El Salvador e accordo FMI: il futuro tra rinunce e rilanci

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El Salvador e accordo FMI: il futuro del paese più crypto-friendly tra rinunce e rilanci in materia di Bitcoin e legal tender a base decentralizzata…

Notizia di pochi mesi fa — fine 2024 — è l’accordo raggiunto tra il Fondo Monetario Internazionale e il paese di El Salvador, repubblica latinoamericana che abbiamo imparato a conoscere come uno dei centri nevralgici più gettonati ed emergenti in materia di adozione di Bitcoin, nonché nuova sede del colosso delle stablecoin Tether.

L’accordo in questione sembra però aver determinato una battuta d’arresto di questa tendenza, in quanto, per ottenere un prestito di fondamentale importanza per l’economia del paese pari a circa 1,4 miliardi di dollari, ci sarebbe da rispettare una clausola molto precisa: escludere il corso legale di Bitcoin e vietare l’accumulo di satoshi da parte del settore pubblico.

Più precisamente, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) sta cercando di rendere molto più dure le restrizioni sugli acquisti di BTC da parte del settore pubblico di El Salvador, nell’ambito della proroga dell’accordo di finanziamento di cui sopra. L’estensione dell’accordo è stata presentata il 3 marzo con una documentazione aggiornata che prevede testualmente, in forma di memorandum tecnico d’intesa, il divieto di accumulo volontario di BTC.

Il paese ha dovuto come ovvio accettare, pena lo scivolamento verso un quasi certo default, con tutte le conseguenze del caso. Ricordiamo infatti quanto la crisi economica del paese identificasse una situazione al limite del collasso, che evidentemente non avrebbe mai potuto trovare una via d’uscita nella sia pure rivoluzionaria scelta di rendere Bitcoin la moneta nazionale al fianco del dollaro USA.

Ma cosa comporta tale accettazione? Siamo veramente certi che questa nuova fase influirà negativamente sulle politiche crypto-friendly avviate, oppure il quadro è più ampio e lascia margini a interpretazioni alternative?

In questo articolo analizzeremo le questioni in campo, valutando pro e contro di queste dinamiche in corso, e mettendole in relazione alla situazione internazionale.

El Salvador e il corso legale di Bitcoin

Da un punto di vista strettamente “logico”, l’adozione di Bitcoin come valuta “a corso legale” (legal tender) ha avuto per El Salvador una funzione più legata al marketing verso il resto del mondo (appetibilità come luogo per spendere BTC in modalità nativa) che all’effettivo rilancio “economico-monetario” del paese. Peraltro, Bitcoin rappresenta per sua stessa natura un asset libero, opposto e riluttante a qualsiasi imposizione dall’alto, e a maggior ragione incompatibile con scelte affini alla fiat money; non stupisce dunque se averlo reso obbligatorio abbia fatto a suo tempo storcere il naso a non pochi puristi del pensiero di Satoshi Nakamoto.

Pertanto, in materia di tale accordo la componente legal tender è stata da subito metabolizzata come aspetto al quale si poteva tranquillamente rinunciare, visto che ormai El Salvador è già stato abbondantemente inquadrato come luogo altamente Bitcoin-oriented e impegnato in numerose progettualità lungo questa direttrice (basti pensare anche solo al PlanB Forum).

Altro paio di maniche è invece ciò che riguarda l’accumulazione di BTC, che El Salvador ha sempre praticato come ricetta per la creazione di un fondo strategico che evidentemente oggi gli viene negato.

Inoltre, il memorandum chiede di limitare l’emissione da parte del settore pubblico di “qualsiasi tipo di debito o strumento tokenizzato che sia indicizzato o denominato in Bitcoin e che implichi una passività per il settore pubblico”. In altri termini, una questione molto chiara: contrariamente agli USA, il paese non si può (come ovvio) permettere oggi il lusso di presentare Bitcoin come carta vincente per ripianare i debiti; ergo, deve chiedere un altro prestito, ossia un’altra estensione del debito attraverso i canali classici, che di certo non possono accettare la volatilità di Bitcoin come garanzia.

Le dichiarazioni testuali

In una dichiarazione del 26 febbraio, Méndez Bertolo, direttore esecutivo per El Salvador, ha sottolineato che la linea di credito estesa del FMI per El Salvador mira a fornire “miglioramenti nella governance, nella trasparenza e nella resilienza per aumentare la fiducia e il potenziale di crescita del Paese”. “Nel frattempo, i rischi legati a Bitcoin vengono mitigati”, ha dichiarato Bertolo, aggiungendo poi che: “Le autorità hanno promulgato emendamenti alla Bitcoin Law che chiariscono la natura legale di Bitcoin e rimuovono dalla legge le caratteristiche essenziali della moneta legale. L’accettazione di Bitcoin sarà volontaria, i pagamenti delle tasse saranno effettuati in dollari USA e il ruolo del settore pubblico nel progetto Bitcoin sarà limitato”.

Bertolo ha dichiarato che il programma dovrebbe attirare “un sostanziale sostegno finanziario aggiuntivo” da parte della World Bank, della Inter-American Development Bank e di altre banche di sviluppo regionali.

Le reazioni

Nonostante l’impegno con il FMI, il governo di Bukele ha continuato ad acquistare Bitcoin anche dopo la firma dell’accordo a dicembre 2024. Ad esempio, tra marzo e il 9 marzo 2025, sono stati acquistati ulteriori 13 BTC, portando il totale a 6.105 BTC. Questo suggerisce una possibile sfida alle condizioni imposte o un’interpretazione flessibile dell’accordo, che potrebbe mettere a rischio il prestito se il FMI decidesse di reagire.

Bukele ha dichiarato pubblicamente che “non ci fermeremo”, indicando una volontà di mantenere il Bitcoin come riserva strategica, nonostante le restrizioni. Ciò potrebbe creare tensioni con il FMI, potenzialmente in grado di compromettere i finanziamenti futuri.

Calmierando tuttavia le rispettive posizioni in un equilibrio di compromesso, c’è da dire che le riserve di Bitcoin accumulate (valore attuale di oltre 600 milioni di dollari, con profitti non realizzati significativi rispetto all’investimento iniziale di circa 270 milioni) rimarranno probabilmente intatte come asset strategico, ma non potranno semplicemente crescere ulteriormente con fondi pubblici. Questo limita la capacità del governo di capitalizzare ulteriori rialzi del prezzo del Bitcoin.

Il paese potrebbe però cercare di attrarre investimenti privati nel settore crypto per compensare la riduzione dell’intervento statale, ma senza il sostegno pubblico l’ecosistema potrebbe ridimensionarsi. Cosa che in larga parte è già stata fatta, visto che Tether ha scelto proprio San Salvador come sua sede!

Conclusioni

L’accettazione della risoluzione del FMI segna solo formalmente la fine dell’esperimento di El Salvador come “nazione Bitcoin” nella sua forma più ambiziosa. La proibizione di acquistare Bitcoin con fondi pubblici e la rimozione dell’obbligo di accettazione limiteranno il ruolo della criptovaluta nell’economia, riportando il paese verso un sistema più convenzionale e dollaro-centrico.

Tuttavia, la resistenza di Bukele e il mantenimento delle riserve esistenti suggeriscono che il Bitcoin potrebbe rimanere un elemento simbolico e strategico molto importante a livello di “versante privato” dell’economia del paese, anche se con un impatto pratico ridotto. Le conseguenze a lungo termine dipenderanno dalla capacità del governo di bilanciare le richieste del FMI con la propria visione originaria, evitando conflitti che potrebbero mettere a repentaglio i finanziamenti internazionali.

In definitiva, una situazione che rimane molto “sperimentale”, ma che potrebbe addirittura generare un precedente unico nella storia: un paese in grado di risollevare le sue sorti grazie a un mix opportuno di economia a base pubblica e apporti privati mediati dal settore crypto, con specifico riferimento a Bitcoin e al suo ecosistema non solo valoriale, ma anche filosofico.

Filippo Albertin

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