Polkadot 2.0: il rilancio tra opportunità e innovazioni

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Polkadot 2.0: il rilancio tra opportunità e innovazioni, verso soluzioni sempre più ottimizzate in linea con le esigenze di sviluppatori, aziende, investitori e utenti.

Gli ultimi aggiornamenti, nonché le più recenti partnership connesse al celebre protocollo Polkadot, architettura blockchain all’avanguardia che dai suoi primi passi, nel 2016, fino al lancio effettivo di tre anni dopo, ha presentato al mercato e agli utenti il concetto di interoperabilità come suo autentico cavallo di battaglia e core business, riconfigurano il progetto come proposta tra le più appetibili per gli investimenti a lungo termine nel campo crittografia e crypto.

Di qualche settimana fa è infatti l’istallazione di un cruciale aggiornamento, che apre la via per numerosi altri analoghi nei prossimi anni.

Le motivazioni di tale aggiornamento, che nei prossimi paragrafi cercheremo di spiegare in termini semplici e comprensibili, fanno leva su una nuova concezione in termini di ottimizzazione dell’intera architettura blockchain di base, orientata a rivoluzionare con un inedito meccanismo di allocazione risorse temporali l’intero schema che presiede all’interoperabilità e alle relative transazioni.

Prima di addentrarci nelle tematiche più tecniche è però molto utile fare un passo indietro, per commentare la storia recente del token DOT sul piano dei relativi andamenti…

Come si comporta il progetto Polkadot nel mercato?

Polkadot sta attraversando una fase di rimbalzo dal minimo di 3,59$ toccato a inizio agosto. Attualmente, il rialzo si attesta al +32% di media, con gli indicatori di breve termine usciti da condizioni di ipervenduto. Si registra tuttavia una stabilizzazione dell’asset e una diminuzione della volatilità con fluttuazioni del prezzo più contenute.

Se dal lato mercato, quindi, non abbiamo assistito a particolari performance del token DOT, specie se considerato al cospetto dell’abbastanza recente halving Bitcoin — con relativa impennata e conseguente polarizzazione dell’interesse dell’intera comunità crypto — e dei paralleli sviluppi di tutto il comparto Ethereum, tuttavia su un piano più sottile, analitico e prospettico connesso alla lungimiranza progettuale tecnica sono certamente in arrivo interessanti sorprese.

Le annunciate svolte tecnologiche aprono la strada a un vero e proprio rinnovamento e rilancio completo di Polkadot 2.0, e nella loro consistenza potrebbero addirittura rigenerare il progetto anche a livello di capitalizzazione di mercato e conseguenti performance valoriali.

Peraltro, le recentissime valutazioni di un celebre e apprezzato analista quale Ali Martinez confermano pienamente queste ipotesi, attraverso un’osservazione ravvicinata delle microtendenze in atto, che sono numerose ed eloquenti.

Basando la disamina su notevoli similitudini con l’andamento di Fantom, Martinez prevede infatti un forte aumento per DOT, con un obiettivo inizialmente stabilizzato su quota 10 dollari, fino a un massimo di 20 dollari, dopo quello che ritiene un ritracciamento a 6,70 dollari.

Nonostante il market cap di Polkadot sia di parecchio maggiore rispetto a quello del sopraccitato Fantom, l’analista sottolinea quella che sulla base di un suo forte e motivato convincimento si evidenzia come intima somiglianza nei modelli di prezzo delle due criptovalute.

La crescita dell’ecosistema di Polkadot, peraltro, forte di costi di transazione veramente ridotti e della possibilità per gli sviluppatori di lavorare con smart contract, rafforza le prospettive a lungo termine. Nonostante il prezzo attuale di DOT sia ancora inferiore di oltre il 90% dal massimo storico, il potenziale di crescita di DOT è e rimane quindi notevole.

Tali considerazioni sulla versione 2.0 sono peraltro largamente condivise dalla società di intelligence Messari, che già il 7 agosto pubblicava un interessante nonché entusiastico report dove si ribadisce punto per punto l’intera operazione di aggiornamento e le relative conseguenze in termini di crescita.

Messari fa notare alcuni punti chiave della versione 2.0 che andranno a migliorare notevolmente il network, puntualizzando nel contempo alcuni numeri molto significativi: sette milioni di utenti unici e trentanove milioni di transazioni registrate nella seconda quadrimestrale 2024, con un aumento dell’utenza attiva di oltre il 35% e transazioni cresciute di quasi il 56%.

Sempre per Messari, come fenomeno circostante e a supporto del progetto risulta degno di nota anche il grande lancio a fine 2023 del Decentralized Futures Program, avvenuto proprio su istanza della Web3 Foundation. Le cifre in gioco sono infatti estremamente significative: 20 milioni di dollari e 5 milioni di DOT, che nell’ottica della logica da sempre molto orientata al B2B del gruppo dirigente Polkadot andranno a supportare professionisti e team di sviluppo al suo interno, anche nell’ottica di ravvivare e incrementare sempre più numerose e pregevoli progettualità in partnership.

Ulteriore dato interessante è rappresentato dall’incredibile crescita delle istanze referendarie della Treasury, che dall’introduzione dell’Open Gov hanno registrato un aumento del 2042%. Un successo clamoroso che sancisce ulteriormente la centralità del modello Polkadot nello standard di qualità e nel pieno controllo di rete nei processi di governance decentralizzata. Un tema, quest’ultimo, che nei prossimi anni costituirà uno dei filoni più gettonati dell’intera filiera tecnologica a base crypto, decentralizzazione e blockchain.

In cosa consistono queste grandi novità?

L’aggiornamento di punta ha un nome particolarmente significativo, che risulta ancora più interessante sul piano delle sue effettive funzionalità aggiuntive che promette. Stiamo parlando di “Agile Coretime”, un cambiamento strutturale che interviene direttamente nel sistema che Polkadot porgeva nei termini del meccanismo algoritmico per “vincere aste” per il guadagno temporale, vero cuore del sistema stesso.

Grazie a questo apporto, sviluppatori e gestori di applicativi Web3 possono ora acquistare “asset temporali” atti a soddisfare i fabbisogni specifici delle singole applicazioni incapsulate nel loro progetto, non già in modalità standardizzata e rigida, bensì facendo riferimento appunto a un meccanismo molto più flessibile e modulabile.

Nello specifico, il sistema veicolato dall’aggiornamento permette di utilizzare il protocollo passando dalla soluzione a cadenza rigida e regolare, a quella richiedente porzioni temporali “on demand”, ovvero utilizzabili sulla base della puntuale necessità.

Oltre a questa soluzione altamente scalabile e personalizzabile, viene reso dinamicamente disponibile un mercato secondario in cui gli sviluppatori potranno letteralmente “rivendere” le loro dotazioni temporali principali laddove inutilizzate.

Se il pregresso sistema di aste rappresentava una barriera scoraggiante all’ingresso per i nuovi progetti di sviluppo, in parte frenati dalla necessità pregressa di economie di scala in termini di risorse, nel nuovo sistema di tempo principale i progetti in entrata possono iniziare con piccoli lotti di slot di tempo come detto “a richiesta” e passare a un’elaborazione più conveniente in blocco man mano che il progetto cresce.

Allo stesso modo, il modello di tempo principale esegue i lavori lungo tutto l’arco temporale per offrire agli utenti finali un’esperienza più fluida. Un notevole passo avanti che si guadagna pienamente la denominazione data: Agile Coretime!

Uno sviluppo lungo tre fasi

Agile Coretime faceva parte della seconda fase di un processo di aggiornamento prospettato in tre fasi. Il supporto asincrono è entrato in funzione a maggio, consentendo ai blocchi di codice Polkadot di essere eseguiti senza dover attendere in fila per l’approvazione. Agile Coretime non sarebbe stato possibile senza questo passaggio cruciale.

Successivamente, il modello Polkadot 2.0 sarà completo quando arriverà l’aggiornamento per effettuare il cosiddetto “scaling elastico”, con tutta probabilità tra 2025 e 2026. Nel sistema giunto completamente a regime, gli sviluppatori possono acquistare slot di tempo e pagare un extra per accedere a più core di elaborazione contemporaneamente, il tutto lungo un’esperienza fluida e continuativa.

Oltre a questo, Gavin Wood, storico co-fondatore di Polkadot ed Ethereum, sta guidando una importante progettualità parallela: parliamo dello sviluppo di Polkadot JAM, abbreviazione di “Join-Accumulate Machine”, a sua volta destinato a sostituire la blockchain principale di Polkadot in appena un paio di anni.

Nella sua configurazione a regime questo sistema consentirà ai contratti intelligenti di Polkadot di eseguire parte del loro codice su macchine separate che non gestiscono la sicurezza e le transazioni per la piattaforma blockchain nel suo insieme. In sostanza, un ulteriore e assolutamente determinante tassello lungo la via della sempre più perfetta interoperabilità.

Accorpando il tutto, si giunge ad affermare che una versione JAM di Polkadot 2.0 dovrebbe avere la potenza di elaborazione necessaria per eseguire applicazioni Web3 su scala realmente globale, attirando tutte le attenzioni del caso da parte dei grandi investitori tecnologici, nell’ottica di fornire al mercato un iper-sistema perfettamente integrato e funzionale.

Quando le funzioni decentralizzate di finanza e dei diritti di contenuto personalizzati del Web3 saranno utilizzate comunemente come le attuali reti di social media, oggi basate su annunci pubblicitari e contenuti affini, oggi stretti nella gabbia e nei vincoli della centralizzazione, gli sviluppatori di app ringrazieranno la Web3 Foundation e gli sviluppatori di Polkadot per aver costruito questa robusta piattaforma di elaborazione.

Effetti economici dell’aggiornamento

Preparare la piattaforma Polkadot per una più ampia adozione dovrebbe far aumentare il prezzo del token DOT a lungo termine, sulla base di evidenti logiche speculative, comunque suffragate da un’ampia e documentata evidenza tecnologica e innovativa alla base del progetto.

L’intero sistema economico del token DOT, infatti, rimane assolutamente legato all’offerta limitata, quindi — giova ripeterlo come principio fondamentale — alla sempre aurea regola della scarsità.

In secondo luogo, ogni richiesta di tempo principale è pagata in token DOT, e una piccola frazione di questo pagamento viene istantaneamente bruciata. L’offerta complessiva di token disponibile diminuisce effettivamente nel tempo, costituendo una garanzia ulteriore di costituire un meccanismo altamente e strutturalmente deflativo.

Parallelamente, è piuttosto evidente, ovvero altamente probabile, quanto l’attenzione rivolta al Web3 e alle sue più agili e funzionali strutture di funzionamento sia in costante aumento, per fornire valide risposte infrastrutturali a progetti sempre più complessi e a richieste che stanno progressivamente conquistando anche utenza sempre più attenta ed esigente.

Conclusioni

Soppesando tutti gli elementi in gioco, le analisi di mercato, lo sviluppo tecnologico sottostante, la configurazione dei fondamentali di progetto, e non da ultimo il novero degli investimenti recenti, l’adozione in crescita e le implementazioni tecnologiche già ora in atto, è evidente che sotto l’egida di Polkadot si sta realizzando una rivoluzione magari in sordina, che però appare carica di incredibili potenzialità.

Soprattutto lungo la direttrice delle dotazioni infrastrutturali dall’anima sempre più crittografica, decentralizzata e aperta a una community di utenti e sviluppatori sempre più alla ricerca di soluzioni efficienti e scalabili, il token DOT sarà dunque certamente uno di quelli da tenere maggiormente sott’occhio nei prossimi mesi, in quanto tra i più promettenti sia sul piano della validità per gli investitori, sia dal punto di vista del contenuto intrinsecamente tecnologico e innovativo.

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