Banconota da collezione di 100.000 miliardi di dollari!

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Se siete alla ricerca di una banconota da collezione carica di significato e con un valore di mercato tendenzialmente sempre più elevato, questo caso può adattarsi a voi. La numismatica è una vera e propria arte e sbaglia chi immagina che consiste solamente nel collezionare monete e banconote a fini economici. Anzi, spesso è vero il contrario. Gli appassionati vogliono nella maggior parte dei casi portarsi a casa pezzi di storia e non sembrano disposti facilmente a privarsene neanche a fronte di offerte pecuniarie di un certo livello.

Banconota da collezione da 100.000.000.000.000 di dollari locali

La banconota da collezione che vi proponiamo oggi ha un valore che si fa fatica a pronunciare: 100 mila miliardi di dollari locali. In cifra: 100.000.000.000.000. Sembra uno scherzo, ma non lo è. Riflette la fase travagliata di un popolo che vive a migliaia di chilometri distante dall’Italia e che ancora oggi patisce enormi difficoltà. Andiamo nell’ex Rhodesia, lo stato dell’Africa sud-orientale noto come Zimbabwe sin dall’anno dell’indipendenza dal Regno Unito del 1980. Al potere arrivò allora Robert Mugabe, che sarebbe rimasto presidente fino alla fine del 2017, cioè alla veneranda età di 93 anni. Fu destituito da un colpo di stato dal suo vice Emmerson Mnangagwa, ancora oggi capo dello stato.

Indipendenza dello Zimbabwe e Mugabe al potere

Per parlarvi di questa particolare e curiosa banconota da collezione, dobbiamo risalire proprio agli anni Ottanta. Mugabe si fece interprete di un sentimento anti-colonialista e ostile alle potenze occidentali. Per ragioni ideologiche e di convenienza abbracciò l’orbita socialista, avvicinandosi a Cina e Russia. La gestione dell’economia nei quasi 4 decenni di governo fu a dir poco pessima. Tant’è vero che il PIL pro-capite a fine 2017 risultava agli stessi livelli del 1980, anno dell’indipendenza. Questo stato da 16 milioni di abitanti non aveva compiuto alcun passo in avanti in un lasso di tempo così lungo.

Le cose non andavano bene fino alla fine degli anni Novanta, ma è da quel momento che andarono molto peggio. Mugabe fece approvare una legge per espropriare i proprietari terrieri bianchi senza indennizzo. A suo modo di vedere, un risarcimento per la popolazione nera, che sotto il colonialismo si era vista sfruttata dagli europei bianchi. Questa decisione non venne implementata subito, bensì nel corso dei primi anni Duemila. Le conseguenze divennero terrificanti. Migliaia di proprietà vennero sottratte ai legittimi proprietari per essere redistribuite ai neri. Il problema fu che quasi nessuno tra questi aveva le competenze per gestire le coltivazioni, né gli strumenti per farlo. La produzione agricola collassò e di conseguenza i prezzi dei generi alimentari esplosero. Piano piano, l’inflazione iniziava a dilagare fino ad arrivare a cifre spaventose.

L’esplosione dell’iperinflazione

Se già nel 2000 era stata stimata al 55% nel confronto con l’anno precedente, l’anno successivo saliva alla tripla cifra del 133%. Nel 2006 erano già 4 le cifre di quella che iniziava ad assumere i contorni dell’iperinflazione. La situazione precipitò definitivamente tra il 2008 e il 2009. Pur non essendo possibile tracciare con esattezza i livelli massimi a cui esplosero i prezzi al consumo, a metà novembre del 2008 s’ipotizza che sfiorarono la crescita tendenziale di 80 milioni percento. Significa che in un anno crebbero di 800.000 volte.

Arriviamo alla banconota da collezione. Cosa succede quando i prezzi crescono praticamente di ora in ora? I consumatori sono costretti a portarsi dietro un quantitativo di monete e banconote maggiore per effettuare anche pagamenti minimi come un caffè. E lo stato cerca di lenire loro il disguido stampando banconote dal valore nominale sempre più alto. Agli inizi del 2008 erano già in circolazione i biglietti da 1 miliardo di dollari locali. Subito dopo sarebbe arrivato il taglio da 50 miliardi e nel mese di luglio veniva annunciato quello da 100 miliardi. Non bastava. E così già nel gennaio del 2009 veniva stampata la banconota da 100.000 miliardi di dollari locali (trilioni, per dirla nell’espressione inglese). In pratica, in appena un anno si era reso necessario stampare biglietti di 100.000 volte il valore precedente per cercare (inutilmente) di tenere il passo con i prezzi. Nota bene: fu dallo stesso mese che divenne possibile acquistare Bitcoin, periodo di massima crisi nel mondo dopo il crac di Lehman Brothers.

La rinuncia alla valuta locale

Questa banconota da collezione non circolò a lungo. Già nel 2009 la Reserve Bank of Zimbabwe, cioè la banca centrale, comunicava che avrebbe smesso di stampare banconote. Poiché i cittadini non avevano più fiducia nella valuta locale, iniziarono a commerciare tra loro ricorrendo al dollaro americano, ma anche a valute come il rand sudafricano, l’euro, la sterlina inglese dell’odiata potenza coloniale, lo yen, la rupia indiana, ecc. Solo così i prezzi smisero di crescere e già nel 2010 l’inflazione risultava azzerata.

Facendo una breve descrizione, abbiamo che la banconota da collezione presenta sul fronte l’immagine delle rocce di Chiremba Balancing nell’Epworth, una cittadina a pochi chilometri dalla capitale Harare. Il colore dominante è l’azzurro. Sul retro mostra altri due simboli nazionali: il bufalo nero e le cascate di Vittoria. Quanto alle dimensioni, la larghezza è di 148 millimetri e l’altezza di 74 millimetri. Il peso è di circa 1 grammo. Dove si trova e a quale costo? Diversi siti di acquisti online la vendono per un prezzo che varia chiaramente da ciascun offerente, ma che risulta non essere inferiore ai 150-160 euro. Può sembrare tanto, ma dato il valore storico che si porta dietro, non lo è.

Ritorno all’indipendenza monetaria

Curioso che questa banconota da collezione oggi valga molto più del valore che assunse quando era in circolazione e scambiava a meno di 40 centesimi di dollaro americano. Fino al 2016 lo Zimbabwe rinunciò a stampare una propria valuta. In quell’anno introdusse, invece, quelli che definì “bond note”, che potremmo tradurre come “note a debito”. Pur ancorate al dollaro secondo un cambio di 1:1, il loro valore di mercato crollò un istante dopo l’emissione, a conferma della sfiducia che i cittadini nutrivano verso le istituzioni. E nel 2019, quando già al potere vi era l’attuale presidente, vi fu l’emissione di una vera, nuova moneta nazionale: il nuovo dollaro RTGS (Real Time Gross Settlements). Infine, dall’aprile del 2024 è in circolazione il Zim Gold, vale a dire una moneta ancorata alle riserve di oro e valute forti mondiali. Indovinate: i cittadini continuano a non fidarsi e il valore di mercato non fa che deprezzarsi.

Banconota da collezione, occhio alle condizioni

In conclusione, questa banconota da collezione parla di iperinflazione, instabilità finanziaria, post-colonialismo andato a male, cattiva gestione dell’economia, sfiducia diffusa e governi corrotti. Chiaramente, le condizioni in cui viene tenuta può influire in maniera significativa sul prezzo richiesto. L’importante che si legga il numero di serie dell’emissione, che l’immagine sia sul fronte che sul retro appaia nitida e che non vi siano lacerazioni in un qualche punto. Per il resto è il desiderio di averla parte della propria collezione a determinare l’offerta massima che s’intende avanzare.

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