute di riferimento (solitamente i prestiti hanno senso soprattutto in riferimento a “coppie” crypto-stablecoin, come ETH-DAI o ETH-USDC, in quanto, come detto, mettiamo a collaterale una crypto che potrebbe anche salire di valore, sancendo implicitamente la sensatezza di non spenderla) e appunto l’erogazione effettiva, che come ovvio verrà scaricata nel medesimo wallet, pronta all’uso.
Il rimborso del prestito è flessibile, e l’interesse annuo è di circa il 2%, passivo nel caso del borrowing, attivo nel caso del lending.
Ulteriore importante consiglio in fase di “dimensionamento” del prestito: Da notare che la “plancia di comando” di Compound permette di visualizzare in tempo reale svariate informazioni, tra cui la cifra più alta erogabile in ragione della “supply” fornita in termini di garanzia. Non è però il caso di scegliere esattamente le cifre più alte di potenziale prestito, in quanto ci si potrebbe trovare appunto in una momentanea crisi di liquidità.
Una scelta migliore sul piano prudenziale è invece quella di mantenersi attorno ad un 65-70% della capacità più alta di prestito, di modo da sfruttare al meglio l’elasticità del sistema, mettendosi al riparo da eventuali fluttuazioni.
Concretamente, avendo messo in “supply” una cifra attorno ai 1000 euro in ETH sarebbe quindi il caso di non superare i 650-700 euro di stablecoin, di modo da avere sempre un certo margine per supplire a qualsiasi evenienza.
Conclusioni
Il lending e il borrowing di criptovalute sono strumenti estremamente versatili nel campo DeFi, ma comportano come sempre dei rischi, per quanto limitati, come la volatilità del mercato, oppure possibili malfunzionamenti o smart contract malevoli, che potrebbero veicolare occultamente degli scammer in agguato. È importante comprendere questi rischi prima di utilizzare queste piattaforme, e scegliere sulla base della reputazione e dello storico che lo specifico progetto ha maturato.
I tassi di interesse possono variare notevolmente a seconda della piattaforma, dell’asset e delle condizioni di mercato. È pertanto molto importante confrontare i tassi di interesse offerti da diverse piattaforme prima di prendere una decisione.
Altra componente fondamentale è la sicurezza, specie se ci si rivolge a un soggetto centralizzato, che possiede le chiavi private dell’utenza e quindi deve garantire assoluta robustezza nei sistemi interni di custodia.
Nel caso di soluzioni decentralizzate, obbligatorio è l’uso di wallet in grado di veicolare sistemi di ulteriore protezione dell’utente: autenticazioni a due fattori, metodi biometrici, firme multiple e affini.
Tenendo presente tutti questi consigli, strumenti come lending e borrowing possono quindi rivelarsi estremamente utili e soddisfacenti per gestire al meglio la propria strategia di investimento attraverso criptovalute e blockchain, ottenendo un profilo interessante di remunerazione senza incorrere in rischi o perdite particolari.
Filippo Albertin