Hedging e crypto: strategie di protezione e copertura

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Hedging e crypto: strategie di protezione e copertura per minimizzare le perdite da volatilità e consolidare il portafoglio crittografico…

In un mercato certamente foriero di forti leve finanziarie, ma anche volatile come quello delle criptovalute, l’hedging (in gergo, copertura) rappresenta una strategia fondamentale per proteggere il proprio portfolio da movimenti sfavorevoli dei prezzi. Questo approccio, ampiamente utilizzato nei mercati finanziari tradizionali, si sta diffondendo anche tra gli investitori di asset digitali.

In questo articolo andremo a spiegare passo dopo passo i concetti fondamentali, ottenendo una guida completa su come implementare strategie di hedging nel mondo delle criptovalute.

Hedging: di cosa si tratta

L’hedging è in generale una tecnica di gestione del rischio che consiste nell’aprire posizioni che compensino potenziali perdite su investimenti esistenti. Da un punto di vista intuitivo, ma per molti versi anche tecnico, questa tecnica allude in realtà a una vera e propria dimensione contrattuale molto simile a quella che si instaura, per esempio, nel rapporto con una compagnia di assicurazioni, che non per niente condivide con l’hedging numerose terminologie di glossario.

Nel contesto delle criptovalute, la procedura allude a vari meccanismi per proteggere il valore del proprio portfolio contro l’estrema volatilità che caratterizza questo mercato, sacrificando porzioni di capitale al fine di remunerare l’attività di broker specializzati per la negoziazione di margini di copertura.

Principali strategie di hedging

Futures e contratti a termine

I cosiddetti futures, ampiamente presenti anche nel comune mercato borsistico e azionario, sono tra gli strumenti più utilizzati per l’hedging. Il loro funzionamento allude a una formula contrattuale che tra utente e parti selezionate stabilisce la facoltà di “bloccare un prezzo di acquisto o vendita” a una data futura. I punti chiave sono quindi due: un prezzo e una data.

Ovviamente il caso futures dal lato acquisto ha una natura essenzialmente speculativa, in quanto fa riferimento a una “scommessa al rialzo” che secondo l’utente andrà oltre il prezzo pattuito. Per esempio, se Bitcoin oggi vale 40K e io ho la certezza che tra un mese andrà a valere 60K, nell’ipotesi che il pronostico sia esatto una negoziazione di acquisto a 50K evidenzia un margine di 10K di guadagno. Come ovvio, se l’ipotesi non si verifica si andrà invece ad evidenziare una perdita.

Nel caso invece di una negoziazione di contratti futures dal lato vendita, l’intero costrutto può essere giocato sulla protezione.

Esempio: L’utente teme che la crypto in questione nel range temporale designato scenda da 40K a 20K. Per questo negozia un contratto futures di vendita al prezzo di 30K. Allo scadere del mese, se la crypto è effettivamente scesa a 20K può comunque vendere a 30K, evitando 10K di perdita.

Nel caso la crypto salga, scinde il contratto (ove previsto), salda unicamente il prezzo previsto dal broker (come ovvio le operazioni contrattuali di negoziazione futures hanno un costo in entrata e in uscita, nonché penali di scissione, che deve essere immesso nel novero per rendere l’intera operazione sensata) e si gode la plusvalenza generata naturalmente. In alternativa, vende senza penali, scontando unicamente la quota di mancato guadagno.

In altri termini, l’uso “protettivo” di contratti futures funge da metodica “stop loss” negoziata in forma di promessa di vendita futura a prezzi calmierati, definiti sulla base di un ragionamento che considera il costo dell’operazione, le eventuali penali in caso si scissione, e il margine di protezione.

Contratti in forma di opzione

Le cosiddette “opzioni” conferiscono, a differenza dei futures, non già un obbligo di acquisto o vendita, ma un “diritto” (appunto, una facoltà di far valere l’opzione) di comprare (call) o vendere (put) un asset a un prezzo prestabilito.

L’implementazione è molto semplice, in quanto mima in modalità più flessibile le stesse dinamiche dei futures, ma appunto in modalità “opzionale” a seconda delle dinamiche di mercato.

Si suppone che l’utente abbia un controvalore in crypto di 50K, e tema che il mercato porti tale valore a 40K. Sottoscrive dunque un’opzione di vendita (put) a 48K, pagando un premio di 1K, con orizzonte temporale di un mese. Se in quel mese il mercato effettivamente scende a 40K, l’utente può far valere l’opzione e vendere a 48K, realizzando una perdita complessiva di soli 3K (i due di margine più quello pagato a monte come premio). Nel caso invece l’asset salga a 60K, l’utente non fa valere come ovvio alcuna opzione, realizzando una plusvalenza di 9K (l’incremento dell’asset, meno la stessa pregressa cifra del premio).

Diversificazione

A rigore, anche la comune diversificazione di portafoglio è uno strumento di hedging, in quanto sfrutta la diversità e “correlazione inversa” di certe classi di asset.

Per esempio, è abbastanza chiaro che un portafoglio costituito da una rosa equilibrata di utility token, stablecoin, memecoin, DeFi token e via discorrendo sarà molto meno assoggettato a perdite complessive rispetto a un portafoglio che punta solo e unicamente a un ambito specifico.

Delta hedging

Il delta hedging prevede l’aggiustamento continuo della copertura in base al delta (sensibilità del prezzo) dell’asset. In altre parole, questa strategia di protezione punta a implementare (con strumenti che ad oggi risultano addirittura automatizzabili, come BOT e affini) una strategia di copertura che al variare del delta apre posizioni uguali e contrarie con aggiustamento continuo, al fine di mantenere un grado di protezione bilanciato e continuo.

Staking e yeld farming

Anche strategie tipicamente “DeFi oriented” possono avere un ruolo nella protezione del capitale. Generare rendimenti passivi, infatti, può compensare parzialmente le potenziali perdite in un mercato ribassista diu breve periodo, aumentando la quantità di asset in modo automatico e garantendo una rivalutazione globale nel momento in cui l’asset andrà fisiologicamente a risalire. Si tratta in questo caso di strategie che puntano a orizzonti di medio periodo.

In materia consigliamo anche la lettura del nostro articolo dedicato.

Considerazioni importanti per l’hedging

Come abbiamo visto dai vari esempi proposti, gran parte delle strategie di hedging implicano un rapporto contrattuale con soggettività precise (crypto broker) che pongono delle condizioni molto simili a quelle di una comune assicurazione. Gli stessi termini sono simili: premio assicurativo, copertura assicurativa, etc…

Esistono quindi degli accorgimenti piuttosto intuitivi da mettere in campo per rendere sensata la strategia: nessuno infatti pagherebbe un premio annuale di protezione se la cifra pagata fosse superiore a quella da sborsare per ovviare a dei danni che la protezione dovrebbe coprire.

Bisogna dunque valutare con attenzione alcune variabili, che nel caso del mercato crypto vanno a riguardare non solo i costi contrattuali, ma anche i rischi di controparte (affidarsi sempre ad exchange e mediatori solidi e riconosciuti), rischi di liquidità, ritardi o slippage degli ordini, nonché questioni fiscali da approfondire con estrema attenzione, visto che comunque anche le negoziazioni a margine tramite strumenti futures e opzionali generano plusvalenze e dunque potenziali quote da dichiarare.

Conclusioni

L’hedging nelle criptovalute rappresenta un equilibrio tra protezione e opportunità. Non esiste una strategia universale e la migliore approccio dipende da: tolleranza al rischio, orizzonte temporale dell’investimento, aspettative di mercato, nonché dimensione del portfolio.

Il consiglio è di iniziare con strategie semplici e familiarizzarsi gradualmente con strumenti più complessi. Anche la migliore strategia di hedging non elimina completamente il rischio, ma lo trasforma in una forma più gestibile. In un mercato tanto volatile quanto quello delle criptovalute, saper implementare efficaci tecniche di hedging può fare la differenza per il successo a lungo termine.

Filippo Albertin

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