Bitcoin è oro digitale? Ecco perché non esiste una risposta definitiva

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Mancano poche settimane alle elezioni presidenziali americane. Gli analisti tendono ad essere ottimisti sul futuro di Bitcoin, per molti vero e proprio “oro digitale”, indipendentemente dall’esito del voto. Fino a qualche mese fa sembrava che la sola vittoria dell’ex presidente Donald Trump potesse sostenere le quotazioni delle “criptovalute”, ma da quando l’attuale vicepresidente Kamala Harris ha rassicurato anch’ella su una politica più favorevole a questo comparto dell’economia, gli animi si sono grosso modo distesi. Resta il fatto che per Bernstein nel breve termine la vittoria del repubblicano farebbe impennare le quotazioni di Bitcoin fino a 90.000 dollari, mentre se vincesse Harris queste crollerebbero fino a 40.000 dollari. Comunque sia, Standard and Chartered prevede 200.000 dollari entro il 2025, chiunque vinca.

Finanza e analisti divisi su oro digitale

Una domanda serpeggia tra analisti e investitori da qualche anno a questa parte: Bitcoin è diventato realmente il nuovo “oro digitale”? Per molti “squali” della finanza il solo interrogativo è un’aberrazione. Warren Buffett, che resta un mito per Wall Street, sostiene che non scambierebbe un solo dollaro con tutti i Bitcoin del mondo, perché dopodiché non se ne farebbe nulla, li dovrebbe rivendere e nessuno verosimilmente li acquisterebbe. Una posizione estrema, che ha molto a che fare con il modo di concepire il business del famoso “oracolo di Omaha”. Sono in tanti, comunque, a sostenere che l’accostamento con l’oro sia quanto meno azzardato.

Offerta di Bitcoin limitata

Per rispondere alla domanda è essenziale chiedersi la ragione per cui Bitcoin sia definito da taluni come “oro digitale”. Sin dal suo lancio nel gennaio del 2021, questo token viene “estratto” tramite un algoritmo che ne fissa la quantità massima a 21 milioni di unità. Considerate che già in circolazione ve ne sono 19,77 milioni, per cui resta l’offerta potrà espandersi ancora solamente di un altro rimanente 6% scarso. E i calcoli più diffusi indicano che l’offerta massima sarà raggiunto entro il 2140. Anche se calcoli più recenti anticipano tale data finale di circa un secolo, il punto è che d’ora in avanti la “produzione” aumenterà a ritmi molto lenti.

Noi tutti conosciamo la regola fondamentale dell’economia sulla domanda e l’offerta. Se la prima aumenta e la seconda resta sostanzialmente ferma, il prezzo si muoverà al rialzo. In pratica, Bitcoin sarebbe destinato ad apprezzarsi per il semplice fatto che in circolazione ce ne saranno pochi di più di oggi, mentre la domanda sta crescendo a ritmi sostenuti, man mano che l’accettazione di questo asset si diffonde sia tra i piccoli investitori che tra la finanza tradizionale. All’inizio dell’anno c’è stato il grande salto di qualità con il via libera della Securities and Exchange Commission ai primi Etf per Bitcoin.

Differenze con metallo

A ben vedere, quindi, sarebbe a tutti gli effetti un oro digitale, nel senso che avrebbe assunto caratteristiche simili all’oro metallico. Quali? Essere diventato una riserva di valore nel tempo. Chi volesse comprare Bitcoin, lo farebbe per proteggere il capitale dalla perdita del potere di acquisto. Storicamente, questo è stato il ruolo dell’oro. I due asset sono altresì accomunati dalla limitata offerta. Che è poi la ragione principale per cui tutti confidiamo nell’oro: sappiamo che ne esiste poco, è considerato prezioso e accettato da tutti nel mondo e in ogni tempo.

Possiamo trarre come conclusione che Bitcoin sia oro digitale a tutti gli effetti? Senza volere propendere necessariamente per una o l’altra tesi, dobbiamo analizzare i fatti. L’oro tende ad apprezzarsi quando nel mondo c’è avversione al rischio, vuoi per una crisi economica o finanziaria o per qualche tensione di natura geopolitica. Negli ultimissimi anni, a causa del forte rialzo dell’inflazione nelle grandi economie, ha registrato un boom che lo ha portato a segnare un record dopo l’altro. E’ stato così anche per Bitcoin? Per nulla. La moneta digitale è schizzata ai massimi storici in coincidenza con le politiche monetarie ultra-accomodanti delle banche centrali in piena pandemia. Non appena si è fiutata aria di aumento dei tassi, il suo valore è imploso fino ai tre quarti in poco più di un anno.

La ripartenza di Bitcoin è arrivata con la previsione dei mercati di un allentamento monetario imminente. In pratica, quando le banche centrali hanno iniziato a segnalare che avrebbero di lì a pochi mesi smesso di aumentare i tassi di interesse. Quel che emerge è, quindi, che Bitcoin tende ad apprezzarsi nelle fasi in cui c’è un clima favorevole al rischio sui mercati. Ma questo è il contrario di quanto dovrebbe accadere a un asset che definiamo oro digitale. In effetti, gli investitori scommettono su Bitcoin quando c’è abbondanza di liquidità e credono che ve ne sia anche per l’acquisto di asset percepiti come rischiosi.

Bitcoin resta volatile

L’unica certezza è che la sua offerta è limitata, per cui ha natura deflattiva. Esattamente come l’oro. Anzi, no. Spieghiamoci meglio. Il metallo giallo è scarso in natura, ma non quanto pensiamo. Nel sottosuolo ve ne sarebbero molte più tonnellate di quelle che immaginiamo. Non tutte possono, però, essere estratte per ragioni di tecnologia e costi. Questi ultimi possono essere così elevati in determinate aree, che non ne varrebbe la pena. Tuttavia, man mano che il prezzo dell’oro sale, aumentano le tonnellate che possono essere estratte con profitto. Se un giorno i prezzi salissero, per ipotesi, a 10.000 dollari, probabile che l’offerta stessa monterebbe.

In sostanza, non possiamo dare nulla per scontato in maniera definitiva. Questo non implica che Bitcoin possa considerarsi oro digitale. La vera differenza sta nel fatto che non ha alcuna storia alle spalle. Quindici anni di vita o poco più non sono nulla. Non se ne riesce a capire del tutto ad oggi il rapporto con le variabili macroeconomiche. Troppo breve la sua durata per trarne conclusioni. Resta altamente volatile, cosa che non si può dire per il metallo. E la stragrande maggioranza dei token risulta in mano a poche migliaia di “balene”. Così sono definiti i grossi detentori.

Oro digitale definizione ancora forzata

Al contrario, l’oro ha una storia millenaria alle spalle. Non sarà facile da qui ai prossimi decenni spodestarlo come bene rifugio e nemmeno affiancarlo. Per quanto le nuove generazioni prediligano tutto ciò che è tecnologico, la razionalità prevarrà sempre alla lunga sull’emotività. Finché Bitcoin non si diffonderà per la ragione principale per cui fu coniato inizialmente, ossia come mezzo di pagamento, in pochi riterranno che possa assurgere a riserva di valore credibile. Non puoi definire qualcosa come oro digitale se non possiede alcuna apparente utilità nella vita quotidiana. I lingotti servono come gioielleria e sono impiegati nella produzione industriale. Male che vada, quindi, hanno una loro funzione concreta. Ad oggi, malgrado il tentativo solitario di El Salvador di adottarlo come valuta legale, non si può dire lo stesso di Bitcoin e altra criptovaluta in circolazione.

 

 

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