Prezzo del gas sceso dai massimi da 2 anni, ma resta alto: ecco cosa succede

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Sospiro di sollievo per i consumatori europei, che oggi possono leggere con soddisfazione la notizia sul calo del prezzo del gas. Questo è sceso a 51,50 euro per Mega-wattora, crollando dell’8% rispetto a ieri. Il massimo era stato toccato in settimana sopra 58 euro, il dato più alto dagli inizi del 2023 alla Borsa di Amsterdam. Un boom in pieno inverno e che ha a che vedere in gran parte proprio con l’arrivo del freddo in Europa. Tuttavia, lo scorso anno di questi giorni la quotazione si attestava intorno ai 25 euro, per cui anche adesso siamo su livelli più che doppi. Cerchiamo di capire cosa stia accadendo e quali ripercussioni può avere questo trend negativo.

Pressioni dalle scorte sul prezzo del gas

Nei giorni scorsi, il livello delle scorte è sceso sotto il 50% della capacità massima nel Vecchio Continente, registrando una discesa mai così rapida dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina nel febbraio del 2023. Un anno fa di questi tempi, le scorte erano al 67%. Ciò denota un aumento dei consumi non accompagnato adeguatamente da un aumento dell’offerta. A contribuire a questo calo delle scorte c’è stato anche il poco vento di queste settimane, che ha ridotto la produzione di energia eolica. Infine, dall’inizio dell’anno non è più attivo il gasdotto che trasportava la materia prima dalla Russia all’Europa tramite l’Ucraina. E questo sta avendo un impatto più marcato in stati come Austria e Slovenia, che dipendevano più degli altri da tali forniture.

Il prezzo del gas è esploso anche a seguito del potenziamento delle sanzioni occidentali contro la Russia nelle scorse settimane, segnale che le tensioni sul mercato energetico potranno durare ed acuirsi più di quanto previsto fino a poco tempo fa. Le stesse minacce dei dazi ventilate dall’amministrazione Trump stanno facendo temere per l’interruzione delle forniture di energia in giro per il mondo. Lo stesso greggio canadese non è stato risparmiato dalle tariffe doganali americane, pur aumentate al 10% contro un’aliquota generale del 25%. E c’è da dire che tali dazi sono stati immediatamente sospesi, assegnando alle parti il tempo per negoziare un accordo, non solo sui commerci. L’insieme di questi fattori ha portato il prezzo del gas ai massimi da oltre due anni e su livelli più che doppi rispetto alla media storica.

Timori per nuovo caro bollette

L’aumento del prezzo del gas è preoccupante per l’Europa. I consumatori stanno già vivendo sulla loro pelle un nuovo caro bollette. Anche se non siamo ai livelli di tre anni fa, quando la quotazione sul mercato olandese raggiunse il massimo storico dei 340 euro per Mega-wattora, le difficoltà ci sono e arrivano dopo anni di aumento del carovita come non si vedeva nel nostro continente dagli anni Ottanta. Le stesse imprese lamentano un nuovo aumento dei costi di produzione, quando già hanno difficoltà a trovare sbocchi per le loro merci sul mercato domestico ed europeo. Un problema particolarmente avvertito in economie come l’Italia, dove le importazioni di gas e petrolio sono più alte per l’assenza di energia nucleare.

L’esplosione del prezzo del gas è seguita con grande attenzione dai governi. C’è già pressione sulla Commissione europea per allentare la previsione, imposta dal 2022 in avanti, in base alla quale le scorte devono raggiungere il 90% della capacità massima entro l’1 novembre di ogni anno. Un modo per assicurarsi che le forniture di gas siano sufficienti per i mesi invernali, quando i consumi sono maggiori. Ma i governi e le compagnie lamentano che questa imposizione porti a far scontare al mercato una domanda più alta già dalla primavera ormai alle porte. E di conseguenza i prezzi rischiano di non scendere neanche nei prossimi mesi.

Rischi per l’inflazione europea

La pressione su Bruxelles è tale da ipotizzare un allentamento di questa previsione. Difficile, però, che possa comportare un calo robusto e protratto nel tempo per il prezzo del gas. La domanda verrebbe spalmata più sui mesi autunnali e invernali, ma ciò non toglie che rimarrebbe elevata. Questa indiscrezione ha contribuito oggi, ad ogni modo, ad allentare la pressione. Non è stata, comunque, la notizia più rilevante. La telefonata del presidente americano Donald Trump e di quello russo Vladimir Putin per negoziare la pace in Ucraina ha avuto l’impatto maggiore, facendo intravedere minori tensioni nei prossimi mesi tra Russia da un lato ed Europa e Stati Uniti dall’altro. A beneficiarne sarebbe il mercato dell’energia, anche se il condizionale resta d’obbligo. Non è detto che la fine della guerra coinciderebbe con la cessazione delle sanzioni comminate nei confronti di Mosca.

Il mercato ci crede, come dimostrano anche il rimbalzo del rublo contro il dollaro ai massimi dal settembre scorso e il boom azionario di queste ore alla Borsa di Mosca. Per quanto ci riguarda, il prezzo del gas è sceso ai minimi da fine gennaio. Non è tanto, ma almeno la direzione è quella giusta. Il rischio è che possa impattare negativamente sull’inflazione attesa in Europa, in particolar modo. Per il momento la Banca Centrale Europea non sembra preoccupata più di tanto, tant’è che sta ribadendo con dichiarazioni ufficiose che il taglio dei tassi di interesse proseguirà nei prossimi mesi. Quello di marzo non sembra in dubbio. 7

Prezzo del gas minaccia la pace sociale

Certo è che il prezzo del gas non può restare così alto senza rischiare di aumentare l’inflazione nell’Area Euro. Il confronto con i primi mesi dell’anno scorso è impietoso. La quotazione massima raggiunta entro giugno del 2024 fu di 36 euro e per un breve periodo. Siamo ben oltre tale picco, anzi nell’ultimo mese la media è stata superiore ai 50 euro. Un aumento dell’inflazione potrebbe rinviare gli ulteriori tagli dei tassi e prospettare una sorta di stagflazione per l’economia europea, cioè caratterizzata da un Pil fermo o in calo e prezzi al consumo in forte crescita. I mercati finanziari non sembrano crederci più di tanto, anche se nelle ultime sedute hanno inviato qualche segnale di nervosismo. La situazione è seria, tanto che il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha appena annunciato in Parlamento che “nelle prossime settimane” sarà adottato senz’altro un provvedimento contro il caro bollette. In gioco ci sono l’economia e la pace sociale, che si riflettono sulla stabilità politica di tutta Europa, in un momento dove già ce n’è poca e i governi non vogliono rischiare di trovarsi travolti per l’ennesima volta in pochi anni dal malcontento sociale.

 

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