Stablecoin centralizzate VS decentralizzate: un confronto

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Stablecoin centralizzate VS decentralizzate: un confronto approfondito per scegliere la migliore soluzione contro la volatilità.

Nel dinamico ecosistema delle criptovalute, le stablecoin sono da tempo emerse come una componente cruciale, fungendo da ponte tra il mondo delle valute tradizionali e quello delle criptovalute, con un particolare impatto di ottimizzazione nel campo del trading.

Qualora il concetto stesso di “stablecoin” non sia perfettamente noto e chiaro, consigliamo al lettore di leggere preliminarmente il nostro articolo interamente dedicato all’argomento: Stablecoin crypto: come usarle per proteggersi dalla volatilità

Queste valute digitali, progettate per mantenere un valore stabile, si dividono comunque in due grandi categorie, la cui conoscenza è opportuna per scegliere l’opzione migliore: quelle centralizzate e quelle decentralizzate.

L’analisi approfondita che andiamo a proporre in questo articolo esplorerà le caratteristiche distintive, i meccanismi operativi e le implicazioni di entrambe le tipologie, fornendo al generico utente una serie di utili consigli.

Stablecoin centralizzate

Le stablecoin centralizzate rappresentano l’approccio più convenzionale alla stabilità nel mondo delle crypto. Il loro funzionamento si basa su un principio fondamentale, per molti versi anche banale e intuitivo, ma non per questo meno efficace: per ogni token emesso, esiste una corrispondente riserva di valore nel mondo reale, in opportuni depositi dotati di altrettanto opportune certificazioni. Questa struttura rispecchia in parte il sistema bancario tradizionale, dove la fiducia è costruita sulla trasparenza delle riserve e sulla solidità dell’istituzione emittente.

Il mantenimento del valore nelle stablecoin centralizzate si basa su tre pilastri fondamentali:

Sistema di riserve: L’emittente mantiene riserve oggettive e univocamente allocate in valuta fiat, titoli di stato, o altri asset liquidi in proporzione 1:1 (o superiore) rispetto ai token in circolazione.

Processo di emissione e riscatto: Quando nuovi token vengono creati, una quantità equivalente di valuta fiat viene depositata nelle riserve. Analogamente, quando i token vengono riscattati, la valuta fiat corrispondente viene liberata dalle riserve.

Monitoraggio continuo: Team dedicati allo scopo supervisionano costantemente il rapporto tra token in circolazione e riserve, intervenendo quando necessario per mantenere la parità.

La struttura centralizzata implica una chiara catena di responsabilità, con audit regolari (verifiche periodiche delle riserve da parte di società di revisione indipendenti), adeguamento alle normative vigenti nelle diverse giurisdizioni e gestione del rischio attraverso protocolli di sicurezza e procedure in caso emergenziale.

Il caso Tether

Pioniere del settore, gestito da Tether Limited, porge una capitalizzazione di mercato superiore a 80 miliardi di dollari, una storia piuttosto burrascosa con l’autority statunitense, che sembra tuttavia un ricordo del passato, ma soprattutto un’ampia adozione — per non dire addirittura quasi monopolistica — nel trading di criptovalute, per non parlare dei fortissimi interessi nei paesi in via di sviluppo.

Tether Limited è stata fondata nel 2014 da Brock Pierce, Reeve Collins e Craig Sellars. Originariamente conosciuta come Realcoin, il nome è stato cambiato in Tether nel novembre dello stesso anno. La società ha la sua sede a Hong Kong e opera sotto la supervisione di Tether Holdings Limited.

Sotto la guida del CTO (ora CEO) Paolo Ardoino, Tether ha avviato anche una stretta collaborazione con la municipalità di Lugano, sintetizzata nel PlanB, un progetto avviato nel 2022 con l’obiettivo di integrare le criptovalute, specialmente Bitcoin e USDT, nell’economia locale di Lugano. L’iniziativa mira a trasformare Lugano in un centro d’innovazione per la tecnologia blockchain, promuovendo l’adozione di valute digitali per pagamenti quotidiani, tasse, e servizi pubblici.

Il caso fa comprendere piuttosto bene la natura “istituzionale” della stablecoin, e la sua valenza di vero e proprio ponte tra mondo decentralizzato ed economie reali.

Stablecoin decentralizzate

Le stablecoin decentralizzate rappresentano un’innovazione radicale nel concetto stesso di stabilità monetaria. Invece di basarsi su riserve tradizionali, utilizzano meccanismi algoritmici e incentivi economici per mantenere la stabilità del prezzo.

I meccanismi di “stabilizzazione” fanno leva sulle seguenti dinamiche

Collateralizzazione cripto: Utilizzo di asset digitali come garanzia, presenza di un costrutto gestito da smart contract in grado di imprimere una “sovracollateralizzazione” per gestire la volatilità, nonché una liquidazione automatica delle posizioni a rischio.

Sistemi di governance decentralizzata: Votazioni della community per modifiche parametriche, pratiche di gestione distribuita del protocollo e incentivi per i partecipanti attivi e virtuosi.

Meccanismi di feedback automatici: Aggiustamenti dell’offerta basati sulla domanda, sistemi di arbitraggio integrati e stabilizzatori di prezzo algoritmici.

Come facilmente intuibile, questo complesso meccanismo di “pesi e contrappesi” viene automatizzato in protocollo da opportuni smart contract che gestiscono emissione, riscatto e liquidazioni, affidandosi parallelamente a network “oracolari” (sistemi a loro volta decentralizzati per l’acquisizione di dati di prezzo affidabili) e meccanismi di consenso per la validazione delle transazioni e delle modifiche al sistema.

Caso di studio: DAI

DAI, sviluppato da MakerDAO, rappresenta l’esempio più riuscito e abbondantemente sul mercato di stablecoin decentralizzata.

Il meccanismo di collateralizzazione si basa su un supporto multi-collaterale, agganciato a un sistema di liquidazione automatica e a un governance token (MKR) per la gestione del protocollo nella sua interezza.

Stabilità e performance seguono un mantenimento efficace della parità con dollaro statunitense, con elevatissima resilienza durante i periodi di alta volatilità e crescente adozione nell’ecosistema della finanza decentralizzata (DeFi).

Sicurezza e rischi

Dal versante delle stablecoin centralizzate i principali rischi sono essenzialmente rappresentati dal “rischio controparte”, evidenziato dalla dipendenza rispetto alla solidità dell’emittente, nonché alla sua vulnerabilità potenziale (ovvero, nella prospettiva opposta, alla sua resilienza e autorevolezza) rispetto a interventi del regolatore.

Dal lato stablecoin decentralizzate, il rischio è rappresentato dalla sicurezza degli smart contract, dalla potenziale vulnerabilità o inattendibilità degli oracoli e da possibili reazioni a catena susseguenti a cascate di liquidazione.

Efficienza operativa

Sul piano dell’economicità, le stablecoin centralizzate sono tendenzialmente più efficienti in termini di gas fees, mentre quelle decentralizzate possono presentare costi variabili basati su eventuali congestioni di rete.

Quanto invece alla scalabilità, le centralizzate possono al limite essere limitate dalla capacità dell’emittente, mentre le decentralizzate si rifanno sulle caratteristiche della blockchain sottostante.

Si tratta tuttavia di discrepanze quasi totalmente teoriche, visto che dal punto di vista storico e fenomenologico, entrambe le tipologie hanno raggiunto livelli di economicità (chiaramente sulla base del layer o sidechain utilizzata) e velocità assolutamente soddisfacenti.

Prospettive future e sviluppi

Con tutta probabilità, la tendenza che possiamo chiamare “ibridazione” sarà sempre più forte, e andrà a convergere verso nuove stablecoin in grado di utilizzare tanto il modello centralizzato quanto quello decentralizzato, in formule e commistioni del tutto nuove.

Accanto alle questioni, sempre aperte e tendenzialmente spinose, in materia di regolamentazione e armonizzazione, soprattutto tra giurisdizioni diverse e lontane, la variabile strettamente tecnologica continuerà ad essere la direttrice più importante da tenere in considerazione per gli sviluppi futuri, che in molti casi potrebbero anche andare a intercettare il grande tema delle CBDC.

A questo proposito, per cogliere analogie e differenze in materia, consigliamo al lettore di leggere anche il nostro articolo monografico dedicato alle central bank digital currencies, con specifico riferimento all’euro digitale: Euro digitale e CBDC: un approfondimento

Conclusioni

La scelta tra stablecoin centralizzate e decentralizzate dipende da molteplici fattori: obiettivi d’uso dell’utente (trading, risparmio, o partecipazione a DeFi), tolleranza al rischio (preferenza per rischi tradizionali rispetto a rischi connessi alla tecnologia, sia pure in misura piuttosto remota), competenze tecniche (capacità di interagire con sistemi complessi), nonché una tendenziale propensione “filosofica” al mondo centralizzato — ossia bancario e finanziario classico — rispetto a quello decentralizzato, e sostanzialmente avulso dalla più o meno diretta dipendenza da soggetti istituzionali terzi.

Di certo entrambe le tipologie continueranno a coesistere, servendo diverse esigenze del mercato e contribuendo all’evoluzione dell’ecosistema crypo, nell’ottica di calmierare la volatilità e fornire a utenti e investitori uno strumento valido di diversificazione del portafoglio.

Filippo Albertin

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