Bocciata l’OPS di Mediobanca su Banca Generali, adesso cosa succede?

Home / Crypto Blog / Bocciata l’OPS di Mediobanca su Banca Generali, adesso cosa succede?

Indice dei Contenuti

Un esito che aleggiava da giorni e che è stato accolto inevitabilmente male dall’AD Alberto Nagel. L’assemblea dei soci di Mediobanca ha questa mattina bocciato l’Offerta Pubblica di Scambio (OPS) lanciata nei mesi scorsi dall’istituto su Banca Generali. Essa prevedeva di scambiare 1,7 azioni Generali possedute per ogni azione di Banca Generali portata in adesione. Alla riunione di oggi si è presentato il 78% del capitale. Il 35% di esso, pari al 44,9% di quello presente, ha votato a favore. Di questi, il 25% sono stati investitori istituzionali e il 10% azionisti individuali. La bocciatura è arrivata per mano del 10% posseduto da Francesco Gaetano Caltagirone, mentre Delfin (quasi 20%), Enasarco, Enpam e Cassa Forense (5%), gli investitori istituzionali come Amundi, Anima e Tages (3%), Edizione Holding dei Benetton al 3% e Unicredit al 2% si sono astenuti.

OPS di Mediobanca fallita, Nagel accusa

Nagel ha commentato la bocciatura dell’OPS di Mediobanca notando come essa sia stata un'”occasione mancata” causata dal voto di soci “in conflitto di interesse“. Il riferimento esplicito era rivolto principalmente a Caltagirone e Delfin, presenti anche nel capitale di Monte Paschi di Siena. Coloro che erano estranei a questo conflitto, ha dichiarato, hanno seguito le indicazioni dei proxy advisors e hanno votato a favore.

Il voto sull’OPS di Mediobanca si era reso necessario per il fatto che l’istituto da mesi sia sotto “passivity rule”. Esso stesso è oggetto di un’OPS lanciata da Monte Paschi e per reagire alla quale Nagel aveva puntato su un’operazione volta ad azzerare la quota posseduta in Generali. Così facendo, avrebbe raggiunto due obiettivi. Il primo era proprio non far trovare a Siena l’ambita partecipazione nella compagnia di Trieste. Il secondo consisteva nel far salire il prezzo delle azioni Mediobanca, rendendo più complicata l’OPS di Monte Paschi. Con la bocciatura di oggi questa diventa, invece, più alla portata. In borsa le azioni toscane arretravano dopo la comunicazione dell’esito dell’assemblea Mediobanca a 8,08 euro, mentre il titolo di Piazzetta Cuccia scendeva a 21,10 euro.

OPS di Monte Paschi resta a sconto

A conti fatti, l’OPS di MPS su Mediobanca si conferma a sconto del 3%. Servono grosso modo 500 milioni di euro a Luigi Lovaglio per pareggiare la valutazione del mercato. Su un rilancio la borsa scommette dopo il naufragio della fusione con Banca Generali. E d’ora in avanti sarà importante monitorare seduta dopo seduta le adesioni all’offerta senese. Alla giornata di ieri erano ferme al 19,4% del capitale dopo essere salite bruscamente in sole due sedute. Si è appreso che per la gran parte queste erano arrivate da Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio.

Affinché l’OPS su Mediobanca vada in porto, serve che aderisca almeno il 35% del capitale. La soglia è sostanzialmente alla portata, sommando solamente le quote di Delfin, Caltagirone e casse previdenziali. Tuttavia, l’obiettivo minimo reale di Monte Paschi resta il possesso della maggioranza assoluta del capitale azionario, così da avere il controllo di diritto e non solo di fatto. Cosa che le consentirebbe di usufruire di crediti fiscali per 1,3 miliardi di euro. Probabile, a questo punto, un rilancio prima dell’8 settembre, data di fine del periodo di offerta. Così com’è probabile che alcuni soci rimasti alla finestra, nell’attesa di capire l’evoluzione dell’OPS di Mediobanca su Banca Generali, inizino ad aderire.

Verso il controllo di Generali insieme a Unicredit?

Se tutto procedesse secondo i piani, da qui a poche settimane Monte Paschi controllerà Mediobanca e anche Generali. Ci sarebbero ripercussioni notevoli per la finanza italiana. Il Leone di Trieste è il vero gioiello a cui puntano da anni Caltagirone e Delfin. I due sono presenti anche nel suo capitale con partecipazioni rispettivamente del 6,90% e del 10,05%. Insieme al 13,20% di Mediobanca, che a breve sarebbe controllata da Monte Paschi e, quindi, sempre dai due soci, si arriverebbe al 30%. La quota risulterebbe sufficiente a spostare il controllo nelle loro mani, sebbene il Consiglio di Amministrazione sia stato rinnovato solamente nell’aprile scorso e risulti espressione della governance uscente.

Da notare che a concorrere alla bocciatura dell’OPS di Mediobanca c’è stata anche l’astensione di Unicredit. L’istituto di Andrea Orcel è presente anche nel capitale Generali con una partecipazione del 6,59%. Si specula da mesi che esso possa interessarsi proprio alla compagnia, specie dopo che è sfumata l’OPS su BancoBPM per l’opposizione del governo Meloni e il conseguente varo del decreto noto come “golden power”. Il voto di questa mattina sarebbe stato un altro segnale distensivo inviato proprio all’esecutivo, di cui Orcel avrà ancora bisogno per cercare di portare a casa Commerzbank. L’ascesa nel capitale della banca tedesca è avversata da governo Merz, partiti, sindacati ed establishment finanziario. Si rivelerà potenzialmente cruciale il sostegno politico di Roma per trovare un’intesa con Berlino.

Soci pattisti in fuga

Cosa sarebbe accaduto se l’OPS di Mediobanca stamane fosse stata approvata? Il percorso di Monte Paschi per la conquista di Piazzetta Cuccia non sarebbe stato intralciato, ma sarebbe risultato più tormentato. Una volta arrivati a controllare l’istituto, in effetti Siena si sarebbe ritrovata nella condizione di dover eseguire un’operazione indesiderata. Avrebbe anche potuto annullarla successivamente, sempre che i tempi lo avessero consentito. Si sarebbe, tuttavia, creato subito uno scontro con il CDA uscente, che fino al giorno dell’eventuale rimpiazzo anticipato rimane l’organo esecutivo ufficiale di Mediobanca.

Che l’OPS di Mediobanca fosse considerata una tappa cruciale per avvelenare i pozzi prima della scalata di Monte Paschi, lo si era capito dall’annullamento dell’assemblea dei soci a giugno, rinviata al 25 settembre e successivamente anticipata ad oggi. Nagel aveva timore di uscire sconfitto dalla votazione, scenario che evidentemente riteneva ancora di poter scongiurare fino a qualche settimana fa. A “tradire” sono stati i voti in fuga dei soci pattisti, scesi da una quota complessiva superiore all’11,6% a meno del 7,8%. Basti pensare all’azzeramento della partecipazione del 3,5% di Mediolanum e alla riduzione di quella che fa capo alla famiglia Gavio, oltre ad altre cessioni di questi mesi.

Dietro a OPS su Mediobanca c’è il governo Meloni

Per frenare la fuga dei soci storici Nagel aveva promesso la distribuzione di dividendi per 4,5 miliardi di euro nei prossimi tre anni e un piano di riacquisto azionario per altri 400 milioni. Non è bastato per convincere i più. Molti azionisti non se la sono sentita di andare contro l’OPS di Monte Paschi, orchestrata niente di meno che dal governo italiano. Il vero regista dell’operazione è il Tesoro, ancora primo socio di Siena con l’11,7% del capitale. Dietro le quinte sta organizzando insieme ai soci Caltagirone e Delfin l’assalto all’ex “salotto buono della finanza” per spodestarne il controllo con esiti dirompenti anche da un punto di vista politico.

 

 

Altri articoli che potrebbero interessarti

Il “compleanno” di Ethereum, ovvero i dieci anni dalla sua creazione, costituisce l’occasione perfetta per fare il punto su questa straordinaria tecnologia che ha reso disponibili praticamente tutte le funzioni...

Il mondo delle criptovalute è un universo affascinante e in continua evoluzione, nel cui cuore pulsante si trova un processo fondamentale e comune: il mining. Spesso percepito — in parte...

Immagina un contratto intelligente, appunto uno “smart contract”, come un accordo autonomo che si esegue automaticamente quando vengono soddisfatte determinate condizioni: lo si può imaginare come un distributore automatico, o...

© All rights reserved. Cryptosmart Spa / P.I. 03775010543 / Numero REA PG – 350225   Modifica preferenze cookie

© All rights reserved. Cryptosmart Spa / P.I. 03775010543 / Numero REA PG – 350225   Modifica preferenze cookie