La curva dei bond più ripida offre opportunità di guadagno e segnala rischi

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A settembre la Federal Reserve è tornata a tagliare i tassi di interesse per la prima volta quest’anno e dopo nove mesi. Li ha ridotti dello 0,25% al 4-4,25%. E nel frattempo la curva dei bond è diventata più ripida. Il fenomeno sta avendo ripercussioni dirompenti sul modo di investire sui mercati finanziari. Per anni essa era stata sostanzialmente piatta e successivamente perfino invertita.

Curva dei bond, ecco come funziona

Cerchiamo di apprendere il concetto di ripidità della curva dei rendimenti per i bond. Gli obbligazionisti acquistano titoli del debito pubblici e privati in cambio di un dato rendimento. Tendenzialmente, esso sale con le scadenze. Questo significa che, ad esempio, pretendono un rendimento più alto per acquistare un bond a 10 anni rispetto a un bond a 2 anni. Con il passare degli anni il rischio dell’investimento lievita. Non è facile capire quali saranno le condizioni di mercato nel lungo periodo e se l’emittente sarà capace di rimborsare il prestito ricevuto. In più, prestare denaro per un periodo prolungato comporta il compimento di un sacrificio maggiore. Gli obbligazionisti si privano della liquidità per più tempo.

Ripidità in forte crescita da inizio anno

Al termine della settimana di negoziazioni, il Treasury a 10 anni offriva il 4,17% e il Treasury a 2 anni il 3,65%. Il premio del primo sul secondo risultava dello 0,52% contro lo 0,18% ad inizio anno. Dunque, è triplicato in meno di nove mesi. Questo dato implica per l’appunto che la curva dei bond sia diventata più ripida. Pensate che tra l’estate del 2022 e il settembre dello scorso anno, la curva risultava invertita. In altre parole, i rendimenti a lungo termine erano più bassi dei rendimenti a breve termine. E quando questa anomalia si verifica, generalmente il mercato sconta una recessione in arrivo o in corso, oppure un imminente aumento dei tassi.

In questa fase, come abbiamo detto all’inizio del nostro articolo, i tassi stanno scendendo. E gli investitori si aspettano che negli Stati Uniti continuino a scendere di un altro mezzo punto percentuale entro la fine di quest’anno. In una situazione siffatta, dobbiamo attenderci rendimenti a breve calanti. La questione si fa più problematica per i rendimenti a lungo. Non è scontato che il taglio dei tassi da parte di una banca centrale si rifletta anche sul tratto lungo della curva dei bond. Lo stesso dicasi per il mercato europeo, dove i rendimenti sono decisamente risaliti dall’inizio dell’anno, sorprendendo perlopiù gli stessi investitori.

Mercati sfiduciati verso il futuro

In teoria, quando si prevede che una banca centrale taglierà i tassi, gli investitori dovrebbero correre a comprare bond a lunga scadenza. Due le ragioni di questa scelta. Per prima cosa, per approfittare dei rendimenti ancora elevati prima che scendano. Ad esempio, meglio sarebbe investire in un titolo decennale al 5%, sapendo che probabilmente dopo qualche tempo offrirà il 4% o il 3%. Secondariamente, per speculare sull’aumento del prezzo, che si fa particolarmente accentuato per le scadenze più lunghe. In pratica, comprando un bond lungo poco prima che i tassi scendano, gli investitori si assicurerebbero la possibilità di rivendere a prezzi più alti sul mercato secondario.

Ma abbiamo detto che i rendimenti a lungo termine stanno rimanendo elevati anche in presenza di un taglio dei tassi in corso e atteso più pronunciato nei mesi prossimi. Tutto questo segnala che qualcosa stia andando storto. In effetti, la curva dei bond si sta facendo più ripida per la sfiducia che gli investitori mostrano di avere verso il futuro. Essi temono che l’inflazione risalirà o resterà comunque elevata nei prossimi anni. E questo comporta la necessità di continuare a pretendere rendimenti elevati per le lunghe scadenze.

Credibilità in dubbio per governi e banche centrali

A parte l’inflazione, c’è il problema della credibilità dei governi sul piano fiscale. I debiti pubblici montano praticamente ovunque. Il rischio di credito sale e questo non può che riflettersi sulla curva dei bond con rendimenti crescenti lungo di essa. Il taglio dei tassi sta paradossalmente contribuendo in tal senso. C’è la sensazione che la Federal Reserve – e non solo essa – stia riducendo il costo del denaro non tanto perché i dati macroeconomici lo consentirebbero, quanto per le pressioni che subisce dal governo americano. E questo sta sostenendo l’inflazione attesa. Nell’ultimo anno essa è aumentata dello 0,40% negli Stati Uniti, cioè da quando i tassi sono iniziati a scendere.

Cosa ancora più interessante, gli obbligazionisti scontano per i prossimi cinque anni un’inflazione media sopra il 2,40% per la prima economia mondiale, un dato decisamente superiore al tasso obiettivo del 2% formalmente perseguito dalla banca centrale. Proprio questa previsione contribuirebbe ad alimentare gli acquisti di criptovalute nell’ultimo anno. Non c’è solo l’effetto Trump a spingere il mercato a comprare Bitcoin, Ethereum, ecc. L’allentamento della politica monetaria accresce i timori di chi investe, spingendo in alto i rendimenti dei bond sul tratto lungo della curva.

Curva dei bond più ripida opportunità per investire

Il pessimismo è accresciuto dalle tensioni geopolitiche in atto. L’Europa ha annunciato un corposo piano di riarmo da finanziare con l’aumento del debito pubblico dei suoi stati. Gli Stati Uniti non stanno riuscendo a trovare una soluzione credibile agli squilibri dei loro conti pubblici. Lo stesso Giappone traballa al minimo rialzo dei tassi. Tutto questo sta spingendo il mercato a mostrarsi cauto sui bond. A differenza del decennio passato, quando le banche centrali intervennero con misure senza precedenti per sostenerne i corsi, non sembrano esserci più margini in tal senso. Non fino a quando l’inflazione non tornerà a scendere stabilmente e con ampio margine sotto i rispettivi tassi obiettivo.

La curva dei bond resterà ripida finché questi timori non saranno in gran parte rientrati. C’è un sentimento doppio tra gli investitori in questi mesi. Da un lato, la percezione di elevati guadagni potenziali nel caso in cui i rendimenti scendessero tra non molto per le scadenze lunghe. Dall’altro la paura che possano restare ai livelli attuali ancora per un periodo prolungato o che continuino a salire, magari insieme all’inflazione. Gli stessi investitori istituzionali stanno accorciando la duration dei portafogli per non esporsi a rischi eccessivi per il prossimo futuro. La cosa certa è che dopo molti anni di rendimenti azzerati, le famiglie stanno avendo l’opportunità di mettere a frutto i loro risparmi per una prospettiva temporale lunga. Un buon affare per chi non avesse la necessità di disinvestire prima della scadenza.

 

 

 

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