Hodl vs. trading: quale strategia per le criptovalute?

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Hodl vs. trading: quale strategia scegliere per investire con le criptovalute?

Hodl vs. trading, ovvero le due grandi variabili legate al campo dell’investimento in criptovalute. Di cosa si tratta? Quale scegliere? Ha senso concentrarsi solo su una strategia oppure su entrambe? In che proporzioni?

Si tratta di domande che ovviamente non possono essere risolte con “formule magiche” valide per tutti gli utenti. Le variabili sono molte: volatilità degli asset digitali in questione, disponibilità economica di base, obiettivi personali, orizzonti temporali a breve, medio o lungo periodo, attitudine o meno al rischio, facoltà di disporre di tutto o parte della cifra investita, e via discorrendo. Tuttavia alcune considerazioni di base possono essere certamente descritte come “buone prassi”, tendenzialmente applicabili a qualsiasi ragionevole e razionale strategia di portafoglio.

In questo articolo vedremo come ottenere il meglio da entrambe le impostazioni strategiche, valutando quale scegliere, oppure in che proporzioni applicarle.

Hodl: il purismo delle origini (specie per Bitcoin)

Innanzitutto, un po’ di glossario… Il termine “hodl” in realtà non esiste, ovvero si identifica in una pura storpiatura gergale entrata tuttavia nel linguaggio comune dei “collezionisti” di crypto, in particolar modo Bitcoin. La parola reale è piuttosto intuitivamente l’inglese “hold”, ossia conservare, trattenere, detenere. Più precisamente, il neologismo è andato poi ad arricchirsi con una sua interpretazione in forma di acronimo: Hold On for Dear Life, una specie di invito a non farsi prendere dal panico durante i periodi di discesa, mantenendo calma e sangue freddo in attesa della risalita.

L’idea di base è semplice. Esistono crypto che per loro caratteristiche intrinseche – valore strutturale, innovazione tecnologica, decentralizzazione, scarsità programmata o meccanismi di gestione intelligente e dinamica della liquidità — porgono un valore tendenzialmente in accrescimento, che diventa automaticamente sinonimo di investimento, o almeno di conservazione del potere d’acquisto.

Il caso di Bitcoin è da questo punto di vista piuttosto esemplare: non per nulla è stato ridefinito “oro digitale” proprio per questa sua capacità di mimare in scala uno a uno il comportamento dello storico elemento aureo un tempo base irrinunciabile dell’economia globale e della stampa di moneta.

La prima strategia che dunque verrebbe in mente a chiunque è quella di accumulare BTC semplicemente per accrescere un patrimonio destinato prima o poi, a meno di fluttuazioni del tutto normali, ad aumentare di valore. Una strategia che, dati alla mano, in riferimento a piani di accumulo costanti ha di fatto sempre fatto centro (ci permettiamo di affermare questo non già per presunzione, ma in relazione a calcoli che chiunque può fare consultando l’andamento del BTC dalla sua nascita ad oggi).

Le operazioni connesse alla prassi sono quindi molto semplici: comprare Bitcoin — oppure minare Bitcoin — col solo obiettivo di detenerli in portafogli custodial o non custodial. Semplice e chiaro. Nessuna complicazione, nessun particolare calcolo, nessuna operazione intermedia.

Da questo punto di vista le modalità possono essere varie: acquisto una tantum in crypto exchange specializzati, acquisto periodico nei medesimi tramite piano di accumulo costante (PAC), acquisto di grandi cifre attraverso operazioni cosiddette over the counter (OTC, cioè fuori mercato, al fine di ottenere particolari condizioni di acquisto, esattamente come nel caso delle “trattative private” di matrice immobiliare), oppure, appunto, mining. Tante opzioni per un solo risultato: avere in tasca la quantità più elevata possibile di satoshi, nell’attesa di plusvalenze da spendere in futuro, o più banalmente in ragione di una difesa dagli effetti dell’inflazione sulla moneta fiat.

Come ovvio, la medesima strategia può essere applicata anche ad altre criptovalute in genere, laddove le loro caratteristiche siano tali da giustificarla. In questo caso si parla di vere e proprie strategie di portafoglio, spesso legate alla scelta deliberata di specifici ambiti. Esistono infatti “rose di crypto” connesse al mondo DeFi, intelligenza artificiale, oracoli, metaversi, gaming, e via discorrendo… Una modalità che in questo caso, mutatis mutandis, somiglia molto alle normali strategie di investimento borsistico, con la sola differenza dell’ambito mediato da crypto.

Vantaggi

Hodlare una o più crypto ha certamente il vantaggio innegabile della semplicità. Operativamente parlando, si tratta solo di acquistarne il più possibile, detenendola all’interno di portafogli digitali in grado di assicurare un elevato standard di sicurezza.

Da questo punto di vista consigliamo caldamente al lettore di “ripassare” i nostri consigli pratici in materia di wallet crypto, con specifico riferimento al seguente articolo.

“Wallet: un portafoglio per conservare al sicuro le crypto”

Ulteriori vantaggi della strategia sono dati dalla minore esposizione puntuale al rischio crollo valoriale di breve e brevissimo periodo, dalla mancata necessità di investire capitali particolarmente ingenti, dall’efficacia statisticamente solida in caso di hodling a medio-lungo, nonché dalla curva di apprendimento praticamente nulla in termini operativi. In altri termini, hodlare è veramente una strategia per tutti, nessuno escluso.

Svantaggi

Specularmente, anche la prassi dell’hodling presenta come evidente alcuni svantaggi.

La pura accumulazione non è certamente adatta all’ottenimento di risultati apprezzabili nel breve periodo, in quanto gli effetti delle fluttuazioni naturali della cryptosfera non possono certamente essere colti nel momento del loro manifestarsi.

Hodlare in via continuativa, inoltre, presuppone una certa attitudine a “destinare a monte determinate cifre al puro risparmio”, senza mai toccarle, o almeno senza toccarle prima di una ragionevole accumulazione che per forza di cose necessita di tempo e pazienza. Una privazione che in certi casi può essere troppo stringente, con possibile sopraggiunta necessità di smobilitare parte dei capitali accumulati anche prima di una loro opportuna rivalutazione.

Infine, come detto, l’orizzonte del medio-lungo periodo può essere poco compatibile col profilo psicologico, nonché, più banalmente, con gli obiettivi spiccioli dell’investitore.

Trading: l’arte della compravendita

Il termine trading di certo non è un neologismo, in quanto traduce letteralmente la parola inglese per denotare lo scambio, il commercio, ovvero la compravendita di “asset” che da secoli possono essere i più disparati: terreni, capi di bestiame, prodotti, servizi, ma anche azioni di borsa e, appunto, criptovalute!

Ovviamente ciascuno di noi può avere un’idea piuttosto precisa della prassi comune di un trader: comprare quando l’asset vale poco, rivenderlo quando aumenta di valore, godendo dei frutti connessi al margine ottenuto e ripetendo all’infinito l’operazione su uno o più asset. Si tratta di un’idea giusta, ma parziale. Ossia, se è certamente vero che l’idea di fondo è piuttosto intuitiva, è anche vero che per guadagnare veramente nei mercati è necessaria una certa esperienza predittiva, conoscenza degli asset trattati e attitudine a manovrare con una certa disinvoltura le piattaforme che ad oggi consentono di automatizzare alcune delle operazioni basilari del trading.

Lungi dal voler riassumere qui un manualetto del buon trader, cosa in pratica impossibile, visto che il trading può essere svolto su vari livelli, alcuni dei quali necessariamente legati (anche per legge) da specifici percorsi di formazione e — nel caso di servizio a terzi — qualifica professionale certificata, giova ricordare al lettore alcuni nostri articoli interamente dedicati all’argomento, che si concentrano sugli strumenti basilari nella cassetta attrezzi del trading:

“Trading crypto: primi passi in sicurezza”

“Trading crypto: opportunità e minacce in un mercato volatile”

“Trading crypto: ultime tendenze e opportunità”

Detto questo, la pratica del trading ha come ovvio anch’essa dei pregi e dei difetti, che andremo a elencare esattamente come fatto per l’hodling.

Vantaggi

Nel caso di investimento di cifre considerevoli, anche una minima oscillazione di mercato può generare profitti notevoli, che attraverso un giusto timing di compravendita possono essere acquisiti in temi brevi o addirittura brevissimi.

Automazione: Nel caso di ordini cosiddetti “target”, ormai le moderne piattaforme consentono di impostare le vendite anche in via totalmente automatizzata, prevedendo nel contempo formule preventive di minimizzazione delle eventuali perdite (stop loss). Questo aspetto semplifica di molto la vita del trader, che può attendere una certa “gamma di avvenimenti” senza essere costretto a stare incollato davanti a uno schermo di computer.

Profittabilità accresciuta: Usufruendo di articolate “leve” fornite dalla presenza di broker esterni in grado di prestare a interesse risorse finanziarie per incrementare il guadagno relativo a specifiche operazioni (spesso rappresentate da coppie di crypto associate a stablecoin di vendita), è possibile ottenere profitti estremamente elevati anche in ragione di cifre relativamente esigue messe a garanzia.

Il rovescio della medaglia di quest’ultimo aspetto, ma in generale dell’intera compagine degli investimenti basati sul trading, è rappresentata da una dicotomia — rischio e necessità di esperienza — che ci porta direttamente a parlare degli svantaggi che questa pratica può portare con sé.

Svantaggi

Per quanto chiunque possa cimentarsi con operazioni “basiche” di trading, legate a cifre comunque sostenibili anche nel caso di perdita parziale, è piuttosto intuitivo quanto il trading possa rappresentare una modalità di investimento piuttosto rischiosa, specie per utenti con esperienza esigua o nulla. La componente rischio, soprattutto associata a operazioni “in leva finanziaria”, è una realtà non solo intuitiva (della serie, alti guadagni, alto rischio), ma anche sancita dalle comuni normative vigenti, che in molti casi prevedono per l’utente medio la compilazioni di questionari preventivi al fine di sapere il suo grado di conoscenza della materia finanziaria sottostante alle operazioni descritte.

In generale, livelli avanzati di trading effettuati su cifre considerevoli possono rivelarsi molto pericolosi, e dunque, come minimo, confinati all’affidamento a personale esperto e in grado di offrire una gamma esaustiva di servizi accessori: monitoraggio continuo, gestioni attive, multistrategia, etc…

Fattore tempo: Uno svantaggio certamente considerevole del trading “fai da te”, per quanto legato a somme magari anche di minimo ammontare, è rappresentato dalla necessaria conoscenza pregressa della crypto nella quale si sta investendo, e delle dinamiche a breve, medio e lungo termine ad essa legate dall’analisi tecnica e fondamentale. Tale necessità di essere informati è legata come ovvio alla disponibilità di tempo da parte dell’utente, che peraltro deve chiaramente investire ulteriore tempo anche nel monitorare il mercato e di conseguenza lo stato puntuale dei suoi investimenti.

Conclusioni

Hodling e trading sono le due facce della medaglia, anche e soprattutto nel campo delle criptovalute.

La strategia di hodling è più adatta agli investitori passivi, che vogliono mettere da parte i propri risparmi in “valore” in grado di rivalutarsi soprattutto nel medio e lungo periodo, nella quasi totale indifferenza rispetto alle momentanee oscillazioni date dalla naturale volatilità.

La strategia del trading è invece più adatta a chi ha del tempo da investire in formazione, osservazione del mercato, attenzione da dedicare agli scenari globali e specifici, con la volontà di cogliere occasioni il più delle volte subitanee e contingenti.

Questo ovviamente non significa che il trader “amatoriale” sia necessariamente perdente. Anzi. Una strategia di trading sufficientemente paziente, umile, circostanziata e dedicata ad obiettivi semplici e non troppo sfidanti può portare a grandi soddisfazioni.

In questo senso il consiglio è di optare per piattaforme di trading semplici, con funzioni lineari e di facile utilizzo.

Riassumendo, ciascuna strategia di investimento ha pregi e difetti, che vanno considerati con grande attenzione prima di decidere.

Concludendo con un consiglio per tutti, una buona idea può essere quella della diversificazione, ossia dell’adozione di una modalità globale di investimento che includa sia una parte di hodling (su asset storicizzati e scarsi) che una parte di trading (limitato a cifre considerate residuali che non vadano a compromettere la sicurezza dell’utente), il tutto calmierato all’insegna del buonsenso e dal rigetto di rischi eccessivi.

Filippo Albertin

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