Airdrop crypto: come partecipare alle opportunità senza incorrere nei vari rischi rischi connessi.
Il mondo degli airdrop è certamente uno dei più conosciuti e rappresentativi nel campo crypto, nonché come ovvio tra i più più “piacevolmente accolti”, in quanto si basa su un principio di generosità “a monte” propedeutico al lancio di nuovi token e relativi progetti.
Per quanto l’attitudine istituzionali al dono e alla diffusione sia andata progressivamente calando rispetto alle origini, gli airdrop sono comunque ancora molto presenti in fase di prima diffusione di nuovi token, oppure lungo le fasi di altrettanti progetti che implicano una sorta di premio al proprio pubblico di simpatizzanti della primissima ora.
Accanto alla componente come ovvio ludica e positiva, però, c’è da dire che a carico degli airdrop di criptovalute vengono mosse parecchie accuse, che sollevano dubbi soprattutto in relazione ai tanti, tantissimi progetti crypto che con le loro elargizioni si rivelano in realtà delle vere e proprie truffe, o come minimo dei progetti privi di valore oggettivo. La cronaca da questo punto di vista è piena di casi in cui gli airdrop hanno fatto calare dal cielo solo illusioni di ricchezza, o autentici schemi ponzi.
Molti airdrop, per esempio, sono unicamente annunciati al fine di reperire informazioni su vaste platee di potenziale pubblico, oppure arrivano a depositare dei wallet di destinazione NFT e smart contract malevoli che al momento opportuno svuotano il portafoglio del malcapitato utente, ignaro di aver attivato meccanismi di trasferimento al di fuori del suo controllo.
Ebbene, in questo articolo cercheremo di fare chiarezza sul fenomeno degli airdrop, separando il classico grano dalla crusca e indicando alcune buone prassi per partecipare a queste generose distribuzioni in modo consapevole, sicuro e proficuo.
Airdrop crypto: che cosa sono?
La parola “airdrop” allude piuttosto palesemente all’incontro tra due concetti: quello di “aria” e quello di “caduta dall’alto”; in sintesi, un neologismo che denota una vera e propria pioggia — evidentemente di oggetti ritenuti portatori di un certo valore — che viene elargita a titolo puramente gratuito per sovvenzionare il potenziale popolo di una community.
Nel caso delle crypto è evidente che la metafora cade a pennello, in quanto il meccanismo di comunicazione a terzi della propria chiave privata, al fine di ricevere fondi, donazioni o affini, è assolutamente naturale e rispecchia perfettamente la meccanica della finanza decentralizzata.
Non stupisce dunque che svariati progetti abbiano battuto la strada degli airdrop come alternativa intelligente alla spesa di denari che comunque sarebbero andati a remunerare agenzie pubblicitarie e altri operatori della promozione presso il vasto pubblico. Nel caso di un airdrop, infatti, si ottengono più risultati con un’unica azione: valutazione della potenziale community interessata a quel determinato token, acquisizione di informazioni preziose circa i sottoscrittori, immissione nel mercato di una certa quantità di criptovaluta in grado di alimentare da subito microeconomie osservabili onchain, e via discorrendo.
Airdrop crypto: quali i progetti di maggior successo?
Da questo punto di vista, la storia delle crypto è piena di casi di successo che sono stati veicolati o accompagnati da airdrop.
Probabilmente l’airdrop più famoso e di maggior impatto è stato quello del portale (e relativo token) Uniswap, un protocollo di scambio decentralizzato, che ha distribuito token UNI ai suoi utenti nel 2020. Questa mossa ha non solo aumentato la consapevolezza relativa al progetto, ma ha anche permesso agli utenti di partecipare alle decisioni di governance della piattaforma stessa, portando a termine uno dei punti fondamentali che i fondatori intendevano da subito realizzare: una piattaforma interamente nelle mani degli utilizzatori finali, come nella logica più purista della decentralizzazione.
Spostandoci all’ambito NFT, degno di nota è poi l’airdrop legato all’universo di Bored Ape Yacht Club, ossia quello di ApeCoin, che ha premiato i possessori di NFT di questa celebre collezione. Questa mossa ha ulteriormente consolidato la sua posizione come uno dei veri e propri “brand” NFT più influenti nella cryptosfera, e ha creato un ecosistema ancora più forte.
La stessa Solana, una blockchain ad alte prestazioni, nel corso dei suoi vari lanci e rilanci ha effettuato diversi airdrop per promuovere il suo ecosistema, nonché alcuni prodotti ad esso associati (tra cui uno smartphone interamente integrato). Questi airdrop hanno coinvolto anche progetti paralleli, come Raydium e Serum, contribuendo fortemente alla crescita e alla diversificazione della DeFi su Solana.
Airdrop crypto: perché sono così popolari?
Per rispondere a questa domanda dovremmo probabilmente spendere qualche parola sulle forti correlazioni tra mondo crypto e “gaming”, soprattutto in quelle fattispecie che riproducono la logica del gioco come leva per promuovere specifici comportamenti nell’utente-consumatore (prassi ormai presente in numerosissime strategie di marketing, col nome di “gamification”). Il grande successo dei token basati su videogame decentralizzati costituisce peraltro, già di per sé, una prova lampante di tale teoria.
Più precisamente, gli airdrop riscuotono un così grande successo perché rappresentano una perfetta intersezione tra le istanze dei promotori e quelle degli utenti.
Dal lato promotori, gli airdrop permettono di risparmiare molto in termini di spese pubblicitarie, in quanto diffondono un “prodotto” (il termine è certamente utilizzato con abuso di linguaggio, ma di fatto anche un token, se ci pensiamo, può essere considerato un vero e proprio prodotto, almeno sul piano del suo funzionamento nel mercato) che risulta già essere presente e pronto all’uso.
La ricaduta di queste distribuzioni è poi dirompente, e potenzialmente virale, in quanto innesca un ovvio e prevedibile effetto passaparola che in seconda battuta promuove almeno tre dinamiche:
1) la conoscenza del token, ovvero quella volontà di approfondire che molto difficilmente sarebbe sorta senza averlo gratuitamente a disposizione;
2) lo spirito di community, che in ambito crypto costituisce uno dei valori più determinanti, in quanto propedeutico all’uso pratico di quel token, nonché all’aumento del suo valore;
3) la distribuzione di diritti particolari per i primi utilizzatori, come nel caso di quelli connessi alla detenzione del token di riferimento a scopo di acquisizione di facoltà per la relativa governance.
Dal lato utente, i vantaggi sono esattamente quelli speculari a quanto descritto, con in più la logica tipica del gioco collettico. Il token in questione, infatti, può aumentare anche sensibilmente di valore, non escludendo interessanti guadagni per i relativi collezionisti in portafoglio. Oltre a questo, numerose campagne si basano su successive estrazioni, nonché ulteriori airdrop, destinati proprio ai wallet detentori pro quota.
Siamo cioè al cospetto di un vero e proprio circolo virtuoso, che permette di raggiungere moltissimi utenti attraverso meccanismi del tutto naturali, e, come detto, potenzialmente virali.
L’altra faccia della medaglia
Gli ingranaggi che rendono “irresistibile” la morfologia dell’airdrop sono purtroppo gli stessi che alimentano nel vasto pubblico una certa attitudine ad abbandonarsi al sogno, all’irrazionale, alla chimera di facili guadagni ottenibili solo assecondando la generosa elargizione di qualche incognito benefattore, sotto forma del “token del futuro”, che rivoluzionerà la cryptosfera tutta e la finanza planetaria.
Come ovvio, tali promesse tendono a nascondere insidie e malafede.
Innanzitutto c’è da dire che gli airdrop possono nascondere autentiche manovre di acquisizione dati sensibili, in una morfologia di “pishing” raffinata e subdola, in quanto mediata dal canale alternativo delle crypto stesse.
Nello specifico:
Molti truffatori si spacciano letteralmente per progetti legittimi, al fine di indurre gli utenti a fornire addirittura le loro chiavi private, o informazioni cruciali per ricattare la sprovveduta vittima.
Spesso vengono addirittura create criptovalute false, del tutto simili a quelle originali, per ingannare gli investitori sfruttando un successo generato altrove. Questa prassi, detta “clone coin”, risulta particolarmente virulenta in quanto sfrutta un successo pregresso, ossia un passaparola già acquisito.
La minaccia, inoltre, può derivare non solo da progetti vacui, token improvvisati e ad altissima volatilità, team anonimi o whitepaper nebulosi, ma anche da smart contract malevoli, oppure da intere blockchain affette da vulnerabilità pericolose (magari addirittura deliberatamente create per rendere facile la vita di hacker conniventi).
Da notare inoltre che dei token distribuiti attraverso airdrop potrebbero comunque sottendere oneri fiscali inizialmente taciuti, o poco chiari, potenzialmente forieri di tassazioni aggiuntive un domani.
Conclusioni e consigli pratici
Per aderire in modo consapevole a un qualsiasi airdop è quindi opportuno passare attraverso una checklist piuttosto rigida e razionale, i cui punti sono ragionevolmente i seguenti:
Verificare sempre la legittimità del progetto. Qualsiasi progetto di airdrop deve fare capo a un preesistente progetto ufficiale legato a una certa blockchain e a un certo token o famiglia di token. Pertanto, deve esistere un sito ufficiale, social network altrettanto ufficiali e verificati, nonché un whitepaper chiaro ed esaustivo che descrive nel dettaglio la filosofia, la tecnologia sottostante, gli intenti e le potenzialità di quanto descrive.
A tale proposito, consigliamo la lettura del nostro articolo dedicato:
“Whitepaper crypto: gli elementi chiave per valutarlo”
Verificare sempre la presenza di audit di sicurezza sul codice del progetto, verificando nel contempo l’autorevolezza acquisita dei soggetti che li hanno condotti e certificati (team informatici, istituzioni, università, agenzie indipendenti di chiara fama, etc…).
Non condividere mai le proprie chiavi private con chicchessia, attraverso form, mail, bot e altri canali di comunicazione. Nessun progetto legittimo chiederà mai a un generico utente di fornire le sue chiavi private.
Informarsi molto, confrontando un gran numero di pareri in forum ufficiali, social network e altri strumenti in grado di veicolare le opinioni genuine di una vasta comunità di appassionati.
Infine, un ultimo consiglio, ma primo in ordine di importanza: tenere sempre presente che le nuove emissioni di token sono sempre un’incognita, soprattutto in ragione della forte volatilità, ovvero delle corpose impennate di prezzo, che possono però essere seguite da un crollo sistematico e definitivo. Molte crypto, soprattutto legate a progetti a basso contenuto tecnologico e ad alta componente “mediatica” (si pensi alle cosiddette memecoin, che solo nel caso di specifici progettiisolati – come Dogecoin – sono andate a resistere alla prova del tempo, oppure ai tanti “fan-token” emessi in ragione di progetti del tutto privi di solidità), tendono a porgere un andamento più legato alla bolla del momento che a effettive ragioni sottostanti.
In questo caso la possibilità, per esempio, di ottenere a prezzi scontati un token che comunque andrà dopo poco ad azzerare il suo valore può essere molto alta, e l’eventuale picco momentaneo di valore può rivelarsi troppo fugace per essere colto al volo.
In definitiva, la prudenza non è mai troppa. Se l’intento è quello di “giocare” una minima cifra, indipendentemente dal risultato finale, allora tutto può essere giustificato anche in ragione di una certa leggerezza. Ma se gli obiettivi sono più alti, allora è opportuno, come detto, selezionare token e relativi progetti con maggiore attenzione e un pizzico di sospetto in più.
Seguendo queste semplici ma importantissime regole, la partecipazione a un airdrop può diventare veramente un’occasione di conoscenza e approfondimento, costellata magari da soddisfazioni anche leggermente più materiali, oppure anche solo legate a una forma di divertimento, comunque in piena sicurezza.
Filippo Albertin