Staking crypto e yield farming: generare reddito in criptovalute

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Staking crypto e yield farming: generare reddito con le criptovalute attraverso i meccanismi della DeFi…

Il mondo delle criptovalute offre diverse opportunità per generare un reddito passivo, ovvero guadagnare senza dover dedicare tempo e impegno costanti, come nel caso del ben più complesso e rischioso trading.

Tra le strategie più popolari ci sono lo “staking e lo “yield farming, due metodi che fanno capo a strutture blockchain che hanno sposato appunto la filosofia della Proof of Stake (PoS) e che permettono di ottenere un ritorno economico semplicemente detenendo o “mettendo a lavoro” le proprie criptovalute, attraverso automatismi mediati dagli smart contract.

Ma quali sono le differenze tra queste due strategie? E quali sono gli altri modi per generare reddito passivo nel mondo crypto? In questo articolo vedremo le principali diferenze tra i due metodi, evidenziando vantaggi e svantaggi di ciascuno, e infine dando alcuni consigli pratici rivolti soprattutto all’utente inesperto.

Staking crypto

Lo staking è un processo in cui si “blocca” una certa quantità di criptovalute in un wallet per supportare le operazioni di una blockchain PoS. In cambio di questo contributo, si ricevono ricompense sotto forma di nuove criptovalute.

Il procedimento può essere efficacemente pensato come una versione “decentralizzata” di quelli che sono i classici interessi su “fondi vincolati” che caratterizzano da decenni le proposte al consumatore e al correntista da parte del sistema bancario classico.

Si tratta quindi di rinunciare a una quota di liquidità spendibile, che viene utilizzata dal sistema – nel nostro caso, ecosistema blockchain – per mettersi in sicurezza e veicolare i meccanismi propri del suo funzionamento globale.

Vantaggi dello staking

Facilità d’uso

Lo staking è generalmente molto semplice da implementare, in quanto basta delegare le proprie monete a un nodo validatore di preferenza. Questa procedura è ormai del tutto automatizzata, in quanto i moderni wallet contengono tutti delle precise indicazioni – sotto forma di procedura guidata – su come destinare i propri fondi allo staking, e su quali nodi validatori dirottarli.

Basterà quindi individuare l’opportuna funzione “stake” (comunemente, un banale pulsante accanto ai soliti che compaiono nella prima schermata, “ricevi”, “invia”, “compra”), scegliere l’ammontare, individuare il nodo validatore (di solito tra quelli di una lista che viene presentata nella successiva schermata, spesso con indicazioni aggiuntive sulle caratteristiche di ciascuno) e dare l’assenso finale affinché lo smart contract concluda la transazione.

Periodicamente, sulla base delle impostazioni del nodo e dello specifico progetto sottostante, nello stesso wallet di origine verranno depositati gli interessi previsti, con la cadenza (giornaliera, mensile, annuale) definita dal protocollo.

Rischio basso

Rispetto ad altre strategie, lo staking è considerato meno rischioso, per una ragione piuttosto banale. La remunerazione è prevista, come detto, dalla stessa impostazione PoS (che non per niente proprio dallo “staking” prende il nome), ovvero rientra in una pianificazione standard di rete. L’esistenza stessa del network di riferimento, con la sua performance e la sua tokenomics, è strutturalmente legata all’impianto globale dello staking. Basti pensare anche solo alla prima e più celebre crypto che adotta questo modello: Ethereum, dove circa un quarto dell’intera liquidità in ETH è appunto conservata in questo regime, con cifre in costante aumento da quando si è fatta la scelta di passare appunto al PoS (2022).

Rendimenti prevedibili

Questo aspetto discende direttamente dal precedente. Essendo un costrutto programmato esattamente in sede di protocollo, il numero esatto di crypto di remunerazione è determinabile a monte, e il solo dato variabile e incerto resta quello del valore, assoggettato come ovvio a dinamiche di mercato sostanzialmente imprevedibili, ovvero determinate da variabili esogene.

Svantaggi dello staking

Livello di remunerazione

Rispetto allo yield farming, lo staking offre generalmente rendimenti più bassi. Il dato è chiaramente influenzato dal numero di validatori e dalla complessiva domanda di transazioni, ma a livello storico e ragionevolmente prudenziale il dato, peraltro confermato alla data del presente articolo (novembre 2024), si attesta sul 3-4%.

Blocco dei fondi

Le criptovalute in staking possono essere bloccate per un periodo di tempo determinato, ma in tale periodo non possono essere toccate, in quanto l’algoritmo stesso alla base dell’intera operazione lo impedisce.

Yeld farming

Lo yield farming è una strategia più complessa che prevede l’utilizzo di protocolli di finanza decentralizzata (DeFi) per ottenere rendimenti elevati. In pratica, si depositano le proprie criptovalute in pool di liquidità o si utilizzano per fornire prestiti, ottenendo in cambio interessi o token di governance.

Detto anche “liquidity mining”, si tratta di una strategia di investimento nel mondo della finanza decentralizzata (DeFi) che permette di generare un ritorno economico (yield) dalle proprie criptovalute. In pratica, la metafora è quella contenuta nel nome stesso: immaginiamo un agricoltore che semina i suoi semi (le criptovalute) in un terreno fertile (un protocollo DeFi). Il raccolto che ne deriva (le ricompense) rappresenta il guadagno ottenuto.

Esistono diverse modalità di Yield Farming, ma la più comune prevede il deposito delle proprie criptovalute nei sopraccitati “pool” di liquidità, che sono a loro volta smart contract che permettono agli utenti di scambiare token in modo decentralizzato.

Fornendo liquidità a questi pool, si contribuisce al funzionamento del protocollo e si ricevono in cambio delle ricompense sotto varie forme: interessi calcolati in base alla quantità di liquidità fornita e al tempo di permanenza nel pool; token di governance che permettono di partecipare alle decisioni relative al protocollo DeFi; token del progetto che possono essere utilizzati per accedere a servizi o funzionalità specifiche della piattaforma.

Lo Yield Farming, come abbiamo visto, offre opportunità interessanti per generare un ritorno economico dalle proprie criptovalute, ma presenta anche dei rischi. Vediamo nel dettaglio vantaggi e svantaggi:

Vantaggi dello yeld farming

Rendimenti potenzialmente elevati

Lo yield farming può offrire rendimenti significativamente più alti rispetto ai metodi di investimento tradizionali, come i conti di risparmio o i depositi a termine. Questo perché il mondo DeFi è ancora relativamente giovane e in rapida crescita, con una forte competizione tra i protocolli che si traduce in APY (Annual Percentage Yield) allettanti per gli utenti.

Accesso a nuove opportunità

Partecipando allo yield farming, si ha la possibilità di interagire con protocolli DeFi innovativi e sperimentare nuove forme di investimento, come la fornitura di liquidità, il prestito decentralizzato, etc…

Flessibilità e controllo

A differenza di altri investimenti decentralizzati, come appunto il già citato “staking”, che brevede una privazione programmata di liquidità, lo yield farming offre una grande flessibilità. È possibile infatti spostare i propri fondi tra diverse piattaforme e strategie in qualsiasi momento, alla ricerca delle migliori opportunità di rendimento.

Partecipazione alla governance

Molti protocolli DeFi offrono token di governance come ricompensa per gli yield farmer, includendoli di fatto nella governance dei progetti sottostanti. Questi token consentono di partecipare al processo decisionale del protocollo, influenzando il suo sviluppo futuro.

Svantaggi dello yeld farming

Rischio più elevato

Come ragionevolmente prevedibile, una maggiore flessibilità di investimento e più alti rendimenti comportano anche la presa d’atto di un rischio maggiore. Lo yield farming da questo punto di vista non fa eccezione.

La volatilità del mercato delle criptovalute in sede di “farming” può avere effetti più amplificati, e dunque può comportare perdite significative. A latere, gli smart contract che governano i protocolli DeFi alla base delle interazioni entro pool di liquidità possono presentare vulnerabilità che espongono gli utenti a rischi di hacking o truffe (rug pull).

Complessità

Lo yield farming, pur essendo abbastanza lontano dalle prassi del trading, richiede comunque una buona comprensione dei meccanismi della DeFi, degli smart contract e delle diverse strategie di investimento. Rispetto all’automazione e alla semplicità dello staking, in questo caso è necessario dedicare tempo allo studio e alla ricerca sulla solidità dei progetti DeFi costituenti

Impermanent Loss

Le specifiche operazioni connesse alla fornitura di liquidità in una pool possono presentare il problema detto “impermanent loss”, vale a dire una perdita di valore che si verifica quando il prezzo dei token all’interno del pool diverge dal prezzo di mercato.

Costi più elevati

In generale le commissioni di transazione (gas fee) sulla blockchain di Ethereum, dove si concentra statisticamente la maggior parte dei protocolli DeFi, possono essere elevate, riducendo i profitti generati dallo yield farming. In tal senso, la prassi può diventare profittevole solo in riferimento a leve piuttosto corpose di investimento.

In definitiva lo yeld farming può essere una strategia di investimento redditizia, ma richiede un’attenta valutazione dei rischi e una gestione oculata del proprio capitale.

Conclusioni

Staking e yeld farming sono due strategie di investimento passivo che sfruttano la struttura della DeFi e degli smart contract che la governano. Si tratta di procedure comunque molto diverse tra loro, la cui scelta deve essere svolta con estrema attenzione.

Lo staking è la forma più semplice, poco rischiosa, adatta anche all’utente novizio grazie agli strumenti ormai largamente disponibili sul mercato per acquistare le relative crypto (CEX, DEX) e per metterle appunto in stake (wallet opportuni).

I soli svantaggi sono rappresentati dai rendimenti tendenzialmente bassi (che comunque possono risultare interessanti soprattutto per l’investitore che intende realizzare guadagni sicuri, diluiti nel tempo), e dalla necessità di vincolare la propria liquidità per tempi definiti, sottraendola a eventuali altre forme di investimento.

Lo yeld farming è invece una strategia che sfrutta svariate novità di protocollo, permette di partecipare a svariati progetti sia classici che nativi, godendo delle frequenti rivalutazioni e “impennate” spesso conseguenti a grandi innovazioni tecnologiche, e in generale porge all’investitore uno strumento molto più dinamico, flessibile, aggressivo e remunerativo.

I relativi svantaggi sono legati alla necessità di considerare preliminarmente, e con una certa attenzione, alcune barriere all’entrata, come quelle rappresentate dalle fees di transazione che mediamente risultano piuttosto alte. Oltre a questo, da valutare è anche la presenza di rischi collaterali, come quello di impermanent loss, e la necessità di una certa esperienza tecnica per muoversi con disinvoltura tra varie piattaforme che consentono tali operazioni.

Il consiglio, quindi, è quello di dimensionare sempre la propria strategia di investimento sulla base di obiettivi chiari, sostenibili, basati su valutazioni prudenziali e orientati al raggiungimento di remunerazioni in linea con la propria esperienza, oltre che coi propri capitali. In questo senso, le procedure mediate da “staking” e “yeld farming” possono essere degli ottimi alleati per partecipare da protagonisti alla rivoluzione della finanza decentralizzata.

Filippo Albertin

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