La svolta di Michael Saylor su possibili vendite di Bitcoin. Azioni MicroStrategy sotto il mNAV

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Dopo essere scesi ai livelli di prezzo minimi dallo scorso aprile, i Bitcoin risalgono sopra i 90.000 dollari, trainati dalla ripresa del comparto tech e mentre il presidente russo Vladimir Putin minaccia l’Europa dopo le dichiarazioni della NATO su un possibile attacco preventivo. Un’inversione di tendenza che fa bene alle azioni MicroStrategy, anch’esse in forte recupero a Wall Street nella seduta odierna. Guadagnano l’8% quando in Italia sono le ore 20.13 a 185 dollari. Il bilancio dall’inizio dell’anno resta fortemente negativo: -36,5%. E dai massimi di luglio a 455,90 dollari, segnano un crollo prossimo al 60%. Numeri che hanno spinto la società ad abbandonare la filosofia assolutista dell’ex CEO e presidente Michael Saylor, definita “HODL forever”. Essa è consistita fino a qualche giorno fa nell’escludere la vendita di Bitcoin in futuro a qualsiasi condizione.

MicroStrategy pone fine alla linea di Saylor sui Bitcoin

Tutto questo è cambiato alla fine di novembre. Il CEO, Phong Le, ha riconosciuto la possibilità che MicroStrategy rivenda in futuro la “criptovaluta” fin qui accumulata. L’ipotesi non sarebbe all’ordine del giorno, ma verrebbe presa in considerazione nel caso in cui la capitalizzazione societaria in borsa scendesse sotto il valore di mercato dei Bitcoin in portafoglio. E sempre che non fosse possibile ricapitalizzarsi, con la conseguenza di andare incontro a una severa crisi di liquidità aziendale.

Saylor annunciò che MicroStrategy si sarebbe dedicata al business del mercato crypto nell’agosto del 2020. In piena pandemia il mercato rimase positivamente sorpreso dalla svolta. Basti pensare che al tempo le azioni si acquistavano attorno ai 14 dollari e da allora si sono moltiplicate in borsa fino ad oltre 30 volte. La società ha condotto acquisti sin qui dichiarati di 650.000 Bitcoin e ad un costo medio di 74.436 dollari. In sostanza, ha speso circa 48,38 miliardi. Denaro che in grossa parte ha ottenuto attraverso aumenti di capitale e obbligazioni convertibili. Gli ultimi acquisti risultano avvenuti tra il 17 e 30 novembre e hanno avuto ad oggetto 130 Bitcoin per 11,7 milioni e ad un prezzo medio di 89.960 dollari, appena sotto i livelli di queste ore.

Acquisti non più irreversibili

Cosa può significare la svolta di MicroStrategy, evidentemente abbracciata dallo stesso Saylor? Bitcoin resta un asset d’investimento di lungo periodo, ma gli acquisti non vengono più considerati irreversibili. L’approccio è diventato più pragmatico, probabilmente anche su pressione dello stesso mercato, il quale ha iniziato a trattare il titolo a sconto rispetto al valore dei Bitcoin in portafoglio. E anche questa rappresenta una grossa novità, in negativo, per la società. Nel corso di quest’anno il titolo era arrivato a trattare persino a premio del 50%. Significa che in borsa MicroStrategy valeva il 50% in più dei Bitcoin che deteneva e che nei fatti rappresentano gli unici asset a bilancio.

Capitalizzazione appena sopra il valore di mercato dei Bitcoin

Mentre scriviamo, la capitalizzazione è risalita a 53,20 miliardi. Tuttavia, i 650.000 Bitcoin in portafoglio valgono 60 miliardi. Completa la valutazione la considerazione dei debiti per 8,2 miliardi e della liquidità per 1,4 miliardi. Con questi ultimi dati l’mNAV, vale a dire il valore d’impresa rispetto al valore delle criptovalute secondo le quotazioni di mercato, risulterebbe ancora superiore a 1. Come potete verificare, però, anche in questa ipotesi il premio di cui sopra risulterebbe quasi del tutto svanito. Una discesa sotto 0,90 costringerebbe MicroStrategy a vendere Bitcoin per ottenere la liquidità necessaria per pagare i dividendi agli azionisti. Tra 750 e 800 milioni all’anno sono dovuti a favore delle azioni privilegiate, emesse nella fase espansiva di Bitcoin.

MicroStrategy attiva sul mercato sarebbe un problema

Problema risolto? In fondo, se ci fossero problemi di liquidità tali da portare MicroStrategy a vendere gli asset, gli azionisti sarebbero teoricamente al sicuro. Le cose non sono così semplici. La società con Saylor è diventata la prima detentrice di Bitcoin al mondo con una quota di mercato sopra il 3,25%. Troverebbe molto difficile rivendere in fretta senza devastare il mercato globale. Tanto per capirci, in media negli ultimi sei mesi sulle piattaforme exchange sono stati scambiati neanche 6.500 Bitcoin al giorno. Un centesimo del portafoglio societario. Questo vorrebbe dire che, cercando di limitare la sovra-offerta a non oltre il 10% al giorno per evitare di acuire il tracollo dei prezzi, MicroStrategy impiegherebbe tre anni per smaltire l’intero portafoglio.

Il mercato ha giustamente reagito male alla svolta. Non c’è più quella certezza che i 650.000 Bitcoin in mano a Saylor restino lì dove sono. E proprio in un momento di difficoltà l’offerta complessiva potrebbe lievitare, accentuando il calo dei prezzi. C’è anche il timore che i più strenui difensori delle crypto abbiano compreso di essersi esposti eccessivamente e cerchino di limitare i possibili danni. Nel frattempo, gli afflussi da ETF stanno scemando e non giova neanche il clima di incertezza attorno ai tassi di interesse negli Stati Uniti. In Giappone, il costo del denaro dovrebbe salire e i rendimenti di lungo periodo hanno segnato in alcuni casi i massimi storici. Tutti elementi, insieme alle accresciute tensioni geopolitiche, che riducono la liquidità impiegata in questo asset ancora percepito rischioso.

Azioni MacroStrategy di nuovo appetibili?

Cosa fare con le azioni MicroStrategy? Se i rialzi di queste ore segnalassero un’inversione di tendenza, ci sarebbero grossi margini di risalita per il titolo in borsa. D’altra parte, è probabile che gli investitori si guarderanno bene d’ora in avanti dal trattarlo a premio sul valore di Bitcoin. Al contrario, la creatura di Saylor potrebbe avere perso la caratteristica guadagnatasi in questi ultimi cinque anni di veicolo di investimento indiretto nella principale criptovaluta mondiale. Più probabile che gli investitori individuali preferiranno le exchange e gli ETF. Altro aspetto da considerare è che la società potrebbe avere sospeso, almeno per questo periodo, ulteriori acquisti di Bitcoin. Verrebbe meno una fonte di domanda istituzionale.

Volatilità più alta senza la vecchia linea di Saylor

In un certo senso, MicroStrategy potrebbe essersi trasformata in una fonte di volatilità per un asset già volatile di per sé. In effetti, la nuova linea accentuerebbe i rialzi e i cali. Saylor potrebbe avere subito questo cambio di approccio dal CEO e il resto del management. L’attenzione ora si sposterà sulla riserva da 1,44 miliardi, in grado di coprire i pagamenti agli azionisti per un anno. L’intento della società consiste nel frattempo di aumentare tale periodo di copertura fino a due anni.

 

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