Bitcoin green: come il mining sta rivoluzionando il settore energetico, portando l’innovazione della Proof of Work nel campo dell’efficientamento e della sostenibilità.
Il mining di Bitcoin sta contribuendo alla green economy in vari modi, principalmente attraverso l’adozione di energie rinnovabili e l’ottimizzazione dell’uso dell’energia stessa attraverso il suo impiego per la potenza di calcolo necessaria alla produzione di nuovi satoshi.
In questo articolo andremo a citare e analizzare i punti salienti di questo fenomeno virtuoso, andando poi a descrivere alcuni progetti di successo in tutto il mondo.
Bitcoin green: cenni preliminari e richiami al meccanismo del mining
Di mining abbiamo ovviamente già parlato altrove, vista la centralità di questa procedura non solo nella creazione di nuovi BTC, ma anche, mutatis mutandis, in quella di altre criptovalute basate soprattutto sullo schema detto Proof of Work.
Per esempio, il lettore potrà trovare una trattazione piuttosto ampia nel nostro articolo monografico “Mining Bitcoin: geografia e tendenze emergenti”, dove illustriamo il processo e individuiamo già una sua distribuzione planetaria, ed evidenziamo alcune interessanti tendenze in atto.
Richiamando tuttavia i concetti più generali, basti dire che il sistema alimentato dalla “prova di lavoro” insito nel protocollo Bitcoin si basa su una complessa architettura matematica, informatica e crittografica che mette in gioco la potenza di calcolo e con essa l’energia per supportare le macchine in grado di erogarla. Tale potenza di calcolo, quindi, in definitiva traduce l’energia in valore, introducendo un concetto operativo praticamente del tutto nuovo e rivoluzionario.
Non stiamo infatti parlando di un’attività centralizzata, mossa da banche centrali, stati o istituti sovraordinati che “comandano” dall’alto un processo produttivo avente a che fare con la mera organizzazione industriale che trasmuta l’energia in un prodotto.
Al contrario, il processo è totalmente decentralizzato, in quanto svolto da nodi indipendenti da qualsivoglia regola che non sia il solo protocollo Bitcoin.
Questa intuizione di fondo, resa operativa e assolutamente funzionante, ha radicalmente trasformato il modo stesso in cui intendere la totalità del “settore energetico”, introducendo nuovi filoni estremamente interessanti, soprattutto sul piano della gestione virtuosa e innovativa delle risorse energetiche e della loro crescente compatibilità con le moderne esigenze in termini di efficienza e rispetto del pianeta.
Bitcoin green: i contributi in termini di energie rinnovabili
Molti miner di Bitcoin stanno spostando le loro operazioni verso aree dove l’energia è prodotta da fonti rinnovabili, come idroelettrico, eolico, geotermico e solare.
Il dettaglio interessante relativo a questa tendenza sempre più radicale e diffusa è che la scelta non segue logiche (per quanto encomiabili) deliberate sulla base di un’istanza (per quanto giustificabile) imposta dall’alto.
La drastica riduzione della dipendenza da combustibili fossili è infatti un’esigenza concreta, spicciola, assolutamente in linea con le intrinseche necessità di efficienza rese obbligatorie dal mining stesso e dalla sua evoluzione nel corso degli ultimi anni.
La crescente adozione di Bitcoin come protocollo “monetario” altamente efficiente e migliore rispetto a qualunque altra moneta circolante, specie dopo la fine del gold standard e l’incremento sistematico delle dinamiche di crescita dell’inflazione globale, rende il suo parallelo del mining intimamente legato all’inseguimento di prassi che si adeguino alla medesima efficienza.
Il passaggio alle fonti rinnovabili diventa dunque assolutamente consequenziale, e dettato da pura razionalità di mercato, come peraltro ampiamente dimostrato dai fatti.
Bitcoin green: i contributi in termini di gestione dell’energia in eccesso
Il mining ha anche una prerogativa ulteriore, meno intuitiva, ma assolutamente degna di nota e dalle grandissime potenzialità: può essere infatti utilizzato come strumento per consumare in modo intelligente energia che altrimenti sarebbe sprecata, ovvero dirottata a settori a basso valore aggiunto.
Ad esempio, in paesi come l’Islanda, il surplus di energia geotermica e idroelettrica (estremamente abbondante per ragioni territoriali) viene impiegato per alimentare opportune mining farm, evitando così sprechi di energia e trasformando la stessa in potenza di calcolo crittografico, a sua volta impiegata per generare nuovi BTC, ossia ricchezza.
Lungo questa via si stanno peraltro muovendo varie nazioni…
Il Quebec ha un eccesso di energia idroelettrica, specialmente durante i mesi primaverili, quando lo scioglimento delle nevi aumenta in via naturale la produzione.
Molte aziende di mining di Bitcoin si sono stabilite qui per sfruttare questa energia in eccesso. Hydro-Québec, l’azienda di servizi pubblici della provincia, ha offerto tariffe scontate per incentivare il consumo di questa energia.
Analogamente a Quebec, anche lo Stato di Washington ha un surplus di energia idroelettrica. Le operazioni di mining di Bitcoin hanno pertanto trovato un ambiente favorevole qui, utilizzando l’energia che altrimenti sarebbe sprecata.
La Norvegia è un’altro stato che produce molta più energia rinnovabile di derivazione idroelettrica rispetto a quella che consuma. Parte di questa energia in eccesso viene utilizzata per il mining di criptovalute. Il clima freddo del paese contribuisce peraltro anche alla riduzione dei costi di raffreddamento per le mining farm.
Con un enorme surplus di energia idroelettrica dalla diga di Itaipu, il Paraguay ha visto un aumento significativo delle attività di mining di Bitcoin. L’energia in eccesso, che una volta veniva esportata a basso costo o sprecata, è ora utilizzata per alimentare appunto le operazioni di mining.
Progetti di successo
Lungo entrambe le direttrici descritte, e spesso anche in sovrapposizione, si possono annoverare svariati progetti di indiscusso successo, identificati da altrettante aziende o istituzioni.
ExxonMobil in North Dakota (USA): ExxonMobil ha avviato un progetto pilota in collaborazione con Crusoe Energy Systems per utilizzare il gas naturale che altrimenti verrebbe bruciato (flaring) per minare Bitcoin. Questo progetto riduce le emissioni di CO2 e utilizza un sottoprodotto che sarebbe altrimenti sprecato.
Il caso dell’Etiopia: Il mining di Bitcoin in Etiopia sta aiutando a portare energia rinnovabile alle aree rurali, contribuendo alla riduzione della povertà energetica. Le operazioni di mining sono alimentate da energia rinnovabile, fornendo benefici economici alla regione.
Siamo in questo caso al cospetto di una dinamica congiunta, in quanto — come si evince anche dal nostro articolo “Bitcoin: cos’è per i paesi emergenti?” — si stanno in questo caso sovrapponendo due dinamiche: quella strettamente monetaria, legata al bitcoin “mezzo di scambio e riserva di valore” in grado di risolvere, grazie alla struttura decentralizzata e indipendente da intermediari, svariate problematiche del Terzo Mondo; e quella appunto “tecnica”, che riguarda quello che potremmo a buon titolo considerare il “conio” di tale moneta.
Il mining di Bitcoin sta giocando un ruolo cruciale nella transizione green anche in Europa, specialmente durante i periodi di crisi energetica. Stabilizzando le reti elettriche, e consumando energia in eccesso con crescente integrazione rispetto alle fonti di energia rinnovabile, il mining si pone da subito come voce di bilancio di centrale importanza per raggiungere gli obiettivi di transizione energetica dell’UE negli anni a venire.
Tra le aziende che si sono maggiormente distinte nel campo del mining attraverso incrementato utilizzo di fonti energetiche rinnovabili ricordiamo CleanSpark, Riot Platforms, Hut 8 Mining Corp e NextEra Energy, quest’ultima tra le più grandi società di energia rinnovabile al mondo, con una vasta gamma di progetti eolici e solari che oggi “dialogano” col mondo crypto.
Conclusioni
Il settore delle energie rinnovabili è molto ampio e comprende molte aziende, dalle grandi multinazionali alle piccole imprese innovative, addirittura situate in zone un tempo considerate Terzo e Quarto Mondo.
Il mining di Bitcoin e le energie rinnovabili possono collaborare per creare un sistema più sostenibile ed efficiente. L’utilizzo di energia rinnovabile per il mining di Bitcoin può ridurre l’impatto ambientale di numerose altre attività legate al circuito monetario (si pensi anche solo all’energia consumata dall’intero comparto finanziario globale, di gran lunga superiore a quella del mining, anche in epoche non sospette), mentre il mining di Bitcoin può contribuire a stabilizzare la rete elettrica e incentivare lo sviluppo di nuove fonti di energia rinnovabile.
Alcune aziende stanno già esplorando queste sinergie, ad esempio utilizzando l’energia in eccesso prodotta da impianti rinnovabili per il mining di Bitcoin. Questa è una tendenza che potrebbe crescere nei prossimi anni, con benefici per entrambi i settori e per l’ambiente.
Anche CryptoSmart è attivo nel campo! Si può infatti minare Bitcoin anche attraverso un meccanismo indiretto, mediato dalla più vasya tecnologia degli smart contract e della tokenizzazione. Parliamo del token BHP, che consente di acquistare potenza di calcolo relativa a impianti di mining collocati in zone strategiche del pianeta, scelti appunto per la loro alta efficienza energetica e l’intenso impiego di fonti sostenibili.
Una modalità, questa, che consente veramente a chiunque di entrare nel mondo del mining, senza essere costretto agli ingenti investimenti che esso andrebbe necessariamente a richiedere sul piano infrastrutturale.
Un tassello in più per sancire ancora una volta la frase alla quale siamo tanto affezionati: Bitcoin fixes this… Anche in campo energetico ed ecologico!
Filippo Albertin