Riforma crypto in USA: scenari macroeconomici e geopolitici

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In data 7 giugno 2024, è stata presentata una proposta legislativa di significativa rilevanza nel panorama della regolamentazione degli asset digitali negli Stati Uniti. I senatori Cynthia Lummis e Kirsten Gillibrand hanno pubblicato una bozza di legge, il “Responsible Financial Innovation Act”, con l’intento di ridefinire integralmente il quadro normativo federale applicabile a Bitcoin, stablecoin e in generale quella che abbiamo ormai da tempo imparato a conoscere come finanza decentralizzata (DeFi).

Tale iniziativa rappresenta un precedente storico, non essendovi mai stata in precedenza un’avanzata così esaustiva, completa, rigorosa e strutturata al Congresso statunitense in materia di criptovalute.

Il “Responsible Financial Innovation Act”, introdotto appunto il 7 giugno 2024, si propone di istituire un nuovo framework normativo federale per gli asset digitali e i relativi operatori, rispondendo a una richiesta di chiarezza regolamentare formulata da anni dal settore crypto statunitense. Gli elementi cardine del testo includono: l’implementazione della registrazione federale obbligatoria per gli exchange, gli emittenti di stablecoin e gli intermediari; la creazione di nuove categorie legali per gli asset digitali, distinguendo tra commodity digitali (come Bitcoin), la cui supervisione sarebbe demandata alla Commodity Futures Trading Commission (CFTC), e security token, soggetti al controllo della Securities and Exchange Commission (SEC); la definizione precisa dei criteri di distinzione tra commodity, security e stablecoin; e il rafforzamento dei requisiti di trasparenza e di tutela dei consumatori.

Ma quali sono gli scenari macroeconomici e geopolitici che si accompagnano a questa svolta? Cercheremo di dare risposta a questa, come a svariate altre domande, in questo articolo di approfondimento.

La ragione dell’atto

Lo schema avanzato nel sopraccitato atto legislativo mira a superare l’attuale complessità regolatoria, caratterizzata da interpretazioni divergenti tra la SEC, la CFTC e le singole autorità statali. La proposta dei senatori suggerisce che Bitcoin e le principali “commodities digitali” beneficerebbero finalmente di un inquadramento normativo univoco, e non più di una costellazione di approcci spesso in contraddizione l’uno rispetto all’altro.
L’approccio delineato dalla nuova regolamentazione crypto è senza precedenti.

Il Parlamento statunitense si appresta a definire il perimetro federale del settore, attribuendo un ruolo preminente alla CFTC per tutti quegli asset che non rientrano nella definizione di security secondo i test tradizionali. La SEC manterrebbe la competenza esclusivamente sui token che presentano chiare caratteristiche di titolo finanziario. Ciò implica che, per la prima volta, asset quali Bitcoin, Ether e numerose stablecoin acquisirebbero uno status normativo federale certo e finalmente inoppugnabile.

I gestori di piattaforme di exchange, wallet e infrastrutture opererebbero pertanto sotto un regime di regole comuni, mitigando il rischio di sanzioni e azioni “a sorpresa” da parte delle autorità di regolamentazione statali o federali.

Ai sensi della nuova legislazione proposta, la distinzione fondamentale è la seguente: le commodity digitali (quali Bitcoin, Ether e token analoghi per grado di decentralizzazione e utilizzo) sarebbero supervisionate dalla CFTC, mentre i securities token (spesso associati alle Initial Coin Offerings – ICO) sarebbero soggetti alle tutele della SEC, analogamente al mercato azionario.

Questa netta demarcazione contrasta in modo radicale con lo scenario attuale, in cui la SEC ha avviato azioni legali di grande risonanza contro entità macroscopiche del settore, tra le quali Ripple, generando una condizione di incertezza persistente. Con l’adozione della nuova normativa, la supervisione risulterebbe chiara e una volta per tutte omogenea in termini di standard di compliance.

Per quanto concerne le stablecoin e gli operatori di exchange, il testo legislativo affronta questi due segmenti cruciali per la competitività degli Stati Uniti nel contesto globale delle criptovalute. L’emissione di stablecoin sarebbe permessa unicamente a entità registrate a livello federale, con requisiti stringenti in termini di riserve minime e audit.

Gli exchange sarebbero tenuti ad adottare procedure di Know Your Customer (KYC) e Anti Money Laundering (AML) conformi agli standard internazionali. Sono inoltre previste sanzioni severe, inclusa la revoca della licenza, per violazioni gravi. L’obiettivo primario è accrescere dunque la trasparenza, prevenire episodi di frode (ricordiamo il collasso di FTX nel 2022) e assicurare la tutela sia dei clienti al dettaglio che degli investitori istituzionali, di modo da stimolare un’ulteriore crescita del settore.

L’iter burocratico e gli orizzonti globali

Il “Responsible Financial Innovation Act” è stato formalmente depositato come bozza al Senato il 7 giugno 2024. Il percorso parlamentare delineato prevede consultazioni pubbliche immediate tra giugno e luglio 2024, audizioni con operatori del settore cripto, istituzioni bancarie ed enti di vigilanza entro il periodo estivo, una votazione in commissione Senato presumibilmente a settembre 2024, e l’estensione del dibattito alla Camera dei Rappresentanti in autunno.

Non si prevede un’accelerazione automatica del processo legislativo: la dinamica politica rimane aperta, in particolare per quanto concerne il futuro ruolo della SEC e le limitazioni operative imposte agli exchange decentralizzati.

Per quanto riguarda i rischi e le opportunità per il mercato, da un lato, la chiarezza normativa su Bitcoin e le criptovalute potrebbe stimolare l’afflusso di nuovi capitali e operatori negli Stati Uniti, superando l’attuale incertezza legale. Dall’altro lato, la rigidità dei requisiti federali potrebbe portare all’esclusione di operatori di dimensioni minori e imporre restrizioni sull’anonimato delle transazioni.

Gli analisti interpretano questo schema come una “pragmatica rivoluzione delle regole”, che potrebbe posizionare gli Stati Uniti come un potenziale hub globale per gli asset digitali, un po’ come astrattamente dichiarato dal nuovo presidente Donald Trump, che, sia pure non perfettamente consapevole circa l’oggettiva attuabilità dei suoi proclami, ha sempre fatto della cryptosfera una sorta di cavallo di battaglia per il rilancio degli USA a livello di polo finanziario mondiale.

I segnali di mercato non si sono fatti attendere. Non è infatti un caso che il colosso della messaggistica istantanea Telegram abbia proprio in questi giorni di fine luglio varato l’apertura del suo celebre wallet crypto anche al mercato statunitense, che fino a poco tempo fa si attestava ancora tra i grandi esclusi. D’altra parte sappiamo bene la parte sostenuta da Tether nella lunga e proficua discussione “a stelle e strisce” sulle stablecoin (si veda nostro articolo sul Genius Act, altro tassello fondamentale del mosaico), quindi non stupisce il fatto che un pezzo di software fortemente caldeggiato dal duo Ardoino-Durov abbia avuto il suo benestare proprio ora.

Tuttavia, le lobby bancarie e alcuni settori politici esprimono tuttora contrarietà alla concessione di eccessivo spazio alle stablecoin private. Si prevede la possibilità di una “migrazione” di startup e progetti tra i diversi Stati, in attesa di una definizione chiara del quadro normativo. I primi effetti sul prezzo di Bitcoin e sulle principali memecoin sono già stati osservati nei dati di Polymarket e sulle piattaforme social come Twitter/X, con un sentiment nettamente migliorato a seguito dell’annuncio del disegno di legge.

La notizia ha generato un’ampia risonanza nella comunità Twitter/X statunitense e tra i principali analisti. Tra i sostenitori figurano operatori di rilievo come Coinbase e Gemini, che da anni auspicavano chiarezza e regole “certe”. Viceversa, alcune associazioni per la difesa della privacy temono che le nuove norme anti-riciclaggio e la registrazione federale possano limitare la libertà degli utenti e compromettere il principio fondante di molti progetti DeFi.

Il dialogo rimane aperto anche su Telegram e nei principali thread gestiti direttamente dai senatori proponenti: il dibattito pubblico sulla direzione della regolamentazione cripto negli USA è solo all’inizio.

Conclusioni

La bozza di legge del Senato costituisce la base più solida mai discussa negli Stati Uniti per la regolamentazione delle criptovalute. Bitcoin e gli asset digitali di maggiore capitalizzazione possono ora aspirare a una “cittadinanza giuridica” federale, con effetti potenzialmente trasformativi su prezzi, innovazione e attrattività globale.
Come prevedibile, questa dinamica avrà un effetto su tutte le economie planetarie, spingendo a varie forme di accelerazione in termini di sviluppo tecnologico, adozione, avvio di nuove attività imprenditoriali per rispondere alla crescente domanda di strumenti adeguati all’uso degli asset digitali, nonché processi di normalizzazione e standardizzazione interpretativa e relativa produzione normativa.

Tuttavia l’esito finale dipenderà dai dettagli, ovvero dalle tante domande implicite che il mercato globale si pone. Chi deterrà il controllo definitivo? Quali limiti saranno imposti a DeFi e stablecoin? Quanto sarà inclusivo il nuovo schema federale? Il futuro del settore crypto, con Bitcoin in posizione preminente, sarà influenzato anche dalla rapidità e dalla capacità di compromesso che emergeranno dal Congresso. Le prossime settimane rivestiranno un’importanza decisiva: è consigliabile monitorare attentamente il dibattito, rimanere aggiornati e valutare ogni sviluppo tramite fonti ufficiali e canali social pertinenti.

Filippo Albertin

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