Ha 64 anni, è in Parlamento dal 1993 e a giorni sarà quasi certamente la prima premier donna nella storia del Giappone. Sanae Takaichi ha vinto a sorpresa le elezioni primarie del Partito Liberal Democratico, indette un mese fa dopo le dimissioni del premier ancora in carica Shigeru Ishiba. Ha battuto Shinjiro Koizumi, 44 anni, figlio dell’omonimo ex capo del governo. Questi era il favorito nei sondaggi. Ecco perché oggi il mercato giapponese ha reagito con vigore all’esito del voto nel fine settimana. Gli investitori non avevano prezzato questo scenario, se non in parte.
La reazione del mercato giapponese
La Borsa di Tokyo ha chiuso in forte rialzo a +4,75% e nel corso della seduta era arrivata a segnare un +5%. Diversa è stata la reazione del mercato obbligazionario giapponese. I rendimenti annuali sono leggermente scesi dallo 0,80% allo 0,75%, mentre i rendimenti decennali sono saliti dall’1,66% all’1,69%. Molto più netta la crescita sul tratto ultra-lungo della curva dei rendimenti: trentennali da 3,16% al 3,30% e bond a 40 anni da 3,39% a 3,54%.
La reazione del mercato giapponese è stata coerente con gli annunci di politica economica di Takaichi. La donna è una fedelissima dell’ex premier Shinzo Abe, che diede vita a mix di misure di stimolo per l’economia nel Sol Levante. I pilastri furono l’allentamento monetario, aumento del deficit e riforme per accrescere il ritmo di crescita del PIL. Una strategia che prese il nome di Abenomics. L’uomo fu ucciso dopo le sue dimissioni nell’estate del 2022 nel corso di un comizio a sostegno di un candidato del suo partito e per mano di un ex militare squilibrato.
Le posizioni di Takaichi in economia
Takaichi sostiene la necessità di tagliare le tasse e i tassi di interesse. Per finanziare il sostegno alla crescita si è detta disposta ad incrementare le emissioni di titoli di stato. Il Giappone ha già un debito pubblico superiore al 250% del PIL, mentre i tassi di interesse sono ancora molto bassi nel confronto internazionale. Fissati allo 0,50%, giacciono nettamente sotto i livelli dell’inflazione, che nel mese di agosto si attestava al 2,7%. Se passasse questa nuova linea di politica economica, che sarebbe un sostanziale ritorno alle misure in vigore fino a qualche anno fa, il governo dovrebbe ricorrere a un maggiore finanziamento sul mercato giapponese. E la banca centrale dovrebbe garantire che il costo dell’indebitamento non salga eccessivamente, tenendo i tassi a zero.
Conseguenze sui tassi di interesse
Il governatore Kazuo Ueda potrebbe optare nel breve periodo per un rialzo dei tassi allo 0,75%. Due membri del board si sono espressi in tal senso all’ultima riunione. Sarebbe un segnale che lancerebbe al nuovo capo del governo, come per dire che non si dovrebbe oltrepassare la linea rossa dell’interferenza con la politica monetaria. Il rischio di un simile gesto sarebbe duplice. Anzitutto, il mercato giapponese uscirebbe frastornato. E l’istituto andrebbe allo scontro con il governo, pur se involontariamente.
Finora la vittoria di Takaichi ha portato a una curva dei rendimenti più ripida. I rendimenti a lungo termine stanno salendo e quelli a breve stanno scendendo. L’andamento dicotomico si spiega proprio con la previsione di tassi bassi nel prossimo futuro, a fronte di un’inflazione che non scenderebbe e di un debito pubblico che continuerebbe a salire. Questa strategia può diventare pericolosa se destabilizzasse il mercato giapponese del debito sovrano al punto da fare esplodere la spesa per interessi. Ne scaturirebbe una crisi fiscale potenzialmente dolorosa.
Rendimenti a lungo termine in rialzo
I rendimenti sul tratto lungo della curva non sono direttamente controllabili dalla banca centrale. Tra l’altro, oggi il cambio dello yen contro il dollaro si è di poco deprezzato, tornando a superare la soglia di 150 per la prima volta dalla fine di luglio. Un movimento che si spiegherebbe con la previsione di tassi fermi o in calo. Può anche accadere che il rialzo dei rendimenti più lunghi attraggano parte dei capitali domestici, i quali rimpatriando apprezzerebbero il cambio. Ma una conseguenza di questo trend sarebbe la risalita ulteriore per i rendimenti anche europei e nordamericani. Gli analisti stimano che per ogni 10 punti base (0,10%) di aumento sul mercato giapponese, si assiste a +2/3 punti base (0,02-3%) per Treasury, Bund, Gilt, ecc.
La nomina a premier di Takaichi non è formalmente automatica, in quanto dovrà passare per un voto del Parlamento. Il Partito Liberal Democratico non dispone della maggioranza dei seggi né alla Camera e né al Senato, avendola persa per la prima volta in 70 anni negli ultimi mesi. Per questo sono arrivate le dimissioni di Ishiba. Le opposizioni, però, sono divise e non in grado di contrastare efficacemente l’operato dell’esecutivo. Nel caso estremo, Takaichi potrebbe stringere un’alleanza con Someito, un partito di destra sovranista, uscito trionfante alle elezioni del Senato a luglio. Le sue posizioni sono assimilabili a quelle del presidente americano Donald Trump su temi come immigrazione e politica estera.
Non solo mercato giapponese a prova di Takaichi
La vittoria di Takaichi non ha avuto effetti solamente sul mercato giapponese. L’oro ha segnato in queste ore nuovi massimi storici, salendo a più di 3.960 dollari l’oncia. Ha concorso, tuttavia, anche la crisi politica in Francia con le dimissioni del nuovo primo ministro Sébastien Lecornu. E per comprare Bitcoin sono arrivati a servire più di 126.000 dollari, anche in questo caso un nuovo record. Movimenti che si spiegano con il timore che la terza economia mondiale s’indebiti ulteriormente e che allenti la sua politica monetaria, accelerando l’inflazione già sopra il tasso obiettivo del 2%. La donna ha anche posizioni militariste, avendo espresso la volontà di riformare la Costituzione pacifista per rendere possibile il riarmo in funzione anti-cinese. Oltre alle possibili tensioni con Pechino, questa linea può implicare un aumento della spesa militare ancora una volta in deficit.
Sul mercato giapponese meno della metà dei bond sovrani vengono negoziati, essendo per la maggior parte nel portafoglio della banca centrale. Gli investitori domestici posseggono circa il 90% del totale. Questi sono dati estremamente rassicuranti circa la tenuta del debito anche nel caso di un qualche shock sui tassi. Ma è altresì vero che fondi d’investimento, banche e assicurazioni domestici subirebbero grossi contraccolpi nel caso in cui i rendimenti salissero e i bond da loro posseduti si deprezzassero in fretta. I loro bilanci rischierebbero di deteriorarsi fino a infliggere perdite gravi. Un altro rischio, infine, per Ueda sarebbe di perdere l’ancoraggio dell’inflazione attesa a seguito di una politica monetaria percepita non più capace di proteggere la stabilità dei prezzi.