Bitcoin per le aziende contro l’erosione monetaria, ovvero i perché dell’adozione del BTC come sistema per contrastare efficacemente l’inflazione e valorizzare la tesoreria aziendale…
In un’epoca caratterizzata da incertezze economiche, inflazione persistente e politiche monetarie ancora caparbiamente espansive, le aziende si trovano a fronteggiare una sfida cruciale: proteggere il proprio patrimonio dall’erosione del valore causata dalla svalutazione delle valute fiat.
Tradizionalmente, l’oro è stato considerato il rifugio sicuro per eccellenza, ma negli ultimi anni un nuovo contendente ha come ben sappiamo guadagnato punti proprio su questo terreno: Bitcoin, non per niente rinominato “oro digitale” per la sua natura deflativa.
Questo articolo esplorerà come Bitcoin possa rappresentare una strategia innovativa per le aziende, confrontandone i vantaggi rispetto all’oro, con un focus specifico sull’applicazione pratica in un contesto aziendale.
Bitcoin per le aziende: contrastare l’erosione monetaria
Le valute fiat, come l’euro o il dollaro, sono soggette a politiche monetarie che ne influenzano il potere d’acquisto. Negli ultimi decenni, le banche centrali hanno adottato misure come il quantitative easing, stampando enormi quantità di denaro per stimolare l’economia del breve e brevissimo periodo.
Questi interventi, tuttavia, come spesso ricorda l’esperto Bitcoin Giacomo Zucco, quasi sempre risultano simili agli effetti dell’assunzione costante di droghe: in un primo momento corpo e mente sono altamente stimolati, ma nella fase calante si assiste a dinamiche opposte, che rettificano tutti i vantaggi ottenuti e trascinano l’individuo nel tunnel della dipendenza. Mutatis mutandis avviene lo stesso nel campo monetario…
Sebbene tali interventi possano avere effetti positivi, nel lungo periodo si traducono in inflazione strutturale enfatizzata, e riducono il valore reale delle riserve liquide aziendali.
Ad esempio, negli Stati Uniti, il dollaro ha perso oltre il 90% del suo potere d’acquisto dal 1913, anno di fondazione della Federal Reserve. In Europa, l’euro ha subito una svalutazione più contenuta, ma comunque significativa negli ultimi vent’anni, costringendo aziende e individui a investire obbligatoriamente in altri asset.
Per le realtà produttive questo significa che il capitale accumulato in conti bancari o investimenti tradizionali può erodersi silenziosamente, compromettendo la capacità di finanziare progetti futuri o di resistere a crisi economiche.
Di fronte a questa realtà, diventa essenziale individuare asset che non solo preservino il valore, ma che possano anche apprezzarsi nel tempo. È qui che entrano in gioco Bitcoin e l’oro, due opzioni con caratteristiche distinte ma complementari.
Oro: una disquisizione
L’oro ha una storia millenaria come riserva di valore. La sua scarsità naturale, la resistenza alla corrosione e l’universalità del suo appeal lo rendono un asset affidabile per proteggere il patrimonio. Per un’azienda detenere oro significa avere certamente una copertura contro l’inflazione e le turbolenze geopolitiche. Inoltre, l’oro è un bene fisico, il che lo rende immune a rischi digitali come gli attacchi informatici.
Tuttavia, l’oro presenta alcune limitazioni significative nel contesto aziendale moderno. Innanzitutto, la sua natura fisica comporta costi altissimi di stoccaggio e sicurezza: le aziende devono investire in casseforti, assicurazioni e logistica per proteggerlo, tutte condizioni che implicano una voce di spesa piuttosto corposa in conto economico.
In secondo luogo, l’oro non è facilmente divisibile o trasferibile. Effettuare transazioni o liquidarlo rapidamente può essere complesso, costoso, per non dire impossibile, specialmente per importi elevati. Infine, sebbene il prezzo dell’oro tenda a crescere durante i periodi di instabilità economica, e il suo apprezzamento a lungo termine è stato relativamente modesto rispetto ad altri asset emergenti.
Ad esempio, dal 2000 al 2020, il prezzo dell’oro è aumentato di circa il 500%, un rendimento rispettabile ma non straordinario, nonché lontanissimo da quanto accaduto invece per l’impennata di Bitcoin.
Satoshi Nakamoto e la rivoluzione dell’oro digitale
Bitcoin, nato nel 2009 come risposta alla crisi finanziaria globale, si propone come un’alternativa digitale e decentralizzata alle valute tradizionali.
A differenza dell’oro, Bitcoin esiste solo in forma digitale, operando su una blockchain che garantisce trasparenza, sicurezza e immutabilità delle transazioni. La sua offerta è limitata a 21 milioni di unità, un tetto rigido che lo rende intrinsecamente resistente all’inflazione, a differenza delle valute fiat che possono essere stampate senza limiti.
Per una comune azienda, Bitcoin offre vantaggi che l’oro non può eguagliare. Primo fra tutti, la facilità di trasferimento: con Bitcoin, è possibile inviare milioni di dollari in valore attraverso il mondo in pochi minuti, con costi di transazione minimi rispetto ai sistemi bancari tradizionali o al trasporto fisico dell’oro. Questa caratteristica è particolarmente utile per le imprese con operazioni internazionali, che possono evitare in un’unica mossa le commissioni elevate e i tempi di attesa delle banche.
In secondo luogo Bitcoin è altamente divisibile. Un singolo Bitcoin può essere frazionato fino a otto decimali (la più piccola unità, chiamata “satoshi”, equivale a 0,00000001 BTC), consentendo alle aziende di utilizzarlo per transazioni di qualsiasi dimensione, dai micro-pagamenti ai grandi investimenti: da questo punto di vista il layer Lightning Network fornisce già oggi uno strumento incredibilmente versatile, e come abbiamo già detto in svariati altri articoli, sono allo studio soluzioni ancora più flessibili.
Questa flessibilità lo rende uno strumento pratico per diversificare il portafoglio aziendale senza dover gestire asset fisici.
Infine, il potenziale di apprezzamento di Bitcoin è stato impressionante, assolutamente distanziato da tutto il comparto economico globale, borsistico e obbligazionario. Dal suo lancio, il valore di Bitcoin è passato da pochi centesimi a decine di migliaia di dollari, con un picchi che hanno raggiunto i 70.000 e i 100.00 dollari negli ultimi quattro anni.
Anche considerando la volatilità intermedia, il suo rendimento a lungo termine supera di gran lunga quello dell’oro, rendendolo attraente per le aziende che cercano non solo protezione, ma anche crescita del capitale.
Oro digitale e oro fisico: il confronto
Per comprendere quale asset sia più adatto a una strategia aziendale, confrontiamo Bitcoin e oro su alcune dimensioni chiave:
Entrambi sono scarsi, ma Bitcoin ha un vantaggio. La quantità totale di oro nel mondo non è fissa e nuove scoperte minerarie possono aumentarne l’offerta, anche se a un ritmo lento. Bitcoin, invece, ha una supply cap matematicamente garantita, eliminando ogni incertezza.
Bitcoin vince nettamente in termini di liquidità e versatilità. Spostare oro richiede tempo, costi e rischi logistici, mentre Bitcoin può essere trasferito istantaneamente ovunque ci sia una connessione internet. Inoltre, i mercati di Bitcoin operano 24/7, offrendo una liquidità costante, a differenza dell’oro, che dipende dagli orari dei mercati tradizionali.
Lato costi gestionali: Detenere oro implica spese continue per sicurezza e stoccaggio, mentre Bitcoin richiede solo un wallet digitale sicuro, con costi minimi o nulli se gestito correttamente.
Volatilità: Qui l’oro ha un vantaggio. Il prezzo di Bitcoin è noto per le sue oscillazioni, che possono rappresentare un rischio per le aziende con orizzonti temporali brevi. L’oro, al contrario, offre una stabilità relativa, anche se a scapito di rendimenti più alti.
Adozione e percezione: L’oro gode di una legittimazione universale, mentre Bitcoin è ancora visto con scetticismo da alcune istituzioni. Tuttavia, l’adozione di Bitcoin sta crescendo rapidamente e ha di fronte a sé un orizzonte praticamente infinito, mentre l’oro rimane un asset storicizzato che alla lunga potrebbe addirittura essere soppiantato.
Alcuni consigli strategici per adottare Bitcoin al meglio
Integrare Bitcoin nella gestione del patrimonio aziendale può risultare tecnicamente abbastanza semplice, ma richiede una strategia ben definita. Ecco alcuni passi pratici:
Analisi accurata del rischio: Valutare la tolleranza al rischio dell’azienda. Bitcoin è volatile, quindi è consigliabile allocare inizialmente una percentuale limitata del capitale (ad esempio, il 5-10%) per testarne l’impatto, per poi procedere a quote più significative.
Educazione e infrastruttura: Formare sempre (e in via preliminare) il team finanziario sull’uso di wallet sicuri e sulle best practice per la custodia di Bitcoin. Collaborare con piattaforme regolamentate è essenziale al fine di ricevere consulenza aggiornata sui metodi più performanti e sicuri di custodia.
Diversificazione: Combinare Bitcoin con altri asset, come l’oro stesso, può rivelarsi una modalità molto efficace per bilanciare stabilità e crescita. Ad esempio, un’azienda potrebbe detenere il 70% delle riserve in oro e il 30% in Bitcoin, adattando il mix in base agli obiettivi. Sul mercato esistono peraltro svariati prodotti finanziari che mimano questo stesso semplicissimo concetto: perché non riprodurne l’efficacia anche in sede di custodia diretta?
Monitoraggio: La volatilità di Bitcoin richiede una supervisione attiva. Stabilire soglie per acquisti o vendite (es. vendere una parte se il prezzo raddoppia, o comprare durante i cali significativi) può massimizzare i benefici. Questa prassi può essere tranquillamente vista come il bilanciamento periodico che viene applicato alla gestione di normali fondi di investimento.
Utilizzo operativo: Alcune aziende possono accettare Bitcoin come pagamento, migliorando la liquidità e attirando clienti innovativi. Questo approccio è stato adottato con successo da società come Overstock e AT&T. Più in generale, l’accettazione di BTC nativi è una scelta altamente strategica e positiva per qualunque azienda, in quanto apre letteralmente nuovi canali di business e target di clientela globale.
Casi studio: MicroStrategy e oltre
Un esempio concreto che citiamo spesso, e che necessariamente dobbiamo citare anche in questo articolo, è MicroStrategy (oggi Strategy), una società di software che dal 2020 ha convertito gran parte delle sue riserve in Bitcoin. Sotto la guida del CEO Michael Saylor, l’azienda ha acquistato oltre 130.000 BTC, trasformando il suo bilancio in una scommessa sul futuro della criptovaluta. Questa strategia ha generato rendimenti significativi durante i rialzi di Bitcoin, dimostrando che un’allocazione oculata può proteggere e persino accrescere il patrimonio aziendale.
Al contrario, aziende che si affidano esclusivamente all’oro, come alcune nel settore minerario, hanno visto rendimenti più stabili, ma molto, molto meno spettacolari. Questo suggerisce che una strategia ibrida potrebbe essere ideale per molte imprese.
Conclusioni
In un mondo in cui l’erosione monetaria è una minaccia costante, Bitcoin emerge come un’alternativa dinamica all’oro. Sebbene l’oro rimanga un pilastro di stabilità, Bitcoin offre portabilità, potenziale di crescita e adattabilità che lo rendono unico. Per le aziende, adottare Bitcoin non significa abbandonare l’oro, ma integrarlo in una strategia diversificata che combini il meglio di entrambi.
Con una pianificazione attenta e una gestione oculata, Bitcoin può trasformarsi da sperimentazione a pilastro fondamentale della protezione del patrimonio aziendale, preparando le imprese a prosperare in un futuro sempre più digitale.
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Filippo Albertin