Crypto e hacker: un compendio generale per la sicurezza, con specifico riferimento alla custodia di asset digitali…
Le criptovalute rappresentano un fenomeno globale, che affascina milioni di persone con la promessa di guadagni significativi e un sistema finanziario decentralizzato, libero dal controllo delle banche tradizionali. Questo appeal, in gran parte reale e giustificato, è particolarmente forte per chi cerca alternative ai sistemi convenzionali, attratto dalla possibilità di gestire autonomamente il proprio denaro.
Tuttavia il panorama delle criptovalute non è privo di pericoli: hacker e truffatori rappresentano una minaccia costante, vista la loro capacità di muoversi attraverso meccanismi tecnologici complessi in grado di causare perdite devastanti. La tecnologia blockchain, che sostiene le criptovalute, è progettata per essere sicura grazie alla sua struttura distribuita e alla crittografia avanzata. Nonostante ciò, la sicurezza dei fondi non è totale, in quanto molte variabili dipendono esclusivamente dall’utente, non da un’entità centrale come avviene nei sistemi bancari tradizionali.
L’entusiasmo per i potenziali profitti, unito alla volatilità del mercato, spesso spinge i nuovi investitori a trascurare le precauzioni necessarie, esponendosi a rischi evitabili con le giuste conoscenze.
In questo articolo andremo a “riassumere in compendio” molti strumenti di cui abbiamo già parlato, in modo da fornire al letture una sequenza sinottica di semplici ma fondamentali passaggi per proteggere i propri investimenti crittografici.
Crypto e hacker: i fondamentali
Per proteggere le proprie criptovalute è essenziale comprendere alcune nozioni di base. Un portafoglio (wallet) non è un contenitore fisico di monete digitali, ma uno strumento che gestisce solo e unicamente le chiavi private e pubbliche necessarie per accedere ai fondi registrati sulla blockchain.
La chiave privata è il cuore della sicurezza: perderla equivale a perdere l’accesso ai propri asset per sempre, senza possibilità di recupero. Inoltre, le transazioni in criptovaluta sono irreversibili: un errore nell’indirizzo di destinazione o l’invio a un truffatore rende i fondi praticamente irrecuperabili.
Il “grado zero” della protezione consiste dunque nel conservare innanzitutto la chiave privata al sicuro. Se è vero infatti che uno o più wallet possono tranquillamente conservare e gestire la chiave privata in questione, è anche vero che tali dispositivi sono software che “girano” in hardware fisici, e che questi hardware fisici possono essere persi, distrutti, rubati…
La prima regola è dunque semplice: annotare la chiave privata (sotto forma, come sappiamo, di dodici o più parole dette seed phrase) rigorosamente in un foglio di carta che andremo a posizionare in un luogo assolutamente sicuro, magari anche arricchito da stratagemmi per renderlo leggibile solo da noi (codici personali, steganografia, insomma le stesse cose che chiunque dovrebbe usare per proteggere password potenzialmente esposte allo sguardo altrui).
Crypto e hacker: password, la prima barriera
Una volta messa al sicuro “fisicamente” la seed phrase, in modo da poterla richiamare in caso di perdita fisica dell’hardware di riferimento per la sua gestione, la prima barriera contro gli accessi non autorizzati è una password forte e unica, fondamentale per proteggere account su exchange, wallet ed email associate.
Una password efficace deve combinare lettere maiuscole e minuscole, numeri e simboli speciali, con una lunghezza minima di 12-16 caratteri per resistere agli attacchi di forza bruta da parte di hacker esperti.
Da questo punto di vista è cruciale evitare informazioni personali (come nomi o date di nascita) o parole comuni, facilmente indovinabili. Ogni account dovrebbe avere una password diversa: se una viene compromessa, le altre restano sicure.
Un’opzione pratica è usare una frase lunga composta da lettere casuali, difficile sia da ricordare che da violare. Per gestire molteplici password complesse, i gestori di password sono strumenti preziosi, in quanto generano e gestiscono credenziali sicure.
Anche le password andrebbero annotate su supporti fisici, e regolarmente aggiornate. La prassi di aggiornare regolarmente le password, soprattutto per account sensibili, è una buona abitudine che andrebbe da subito coltivata. Molti utenti continuano a usare password deboli o riutilizzate, rendendosi vulnerabili, specialmente con l’aumento della potenza di calcolo che facilita gli attacchi informatici. Questa prassi è da evitare.
Crypto e hacker: 2FA, il secondo livello di protezione
L’autenticazione a due fattori (2FA) aggiunge una seconda verifica oltre la password, riducendo drasticamente il rischio di accessi non autorizzati. Tra i metodi disponibili, le app di autenticazione (come Google Authenticator o Authy) generano codici temporanei e sono più sicure degli SMS, che possono essere intercettati tramite “SIM swapping”. Si tratta in sostanza di un sistema che verifica l’identità dell’utente sommando al criterio “mnemonico” connesso alla password un criterio “fisico” legato a device in possesso del medesimo: per esempio, uno smartphone, che possa ricevere messaggi SMS o implementare come detto un sistema di codici continuamente rinnovati.
Questo specifico strumento di protezione è stato descritto e approfondito in un articolo monografico, di cui consigliamo la lettura o rilettura.
Crypto e hacker: Wallet, scegliere quello migliore
La scelta del wallet è cruciale per la sicurezza. I wallet hardware (es. Ledger, Trezor) tengono le chiavi private offline, ideali per conservare grandi quantità a lungo termine, ma sono costosi e poco pratici per il trading frequente. I wallet software (es. MetaMask, Trust Wallet, Argent, Green, tutti software di cui abbiamo abbondantemente parlato in articoli dedicati, facilmente ritrovabili), installati su PC o smartphone, sono comodi e spesso gratuiti, ma sono consigliabili per proteggere cifre inferiori.
Optando in generale per il livello di sicurezza più elevato, citiamo dunque in questo caso un cold wallet come Ledger Nano S, sul quale abbiamo scritto questo tutorial passo dopo passo.
Crypto e hacker: phishing, navigare nel mare delle truffe
Veniamo ora a parlare di quelli che sono i “comportamenti” che andrebbero evitati, ovvero le buone prassi “manuali e umane” che di contro si dovrebbe sempre adottare per restare sicuri.
Il phishing è una tecnica estremamente diffusa per rubare credenziali e chiavi, con truffatori che imitano exchange, promettono guadagni facili o creano falsi ICO e airdrop.
La metafora in questo caso è molto semplice. Colui che si avvale di un espediente legato al pishing è una sorta di vampiro: se è riuscito ad entrare in casa significa che qualcuno gli ha dato il permesso.
Il pishing ottiene questo permesso ovviamente con l’inganno più o meno raffinato e subdolo: URL che somigliano molto a quelli originali, ma dirottano l’ignara vittima a siti fasulli che hanno come unico scopo quelli di rubare dati o indurre lo svolgimento di operazioni e transazioni non richieste; mail o annunci che promettono guadagni facili e agiscono facendo leva su emozioni e desideri; offerte apparentemente lecite, che in realtà nascondono aziende del tutto inesistenti, con una presenza web magari creata pochi giorni prima rispetto alla richiesta.
Riconoscere questi tentativi di intrusione è fondamentale, e può essere solo frutto di una cautela quotidiana da applicare ad ogni contatto nuovo o dubbio.
Da questo punto di vista la lista di controllo è semplice: verificare sempre gli URL ufficiali (a volte possono essere molto simili, e differire anche solo di una lettera o un simbolo); diffidare sempre di messaggi non richiesti o offerte urgenti, specie se animati da promesse di ricchezza, amore e successo; non condividere mai con nessuno chiavi private o seed phrase (nessun operatore umano chiederà mai una seed phrase all’utente, neppure in casi estremi).
Crypto e hacker: altre buone prassi da implementare
Come abbiamo detto in questo nostro articolo, buona regola è navigare utilizzando una VPN, che permette all’utente di mascherare, specie durante l’uso di reti pubbliche, la sua esatta posizione.
Un layer aggiuntivo in grado di proteggere le crypto dagli hacker è certamente quello rappresentato dall’utilizzo di procedure cosiddette “multifirma”, che permettono di effettuare operazioni solo in presenza di un secondo fattore di approvazione (wallet esterno gestito da noi, o meglio da un amico, parente o persona di fiducia).
Anche in questo caso abbiamo provveduto a scrivere un tutorial approfondito, che il lettore può trovare nel seguente articolo.
Conclusioni
Proteggere le criptovalute richiede consapevolezza e strumenti adeguati: password robuste, 2FA, un wallet sicuro, VPN, procedure multifirma e vigilanza attiva contro le truffe. Utilizzare più strumenti contemporaneamente aumenta a dismisura l’efficacia della protezione, quindi conviene da subito conoscerli per sfruttarli al meglio.
In un mondo decentralizzato, la sicurezza è nelle mani dell’utente, e adottare queste pratiche è il modo migliore per godere dei benefici delle criptovalute senza cedere ai rischi.
Filippo Albertin